Il “Ritratto di Papa Leone X de’ Medici” di Raffaello sarà restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure

Il “Ritratto di Papa Leone X de’ Medici” di Raffaello sarà restaurato dall'Opificio delle Pietre Dure

Presentati i risultati delle prime indagini scientifiche e le ipotesi di intervento su uno fra i più celebrati capolavori del Rinascimento, conservato agli Uffizi di Firenze

FIRENZE –  Il Ritratto di Papa Leone X de’ Medici, capolavoro di Raffaello Sanzio, verrà restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure. Il 17 ottobre è stato presentato infatti il progetto del restauro e i risultati delle prime indagini scientifiche sull’opera. 

Dopo l’esposizione alla mostra “Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova”, presso le Scuderie del Quirinale, del novembre 2016, l’Opificio, che aveva già all’epoca segnalato la necessità dell’opera di essere sottoposta ad approfondimenti diagnostici e di restauro, ha ufficialmente ricevuto in carico l’opera dalle Gallerie degli Uffizi.

Le indagini diagnostiche e il restauro 

Dopo un primo set di indagini diagnostiche non invasive (radiografia X, riflettografia Multi-NIR a 32 lunghezze d’onda, campagna fotografica multispettrale), è stato deciso congiuntamente, tra le due istituzioni, GDU e OPD, di procedere al restauro dell’opera.

Questo sarà effettuato da Oriana Sartiani, per la pellicola pittorica, coadiuvata da Roberto Bellucci per le indagini diagnostiche. Alla risoluzione dei problemi di tensione lignea del supporto lavorerà Andrea Santacesaria, con la collaborazione di Ciro Castelli.

Successivamente verranno effettuate indagini non invasive sui pigmenti (in particolare Fluorescenza X a punti e di area, con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze); solo se necessario, si effettueranno stratigrafie mirate all’approfondimento di specifici problemi legati agli strati preparatori, a cura del Laboratorio Scientifico dell’OPD.

Saranno inoltre effettuate la scansione digitale e l’analisi 2D e 3D per acquisire modelli e immagini scientifiche utili alla documentazione oggettiva e di alta qualità delle fasi del restauro. 

Dalle prime indagini, si legge nella scheda tecnica, diffusa da una nota degli Uffizi: “Gli strati pittorici nel loro insieme, non presentano problemi conservativi la preparazione è ben adesa al supporto e il colore alla preparazione. Sono però presenti rimarcature da sollevamenti e contrazioni lungo le giunzioni delle assi e, soprattutto, in alcune zone, si rilevano dei sollevamenti di colore la cui natura pare non dipendere dai movimenti del supporto”

Per quanto riguarda l’aspetto generale dell’opera, – continua la nota – “questo risulta offuscato dall’alterazione della vernice, risalente all’ultimo intervento di restauro. Si perdono le modulazioni fra ombre e luci e i rilievi determinati da queste, si appiattiscono. Questo risulta particolarmente evidente nelle aree di massima luce del dipinto e in corrispondenza a tutti i virtuosismi di mimesi dei materiali già descritti da Vasari, che, innegabilmente, adesso sono difficilmente percepibili se non in una declinazione disegnativa”.

Il capolavoro di Raffaello

L’opera di Raffaello è un dipinto di rara bellezza, per i colori, per la capacità mimetica, sia dei tessuti che degli altri materiali presenti nell’opera, non ultimi gli incarnati, sulla cui resa materica Giorgio Vasari nelle sue Vite si è dilungato con meritata enfasi. Così descriveva il dipinto Vasari: “Fece in Roma un quadro di buona grandezza, nel quale ritrasse papa Leone, il cardinale Giulio de’ Medici e il cardinale de’ Rossi, nel quale si veggono non finte ma di rilievo tonde le figure: quivi è il veluto che ha il pelo, il domasco adosso a quel Papa che suona e lustra, le pelli della fodera morbide e vive, e gli ori e le sete contrafatti sì che non colori, ma oro e seta paiono; vi è un libro di cartapecora miniato, che più vivo si mostra che la vivacità, e un campanello d’argento lavorato, che non si può dire quanto è bello. Ma fra l’altre cose vi è una palla della seggiola brunita e d’oro, nella quale a guisa di specchio si ribattono, tanta è la sua chiarezza, i lumi de le finestre, le spalle del Papa et il rigirare delle stanze: e sono tutte queste cose condotte con tanta diligenza, che credasi pure e sicuramente che maestro nessuno di questo meglio non faccia né abbia a fare. La quale opera fu cagione che il Papa di premio grande lo rimunerò; e questo quadro si trova ancora in Fiorenza nella guardaroba del Duca”.  

