Palazzo Madama: scuole e maestri dell’arte precolombiana

Palazzo Madama: scuole e maestri dell’arte precolombiana

In occasione della mostra “Cose d’altri mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento” proseguono le conferenze a tema: mercoledì ncontro con l’americanista Antonio Aimi

ROMA – Proseguono a Palazzo Madama gli incontri di approfondimento organizzati in occasione della mostra Cose d’altri mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento in corso in Sala Atelier fino al 18 settembre 2017.

Il ciclo di conferenze – realizzato in collaborazione con il Sistema Museale Ateneo di Torino e con il Consolato del Messico a Milano – offre l’approfondimento delle molte tematiche affrontate dalla mostra che, con oltre 130 oggetti esposti tra armi, strumenti musicali, oggetti sacri e ornamenti, consente di intraprendere un viaggio attraverso quattro continenti: Africa, Asia, Oceania e America.

La conferenza di mercoledì 6 settembre 2017 alle 17.30 a cura di Antonio Aimi è dedicata alle scuole e ai maestri dell’arte precolombiana.

Consultando le numerose pubblicazioni sull’argomento, emerge la tendenza a trattare le culture precolombiane solo da un punto di vista archeologico, condizione necessaria ma non sufficientemente esauriente. La differenza sostanziale, tanto nei manuali universitari, quanto nelle monografie specialistiche e nelle sintesi di largo respiro, sta nella mancanza di ogni riferimento alle tematiche che sono centrali per gli storici dell’arte occidentale: i giudizi di valore specificamente estetici, la gerarchia delle opere, l’attribuzionismo.

L’incontro è l’occasione per presentare al pubblico le principali correnti artistiche, le Scuole e i Maestri dell’arte precolombiana, partendo dalla gerarchia delle opere e dalla tematica delle attribuzioni, dopo aver collocato le culture dell’America precolombiana nello spazio e nel tempo.

Ingresso gratuito alla conferenza (fino a esaurimento posti disponibili). Prenotazioni consigliate (t. 011 4436999 – email didattica@fondazionetorinomusei.it).

Vademecum

LE SCUOLE E I MAESTRI DELL’ARTE PRECOLOMBIANA
Incontro a cura di Antonio Aimi, americanista
Palazzo Madama
Piazza Castello – Torino
Mercoledì 6 settembre 2017
ore 17.30

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Puglia, Land art tra le saline

