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“Mogador” la mostra di Veronica Gaido ad Essaouira in Marocco

Veronica Gaido, Gli alberi di Mogador, da Mogador

Dal 26 ottobre al 26 novembre 2017 nel centro culturale Dar Souiri i tanti lavori fotografici dell’artista e fotografa dialogano con alcune opere pittoriche di Vito Tongiani, pittore e scultore

ROMADopo la partecipazione al Festival Puccini a Torre del Lago e una mostra a Rabat, il progetto espositivo “Mogador”, dedicato al porto della città marocchina prosegue il suo viaggio e arriva a toccare la città che ne ha ispirato la creazione: Essaouira.  La mostra verrà inaugurata da Mr. Andrè Azoulay, con la partecipazione di Audrey Azoulay, Direttore Generale dell’UNESCO, Mohamed Laaraj, Ministro della Cultura marocchina e della Comunicazione, Driss Ksikes, Francis Ghilès.

Gaido e Tongiani si confrontano attraverso la visione fotografica e pittorica delle loro opere, con l’obiettivo di raccontare l’atmosfera e la vita dello storico porto della cittadina, battezzata Mogador nel VII secolo (dall’arabo “ben custodita”) quando venne riscoperta dai portoghesi dopo la conquista araba.

Nelle fotografie di Veronica Gaido, in particolare, questa visione di Mogador rimanda ad alcuni temi già indagati da lei in lavori precedenti; ritroviamo l’acqua, il viaggio, il passaggio, reinterpretati da lei dal punto di vista fisico, spirituale e astratto. 

Le forme nei suoi lavori si sfanno nella luce e le apparenti dissolvenze creano un’“essenza narrativa” nuova, immediatamente leggibile. Lo spettatore può percepire così in modo istantaneo il sentimento della realtà del luogo, assaporando una dimensione quasi “espressionista” della fotografia. Veronica Gaido restituisce in questi lavori quello che ha avvertito a livello emotivo della città, con un gesto fotografico che gioca con i tempi di esposizione, della messa a fuoco dell’ottica, e crea una sorta di ”onda densa e luminosa, come una piccola epifania” del reale, come l’ha definita Philippe Daverio. 

Spiega Veronica Gaido: “I miei lavori su Mogador rappresentano una dimensione del reale in costante movimento, il flusso delle immagini trasmette la sensazione, a livello emotivo, di un luogo a metà tra terra e cielo, a volte luminoso nei colori delle barche e nella luce riflessa sulle onde, a volte oscuro nelle sue visioni notturne e apparentemente vuote. I bagliori, i movimenti continui, le oscillazioni sono come le vibrazioni dell’anima, rappresentazioni della visione di un luogo immutabile. La mia idea di Mogador, nell’esposizione di Essaouira, si fonde con quella delle opere di Vito Tongiani, più concrete nelle forme delle persone e degli oggetti che la popolano. È questa fusione tra pittura e fotografia, tra percepito e visto, che restituisce il concetto universale di un luogo che è di per sé fisico ma anche puramente ideale. Per questo motivo Mogador è un progetto itinerante, per la sua capacità di trasmettere in maniera sensibile ed emotiva il concetto di luogo, di città, a chi osserva la sua rappresentazione. Dopo Essaouira, infatti, il viaggio di Mogador proseguirà, toccando Marrakech e Casablanca, fino ad arrivare alla Fundación Tres Culturas di Siviglia nella primavera del 2018.”

A corredo della mostra, il catalogo con i testi di André Azoulay, Driss Ksikes, Francis Ghilès, Philippe Daverio e Jean Clair.

