Agli Uffizi in mostra il Rinascimento giapponese

Agli Uffizi in mostra il Rinascimento giapponese

Prima grande esposizione di paraventi in Europa, provenienti da musei, templi e dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone che chiude le attività legate alla commemorazione del 150° anniversario dell’amicizia tra Italia e Giappone 

FIRENZE – La mostra fiorentina, dal titolo Il rinascimento giapponese: la natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo, a cura di Rossella Menegazzo,  intende evidenziare il periodo d’oro della produzione artistica giapponese, concentrata tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo (XV – XVII secolo).  In esposizione circa 40 pitture, riproducenti paesaggi o scorci naturali, di grande formato realizzate su paraventi di dimensioni importanti. 

Due le tendenze che hanno segnato l’intera produzione pittorica nipponica:da una parte la pittura monocroma ed evocativa, fatta di vuoti e linee essenziali e veloci, vicina alla tradizione cinese e legata alla filosofia zen; dall’altra la pittura autoctona, con fondi oro e campiture di colore piatte, più esplicita e di facile intendimento, adatta a decorare grandi spazi abitativi come residenze aristocratiche e borghesi e castelli. 

Da una parte quindi opere di paesaggio legate a nomi come quello di Hasegawa Tōhaku, Kaihō Yūshō, Unkoku Tōgan, caratterizzate da atmosfere rarefatte e simboliche, dall’altra nomi della tradizione Kanō e Tosa con soggetti di fiori e uccelli, delle quattro stagioni, di luoghi divenuti celebri grazie alla letteratura e alla poesia, rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello yamatoe. 

Vademecum

Dal 26 Settembre 2017 al 07 Gennaio 2018
FIRENZE, Uffizi – Aula Magliabechiana
www.uffizi.it

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La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione torinese, nata a Torino nel 1995, per volontà di Patrizia Sandretto Re Rebudengo in Italia ha due sedi espositive: Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d’Alba, dal 1997, e il Centro di Torino, dal 2002

TORINO – La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda a Madrid aprendo la propria sede presso la Nave 9 del Centro de Creación Contemporánea Matadero. Con questa intesa, ora ufficializzata, la Fondazione torinese va ad inserirsi a tutti gli effetti nel sistema dell’arte e della cultura spagnola. 

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione, ha spiegato: ”Madrid è una grande capitale europea, un ponte con l’America Latina, un continente sempre più importante nel mondo dell’arte contemporanea e con la nascita della Fundaciòn Sandretto Re Rebaudengo Madrid sperimenteremo qui e faremo crescere il modello e le pratiche con cui, ogni giorno da più di vent’anni, sosteniamo i giovani artisti, promuoviamo la conoscenza dell’arte contemporanea e il suo ruolo sociale, avvicinandola a un pubblico sempre più ampio”. 

La Fundacion ospiterà di volta in volta opere della Collezione Sandretto concesse in comodato a lungo termine.

L’intesa è stata illustrata da Patrizia Sandretto, dalla sindaca di Madrid, Manuela Carmena Castrillo e da Luìs Cueto, coordinatore generale del Comune di Madrid, alla presenza di Chiara Appendino, sindaca di Torino, Carlota Álvarez Basso, direttore del Matadero, e Hans Ulrich Obrist, direttore della Serpentine Gallery di Londra.

“E’ motivo di orgoglio, per noi torinesi, avere l’opportunità di esportare in terra madrilena un centro internazionale qualificato e radicato per la promozione culturale come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – ha sottolineato Appendino, mentre Carlota Alvarez Basso ha dichiarato: “Matadero Madrid è stato, fin dalla sua apertura nel 2007, un esempio unico di collaborazione tra pubblico e privato. La cooperazione fa parte del nostro DNA, e la promozione di collaborazioni tra le diverse organizzazioni che fanno parte di Matadero Madrid è la nostra forza. Con la Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid, saranno dieci le organizzazioni culturali che lavoreranno insieme al suo interno. Sono certa – ha concluso Alvarez Basso – che stabiliremo una partnership importante, perché condividiamo le stesse ambizioni: contestualizzare l’arte contemporanea a livello sociale, promuovere una riflessione condivisa sui processi di creazione culturale e diventare un punto di riferimento per cittadini e artisti”.