Il commento del Direttore delle Gallerie degli Uffizi e del Soprintendente dell’Opificio 

Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, soddisfatto ha dichiarato: “Nell’ambito della collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e l’Opificio delle Pietre Dure, e sulle orme del successo universale del restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, ritornato al Museo nel marzo scorso, è ora il turno di un altro capolavoro. Per il ritratto di Leone X di Raffaello che verrà sottoposto ad una serie di analisi sofisticate e al restauro in previsione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte dell’artista nel 2020, non si può immaginare un’équipe più eccellente”. 

Una reciprocità di visione confermata dal Soprintendente dell’importante centro di eccellenza fiorentino, Marco Ciatti: “L’Opificio delle Pietre Dure è lieto di poter proseguire nella collaborazione con gli Uffizi affrontando i problemi conservativi del Leone X. Ciò consentirà di conseguire, oltre al risanamento della materia, anche un ampliamento delle conoscenze sull’opera. Il progetto potrà avvalersi infatti del confronto con i dati tecnici derivanti dai numerosi restauri e studi su questo artista compiuti dal laboratorio a partire dalle dieci opere trattate per la mostra ” Raffaello a Firenze” del 1984, seguite poi dai restauri alla Madonna del Baldacchino (1991), alla Madonna del Cardellino (2008), alla Muta (20015) e alla Madonna dell’Impannata, attualmente in mostra all’Albertina di Vienna, dopo l’intervento appena concluso.”

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Roma. Stadio delle Terme di Caracalla: performance di Renaud Auguste-Dormeuil

Roma. Stadio delle Terme di Caracalla: performance di Renaud Auguste-Dormeuil

Giovedì 19 ottobre dalle dalle ore 18.00 alle ore 21.00 a cura di Raffaele Gavarro con l’organizzazione di Atleticom e Arteealtro

ROMA –  I will keep a light burning è il titolo della performance itinerante dell’artista francese Renaud Auguste-Dormeuil, che ha inaugurato la XIV Biennale di Lione lo scorso 19 settembre, alla quale si potrà assistere giovedì 19 ottobre 2017, dalle ore 18.00 alle ore 21.00, presso lo Stadio delle Terme di Caracalla a Roma.

1000 candele, che andranno a formare la mappa delle stelle sul cielo di Roma del 19 ottobre, verranno collocate al centro dello stadio, ricordando simbolicamente il cielo romano delle Olimpiadi del 1960 quando l’atleta etiope Abebe Bikila conquistò l’oro nella maratona correndo scalzo tra le strade della Capitale.

La performance rappresenta il secondo momento della mostra personale di Renaud Auguste-Dormeuil, in corso al Macro Testaccio (14 ottobre-26 novembre 2017) a cura di Raffaele Gavarro.

In continuità con la mostra al Macro questa performance continua a riflettere sulla natura enigmatica e complessa del tempo. I will keep a light burning ci pone infatti di fronte alla sincrona doppiezza di un’idea del trascorrere del tempo che se da una parte deduciamo dalla nostra esperienza della realtà, dall’altra avvertiamo essere una condizione implicita alla realtà stessa.

Guardare la proiezione del cielo stellato come sarà tra cent’anni di fronte a noi, mentre il tempo della nostra vita non ci consentirà di vederlo davvero, comporta un singolare, ma non eccezionale, divario tra esperienza e conoscenza che solo l’arte può risaldare grazie all’immaginazione.

La performance rappresenta anche l’occasione per presentare ArtinSport|project, un progetto che nasce dall’integrazione delle diverse competenze dei suoi ideatori: una società di organizzazione di eventi sportivi, l‘Atleticom, Raffaele Gavarro, critico e curatore, e Elisabetta Giovagnoni, anima di Arteealtro, organizzatrice di eventi espositivi.

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Pisa. Convegno sulle grandi Cattedrali europee

Pisa. Convegno sulle grandi Cattedrali europee

Venerdì 20 e sabato 21 ottobre. “Campanili e campane” è il tema di questa edizione 2017

PISA – Si svolgerà venerdì 20 e sabato 21 ottobre il Convegno internazionale delle Cattedrali Europee. Ideato e organizzato dall’Opera della Primaziale Pisana, l’appuntamento giunge quest’anno alla VII edizione. L’idea di un convegno delle Cattedrali europee nasce infatti sette anni fa proprio nelle stanze dell’Opera della Primaziale Pisana, che dopo l’esperienza dell’Associazione delle Fabbricerie italiane, ha ritenuto opportuno allargare il tavolo di confronto alle organizzazioni che gestiscono i complessi monumentali più importanti d’Europa. I primi sei anni sono stati dedicati ognuno ad un tema preciso: gli aspetti gestionali, il tema della conservazione programmata, la conservazione delle vetrate, il patrimonio pittorico, il patrimonio scultoreo e, lo scorso anno, le nuove tecnologie. 