Vademecum

MOGADOR – Veronica Gaido e Vito Tongiani
Dal 26 ottobre al 26 novembre 2017
Centro culturale Dar Souiri, sala “Tayeb Saddiki” – +212 (0) 661 79 32 36
10 44000, Avenue du Caire, Essaouira, Marocco
Ingresso dalle 09.00 alle 19.00
Per maggiori informazioni: http://www.essaouiramogador.org/

 

 

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“Mogador” la mostra di Veronica Gaido ad Essaouira in Marocco

Veronica Gaido, Gli alberi di Mogador, da Mogador

Dal 26 ottobre al 26 novembre 2017 nel centro culturale Dar Souiri i tanti lavori fotografici dell’artista e fotografa dialogano con alcune opere pittoriche di Vito Tongiani, pittore e scultore

ROMADopo la partecipazione al Festival Puccini a Torre del Lago e una mostra a Rabat, il progetto espositivo “Mogador”, dedicato al porto della città marocchina prosegue il suo viaggio e arriva a toccare la città che ne ha ispirato la creazione: Essaouira.  La mostra verrà inaugurata da Mr. Andrè Azoulay, con la partecipazione di Audrey Azoulay, Direttore Generale dell’UNESCO, Mohamed Laaraj, Ministro della Cultura marocchina e della Comunicazione, Driss Ksikes, Francis Ghilès.

Gaido e Tongiani si confrontano attraverso la visione fotografica e pittorica delle loro opere, con l’obiettivo di raccontare l’atmosfera e la vita dello storico porto della cittadina, battezzata Mogador nel VII secolo (dall’arabo “ben custodita”) quando venne riscoperta dai portoghesi dopo la conquista araba.

Nelle fotografie di Veronica Gaido, in particolare, questa visione di Mogador rimanda ad alcuni temi già indagati da lei in lavori precedenti; ritroviamo l’acqua, il viaggio, il passaggio, reinterpretati da lei dal punto di vista fisico, spirituale e astratto. 

Le forme nei suoi lavori si sfanno nella luce e le apparenti dissolvenze creano un’“essenza narrativa” nuova, immediatamente leggibile. Lo spettatore può percepire così in modo istantaneo il sentimento della realtà del luogo, assaporando una dimensione quasi “espressionista” della fotografia. Veronica Gaido restituisce in questi lavori quello che ha avvertito a livello emotivo della città, con un gesto fotografico che gioca con i tempi di esposizione, della messa a fuoco dell’ottica, e crea una sorta di ”onda densa e luminosa, come una piccola epifania” del reale, come l’ha definita Philippe Daverio. 

Spiega Veronica Gaido: “I miei lavori su Mogador rappresentano una dimensione del reale in costante movimento, il flusso delle immagini trasmette la sensazione, a livello emotivo, di un luogo a metà tra terra e cielo, a volte luminoso nei colori delle barche e nella luce riflessa sulle onde, a volte oscuro nelle sue visioni notturne e apparentemente vuote. I bagliori, i movimenti continui, le oscillazioni sono come le vibrazioni dell’anima, rappresentazioni della visione di un luogo immutabile. La mia idea di Mogador, nell’esposizione di Essaouira, si fonde con quella delle opere di Vito Tongiani, più concrete nelle forme delle persone e degli oggetti che la popolano. È questa fusione tra pittura e fotografia, tra percepito e visto, che restituisce il concetto universale di un luogo che è di per sé fisico ma anche puramente ideale. Per questo motivo Mogador è un progetto itinerante, per la sua capacità di trasmettere in maniera sensibile ed emotiva il concetto di luogo, di città, a chi osserva la sua rappresentazione. Dopo Essaouira, infatti, il viaggio di Mogador proseguirà, toccando Marrakech e Casablanca, fino ad arrivare alla Fundación Tres Culturas di Siviglia nella primavera del 2018.”

A corredo della mostra, il catalogo con i testi di André Azoulay, Driss Ksikes, Francis Ghilès, Philippe Daverio e Jean Clair.