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La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione torinese, nata a Torino nel 1995, per volontà di Patrizia Sandretto Re Rebudengo in Italia ha due sedi espositive: Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d’Alba, dal 1997, e il Centro di Torino, dal 2002

TORINO – La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda a Madrid aprendo la propria sede presso la Nave 9 del Centro de Creación Contemporánea Matadero. Con questa intesa, ora ufficializzata, la Fondazione torinese va ad inserirsi a tutti gli effetti nel sistema dell’arte e della cultura spagnola. 

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione, ha spiegato: ”Madrid è una grande capitale europea, un ponte con l’America Latina, un continente sempre più importante nel mondo dell’arte contemporanea e con la nascita della Fundaciòn Sandretto Re Rebaudengo Madrid sperimenteremo qui e faremo crescere il modello e le pratiche con cui, ogni giorno da più di vent’anni, sosteniamo i giovani artisti, promuoviamo la conoscenza dell’arte contemporanea e il suo ruolo sociale, avvicinandola a un pubblico sempre più ampio”. 

La Fundacion ospiterà di volta in volta opere della Collezione Sandretto concesse in comodato a lungo termine.

L’intesa è stata illustrata da Patrizia Sandretto, dalla sindaca di Madrid, Manuela Carmena Castrillo e da Luìs Cueto, coordinatore generale del Comune di Madrid, alla presenza di Chiara Appendino, sindaca di Torino, Carlota Álvarez Basso, direttore del Matadero, e Hans Ulrich Obrist, direttore della Serpentine Gallery di Londra.

“E’ motivo di orgoglio, per noi torinesi, avere l’opportunità di esportare in terra madrilena un centro internazionale qualificato e radicato per la promozione culturale come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – ha sottolineato Appendino, mentre Carlota Alvarez Basso ha dichiarato: “Matadero Madrid è stato, fin dalla sua apertura nel 2007, un esempio unico di collaborazione tra pubblico e privato. La cooperazione fa parte del nostro DNA, e la promozione di collaborazioni tra le diverse organizzazioni che fanno parte di Matadero Madrid è la nostra forza. Con la Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid, saranno dieci le organizzazioni culturali che lavoreranno insieme al suo interno. Sono certa – ha concluso Alvarez Basso – che stabiliremo una partnership importante, perché condividiamo le stesse ambizioni: contestualizzare l’arte contemporanea a livello sociale, promuovere una riflessione condivisa sui processi di creazione culturale e diventare un punto di riferimento per cittadini e artisti”.

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Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Riti, vita e arte di questa popolazione sono al centro della mostra che sarà ospitata al Museo delle culture dal 27 settembre 2017 all’8 luglio 2018 è presso lo Spazio Focus

MILANO – Dopo aver festeggiato il raggiungimento di  un milione di visitatori in soli due anni dall’apertura, il Mudec di Milano prosegue la sua interessante programmazione con una  particolare mostra, la prima in un museo pubblico italiano interamente dedicata ad uno dei popoli più affascinanti della Nuova Guinea, gli Asmat.

“Eravamo cacciatori di teste. Riti, vita e arte delle popolazioni Asmat”, questo il titolo della mostra che apre al pubblico il 27 settembre e racconta i profondi mutamenti sociali e culturali avvenuti in seno alla ricchissima tradizione rituale e artistica delle popolazioni Asmat nel corso del XX secolo. 

Si tratta di una esposizione nata dalla forte volontà di valorizzare una parte della collezione permanente solitamente conservata nei depositi del Mudec.

Il percorso espositivo presenta una selezione di circa 150 opere, suddivise in quattro sezioni, provenienti dalla Nuova Guinea e appartenenti alla collezione Fardella-Azzaroli, concessa in comodato al museo, e alla Collezione Leigheb-Fiore, acquisita nel 2015 dal Comune, poco prima dell’apertura del Mudec per incrementarne il patrimonio e colmare la dolorosa lacuna creatasi più di settanta anni fa a causa dei bombardamenti che colpirono il Castello Sforzesco, allora sede delle Collezioni Etnografiche. 