Margherita di Savoia (BT). Apulia Land Art Festival giunge alla quinta edizione (8-9-10 settembre). L’evento, curato da Helia Hamedani e Girolamo Pizzetti, ha come scenario le Saline di Margherita di Savoia. Un luogo unico nel suo genere, sono tra le più grandi del bacino del Mediterraneo, con un peculiare ecosistema, che consentirà agli artisti di confrontarsi e dialogare non solo con la materia prima estratta dalle antiche vasche (già citate da Plinio il Vecchio), ma anche con le comunità del territorio. Il sale, elemento fondamentale per la vita dell’uomo, in antichità più prezioso dell’oro, perché legato alla conservazione del cibo, sarà dunque il protagonista indiscusso dell’iniziativa; il filo rosso che, attraverso la ricerca/azione degli artisti, catalizzerà il processo di connessione dell’uomo alla natura.SaliNaturaè, infatti, il titolo della edizione 2017, che, come spiega Pizzetti, uno dei curatori,propone «una serie di installazioni e performance che operano integrandosi nello spazio della Salina. È la Salina stessa, infatti, a configurarsi come una straordinaria opera di Land Art, collettiva e plurisecolare e agli artisti è demandato il compito di amplificare e reinterpretare criticamente l’ambiente dato».Gli artisti, attraverso i vari progetti visivi, entreranno in simbiosi con il paesaggio (umano e naturale) e l’ambiente della Salina, rivisitandone la storia, dal pioneristico progetto di Luigi Vanvitelli (1700-1773) a quello più moderno del «Magazzino» di Pier Luigi Nervi (1891-1979), e gli attuali sviluppi. Interventi che terranno presente anche alcune peculiarità cromatiche del paesaggio, come la particolare colorazione rosa delle acque delle vasche, dovuta alla presenza dell’alga Dunaliella salina, che contrasta con il bianco dell’area. «Si tratta di una rete relazionale, spiega Hamedani, un esperimento che apre alle possibilità dell’incontro, come si incontrano i colori sfumati delle acque racchiusi nelle vasche della salina. È un progetto a mosaico, che riconosce la compresenza, apprezza la differenza e mira all’imprevisto, all’uscita dall’ordinario partendo dalla vita stessa del luogo».Numerosi e da diverse nazioni gli artisti che hanno risposto al bando internazionale (da Taiwan alla Spagna, dall’Iran alla Germania); tra tutti sono stati selezionati i seguenti nomi: Nirit Rechavi (Israele); Francesco di Tillo (Italia); Sonia Andresano (Italia); Laura Cionci (Italia); Connor Maley & Victoria DeBlassie (USA); Francesco Romanelli (Italia); Andreas Zampella (Italia); Rosa Tharrats & Gabriel Ventura (Spagna); Elisabetta Serpi & Anahi Angela Mariotti (Italia); Paolo Uboldi (Italia).Gli artisti, coordinati dai due curatori, opereranno in loco per circa dieci giorni, così da immergersi totalmente nella realtà e nella memoria del luogo.Il festival si compone anche di una seconda sezione, Contributi, a cura di Giuseppe Capparelli, che vedrà la collocazione nel centro cittadino di sei grandi opere permanenti di: Felice Tagliaferri, Ninni Donato/Angela Pellicanò, Giulio Manglaviti , Riccardo Murelli, Luigi Loquarto.La manifestazione sarà arricchita anche dall’intervento dell’artista Iginio De Luca, che realizzerà un’opera site specific dedicata al contesto territoriale.Al termine del convegno artistico/scientifico, che si terrà nel corso delle tre giornate, coordinato da Giosuè Prezioso, una giuria di esperti decreterà i migliori interventi delle due sezioni.Per ulteriori approfondimenti sull’articolato programma del festival (interventi d’arte nella Salina e in città, convegni e altre iniziative culturali in via di allestimento): www.apulialandartfestival.it

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Parigi, un premio italo-francese per la letteratura «fuori dal libro»

