“Mogador” la mostra di Veronica Gaido ad Essaouira in Marocco

Veronica Gaido, Gli alberi di Mogador, da Mogador

Dal 26 ottobre al 26 novembre 2017 nel centro culturale Dar Souiri i tanti lavori fotografici dell’artista e fotografa dialogano con alcune opere pittoriche di Vito Tongiani, pittore e scultore

ROMADopo la partecipazione al Festival Puccini a Torre del Lago e una mostra a Rabat, il progetto espositivo “Mogador”, dedicato al porto della città marocchina prosegue il suo viaggio e arriva a toccare la città che ne ha ispirato la creazione: Essaouira.  La mostra verrà inaugurata da Mr. Andrè Azoulay, con la partecipazione di Audrey Azoulay, Direttore Generale dell’UNESCO, Mohamed Laaraj, Ministro della Cultura marocchina e della Comunicazione, Driss Ksikes, Francis Ghilès.

Gaido e Tongiani si confrontano attraverso la visione fotografica e pittorica delle loro opere, con l’obiettivo di raccontare l’atmosfera e la vita dello storico porto della cittadina, battezzata Mogador nel VII secolo (dall’arabo “ben custodita”) quando venne riscoperta dai portoghesi dopo la conquista araba.

Nelle fotografie di Veronica Gaido, in particolare, questa visione di Mogador rimanda ad alcuni temi già indagati da lei in lavori precedenti; ritroviamo l’acqua, il viaggio, il passaggio, reinterpretati da lei dal punto di vista fisico, spirituale e astratto. 

Le forme nei suoi lavori si sfanno nella luce e le apparenti dissolvenze creano un’“essenza narrativa” nuova, immediatamente leggibile. Lo spettatore può percepire così in modo istantaneo il sentimento della realtà del luogo, assaporando una dimensione quasi “espressionista” della fotografia. Veronica Gaido restituisce in questi lavori quello che ha avvertito a livello emotivo della città, con un gesto fotografico che gioca con i tempi di esposizione, della messa a fuoco dell’ottica, e crea una sorta di ”onda densa e luminosa, come una piccola epifania” del reale, come l’ha definita Philippe Daverio. 

Spiega Veronica Gaido: “I miei lavori su Mogador rappresentano una dimensione del reale in costante movimento, il flusso delle immagini trasmette la sensazione, a livello emotivo, di un luogo a metà tra terra e cielo, a volte luminoso nei colori delle barche e nella luce riflessa sulle onde, a volte oscuro nelle sue visioni notturne e apparentemente vuote. I bagliori, i movimenti continui, le oscillazioni sono come le vibrazioni dell’anima, rappresentazioni della visione di un luogo immutabile. La mia idea di Mogador, nell’esposizione di Essaouira, si fonde con quella delle opere di Vito Tongiani, più concrete nelle forme delle persone e degli oggetti che la popolano. È questa fusione tra pittura e fotografia, tra percepito e visto, che restituisce il concetto universale di un luogo che è di per sé fisico ma anche puramente ideale. Per questo motivo Mogador è un progetto itinerante, per la sua capacità di trasmettere in maniera sensibile ed emotiva il concetto di luogo, di città, a chi osserva la sua rappresentazione. Dopo Essaouira, infatti, il viaggio di Mogador proseguirà, toccando Marrakech e Casablanca, fino ad arrivare alla Fundación Tres Culturas di Siviglia nella primavera del 2018.”

A corredo della mostra, il catalogo con i testi di André Azoulay, Driss Ksikes, Francis Ghilès, Philippe Daverio e Jean Clair.