“Campanili e campane” è il tema di questa edizione 2017. Nella città di uno dei campanili più famosi al mondo, esperti di ogni parte d’Europa si confronteranno sulle problematiche di conservazione e restauro dei campanili e delle campane, con una particolare attenzione a quanto i recenti fatti sismici comportano per queste strutture e per la loro tutela. 

In particolare durante la seconda giornata si parlerà di problemi di salvaguardia strutturale di questi beni e, per la prima volta, offrirà crediti formativi per gli iscritti all’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri. 

L’ingegner Nunziante Squeglia (Università degli Studi di Pisa) e il professor Camillo Nuti (Università degli Studi Roma Tre) racconteranno il caso della Torre di Pisa. Da anni costantemente monitorato, il campanile pisano offrirà la possibilità di valutare la risposta della struttura durante i recenti terremoti. L’ingegner Stefano Podestà dell’Università degli Studi di Genova porterà il caso degli interventi di restauro, consolidamento e miglioramento sismico del Duomo di Pienza. 

Saranno protagoniste del convegno le seguenti Cattedrali:  la Cattedrale di Santo Stefano di Vienna (Austria), la Cattedrale Notre-Dame di Strasburgo (Francia), la Cattedrale di Nostra Signora di Anversa (Olanda), il Duomo di Colonia, la Cattedrale di Friburgo in Brisgovia e il Duomo di Brandeburgo (Germania), la Cattedrale di Santa Maria di Vitoria e la Basilica della Sagrada Familia di Barcellona (Spagna) e la Cattedrale di San Bavone di Gent (Belgio). Tra gli italiani: il Duomo di Firenze, la Cattedrale di Todi, la Basilica di Venezia, il Duomo di Piacenza, la Cattedrale di Parma e la Cattedrale di Pisa. 

Prenderanno parte al convegno i rappresentanti degli istituti di restauro più importanti del territorio italiano: Gisella Capponi per l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma e Marco Ciatti per l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Ospiti anche l’Associazione Dombaumeister E.V. (Capimastri delle fabbricerie) e la Cathedral Architects Association. Ospite anche la Federazione Nazionale Suonatori di Campane, nata per far conoscere e tutelare tutte le tradizioni locali inerenti il suono manuale delle Campane, spesso e in molti luoghi sostituito con campane elettrificate o con il suono registrato. 

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Laurea honoris causa a Christo dall’Università di Torino

Laurea honoris causa a Christo dall'Università di Torino

Il rettore Gianmaria Ajani:  “L’arte contemporanea condivide con la scienza visione, pensiero critico, prospettiva. Gli artisti che parlano al mondo hanno una visione simile a quella dell’università: guardare oltre”

TORINO – L’Università di Torino ha conferito la laurea honoris causa in “Storia dell’arte” all’artista bulgaro Christo, con la seguente motivazione: “per avere ampliato con le sue opere la concezione dell’arte e modificato la nostra percezione della realtà; per avere offerto con la sua vita un continuo esempio di libertà e indipendenza; per avere condiviso con il pubblico più vasto l’esperienza del suo lavoro, che si annovera fare prove più luminose della creatività umana”. Il riconoscimento è stato assegnato con il saluto del rettore Gianmaria Ajani che ha affermato: “L’arte contemporanea condivide con la scienza visione, pensiero critico, prospettiva. Gli artisti che parlano al mondo hanno una visione simile a quella dell’università: guardare oltre”. 

Christo ha un legame forte con la città di Torino dove ha lavorato negli anni ’60 con il gallerista, Gian Enzo Sperone. 

Attualmente l’artista sta lavorando ad una installazione permanente, la prima. Si tratta di Mastaba che sorgerà fra le sabbie di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. Un progetto colossale che ha avuto il suo embrione nel 1979 e che verrà realizzato con barili di petrolio. Mastaba – ha spiegato Christo –  “E’ un’opera di ingegneria molto sofisticata che riguarda un’area di 16 kmq”.