Vademecum

MOGADOR – Veronica Gaido e Vito Tongiani
Dal 26 ottobre al 26 novembre 2017
Centro culturale Dar Souiri, sala “Tayeb Saddiki” – +212 (0) 661 79 32 36
10 44000, Avenue du Caire, Essaouira, Marocco
Ingresso dalle 09.00 alle 19.00
Per maggiori informazioni: http://www.essaouiramogador.org/

 

 

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Roma. Prorogata fino al 27 novembre la mostra fotografica “KM0 – KILOMETRIZERO”

 KM0 - Daniele Cametti Aspri, Là, dove vivono i sogni

Dopo l’interesse suscitato nelle giornate di apertura e l’ampia partecipazione all’evento inaugurale presso il nuovo spazio HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY, gli organizzatori annunciano anche un re-opening per venerdì 27 ottobre alle ore 20.00

ROMALa mostra fotografica “KM0 – KILOMETRIZERO (L’Ordinario Straordinario)” viene prorogata fino a lunedì 27 novembre presso la neonata HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY. In occasione del prolungamento del periodo di apertura, gli organizzatori annunciano il re-opening della mostra, con un nuovo evento alla presenza degli autori – un Re-HOPening, in pieno stile HOP, in programma venerdì 27 ottobre alle ore 20.00.

La mostra “KM0” rappresenta un viaggio corale e sensibile che – attraverso la fotografia dei suoi otto autori – reinterpreta, riscopre e svela le dinamiche del nostro vivere quotidiano, le contraddizioni e i cambiamenti del paesaggio che ci circonda, le difficoltà e i pregi dell’io del nostro tempo, in qualunque periodo della vita. 

I lavori di Paolo Buatti, Daniele Cametti Aspri, Paolo Fusco, Angelo Marinelli, Fabio Moscatelli, Graziano Panfili, Mauro Quirini e Michele Vittori partono tutti da un presupposto comune: l’essere umano è da sempre portato all’evasione e vive l’oggi nell’attesa di ciò che verrà domani. 

“Siamo molto contenti del successo della collettiva “KM0” e della grande partecipazione all’inaugurazione di  HOP, la nostra nuova casa della fotografia – ha commentato Daniele Cametti Aspri, ideatore del progetto HOP e uno degli autori in  mostra – “KM0” ha rappresentato il primo passo che noi HOPers (gli autori di HOP, gli “House Of Photography Users”, ma anche gli “speranzosi” o “quelli che hanno speranza e che la trasmettono con le loro visioni) abbiamo voluto fare nel percorso che abbiamo intrapreso; per questo motivo abbiamo deciso di prolungare il periodo di apertura e di organizzare un nuovo evento, un re-HOPening, in pieno stile HOP, al quale tutti possano prendere parte. Il nostro scopo era mostrare che la passione per l’immagine può essere vissuta in un modo diverso,  genuino, inclusivo, concreto, e anche multiforme, sia come addetti ai lavori, sia come fruitori. La partecipazione e il calore che i visitatori hanno manifestato in questo periodo di apertura ci ha confermato il fatto che questa nostra visione è davvero condivisa e che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta.”

Vademecum

“KM0 – KILOMETRI ZERO (L’ORDINARIO STRAORDINARIO)”
Con lavori di Paolo Buatti, Daniele Cametti Aspri, Paolo Fusco, Angelo Marinelli, Fabio Moscatelli, Graziano Panfili, Mauro Quirini, Michele Vittori
Presso HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY
Via Aristonico d’Alessandria, 95 – ROMA
Informazioni: Tel. 06 5219944 / Mob. 335 5737183 / Mail: info@houseofphotography.it
Web: www.houseofphotography.it / Pagina FB di HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY
Apertura mostra: prorogata fino a lunedì 27 novembre
Re-opening: venerdì 27 ottobre 2017 alle ore 20.00 (per partecipare è necessario registrarsi qui)
Orari: dal lunedì al venerdì 10.00-17.00; nei weekend apertura della mostra e visita di HOP su richiesta.