Vademecum

MOGADOR – Veronica Gaido e Vito Tongiani
Dal 26 ottobre al 26 novembre 2017
Centro culturale Dar Souiri, sala “Tayeb Saddiki” – +212 (0) 661 79 32 36
10 44000, Avenue du Caire, Essaouira, Marocco
Ingresso dalle 09.00 alle 19.00
Per maggiori informazioni: http://www.essaouiramogador.org/

 

 

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“Da io a noi: la città senza confini”. La prima mostra di arte contemporanea al Quirinale

Francesco Jodice Napoli, 1967 Cartoline dagli altri spazi, Napoli, #023, 1996 Courtesy l’artista e Galleria Michela Rizzo, Venezia

L’esposizione, a cura di Anna Mattirolo, attraverso le opere di 22 artisti italiani e internazionali affronta il tema delle periferie urbane. Franceschini: “deve diventare centrale nei prossimi decenni. Le periferie sono il luogo dove si giocano tutte le sfide”

ROMA – E’ stata inaugurata alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel pomeriggio del 23 ottobre, la prima mostra d’arte contemporanea ospitata al Palazzo del Quirinale. Si tratta dell’esposizione intitolata “Da io a noi: la città senza confini”, ideata e promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Mibact e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, a cura di  Anna Mattirolo, che vede protagonisti, nella Galleria di Alessandro VII e nelle Sale contigue, 22 artisti italiani e internazionali: Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangia- more, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa, Tobias Zielony. 

L’originale progetto, visitabile dal 24 ottobre al 17 dicembre,  muove dalla riflessione sul concetto di “periferico”, utilizzando i diversi linguaggi dell’arte contemporanea – pittura, scultura, fotografia, video, installazione – per restituire una dimensione poetica di una società in trasformazione, seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, le forme di paesaggio che l’azione umana genera, gli oggetti che perdono la mera funzione pratica per acquisire il valore di testimonianza del percorso di un’esistenza, l’identità che quel nuovo ambiente, così generato, è in grado di trasmettere.

“Il tema delle periferie urbane – ha sottolineato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, intervenendo all’inaugurazione della mostra – deve diventare centrale nei prossimi decenni. Possiamo dire di aver vinto la battaglia della tutela dei centri storici ma questo ci ha fatto distrarre dalle periferie che sono il luogo dove si giocano tutte le sfide. È la sfida di questo secolo”.

Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, ha spiegato: “Questo evento espositivo è un progetto ambizioso con molteplici obiettivi: restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni”.

“La scelta delle opere, realizzata insieme agli artisti – ha infine affermato Anna Mattirolo – è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente.”

La mostra è accompagnata da una pubblicazione che contiene testi di Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi e Cristina Mazzantini che ne ha curato l’allestimento.

Vademecum

Da io a noi. La città senza confini
Palazzo del Quirinale Piazza del Quirinale Roma
24 ottobre al 17 dicembre 2017
Ingresso su prenotazione: per informazioni call center tel. 06  39.96.75.57

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“Da io a noi: la città senza confini”. La prima mostra di arte contemporanea al Quirinale

Francesco Jodice Napoli, 1967 Cartoline dagli altri spazi, Napoli, #023, 1996 Courtesy l’artista e Galleria Michela Rizzo, Venezia

L’esposizione, a cura di Anna Mattirolo, attraverso le opere di 22 artisti italiani e internazionali affronta il tema delle periferie urbane. Franceschini: “deve diventare centrale nei prossimi decenni. Le periferie sono il luogo dove si giocano tutte le sfide”

ROMA – E’ stata inaugurata alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel pomeriggio del 23 ottobre, la prima mostra d’arte contemporanea ospitata al Palazzo del Quirinale. Si tratta dell’esposizione intitolata “Da io a noi: la città senza confini”, ideata e promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Mibact e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, a cura di  Anna Mattirolo, che vede protagonisti, nella Galleria di Alessandro VII e nelle Sale contigue, 22 artisti italiani e internazionali: Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangia- more, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa, Tobias Zielony. 

L’originale progetto, visitabile dal 24 ottobre al 17 dicembre,  muove dalla riflessione sul concetto di “periferico”, utilizzando i diversi linguaggi dell’arte contemporanea – pittura, scultura, fotografia, video, installazione – per restituire una dimensione poetica di una società in trasformazione, seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, le forme di paesaggio che l’azione umana genera, gli oggetti che perdono la mera funzione pratica per acquisire il valore di testimonianza del percorso di un’esistenza, l’identità che quel nuovo ambiente, così generato, è in grado di trasmettere.

“Il tema delle periferie urbane – ha sottolineato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, intervenendo all’inaugurazione della mostra – deve diventare centrale nei prossimi decenni. Possiamo dire di aver vinto la battaglia della tutela dei centri storici ma questo ci ha fatto distrarre dalle periferie che sono il luogo dove si giocano tutte le sfide. È la sfida di questo secolo”.

Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, ha spiegato: “Questo evento espositivo è un progetto ambizioso con molteplici obiettivi: restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni”.

“La scelta delle opere, realizzata insieme agli artisti – ha infine affermato Anna Mattirolo – è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente.”

La mostra è accompagnata da una pubblicazione che contiene testi di Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi e Cristina Mazzantini che ne ha curato l’allestimento.

Vademecum

Da io a noi. La città senza confini
Palazzo del Quirinale Piazza del Quirinale Roma
24 ottobre al 17 dicembre 2017
Ingresso su prenotazione: per informazioni call center tel. 06  39.96.75.57

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Roma. Prorogata fino al 27 novembre la mostra fotografica “KM0 – KILOMETRIZERO”

 KM0 - Daniele Cametti Aspri, Là, dove vivono i sogni

Dopo l’interesse suscitato nelle giornate di apertura e l’ampia partecipazione all’evento inaugurale presso il nuovo spazio HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY, gli organizzatori annunciano anche un re-opening per venerdì 27 ottobre alle ore 20.00

ROMALa mostra fotografica “KM0 – KILOMETRIZERO (L’Ordinario Straordinario)” viene prorogata fino a lunedì 27 novembre presso la neonata HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY. In occasione del prolungamento del periodo di apertura, gli organizzatori annunciano il re-opening della mostra, con un nuovo evento alla presenza degli autori – un Re-HOPening, in pieno stile HOP, in programma venerdì 27 ottobre alle ore 20.00.

La mostra “KM0” rappresenta un viaggio corale e sensibile che – attraverso la fotografia dei suoi otto autori – reinterpreta, riscopre e svela le dinamiche del nostro vivere quotidiano, le contraddizioni e i cambiamenti del paesaggio che ci circonda, le difficoltà e i pregi dell’io del nostro tempo, in qualunque periodo della vita. 

I lavori di Paolo Buatti, Daniele Cametti Aspri, Paolo Fusco, Angelo Marinelli, Fabio Moscatelli, Graziano Panfili, Mauro Quirini e Michele Vittori partono tutti da un presupposto comune: l’essere umano è da sempre portato all’evasione e vive l’oggi nell’attesa di ciò che verrà domani. 

“Siamo molto contenti del successo della collettiva “KM0” e della grande partecipazione all’inaugurazione di  HOP, la nostra nuova casa della fotografia – ha commentato Daniele Cametti Aspri, ideatore del progetto HOP e uno degli autori in  mostra – “KM0” ha rappresentato il primo passo che noi HOPers (gli autori di HOP, gli “House Of Photography Users”, ma anche gli “speranzosi” o “quelli che hanno speranza e che la trasmettono con le loro visioni) abbiamo voluto fare nel percorso che abbiamo intrapreso; per questo motivo abbiamo deciso di prolungare il periodo di apertura e di organizzare un nuovo evento, un re-HOPening, in pieno stile HOP, al quale tutti possano prendere parte. Il nostro scopo era mostrare che la passione per l’immagine può essere vissuta in un modo diverso,  genuino, inclusivo, concreto, e anche multiforme, sia come addetti ai lavori, sia come fruitori. La partecipazione e il calore che i visitatori hanno manifestato in questo periodo di apertura ci ha confermato il fatto che questa nostra visione è davvero condivisa e che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta.”

Vademecum

“KM0 – KILOMETRI ZERO (L’ORDINARIO STRAORDINARIO)”
Con lavori di Paolo Buatti, Daniele Cametti Aspri, Paolo Fusco, Angelo Marinelli, Fabio Moscatelli, Graziano Panfili, Mauro Quirini, Michele Vittori
Presso HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY
Via Aristonico d’Alessandria, 95 – ROMA
Informazioni: Tel. 06 5219944 / Mob. 335 5737183 / Mail: info@houseofphotography.it
Web: www.houseofphotography.it / Pagina FB di HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY
Apertura mostra: prorogata fino a lunedì 27 novembre
Re-opening: venerdì 27 ottobre 2017 alle ore 20.00 (per partecipare è necessario registrarsi qui)
Orari: dal lunedì al venerdì 10.00-17.00; nei weekend apertura della mostra e visita di HOP su richiesta.