Parigi. Il Centre Pompidou e la Fondazione Bonotto si sono unite per creare un nuovo inedito premio letterario che ricompensa la letteratura «fuori dal libro». Non a caso il premio, che sarà assegnato domani 6 settembre a Parigi in apertura del festival Extra!, alla sua prima edizione, prende il nome di Bernard Heidsieck, poeta francese padre della poesia sonora, scomparso nel novembre 2014 a 86 anni. È a lui che si deve infatti la formula di letteratura «hors livre» che comprende quelle avanguardie letterarie che si sono emancipate dall’oggetto-libro per prendere forme espressive alternative, dalle poesie-spartiti e audio-poemi alle altre performance sonore e visive.L’unione delle due istituzioni, di Parigi e di Molvena (in provincia di Venezia), nasce dal comune interesse per la poesia sperimentale. La Fondazione Bonotto, creata nel 2013, si impegna a sostenere le forme d’arte di ispirazione Fluxus e la poesia visiva e sonora. Da parte sua, il Centre Pompidou ospitava riflessioni sul «fuori dal libro» già negli anni Settanta promuovendo tra l’altro il festival internazionale Polyphonix, nato nel 1979, dedicato alla poesia diretta, al video, alla performance.Il nuovo Prix littéraire Bernard-Heidsieck-Centre Pompidou sarà assegnato la sera di apertura della nuova rassegna parigina (dal 6 al 10 settembre) che mette in programma performance di scrittori, tra cui Emmanuelle Pireyre, Laura Vazquez e Arno Calleja, Hugues Jallon, lo showcase del rapper Elom20ce, proiezioni di film e documentari, spettacoli e dibattiti. Il premio, si legge nel testo di presentazione del festival, ricompenserà «il migliore o i migliori autore e le migliori opere nel settore della letteratura extra libraria». Si articola in tre categorie: il Prix d’honneur, conferito a «un autore distintosi per la totalità della sua opera», il Prix de l’année (2017), assegnato a «un’opera specifica recente considerata di notevole interesse», e la Mention Fondazione Bonotto, che assegna all’artista premiato la residenza di una settimana presso la Fondazione di Molvena per realizzare un arazzo in collaborazione con la Bonotto spa (che sarà poi esposto al Pompidou il prossimo anno). Nathalie Heidsieck, figlia di Bernard Heidsieck, e Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto, figurano nella giuria presieduta dall’artista plastico e scrittore Jean-Jacques Lebel. Gli autori nominati sono: Caroline Bergvall (performance sonore); Olivier Cadiot, Ludovic Lagarde, Laurent Poitrenaux, Providence (arti performative); Marc Alexandre Oho Bambe, alias Capitaine Alexandre (poesia/slam); Alex Cecchetti (passeggiate poetiche); Elitza Gueorguieva (scrittura & video); Louise Hervé e Chloé Maillet (performance narrative); 
Karl Holmqvist (poesia visiva); 
Michel Houellebecq (per la mostra al Palais de Tokyo, 2017); 
Bruno Latour (teoria fuori dal libro); 
Sandra Moussempès (poesia-performance); 
Emmanuelle Pireyre (letteratura multimediale); Cally Spooner (letteratura esposta).

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Manuel Rabaté: «Sarà il Museo Nazionale degli Emirati»

Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti). Manuel Rabaté, 41 anni, un vero e proprio professionista dei musei, è stato coinvolto nel progetto del Louvre Abu Dhabi per gran parte della sua carriera. Funzionario dalla solida formazione,  è arrivato a ricoprire la carica di amministratore delegato dell’Agence France-Muséums (Afm), l’ente istituito nel 2008 per seguire il progetto con Abu Dhabi. Alla fine del 2016 è stato nominato direttore del Louvre Abu Dhabi, che, sottolinea, sarà il «Museo Nazionale degli Emirati».Ci può illustrare il programma di mostre messo a punto dal museo?Secondo un accordo di programma siglato nel 2007, i musei francesi forniranno al Louvre Abu Dhabi quattro mostre all’anno per 15 anni. Si tratterà di una mostra principale, di una mostra di medie dimensioni e di due esposizioni minori. La collezione permanente del Louvre Abu Dhabi verrà integrata nel corso di dieci anni da prestiti supplementari. Senza anticipare troppo, possiamo dire che Jean-Luc Martinez, presidente-direttore del Louvre, sarà il curatore generale della prima mostra principale, che sarà incentrata sul Louvre a Parigi nel Settecento e sulla creazione di questo museo universale.Verrà data una nuova priorità all’arte contemporanea? Molte delle opere della collezione che sono state esposte finora sono di arti decorative. Il Louvre Abu Dhabi si concentrerà sull’arte dei nostri giorni in maggior misura rispetto a quanto previsto all’avvio del progetto?Il Louvre Abu Dhabi copre un lungo periodo storico, dalla preistoria ad oggi, con le sale finali destinate all’arte moderna e contemporanea. Abbiamo commissionato opere ad artisti come Giuseppe Penone e Jenny Holzer. Quest’ultima ha collaborato con Jean Nouvel per realizzare la sua opera nella «pelle» dell’edificio: non è decorazione, è il modo migliore di illustrare la forza del suo coinvolgimento. Il programma culturale emirato-francese ha anche commissionato opere ispirate dal Louvre Abu Dhabi a quattro artisti residenti negli Emirati, due emiratini, un siriano e un indiano, opere che verranno realizzate in collaborazione con partner francesi come per esempio, per le ceramiche, la Manifattura Nazionale di Sèvres o, per i tessuti, quella di Beauvais.Un edificio è destinato a essere centro per la ricerca. Chi collaborerà all’avvio di questa attività? Si specializzerà in aree particolari? Si tratta di uno degli elementi più importanti del sito. Sarà un centro di ricerca sullo stato dell’arte, legato al mondo degli studi e delle università su scala locale, regionale e internazionale.Sul piano amministrativo come opererà il museo? Sono state create strutture giuridiche ad hoc?Responsabile della supervisione sul museo è la Abu Dhabi Tourism & Cultural Authority (Tca Abu Dhabi), che opera come un Ministero della cultura e del turismo. All’interno di questo ente, io e la mia vice Hissa al-Dhaheri formiamo un tandem che sancisce l’alleanza tra i nostri due Paesi. In generale, il processo di selezione del personale si basa sulle specializzazioni, e le nomine finora riguardano persone di molte nazionalità, tra cui un gran numero di francesi e di emiratini. Tca Abu Dhabi ci ha dato mandato di istituire cariche e firmare contratti. Abbiamo trovato ottimi soggetti  sul mercato internazionale. Le principali figure direttive sono state nominate e stanno completando le loro squadre. Stiamo pensando a uno staff essenziale, di non più di 140 persone.Possiamo immaginare che la formazione del personale sia una questione cruciale. Come vi siete regolati?Una delle nostre priorità è istituire validi programmi di formazione per creare e trasmettere conoscenze e competenze. Ovviamente, il tempo necessario per fornire capacità e perizia varia a seconda delle materie. Per esempio, la funzione del curatore è nuova ad Abu Dhabi, per cui ci vorrà più tempo per formare un team di curatori rispetto a, faccio un esempio, una squadra di manager finanziari, mediatori culturali o servizi tecnici di supporto, tutti settori in cui gli Emirati hanno una schiera di ottimi professionisti. Ad Abu Dhabi i programmi hanno il sostegno della Zayed University e della New York University Abu Dhabi (Nyu Abu Dhabi), nonché della Paris Sorbonne Abu Dhabi. Abbiamo comunque diversi emiratini nello staff che lavorano a fianco dei nostri curatori, a riprova dell’impatto che il progetto ha già fin d’ora.Come si articoleranno in questa struttura i rapporti tra Francia e Abu Dhabi?L’Afm, l’Agence France Muséums, è mobilitata per sostenerci nella preparazione dell’apertura del Louvre Abu Dhabi. In seguito, continuerà a fornire consulenze sulle acquisizioni, a strutturare questo coinvolgimento e a coordinare prestiti e mostre dalla Francia. Ma dopo l’apertura del museo, inevitabilmente, questo coinvolgimento sarà da rivedere e perfezionare. Il fatto più importante comunque è l’impegno di tutti i musei francesi associati per questo progetto, Louvre di Parigi compreso. Il loro contributo è essenziale per creare il museo universale che sarà il Louvre Abu Dhabi.L’Afm potrebbe diventare allora un sorta di ente tecnico al servizio di tutti i musei francesi che intendono sviluppare progetti all’estero?In qualità di direttore del Louvre Abu Dhabi, non sta a me pronunciarmi in proposito. Il Louvre Abu Dhabi, non dimentichiamolo, è un museo nazionale degli Emirati Arabi Uniti, anche se è stato sviluppato in stretta collaborazione con la Francia. E non dobbiamo dimenticare che l’Afm è stata pensata appositamente per elaborare il progetto Abu Dhabi, e deve rimanervi totalmente impegnata.C’è un legame tra il Louvre Abu Dhabi e gli altri Emirati?È un museo nazionale della federazione e ha legami con altri musei, scuole e Università, per raggiungere i suoi ambiziosi scopi educativi. Ci saranno anche prestiti da questi musei tra le opere in mostra e per le esposizioni temporanee, in aggiunta a prestiti dai Paesi del Golfo e di questa regione.Il museo ha un ruolo nella politica diplomatica e culturale degli Emirati Arabi Uniti per la regione?La strategia di Abu Dhabi punta molto sull’educazione, la cultura e il turismo, e il Louvre Abu Dhabi è una delle colonne di questa politica.Dopo la serie di attacchi terroristici dell’anno scorso vicino al Louvre di Parigi, quale priorità è stata data alla sicurezza del nuovo museo?Pur essendo Abu Dhabi uno dei luoghi indubbiamente più sicuri della regione e del mondo intero, la protezione del museo e dei suoi visitatori è una priorità assoluta: abbiamo allestito i sistemi di sicurezza seguendo i più alti standard internazionali. Una delle prime nostre nomine è stata quella del capo della sicurezza.La stipula del contratto per il Louvre Abu Dhabi risale ormai a dieci anni fa. Che cosa ha ritardato l’apertura del museo?Sono dell’idea che si debba guardare al progetto in prospettiva. Dieci anni per costruire un museo con una propria collezione e con un edificio originale come quello del Louvre Abu Dhabi, scaturito da un accordo intergovernativo, non è impresa da poco. E si tenga conto che la costruzione è stata avviata soltanto all’inizio del 2013. Siamo al livello dei maggiori progetti culturali intrapresi recentemente a Parigi.Come vede lo sviluppo dell’isola Saadiyat alla luce dei reindirizzi economici dopo la crisi finanziaria e immobiliare su scala internazionale?Al momento lo sviluppo è davvero impressionante. Ci sono già la New York University Abu Dhabi, una scuola, edifici e ville residenziali, un centro espositivo e un campo da golf, oltre alle strutture essenziali per il turismo, tra cui alcuni hotel di livello internazionale. Non vediamo l’ora di assistere all’apertura del Louvre Abu Dhabi, il primo museo sull’isola Saadiyat.