L’artista ha realizzato 23 progetti negli ultimi 50 anni, mentre 36 son ancora in fase di approvazione. 

“L’arte realizza una moltitudine di cose diverse – ha detto Christo –  Le nostre opere sono assolutamente inutili ma a me interessa farle accadere in un mondo reale perché questo rispecchia la nostra esistenza, la nostra scelta personale”

L’artista ha poi raccontato che non guida, non usa il computer, non ama telefonare, “ma mi piace fare queste esperienze nel mondo reale”. “Io vivo nel mondo di qui, non sono un credente, amo le cose reali, il caldo, il freddo, il secco e l’umido perché sono ancora vivo. E tutto questo si ripercuote nelle mie opere che, per me, sono solo fisicità”.

Infine ha ricordato la moglie scomparsa, Jeanne-Claude: “Mi ha detto di lavorare molto ed è quello che sto facendo”. “Gli artisti – ha sottolineato ancora Christo – non vanno mai in pensione”.

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Loreto, “L’arte che salva” in mostra le opere dei luoghi colpiti dal sisma

Lorenzo Lotto, (Venezia, 1480- Loreto, 1556/1557), Cristo e l’adultera, Olio su tela, 1548 ca. Loreto, Museo - Antico Tesoro della Santa Casa

La rassegna apre il progetto biennale della Regione Marche, dal titolo “Mostrare le Marche”, che promuove attività espositive utilizzando le opere d’arte provenienti dai musei e dalle collezioni pubbliche ed ecclesiastiche interessate dall’ultimo terremoto

MACERATA – Ha preso il via a Loreto, con la mostra “L’arte che salva. Immagini della predicazione tra Quattrocento e Settecento. Crivelli, Lotto, Guercino”, il progetto biennale della Regione Marche, dal titolo “Mostrare le Marche”,  che ha lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale delle aree colpite dal sisma, attraverso la promozione di attività espositive realizzate utilizzando le opere d’arte provenienti dai musei e dalle collezioni pubbliche ed ecclesiastiche interessate dall’ultimo terremoto e messe in sicurezza presso i depositi attrezzati del MIBACT.

L’esposizione, a cura di di Francesca Coltrinari e Giuseppe Capriotti dell’Università di Macerata, è stata inaugurata lo scorso 7 ottobre presso il Museo-Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto. Si tratta di una mostra tematica che si propone di approfondire la conoscenza della produzione artistica collegata a un fenomeno che ha caratterizzato in profondità la cultura non solo europea, la predicazione.  Il percorso è illustrato attraverso 41 oggetti fra dipinti, sculture, incisioni, manoscritti e volumi provenienti dalla Regione Marche, con un nucleo significativo di opere salvate dal terremoto del centro Italia. Il percorso espositivo, suddiviso in otto sezioni, si snoda attraverso opere di artisti più o meno noti, quali ad esempio, il San Nicola da Tolentino del Guercino, il Battesimo di Cristo e Cristo e Cristo e l’Adultera di Lorenzo Lotto. In esposizione anche preziosi manoscritti, libri e altri oggetti artistici, che raccontano l’origine e gli sviluppi della pratica predicatoria, l’uso e il significato delle immagini collegate alla predicazione, l’effetto che le prediche producevano sugli ascoltatori. 

La mostra si avvale di un apparato didattico con testi e supporti grafici elaborati per consentire la migliore comprensione al più ampio pubblico, secondo i più aggiornati criteri della comunicazione museale. 

Inoltre nella Pinacoteca Civica e nella città di Jesi è proposto un itinerario della predicazione legato ai temi della mostra.  L’esposizione è corredata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.

“Mostrare le Marche” prende dunque il suo avvio con questa mostra, ma prevede altre esposizioni ed iniziative sempre con lo scopo di promuovere la rinascita del territorio che vuole guardare al domani mentre lavora alla ricostruzione del tessuto territoriale, sociale, culturale e storico-artistico. 