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A Tefaf New York un raro gesso di Canova

A Tefaf New York un raro gesso di Canova

Si tratta del “Genio Rezzonico” del 1793, probabilmente realizzato dall’artista da un originale in marmo, il “Genio Alato” destinato alla tomba di Papa Clemente XIII Rezzonico nella Basilica di San Pietro

NEW YORK – Verrà esposto, a partire da venerdì 28 ottobre a Tefaf New York, gemella della fiera di Maastricht, un raro gesso di Antonio Canova, realizzato dall’artista intorno al 1790 per Girolamo Zulian, suo mecenate e ambasciatore veneto a Roma, presso la cui residenza a Palazzo Venezia, Canova soggiornò prima di acquistare una casa che gli facesse anche da studio.

L’opera, recuperata in una villa vicino a Firenze, sarà esposta nello stand del gallerista Carlo Orsi, presidente della Associazione Antiquari Italiani, con una stima di 4 milioni di dollari

Le copie in gesso di Canova sono molto rare e probabilmente il “Genio” potrebbe essere l’ultimo rimasto sul mercato. Si pensa che l’opera, peraltro in ottimo stato di conservazione, possa essere stata realizzata dall’artista da un originale in marmo, il “Genio Alato”. Questa figura era una delle tre destinate alla tomba di Papa Clemente XIII Rezzonico nella Basilica di San Pietro.

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Trump sostiene di possedere un Renoir, in realtà si tratta di un falso

Trump sostiene di possedere un Renoir, in realtà si tratta di un falso

“Le due sorelle sulla terrazza”, questo il dipinto in questione. A smentire quanto affermato dal Presidente è l’Art Institute di Chicago, che infatti possiede l’originale dal 1933, grazie alla donazione di un collezionista d’arte

CHICAGO – Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sostiene da tempo di possedere un dipinto di Renoir, si tratta de “Le due sorelle sulla terrazza”. A raccontarlo è Tim O’Brien, biografo del magnate. O’Brien spiega infatti che il presidente-miliardario, nel 2005, in occasione di una intervista per il libro “TrumpNation: The Art of Being the Donald”, mostrò con orgoglio il dipinto. O’Brien, che ha vissuto a Chicago e sa perfettamente che l’originale è custodito all’Art Institute di Chicago, ha raccontato che, dopo l’affermazione di Trump, per poco non prende un colpo. Tuttavia, in quella circostanza il Presidente, nonostante il tentativo di O’Brien di mettere in dubbio l’autenticità del dipinto, continuò ad insistere sull’originalità dell’opera in suo possesso. 

Di fatto il vero Renoir si trova appunto al museo di Chicago dal 1933, quando fu donato da un collezionista d’arte che lo aveva acquistato da un mercante d’arte parigino, che a sua volta l’aveva comprato nel 1881, al prezzo di 1.500 franchi, proprio dal pittore. 

A smentire quanto sostenuto da Trump è stata comunque la stessa portavoce del museo di Chicago, Amanda Hicks che, ripercorrendo la storia del quadro, lapidariamente ha poi affermato: “Siamo orgogliosi e grati della possibilità di condividere questo eccezionale dipinto con il nostro milione e mezzo di visitatori annui”. 

 

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Parco Archeologico di Pompei. Appuntamento con la XVIII edizione del tradizionale taglio delle uve

Parco Archeologico di Pompei. Appuntamento con la  XVIII edizione del tradizionale taglio delle uve

Mercoledì 25 ottobre, vendemmia nei vigneti delle Regiones I e II dell’antica area archeologica 

NAPOLI – Mercoledì 25 ottobre si rinnova il tradizionale appuntamento col taglio delle uve nei vigneti della vigneto del Triclinio Estivo. Lo comunica in una nota il Parco Archeologico di Pompei.

Il progetto, nato in via sperimentale nel 1994 grazie ad una convenzione tra il Parco Archeologico di Pompei e l’azienda vitivinicola campana Mastroberardino, giunge quest’anno alla sua XVIII edizione. 