Sculture, armi, strumenti musicali, oggetti d’uso e rituali, permetteranno al visitatore di approfondire non solo gli aspetti legati alla vita quotidiana di queste popolazioni, ma anche i complessi rituali e le tradizioni che legano indissolubilmente la pratica scultorea alla dimensione spirituale più profonda del popolo Asmat. L’esposizione si completa con un documentario e numerose fotografie che permetteranno ai visitatori di immergersi nella cultura di una delle popolazioni più affascinanti della Nuova Guinea.

Gli Asmat, che vivono nell’area situata sulla costa sud-occidentale della Nuova Guinea, politicamente appartenente all’Indonesia, ma stilisticamente e culturalmente legata al mondo oceanico, sono conosciuti dalla metà del secolo scorso e hanno attirato l’attenzione non solo di studiosi, antropologi ed etnografi, ma anche di collezionisti d’arte e artisti. Tuttora esercitano un gran fascino, basti pensare che Sebastião Salgado ha scelto di realizzare alcuni scatti del suo recente progetto Genesi, proprio tra le popolazioni Asmat, quali testimoni viventi di un perfetto equilibrio tra uomo e natura. 

La mostra, che resterà aperta fino all’8 luglio 2018,  ha visto la collaborazione tra il personale scientifico del museo e alcuni esperti di arte Asmat e della Melanesia, tra i quali il Dottor Paolo Campione, Direttore del Museo delle Culture di Lugano.

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Vademecum

MILANO, MUDEC – Museo delle Culture di Milano 
via Tortona 56
Info. +39 0254917
 SITO UFFICIALE: http://www.mudec.it/

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Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Riti, vita e arte di questa popolazione sono al centro della mostra che sarà ospitata al Museo delle culture dal 27 settembre 2017 all’8 luglio 2018 è presso lo Spazio Focus

MILANO – Dopo aver festeggiato il raggiungimento di  un milione di visitatori in soli due anni dall’apertura, il Mudec di Milano prosegue la sua interessante programmazione con una  particolare mostra, la prima in un museo pubblico italiano interamente dedicata ad uno dei popoli più affascinanti della Nuova Guinea, gli Asmat.

“Eravamo cacciatori di teste. Riti, vita e arte delle popolazioni Asmat”, questo il titolo della mostra che apre al pubblico il 27 settembre e racconta i profondi mutamenti sociali e culturali avvenuti in seno alla ricchissima tradizione rituale e artistica delle popolazioni Asmat nel corso del XX secolo. 

Si tratta di una esposizione nata dalla forte volontà di valorizzare una parte della collezione permanente solitamente conservata nei depositi del Mudec.

Il percorso espositivo presenta una selezione di circa 150 opere, suddivise in quattro sezioni, provenienti dalla Nuova Guinea e appartenenti alla collezione Fardella-Azzaroli, concessa in comodato al museo, e alla Collezione Leigheb-Fiore, acquisita nel 2015 dal Comune, poco prima dell’apertura del Mudec per incrementarne il patrimonio e colmare la dolorosa lacuna creatasi più di settanta anni fa a causa dei bombardamenti che colpirono il Castello Sforzesco, allora sede delle Collezioni Etnografiche. 

Sculture, armi, strumenti musicali, oggetti d’uso e rituali, permetteranno al visitatore di approfondire non solo gli aspetti legati alla vita quotidiana di queste popolazioni, ma anche i complessi rituali e le tradizioni che legano indissolubilmente la pratica scultorea alla dimensione spirituale più profonda del popolo Asmat. L’esposizione si completa con un documentario e numerose fotografie che permetteranno ai visitatori di immergersi nella cultura di una delle popolazioni più affascinanti della Nuova Guinea.

Gli Asmat, che vivono nell’area situata sulla costa sud-occidentale della Nuova Guinea, politicamente appartenente all’Indonesia, ma stilisticamente e culturalmente legata al mondo oceanico, sono conosciuti dalla metà del secolo scorso e hanno attirato l’attenzione non solo di studiosi, antropologi ed etnografi, ma anche di collezionisti d’arte e artisti. Tuttora esercitano un gran fascino, basti pensare che Sebastião Salgado ha scelto di realizzare alcuni scatti del suo recente progetto Genesi, proprio tra le popolazioni Asmat, quali testimoni viventi di un perfetto equilibrio tra uomo e natura. 