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Invitalia finanzia i restauri per il San Filippo Neri a Napoli

Invitalia finanzia i restauri per il San Filippo Neri a Napoli

La Chiesa è parte del Complesso monumentale dei Girolamini: previsti interventi di recupero degli interni e di bonifica delle coperture per 1,6 mlioni di euro

ROMA – C’è tempo fino al 21 settembre per partecipare al bando per il restauro della chiesa di San Filippo Neri a Napoli. 

Il bando, pubblicato a luglio da Invitalia in qualità di Centrale di Committenza per il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, prevede un appalto di 1.6 milioni di euro per realizzare un nuovo percorso di visita e il completamento della Chiesa di S. Filippo Neri e degli spazi annessi. 

La Chiesa è parte del Complesso monumentale dei Girolamini e si trova nell’omonima piazza del centro storico di Napoli.

Le opere da realizzare riguardano il restauro della navata laterale sinistra e delle relative sei cappelle, il restauro delle due cappelle monumentali del transetto, le due cappelle adiacenti all’abside, la messa in sicurezza dell’apparato decorativo delle volte del transetto e dell’abside. È previsto inoltre il restauro della contigua sagrestia monumentale.

Infine, è previsto un intervento di bonifica e impermeabilizzazione delle coperture delle aree oggetto di restauro, per eliminare le infiltrazioni d’acqua che negli anni hanno contribuito al degrado degli interni.

Fondato tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, il complesso monumentale dei Girolamini deve il suo nome ai religiosi seguaci di San Filippo Neri che si riunivano nella chiesa di San Girolamo alla Carità a Roma. Il complesso, ingrandito e arricchito di opere d’arte nel corso del Settecento, divenne Monumento Nazionale nel 1866. I “Girolamini”, che comprendono la chiesa monumentale, la quadreria e la biblioteca, costituiscono una delle più importanti concentrazioni culturali della città di Napoli.

Tutti i dettagli sono disponibili sulla piattaforma Gare e Appalti di Invitalia.