Nei mesi da dicembre 2017 a maggio 2018 vedrà l’apertura a Macerata, Palazzo Buonaccorsi, della mostra “Capriccio e natura nel secondo Cinquecento. Percorsi d’arte e di rinascita nelle Marche”, mentre, ad Ascoli Piceno, presso la Pinacoteca Civica e Sala Cola dell’Amatrice è in programmazione la mostra “Cola dell’Amatrice pittore eccentrico tra Pinturicchio e Raffaello”.  Il 2018 ci sarà una tripla partenza nel mese di marzo, a Fermo, nella Chiesa di San Filippo con la rassegna “Rinascimento a Fermo: pittori tra Adriatico e Appennino dal tardogotico a Carlo Crivelli”, che terminerà nel dicembre 2018. A Fabriano, sempre a marzo, si aprirà all’Oratorio San Giovanni la mostra “Orazio Gentileschi caravaggesco errante nelle Marche” visibile fino a settembre 2018. Mentre Matelica, da marzo a settembre 2018, ospiterà una considerevole rassegna espositiva: “Il romanico nelle Marche con i percorsi delle abbazie (Valle del Chienti – Valle del Potenza)”

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“Loving Vincent” supera Blade Runner al box office

ROMA –  Un originale incontro tra arte e cinema vincitore del Premio del Pubblico al Festival d’Annecy ha conquistato il box office nel primo giorno di programmazione, scritto e diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman “Loving Vincent” ha incassato in Italia  lunedì 16 ottobre, 251.818 euro, seguito da “Blade Runner 2049” con 97.902 euro e da “L’uomo di neve” con 74.645 euro. “Loving Vincent” distribuito da Nexo Digital in collaborazione con Adler sarà in sala fino al 18 ottobre.

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ArtVerona 2017, raggiunti i 23mila visitatori

ArtVerona 2017, raggiunti i 23mila visitatori

Adriana Polveroni, che ha esordito come direttrice artistica in questa 13esima edizione, si dichiara “molto soddisfatta di questa mia prima edizione che si è posta in continuità con i risultati ottenuti negli ultimi anni rilanciando sulla ricerca contemporanea”

VERONA –  L’edizione 2017 di ArtVerona si è appena conclusa e il primo bilancio a caldo sembra essere molto positivo, confermato anche dai numeri.  Innanzi tutto sono stati raggiunti 23mila visitatori. Sale a 221mila euro il valore delle opere acquisite in fiera, grazie ai premi e ai fondi d’acquisto, crescono le vendite da parte delle gallerie e aumenta ancora la qualità dei 23 mila visitatori totali, con un incremento degli ingressi pari al 26% nella giornata inaugurale dedicata ai collezionisti.Sempre maggiore il coinvolgimento del territorio, con una fiera sempre più diffusa, grazie agli otto eventi ArtVerona Off presentati in città, in collaborazione con istituzioni museali, Comune di Verona, Soprintendenza, Università ed ESU. 

Romano Artoni, consigliere di amministrazione di Veronafiere Spa commenta: «ArtVerona 2017 ha confermato di essere appuntamento di riferimento per la valorizzazione del mercato dell’arte italiana. Questo grazie a innovatività e qualità delle proposte, frutto di un lavoro di ricerca e sperimentazione in ogni ambito. Al centro del progetto resta sempre la figura del collezionista come confermato anche in questa edizione dall’aumento delle presenze in questo campo, anche tra i più giovani. Stiamo continuando, inoltre, a lavorare per approfondire i punti di contatto tra mondo dell’arte e quello dell’impresa, vera chiave di sviluppo per ArtVerona”.

Nel 2017 è salito a nove il numero dei riconoscimenti realizzati da ArtVerona in collaborazione con diverse realtà del mondo dell’arte territoriali e nazionali, per i quali è stato stanziato un plafond complessivo di 221mila euro (31mila in più rispetto all’edizione 2016), grazie ai premi e ai fondi d’acquisto quali Gruppo Privato d’Acquisto, Concorso Icona (la cui opera vincitrice diventa protagonista dell’immagine di ArtVerona 2018), OTTELLA for GAM, Premio Display, Premio Rotary, Premio fotografia under 40 e Premio i8-spazi indipendenti.

Alla cifra totale ha contribuito Fondazione Cariverona che ha acquisito per la sua collezione un importante olio su tela di Emilio Scanavino (Nascita di una forma, del 1960, dalla galleria De Primi Fine Art di Lugano).

Adriana Polveroni, nuova direttrice artistica della manifestazione si dichiara «molto soddisfatta di questa mia prima edizione che si è posta in continuità con i risultati ottenuti negli ultimi anni rilanciando sulla ricerca contemporanea. Un ringraziamento particolare al team di ArtVerona e alla struttura organizzativa di Veronafiere che ha permesso questa crescita, alle istituzioni cittadine che ci hanno affiancato come mai prima e soprattutto un ringraziamento alle gallerie che hanno creduto nel nostro progetto, realizzando stand di grande impatto visivo e portando opere importanti. Quello che ho più apprezzato è stato il clima, l’entusiasmo dei galleristi e dei tanti collezionisti presenti, molti dei quali alla loro prima esperienza veronese. Il progetto “Viaggio in Italia” ha trovato un riscontro concreto anche nelle vendite, segno di un mercato in ripresa e di un pubblico attento, perché sono stati acquisiti soprattutto artisti, italiani giovani mid-career e anche grandi Maestri».