La mostra, che resterà aperta fino all’8 luglio 2018,  ha visto la collaborazione tra il personale scientifico del museo e alcuni esperti di arte Asmat e della Melanesia, tra i quali il Dottor Paolo Campione, Direttore del Museo delle Culture di Lugano.

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MILANO, MUDEC – Museo delle Culture di Milano 
via Tortona 56
Info. +39 0254917
 SITO UFFICIALE: http://www.mudec.it/

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Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Riti, vita e arte di questa popolazione sono al centro della mostra che sarà ospitata al Museo delle culture dal 27 settembre 2017 all’8 luglio 2018 è presso lo Spazio Focus

MILANO – Dopo aver festeggiato il raggiungimento di  un milione di visitatori in soli due anni dall’apertura, il Mudec di Milano prosegue la sua interessante programmazione con una  particolare mostra, la prima in un museo pubblico italiano interamente dedicata ad uno dei popoli più affascinanti della Nuova Guinea, gli Asmat.

“Eravamo cacciatori di teste. Riti, vita e arte delle popolazioni Asmat”, questo il titolo della mostra che apre al pubblico il 27 settembre e racconta i profondi mutamenti sociali e culturali avvenuti in seno alla ricchissima tradizione rituale e artistica delle popolazioni Asmat nel corso del XX secolo. 

Si tratta di una esposizione nata dalla forte volontà di valorizzare una parte della collezione permanente solitamente conservata nei depositi del Mudec.

Il percorso espositivo presenta una selezione di circa 150 opere, suddivise in quattro sezioni, provenienti dalla Nuova Guinea e appartenenti alla collezione Fardella-Azzaroli, concessa in comodato al museo, e alla Collezione Leigheb-Fiore, acquisita nel 2015 dal Comune, poco prima dell’apertura del Mudec per incrementarne il patrimonio e colmare la dolorosa lacuna creatasi più di settanta anni fa a causa dei bombardamenti che colpirono il Castello Sforzesco, allora sede delle Collezioni Etnografiche. 

Sculture, armi, strumenti musicali, oggetti d’uso e rituali, permetteranno al visitatore di approfondire non solo gli aspetti legati alla vita quotidiana di queste popolazioni, ma anche i complessi rituali e le tradizioni che legano indissolubilmente la pratica scultorea alla dimensione spirituale più profonda del popolo Asmat. L’esposizione si completa con un documentario e numerose fotografie che permetteranno ai visitatori di immergersi nella cultura di una delle popolazioni più affascinanti della Nuova Guinea.

Gli Asmat, che vivono nell’area situata sulla costa sud-occidentale della Nuova Guinea, politicamente appartenente all’Indonesia, ma stilisticamente e culturalmente legata al mondo oceanico, sono conosciuti dalla metà del secolo scorso e hanno attirato l’attenzione non solo di studiosi, antropologi ed etnografi, ma anche di collezionisti d’arte e artisti. Tuttora esercitano un gran fascino, basti pensare che Sebastião Salgado ha scelto di realizzare alcuni scatti del suo recente progetto Genesi, proprio tra le popolazioni Asmat, quali testimoni viventi di un perfetto equilibrio tra uomo e natura. 

La mostra, che resterà aperta fino all’8 luglio 2018,  ha visto la collaborazione tra il personale scientifico del museo e alcuni esperti di arte Asmat e della Melanesia, tra i quali il Dottor Paolo Campione, Direttore del Museo delle Culture di Lugano.

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MILANO, MUDEC – Museo delle Culture di Milano 
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Info. +39 0254917
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Roma, Centrale Montemartini. FREEDOM MANIFESTO. Umanità in movimento

Roma, Centrale Montemartini. FREEDOM MANIFESTO. Umanità in movimento

Una grande mostra collettiva sul tema dell’immigrazione. Il mezzo di comunicazione scelto è il poster che continua a rappresentare il medium più immediato per esporre messaggi davanti ai nostri occhi distratti

ROMA – Può un poster cambiare il mondo? Forse non piò cambiarlo, ma sicuramente può essere un mezzo efficace ed immediato per comunicare un messaggio, tra parole e immagini. E’ quanto hanno fatto alcuni artisti sollecitati dal Centro di ricerca interdisciplinare sul paesaggio contemporaneo, che ha lanciato un appello per raccogliere il loro punto di vista su un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: la migrazione di uomini e donne in fuga dalla guerra, dalla miseria, dalla sopraffazione. 