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“Genesi”, lo sguardo appassionato di Salgado in mostra al PAN di Napoli

Etiopia, 2007

L’esposizione, attraverso 245 immagini, racconta la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso, di cui disponiamo: il nostro pianeta. Il 17 ottobre, giorno dell’inaugurazione, è previsto un incontro pubblico con il grande fotografo brasiliano intervistato da Roberto Koch

NAPOLI – Il 18 ottobre apre al pubblico, al PAN|Palazzo delle Arti Napoli,  “Genesi” l’ultimo grande lavoro del maestro Brasiliano. La mostra è il risultato di un viaggio alla scoperta della bellezza nei luoghi più remoti del Pianeta, durato 8 anni. 

Un progetto quello di Salgado che rappresenta il tentativo, perfettamente riuscito, di realizzare un atlante antropologico del pianeta, ma che è anche un grido di allarme e un monito affinché si cerchi di preservare queste zone ancora incontaminate.

Lesposizione dunque, attraverso 245 eccezionali immagini, racconta la bellezza del nostro pianeta, sottolineando la necessità di assumere nuovi comportamenti e stili di vita in armonia con la natura che ci circonda. 

Il percorso espositivo si compone di cinque sezioni: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Gli straordinari scatti di Salgado presentano un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Un’attenzione particolare è riservata anche alle popolazioni indigene ancora vergini: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali nel Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto della Namibia e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea.

Come spiega Lélia Wanick Salgado, che ha curato il progetto:Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo. La prova che il nostro pianeta include tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nel silenzio della sua magnificenza immacolata; autentiche meraviglie nei Poli, nelle foreste pluviali tropicali, nella vastità delle savane e dei deserti roventi, tra montagne coperte dai ghiacciai e nelle isole solitarie. Regioni troppo fredde o aride per tutto tranne che per le forme di vita più resistenti, aree che ospitano specie animali e antiche tribù la cui sopravvivenza si fonda proprio sull’isolamento. Fotografie, quelle di Genesi, che aspirano a rivelare tale incanto; un tributo visivo a un pianeta fragile che tutti abbiamo il dovere di proteggere”. 

La mostra, visitabile fino al 28 gennaio 2018, è frutto della collaborazione di Civita Mostre con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. 

Il 17 ottobre, giorno dell’inaugurazione, è previsto un incontro pubblico con il grande fotografo brasiliano intervistato da Roberto Koch, che si terrà nel pomeriggio alle ore 16.00 nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino.

Vademecum

Sebastião Salgado. Genesi
18 ottobre 2017 – 28 gennaio 2018
Pan_Palazzo Arti Napoli
Orari
Tutti i giorni dalle ore 9,30 alle ore 19,30
La biglietteria chiude un’ora prima
Martedì chiuso
Biglietti
Intero € 11,00 (comprensivo di audioguida)
Ridotto € 10,00 per gruppi di almeno 12 visitatori e titolari di convenzioni appositamente attivate (comprensivo di audioguida)
Ridotto speciale € 6,00 per scuole e giovani fino a 26 anni (comprensivo di audioguida)
Gratuito per minori di 6 anni, 2 accompagnatori per classe e accompagnatore di disabili
Riduzioni Trenitalia: ingresso con la formula 2×1 per possessori biglietto Frecce  con destinazione Napoli e per i possessori di CartaFRECCIA; ingresso ridotto per abbonati regionali (Campania) o possessori biglietto corsa semplice destinazione Napoli, per i dipendenti Gruppo FS sconto del 10% sugli acquisti nel bookshop.
Informazioni
www.mostrasalgadonapoli.it
199.15.11.21 (dall’estero 02.89096942)

 

 

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Henri Cartier-Bresson alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo

Prostitute. Calle Cuauhtemoctzin, Città del Messico, Messico 1934

La grande rassegna, che riunisce 140 scatti, è  un’occasione per immergersi nel mondo del grande Maestro per scoprire il carico di ricchezza di ogni sua immagine e comprendere il suo modus operandi 

PALERMO – “Henri Cartier Bresson Fotografo” è il titolo della mostra, a cura di Denis Curti, che aprirà i battenti il 21 ottobre alla Galleria d’arte moderna di Palermo. 