L’appuntamento dunque con ArtVerona | Art Project Fair è per il prossimo anno dal 12 al 15 ottobre 2018. 

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WOPART – Work on Paper Art Fair 2017, grande successo di pubblico e critica

WOPART - Work on Paper Art Fair 2017, grande successo di pubblico e critica

Dal 30 ottobre 2017 saranno aperte le application per WOPART 2018. Molte sono le gallerie che hanno già confermato la presenza per la prossima edizione

LUGANO – La seconda edizione di WOPART, la fiera internazionale d’arte dedicata esclusivamente alle opere su carta, che si è svolta dal 15 al 17 settembre 2017 al Centro Esposizioni di Lugano, si è conclusa registrando un grande successo di pubblico e critica confermato dai numeri.

75 gallerie internazionali (il doppio rispetto all’edizione precedente), provenienti da 14 paesi, sono state visitate nei giorni di apertura al pubblico (compresa la preview a inviti) da circa 10.000 visitatori, che hanno letteralmente affollato gli stand, segnando una crescita dal 105% rispetto al 2016. Importante e numerosa anche la presenza di collezionisti internazionali e curatori museali provenienti da tutto il mondo. Ottime le vendite per le gallerie presenti: la parte del leone nelle transazioni l’ha avuta la fotografia, in particolare quella con prezzi tra dai 2 ai 20 mila franchi; successo anche per le stampe rare di celebri maestri contemporanei, da Andy Warhol a Banksy (con valori da 12 ai 75 mila franchi), seguite da disegni e opere su carta di autori storici sia del Novecento che contemporanei.

La londinese Richard Saltoun Gallery ha venduto opere di Francis Picabia, una carta di Giovanni Penone intorno a 180 mila franchi, un grande disegno di Anselmo degli anni Sessanta a circa 10 mila franchi e un lavoro dell’artista cubana Ana Mendieta. La Galleria Vitart di Lugano ha ceduto un’opera di Christo del 1968 e ha trattative aperte su una magnifica grande carta dei primi anni Settanta di Joan Mirò. Lo stand del gallerista newyorchese Borghi, che esponeva capolavori di Willem de Kooning, Lee Krasner ed Helen Frankenthaler, ha trattative aperte su due disegni di de Kooning (a 60 mila franchi) e su un Frank Stella a 40 mila franchi. La galleria Bruno Grossetti ha venduto opere di Rodolfo Aricò, Giuseppe Spagnulo e Raimun Girke a prezzi compresi tra 7 e 20 mila franchi. Andrea Ingenito Contemporary Art ha venduto Murakami e un Robert Indiana. La Galleria Il Castello, di Milano, una carta di Keith Haring a 70 mila franchi. La Galleria De Chirico di Torino un esemplare del libro La Lune en rodage (con opere uniche di artisti vari tra cui Lucio Fontana e Piero Manzoni). La galleria Carzaniga di Basilea ha venduto delle opere su carta di Mark Tobey, mentre la Galleria Matteotti di Torino ha aperto interessanti trattative su un Filippo De Pisis del 1916, su due carte di Depero e un pastello di Zandomeneghi. NDF Gallery di Friburgo ha venduto carte di Cassandra Wainhouse; la galleria Mac di Miami tutte le litografie esposte, degli anni Ottanta, di Bruno Munari e diversi lavori di artisti contemporanei, con valori compresi tra 2 e 15 mila franchi. Mentre Lorenza Salamon ha venduto alcune opere su carta degli artisti emergenti Silvia De Bastiani e Giorgia Oldano e un’opera di Marzio Tamer a 10 mila franchi.

Forte interesse suscitato anche dai tanti talk organizzati nelle giornate della fiera, in particolare dagli incontri dedicati agli artisti presenti: Paolo Canevari, Emilio Isgrò e Joseph Kosuth.

Grande soddisfazione per questo successo è stata espressa dal Direttore di WOPART, Luigi Belluzzi, e dal comitato scientifico presieduto da Giandomenico Di Marzio, giornalista, critico e curatore d’arte contemporanea e da Paolo Manazza, pittore e giornalista specializzato in economia dell’arte. 

 www.wopart.eu

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