Il risultato di questa “chiamata” è la grande mostra collettiva, a cura di Fulvio Caldarelli, Armando Milani e Maurizio Rossi, dal titolo “FREEDOM MANIFESTO. Humanity on the move / Umanità in movimento”, ospitata al Museo Centrale Montemartini di Roma, dal settembre al 31 dicembre 2017. 

A impreziosire il curioso mini-catalogo della mostra, pubblicato nel classico formato dei manifesti per affissione (70 x 100 cm), il contributo critico del sociologo Alberto Abruzzese che scrive: “Il manifesto storico – con tutte le sue appendici tardo-moderne e post-moderne – è stato lo strumento di persuasione o dissuasione di soggetti sociali individuati nel loro ruolo politico e professionale. Ora dovrebbe aprirsi la fase di una comunicazione attenta alla vocazione delle persone, al senso rimosso della vita vissuta piuttosto che alla professione alla quale essa stessa ci costringe”.

L’esposizione presenta al pubblico, oltre ai poster realizzati per l’occasione da maestri del graphic design contemporaneo – come Félix Beltrán, Ginette Caron, Milton Glaser, Alain Le Quernec, Italo Lupi, Astrid Stavro, Heinz Waibl – anche una nutrita rassegna di autori provenienti da tutto il mondo, tra i più interessanti della nuova generazione

La mostra, con il patrocinio di RAI, AGI (Alliance Graphique Internationale) e AIAP (Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva), è parte del calendario di eventi che animano l’edizione romana 2017 di “AIAP Design per”.

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la mostra si svolge anche sotto il significativo patrocinio della Comunità di Sant’Egidio, movimento laicale internazionale fondato a Roma nel 1968, da sempre impegnato nell’accoglienza e nell’integrazione di immigrati e rifugiati. 

Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Autori in mostra: VALENTINA AGRIESTI/ STEFANO ASILI / RUEDI BAUR / ERIN BAZOS / FÉLIX BELTRÁN / MAURO BUBBICO / MARLENE BUCZEK / ANGELO BUONUMORI / FULVIO CALDARELLI / ELIO CARMI / GINETTE CARON / FANG CHEN / ALESSIO COSMA / ROBERTO DEL BALZO / FRANCESCO DONDINA / ERIKA GIUSTI / MILTON GLASER / PUYA HABIBZADEHKAVKANI / GIANNI LATINO / GLI IMPRESARI / ITALO LUPI / ALAIN LE QUERNEC / GIOVANNI LUSSU / ARMANDO MILANI / MAURIZIO MILANI / GERMAN MONTALVO / RICARDO SALAS MORENO / ANTONIO PACE / MARIO PIAZZA / ANTONIO ROMANO / MICHELE REGINALDI / MICHELE SANTELLA / FILIPPO SASSOLI / ASTRID STAVRO / STUDIO ORIGONI STEINER / PARISA TASHAKORI / PAOLO TASSINARI / LUIGI VERNIERI / MARIO FOIS (VERTIGO DESIGN) / HEINZ WAIBL / ZUP DESIGN 

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Milano. Allo Spazio Ventura XV la mostra NASA – A Human Adventure. Foto

Modulo di comando dell’Apollo Photo courtesy ofJohn Nurminen Events B.V.

Una esposizione che racconta la storia della National Aeronautics and Space Administration, per tutti la NASA, e delle sue incredibili conquiste ottenute nei voli e nelle esplorazioni spaziali

MILANO – Spazio Ventura XV a Milano ospita a partire dal 27 settembre la mostra dal titolo “NASA – A Human Adventure”, prodotta da John Nurminen Events in collaborazione con AVATAR – che ha già affascinato nel suo tour mondiale iniziato nel 2011 milioni di visitatori perché concepita per adulti e bambini.

I visitatori, non solo potranno ammirare le splendide astronavi costruite dalla NASA e scoprire le storie delle persone che vi sono state a bordo o che le hanno progettate e costruite, ma anche sperimentare una simulazione di volo a “bordo” del Mercury Liberty Bell 7 dove si trovava l’astronauta, Gus Grissom. Il simulatore “G-Force – Astronaut Trainer” sarà per il pubblico come una sorta di grande salto adrenalinico, proprio grazie alla forza di gravità generata.