Obiettivo di questa rassegna, che riunisce 140 scatti, è far comprendere il modus operandi di Cartier-Bresson, la sua ricerca del contatto con gli altri, nei luoghi e nelle situazioni più diverse. 

Il celebre fotografo scriveva: “Per me, la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneità, il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo. Per “dare un senso” al mondo, bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino. Tale atteggiamento richiede concentrazione, disciplina mentale, sensibilità e un senso della geometria. Solo tramite un utilizzo minimale dei mezzi si può arrivare alla semplicità di espressione”. 

In queste poche righe si concentra l’essenza del suo essere fotografo, fondato nel qui e ora, nella risposta immediata del soggetto.Cartier-Bresson, infatti, non torna mai ad inquadrare le sue fotografie, non opera alcuna scelta, le accetta o le scarta. Lo scatto è per lui il passaggio dall’immaginario al reale. Un passaggio “nervoso”, nel senso di lucido, rapido, caratterizzato dalla padronanza con la quale si lavora, senza farsi travolgere e stravolgere. “Fotografare, – osservava ancora Cartier Bresson – è riconoscere un fatto nello stesso attimo ed in una frazione di secondo e organizzare con rigore le forme percepite visivamente”

La fotografia di Cartier-Bresson nasce dunque da una percezione subitanea e afferrata al volo, priva di qualsiasi analisi. 

Afferma Denis Curti, curatore della mostra a Palermo, “Per parlare di Henri Cartier-Bresson è bene tenere in vista la sua biografia. La sua esperienza in campo fotografico si fonde totalmente con la sua vita privata. Due episodi la dicono lunga sul personaggio: nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli una mostra “postuma”, credendolo morto in guerra e quando si mette in contatto con i curatori, per chiarire la situazione, con immensa ironia dedica oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata nel 1947. Sempre nello stesso anno fonda, insieme a Robert Capa , George Rodger , David Seymour , e William Vandivert la famosa agenzia Magnum Photos . Insomma, Cartier – Bresson è un fotografo destinato a restare immortale, capace di riscrivere il vocabolario della fotografia moderna e di influenzare intere generazioni di fotografi a venire”.

La mostra palermitana, organizzata da Civita e visitabile fino al 25 febbraio 2018,è una selezione curata in origine dall’amico ed editore Robert Delpire e realizzata in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson, istituzione creata nel 2003 assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie e che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti. L’allestimento attuale è curato da Denis Curti e Andrea Holzherr per conto di Magnum.

Vademecum

HENRI CARTIER-BRESSON
FOTOGRAFO
A cura di Denis Curti
Palermo, Galleria d’arte moderna
21 ottobre 2017 > 25 febbraio 2018

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Roma. La mostra collettiva “KM0 – KILOMETRIZERO per l’apertura del nuovo spazio HOP – House Of Photography

Roma. La mostra collettiva

Una collettiva che si inserisce nel programma di Rome Art Week 2017. Otto fotografi  e otto interpretazioni personali del vivere quotidiano, del paesaggio ordinario, dell’io del nostro tempo

ROMA – In occasione di Rome Art Week 2017, la neonata HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY ospita, dal 10 al 27 ottobre, la mostra “KM0 – KILOMETRIZERO (L’Ordinario Straordinario)”. HOP è un progetto che nasce dall’impegno del gruppo di fotografi in mostra e da un’idea del fotografo Daniele Cametti Aspri per la creazione di un luogo nuovo dove vivere, fare e parlare di fotografia abbattendo le barriere, puntando alla condivisione e riscoprendo il valore della fotografia stampata.

Il progetto espositivo “KM0” rappresenta il perfetto punto di partenza concettuale per l’apertura ufficiale al pubblico di questa nuova casa della fotografia della capitale. 