Saranno presenti il Direttore Generale Massimo Osanna e il Prof. Piero Mastroberardino. Le aree interessate comprendono tutti i vigneti delle Regiones I e II dell’antica Pompei, per un’estensione di più di un ettaro ripartito su 15 appezzamenti di diversa estensione e per una resa potenziale di circa 30 quintali d’uva. 

Il vino Villa dei Misteri, prodotto con uve Piedirosso e Sciascinoso, presenta caratteristiche uniche in quanto realizzato secondo le tecniche di viticoltura di duemila anni fa. Un vino di qualità eccellente che racconta Pompei, la sua cultura e la sua tradizione antica. 

L’attività fa parte di uno dei tanti studi condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei che, da sempre, analizza le relazioni tra botanica e archeologia. 

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Presentate le nuove acquisizioni della Galleria dell’Accademia di Firenze

Presentate le nuove acquisizioni della Galleria dell'Accademia di Firenze

Si tratta di quattro tavole di Mariotto di Nardo, due sportelli raffiguranti coppie dei santi, due semilunette che facevano parte di uno stesso tabernacolo e un busto marmoreo dello scultore toscano dell’Ottocento Lorenzo Bartolini

FIRENZE – La Galleria dell’Accademia di Firenze ha acquisito alcune tavole che vanno a ricomporre un prezioso tabernacolo di inizio ‘400. Le opere in questione sono quattro tavole di Mariotto di Nardo (Firenze, 1365 circa – 1424 circa) , due sportelli raffiguranti coppie dei santi: Giovanni Battista con Nicola di Bari e Antonio abate con Giuliano. Acquisite anche due semilunette, una con l’angelo annunziante e l’altra con la Vergine annunziata, e un busto marmoreo ritraente Giovanni Battista Niccolini, realizzato dal celebre scultore toscano dell’Ottocento, Lorenzo Bartolini (1777-1850), che deve la sua formazione artistica e culturale al prolungato soggiorno parigino ed in particolare all’esperienza fatta presso lo studio del pittore Jacques-Louis David.  

Gli sportelli di Mariotto di Nardo, esposti alla Trentesima Biennale Nazionale dell’Antiquariato, da poco conclusasi a Firenze, nello stand dell’antiquario Matteo Salamon di Milano, sono stati acquistati dala Galleria dell’Accademia al prezzo di 300mila euro.

Negli stessi giorni della Biennale, Angelo Tartuferi, vicedirettore del celebre museo fiorentino e noto specialista di pittura antica, ha identificato le due semilunette con le figure dell’Annunciazione come parti terminali superiori dei medesimi sportelli. 

Mentre le tavole con le coppie di santi erano nella illustre collezione fiorentina ancora alla fine degli anni venti del Novecento, delle due semilunette si era persa ogni traccia. La Galleria dell’Accademia è riuscita ad assicurarsi questi ulteriori dipinti ricomparsi sul mercato, al prezzo di 170mila euro. Grazie a queste acquisizioni si è quindi potuta avviare la ricomposizione del tabernacolo, ha spiegato Tartuferi. Ciò che caratterizza i quattro dipinti è la finissima e preziosa decorazione in pastiglia dorata, eseguita secondo le indicazioni tecniche descritte da Cennino Cennini nel Libro dell’arte.

Il busto del Bartolini, esposto anch’esso alla stessa Biennale, nello stand dell’antiquario fiorentino Giovanni Pratesi, è stato invece donato al Museo dall’Associazione Amici della Galleria dell’Accademia di Firenze. Il busto, ricomparso solo qualche anno fa nel mercato antiquario, è stato acquistato alla cifra di 10mila euro. 

Cecilie Hollberg direttrice della Galleria dell’Accademia, ha così commentato: “Sono acquisizioni di grande valore che attestano l’impegno di un grande museo autonomo come il nostro anche nel campo della ricerca, nell’arricchimento e valorizzazione delle proprie collezioni”.

Ciò che invece la direttrice lamenta è il problema degli spazi a disposizione della Galleria. Al momento è corso una trattativa con l’Accademia di belle arti che potrebbe cedere alcune sale al celebre museo per permettere di allargarsi. Un problema sentito che la direttrice spera di risolvere nel più breve tempo possibile 

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