La mostra è suddivisa in sei sezioni: Gantry Entrance, SognatoriLa Corsa allo SpazioPionieriResistenza e Innovazione.

I visitatori verranno dunque catapultati in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio attraverso un’esperienza immersiva che inizia fin dall’ingresso, quando dovranno attraversare una passerella, la stessa che gli astronauti della NASA percorrono prima di salire a bordo del Saturn V e la stessa sulla quale, nella notte del 7 dicembre 1972, camminarono tre astronauti dell’Apollo 17 per atterrare sulla Luna. Potranno ammirare un enorme modello in scala del gigantesco razzo lunare Saturn V o la replica fedele della pioneristica navicella Mercury con la quale venivano condotte le prime missioni spaziali, e la navicella Gemini, costruita per missioni di lunga durata e ancora un modulo dell’Apollo che portò il primo essere umano sulla Luna e il Rover Lunare che servì agli astronauti per esplorarla. Inoltre non poteva mancare l’ormai iconico Space Shuttle, prima navicella riutilizzabile, con una sezione che consentirà ai visitatori di vedere il ponte di volo e il ponte di mezzo dove invece mangiano, dormono e lavorano sugli esperimenti. 

La mostra resterà aperta fino al 4 marzo 2018.

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Vademecum

SPAZIO VENTURA XV,
Via Giovanni Ventura 15, Milano
27 settembre 2017 – 4 marzo 2018
lunedì – domenica 10.00 – 19.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Aperture straordinarie: 24 e 31 dicembre ore 10.00 – 14.00
25 dicembre e 1gennaio 14.30 – 19.30
Biglietti: Intero € 18,00 Ridotto € 16,00

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Leica Store di Roma, appuntamento dedicato a Henri Cartier-Bresson e Robert Capa

Leica Store di Roma, appuntamento dedicato a Henri Cartier-Bresson e Robert Capa

Mercoledì 27 settembre 2017, alle ore 19.00 Alessandra Mauro racconterà due interpreti d’eccezione della fotografia

ROMA – Un percorso di approfondimento su due interpreti d’eccezione della fotografia: Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, in occasione della recente pubblicazione da parte di Contrasto di due graphic novel dedicati a momenti fondamentali nelle loro vite e carriere: Cartier-Bresson, Germania 1945 e Robert Capa, Normandia 6 giugno 1944.

Jean-David Morvan e Sylvain Savoia sono gli autori di Cartier-Bresson, Germania 1945. Con questo lavoro hanno ridato vita, attraverso il disegno, alle vicende del giovane fotoreporter durante la sua prigionia nello stalag V nel 1940, da cui riuscirà a fuggire non prima di aver disseppellito la Leica, la sua macchina fotografica feticcio, che era riuscito a nascondere qualche giorno prima di essere fatto prigioniero. 

Henri Cartier-Bresson ha scattato fotografie che sono divenute un emblema, come quella in cui si vede una donna accusarne con violenza un’altra in mezzo alla folla: è un’ex prigioniera che riconosce, e accusa, colei che l’ha denunciata alla Gestapo. Potrebbe essere l’ultima foto della Seconda guerra mondiale o la prima della Liberazione. Ma è anche uno degli esempi più eloquenti dello stile del suo autore. 

Co-fondatore della Magnum Photos insieme a Henri Cartier-Bresson nel 1947, Robert Capa fu il solo fotoreporter in Normandia con le truppe alleate per documentare il giorno che poi è passato alla storia come D-Day.É lui l’autore della celebre fotografia che ha fatto il giro del mondo di un soldato americano steso nell’acqua sul bagnasciuga di Omaha Beach. 

Con la sceneggiatura di Jean-David Morvan & Séverine Tréfouël, e i disegni di Dominique Bertail, il volume Robert Capa, Normandia 6 giugno 1944 racconta l’affascinante storia di un’immagine che è diventata un’icona e ci mostra il fotoreporter dietro l’obiettivo. 

I lavori di Capa sono apparsi sulle riviste più importanti del mondo. La sua capacità era quella di stare dentro l’azione, sentendosi vicino a quanti soffrivano, perché: “se l’immagine non è buona vuol dire che non eri abbastanza vicino”. 

Ingresso gratuito

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