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Musei, MIBACT: boom di ingressi nella domenica gratuita di settembre

Musei, MIBACT: boom di ingressi nella domenica gratuita di settembre

Successo per la domenica con ingresso libero nelle istituzioni museali italiane. Ancora una volta stravince il Colosseo a Roma, seguito da Pompei e dalla Reggia di Caserta

ROMA – Prosegue il successo della #domenicalmuseo, la promozione introdotta nel luglio del 2014 dal ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che prevede l’ingresso gratuito nei musei e nei luoghi della cultura statali ogni prima domenica del mese. Anche in questa edizione di settembre grande affluenza di visitatori nei musei e nei parchi archeologici statali e nei tanti musei civici che aderiscono alla promozione. Grande successo anche per #mirabilivisioni, la campagna social dei #museitaliani che invita i visitatori a fotografare e condividere gli scatti delle opere delle collezioni statali.

ECCO I DATI DEFINITIVI DEI VISITATORI NEI PRINCIPALI LUOGHI DELLA CULTURA ITALIANI

– 31.174  Parco archeologico del Colosseo,

– 19.369 Pompei,

– 14.194 Reggia di Caserta,

– 9.924 Giardino di Boboli,

– 7.613 Galleria degli Uffizi,

– 6.397 Palazzo Pitti,

– 6.206 Galleria dell’Accademia di Firenze,

– 5.648  Museo Archeologico Nazionale di Napoli,

– 5.401 Villa D’Este,

– 5.372 Musei reali di Torino,

– 5.308 Museo nazionale romano,

– 5.303 Castel Sant’Angelo,

– 5.258 Parco archeologico di Paestum,

– 4.283 Parco archeologico di Ercolano,

– 4.093 Pinacoteca di Brera,

– 3.946 Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria,

– 3.909 Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma,

– 3.451 Villa Adriana,

– 2.892 Museo di Capodimonte (e 6.861 nel Real Bosco),

– 2.888 Gallerie dell’Accademia di Venezia,

– 2.759 Castello di Miramare di Trieste,

– 2.728 Palazzo Ducale di Mantova,

– 2.624 Cappelle Medicee,

– 2.597 Gallerie nazionali di arte antica di Roma,

– 2.576  Rocca demaniale di Gradara,

– 2.442 Parco archeologico di Ostia antica,

– 2.290 Museo del Bargello,

– 1.826 Museo delle civiltà di Roma,

– 1.798 Galleria nazionale delle Marche,

– 1.751 Terme di Caracalla,

– 1.738 Galleria Borghese,

– 1.480 Parco archeologico dei Campi Flegrei,

– 1.306 Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

– 1.120 Museo archeologico nazionale di Taranto,

– 964 Complesso Monumentale della Pilotta di Parma,

– 945 Palazzo Reale di Genova,

– 912 Appia,

– 740 galleria nazionale dell’Umbria,

– 704 Museo archeologico nazionale di Venezia.

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Trieste: emergono le antiche mura

Trieste: emergono le antiche mura

Sono le antiche mura medievali della città? A questo pensa la Soprintendenza Archeologica che controlla lo scavo di una fognatura da dove è emersa la struttura muraria in pietra arenaria, spessa oltre tre metri

ROMA –  Potrebbero trattarsi di un tratto delle antiche mura cittadine, quelle ritrovate e Trieste  nel corso di occasionali interventi di scavo fognario. Una struttura muraria risalente al XIII-XIV secolo –  spiega infatti la Soprintendenza Archeologia, belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia – è emersa nella centrale Piazza Unità d’Italia, nell’angolo verso mare di Casa Stratti, al cui pianterreno è ospitato il famoso “Caffè degli Specchi”.

La struttura è in pietra arenaria e mostra uno spessore che supera i tre metri e mezzo, viluppandosi perpendicolarmente all’asse di Piazza Unità. Gli archeologi della Società ArcheoTest, con la direzione scientifica della Soprintendenza, hanno attribuito i resti alle antiche mura medievali, che attraversavano il settore centrale di Piazza Unità, partendo dalla torre della Beccheria, dirigendosi verso la porta/torre dell’Orologio attraverso la quale si accedeva al Mandracchio, il porto della città medievale. 