La mostra ospita i lavori di Paolo Buatti, Daniele Cametti Aspri, Paolo Fusco, Angelo Marinelli, Fabio Moscatelli, Graziano Panfili, Mauro Quirini e Michele Vittori, che partono tutti da un presupposto comune: l’essere umano è da sempre portato all’evasione, dai problemi, dalla quotidianità, dalla normalità e vive l’oggi nell’attesa di ciò che verrà domani.

I luoghi, le persone, gli oggetti che ci circondano quotidianamente spariscono e perdono così la loro forma e il loro senso. “KM0” è una chiave di lettura diversa per raccontare ciò che ci circonda, per recuperare quello che è scomparso dalla nostra vista. Le immagini rimandano ad una fotografia lenta, sentita intimamente, che porta ad una riscoperta del mondo, ad un recupero della dimensione straordinaria nell’ordinario, ad una fotografia lontana dal reportage, dalla cronaca o dal racconto del dolore, e più vicina alla poesia, alla realtà e alla presa di coscienza dell’oggi.

“La collettiva “KM0” sarà solo la prima di una serie di mostre che animeranno HOP, la nostra nuova casa della fotografia – commenta Daniele Cametti Aspri. “KM0” è il primo passo che noi HOPers (gli autori di HOP, gli “House Of Photography Users”, ma anche gli “speranzosi” o “quelli che hanno speranza e che la trasmettere con le loro visioni) facciamo nel percorso che abbiamo intrapreso: il nostro scopo è  mostrare che la passione per l’immagine può essere vissuta in un modo diverso,  genuino, inclusivo, concreto, e anche multiforme, sia come addetti ai lavori, sia come fruitori. HOP è davvero un progetto poliedrico anche nella sua struttura: è un salotto della fotografia, ma anche una galleria dove si torna all’approccio fisico verso un’immagina stampata, che è un oggetto reale, di valore; è un luogo dove si insegna a fotografare, dove si vuole sensibilizzare esperti e amatori ad una visione fotografica più concreta e tangibile, ma è anche un centro di stampa fine art di opere fotografiche; è una casa, dove le fotografie dialogano con un ambiente caldo e familiare, ma è anche un marchio per la vendita, perché vogliamo davvero diffondere il nostro spirito di rinnovamento ed aiutare concretamente chi vuole vivere di questo mestiere.”

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Vademecum

“KM0 – KILOMETRI ZERO (L’ORDINARIO STRAORDINARIO)”
Con lavori di Paolo Buatti, Daniele Cametti Aspri, Paolo Fusco, Angelo Marinelli, Fabio Moscatelli, Graziano Panfili, Mauro Quirini, Michele Vittori
Presso HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY
Via Aristonico d’Alessandria, 95 – ROMA
Informazioni: Tel. 06 5219944 / Mob. 335 5737183 / Mail: info@houseofphotography.it
Web: www.houseofphotography.it / Pagina FB di HOP – HOUSE OF PHOTOGRAPHY
Apertura mostra: da lunedì 9 a venerdì 27 ottobre 2017
Vernissage: martedì 10 ottobre 2017 dalle 18.30 alle 20.30 (per partecipare è necessario registrarsi qui)
Orari: aperto dal lunedì al venerdì 10.00-17.00; aperto anche sabato 14 e domenica 15 ottobre 10.00-17.00; nei weekend successivi apertura della mostra e visita di HOP su richiesta.

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Bologna. Alla Fondazione MAST inaugura la terza edizione della Biennale dedicata alla fotografia dell’industria

MIMMO JODICE NAPOLI, 1973 © MIMMO JODICE

Il direttore artistico Francois Hèbel porta in Italia i grandi fotografi, permettendo di scoprire la loro straordinaria capacità di indagare il rapporto tra l’uomo e il lavoro nei suoi aspetti sociali, economici, politici e geopolitici, filosofici, spirituali

BOLOGNA – Dal 12 ottobre al 19 novembre, si svolge alla Fondazione MAST di Bologna la terza edizione di Foto/Industria, la prima Biennale al mondo dedicata alla fotografia dell’industria e del lavoro. Il MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) si configura come un luogo di condivisione e collaborazione che ospita diverse attività e funzioni tra cui la PhotoGallery, che con la propria collezione di fotografia industriale, curata da Urs Stahel e con l’allestimento di mostre temporanee, è oggi l’unica istituzione al mondo dedicata alla fotografia della civiltà industriale. 

Con Foto/Industria, la missione della Fondazione MAST svolge il duplice ruolo di offrire al pubblico una testimonianza artistica e creativa di alto valore estetico e quello di consolidare l’attenzione verso i valori etici del “fare” che caratterizzano l’identità industriale di Bologna, promuovendola quale protagonista mondiale della fotografia dell’Industria e del lavoro.

In questa terza edizione della Biennale, il direttore artistico Francois Hèbel porta in Italia i grandi fotografi, permettendo di scoprire i loro progetti più originali e rilevanti, il loro sguardo unico, la loro straordinaria capacità di indagare il rapporto tra l’uomo e il lavoro nei suoi aspetti sociali, economici, politici e geopolitici, filosofici, spirituali.

Due sono le mostre curate da Urs Stahel. La prima nella PhotoGallery del MAST presenta le immagini di Thomas Ruff, demiurgo dell’immagine, per cui l’apparecchio fotografico costituisce molto più di un mero dispositivo meccanico di registrazione ottica. 

La seconda, all’ex Ospedale degli Innocenti, mostra le immagini di grande formato di Carlo Valsecchi, realizzate in uno dei più innovativi stabilimenti costruiti in Italia negli ultimi venti anni, dove la ricerca tecnologica punta a rivoluzionare la vita di molte persone, creando un futuro migliore.

Le altre mostre della Biennale portano invece il visitatore alla scoperta del centro storico di Bologna e raccontano “il lavorare” nelle sue molteplici espressioni. 

Alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna – Casa Saraceni troveremo Alexander Rodchenko; il ceco Josef Koudelka sarà in esposizione al Museo Civico Archeologico); l’americano Lee Friedlander alla Fondazione del Monte – Palazzo Paltroni. E poi ancora il giapponese Yukichi Watabe al Museo di Palazzo Poggi, Mimmo Jodice a Santa Maria della Vita con le inedite immagini dei bambini al lavoro nelle vie di Napoli, testimoni del suo impegno civile negli anni Settanta. Molti altri ancora saranno dislocati nelle varie sedi delle Istituzioni che prendono parte a Foto/Industria Bologna 2017.

In questi 39 giorni di apertura la Biennale sarà scandita anche da un vasto palinsesto di eventi collaterali tra cui incontri e visite guidate con gli artisti, tavole rotonde con grandi personaggi dell’attualità come il premio Nobel Joseph Stieglitz e del mondo della fotografia contemporanea, performance teatrali e concerti, workshop per i più piccoli e durante il fine settimana in collaborazione con la Cineteca di Bologna un ciclo di biopic sui protagonisti della fotografia mondiale.

Per informazioni: www.fotoindustria.it

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Fotografia. “Il tempo ritrovato”, l’alta borghesia francese di Jacques Henri Lartigue

Solange David, Paris, 1929 Photograph by J.H.Lartigue © Ministère de la Culture–FranceAAJHL Courtesy of The CLAIR Gallery

Dal 29 settembre al 26 novembre 2017, il Museo Bagatti Valsecchi ospita una piccola ma importante mostra internazionale, a cura di Angela Madesani. Trentatre immagini che offrono un ritratto dell’alta società dall’allure inconfondibilmente francese

MILANO – Un lavoro non solo fotografico ma anche culturale quello di Jacques Henri Lartigue  (Courbevoie 1894 – Nizza 1986), che attraverso le sue immagini offre uno spaccato dell’alta società francese a partire dalla Belle Époque. 