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Oliviero Toscani: una mostra in Svizzera per la sua storia

Oliviero Toscani, United Colors of Benetton, 1989 © Studio Toscani

Anticipazioni: da metà ottobre a Chiasso “Immaginare” ripercorre cinquant’anni di vita professionale di uno dei più famosi pubblicitari del mondo

ROMA – “Immaginare” si presenta al pubblico, dal 15 ottobre al museo m.a.ax. di Chiasso in Svizzera, come una vera e propria retrospettiva dedicata ad uno dei più straordinari comuncatori del mondo della pubblicità italiano. Cinquant’anni di carriera, e altrettanti di campagne pubblcitarie che hanno lasciato il segno, in un percorso espositivo che prende avvio dalle immagini inedite realizzate durante il suo periodo di formazione alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo nei primi anni sessanta, e giunge fino alle più recenti campagne.

Curata da Susanna Crisanti e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo e dello Spazio Officina di Chiasso, la mostra ruota attorno ad uno temi principe della comunicazione immaginata e realizzata da Toscani in tuttal la sua carriera: la multiculturalità.A partire dalle fotografie inedite, eseguite da Toscani durante il suo fondamentale periodo di formazione alla Kunstgewerbeschule di Zurigo nei primi anni sessanta e nei “viaggi studio” a Londra, in Bretagna, in Sicilia, in Puglia e negli Stati Uniti – fino agli anni successivi in cui si concentra sulle campagne pubblicitarie per aziende a livello internazionale, come quella che lo rese famoso in tutto il modo per United Colors of Benetton, senza dimenticare le campagne per Esprit, Chanel, Fiorucci, Prenatal, Jesus Jeans e Valentino, in cui si evidenzia un’inconsueta e originale modalità di scelta e di taglio dell’immagine.

Ma temi come l’emigrazione, la guerra, l’ecologia, l’Aids, l’anoressia, furono sempre molto cari a Toscani che con i 39 numeri della rivista “Colors”, affronterà temi sociali di grande attualità: la mostra racconta anche questo progetto e lo fa proponendo una visione immersiva nelle sale con proiezione di tutte le sue principali e dibattute campagne pubblicitarie e di comunicazione.

Ad accogliere i visitatori, intorno all’edificio del m.a.x. museo, grazie al prestito da parte delle Nazioni Unite Human Rights (“Stand Up For Human Rights”), ci saranno un centinaio di pannelli del progetto “Razza Umana”, che presentano i volti di donne e uomini provenienti da diversi paesi.

La mostra, resa possibile grazie al Dicastero Educazione e Attività culturali del Comune di Chiasso, col patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Lugano, con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino-Fondo Swisslos, di United Colors of Benetton, dell’AGE SA e dell’associazione amici del m.a.x. museo, è pensata come “progetto integrato” e prevede una successiva tappa a Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione a Treviso (ideato da Oliviero Toscani e da lui diretto fino al 2000), dove sarà presentata da marzo a giugno 2018, anche in correlazione con la Biennale di architettura di Venezia.

Accompagna la rassegna un catalogo bilingue italiano-inglese (Skira, Ginevra-Milano, 2017).

Vademecum

Chiasso (Svizzera), settembre 2017
Oliviero Toscani, Immaginare
m.a.x. museo (Via Dante Alighieri 6), Chiasso (Svizzera)
10 ottobre 2017 – 21 gennaio 2018
Orari martedì–domenica, ore 10.00–12.00 e 14.00–18.00 lunedì chiuso (tranne lunedì 1° gennaio 2018)
Ingresso: Intero: CHF/Euro 10
Entrata gratuita: ogni prima domenica del mese
Informazioni t +41 91 695 08 88, info@maxmuseo.ch, www.centroculturalechiasso.ch

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