Trentatré immagini, tra vintage e modern print, narrano la vita dell’alta borghesia: la famiglia, i viaggi, la passione per le corse automobilistiche, gli intellettuali e i personaggi, da Pablo Picasso a Jean Cocteau, che hanno segnato la storia dei primi decenni del Novecento. 

Una mostra piccola, ma allo stesso tempo importante ed emozionante, quella ospitata dal Museo Bagatti Valsecchi di Milano con materiali originali provenienti dalla Donation Jacques Henri Lartigue. 

Una rara occasione di conoscenza e divulgazione della ricerca dell’artista, i cui scatti sono custoditi nelle collezioni permanenti di noti musei quali le Galeries Nationales del Grand Palais di Parigi.

Tra le iniziative collaterali della mostra sono previste una serie di visite guidate gratuite incluse nel costo del biglietto d’ingresso, nelle date del 7 e 21 ottobre, e del 4 e 25 novembre alle ore 16.

Anche per le famiglie sono previste delle attività ad hoc: nelle date del 14 ottobre e 18 novembre sarà possibile visitare la mostra accompagnati da una guida speciale e partecipare al laboratorio “Racconti di Ritratto”, in cui i bambini potranno esplorare il mondo della fotografia e capire cosa renda speciale i ritratti. Per prenotazioni: didattica@museobagattivalsecchi.org o 02 76006132.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Scalpendi in vendita presso il bookshop del Museo al prezzo di 15 euro, 

Immagini: per gentile concessione dalla °CLAIR Gallery di Saint-Paul-de-Vence (FR).

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Vademecum

JACQUES HENRI LARTIGUE FOTOGRAFO. Il tempo ritrovato
Museo Bagatti Valsecchi, Via Gesù 5 – Milano
29 settembre – 26 novembre 2017
Da martedì a domenica, 13 – 17.45 (chiuso tutti i lunedì e il 1 novembre)
Ingresso: intero 9 euro, ridotto 6 euro
museobagattivalsecchi.org

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“Portfolio Italia 2017 – Gran Premio Hasselblad”: i vincitori del 18° FotoConfronti

Ciro Battiloro, Sanità

Ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento sono stati i fotografi Valerio Polici e Ciro Battiloro. I lavori dei due vincitori, assieme a quelli premiati in tutte le precedenti tappe della manifestazione, saranno esposti al CIFA in una grande mostra che sarà inaugurata il 25 novembre

AREZZO   Si è tenuta a Bibbiena il 16 e il 17 settembre l’ultima tappa di “Portfolio Italia 2017 – Gran Premio Hasselblad”. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato a  Valerio Polici per il lavoro dal titolo “Interno” e a Ciro Battiloro per “Sanità”.

Valerio Polici, fotografo di Roma, classe 1984, ha presentato un Portfolio composto da 17 immagini a colori realizzate fra il 2015 e il 2017, con “Interno” ha vinto il primo premio, dimostrando che la fotografia può essere un dispositivo in grado di sollecitare l’inconscio e generare emozioni sorprendenti e perturbanti. L’autore ha compreso questa potenza dell’immagine fotografica nel rivelare la propria relazione segreta e soggettiva col reale e, attraverso l’intreccio formale di segni, simboli e metafore, rende così istantaneamente visibile quello che la parola potrebbe narrare con pagine e pagine.

“Sanità” di Ciro Battiloro, fotografo di Torre del Greco (NA) sempre classe 1984, ha presentato un Portfolio composto da 20 immagini in bianco e nero realizzate fra il 2015 e il 2017, è il progetto che si è classificato al secondo posto. L’autore è riuscito a cogliere con pathos e acume una condizione del dolore che ha le sue radici nella meridionalità, dove l’antica teatralità napoletana emerge nei ritratti realizzati nel rione sanità, infiniti sono infatti gli equilibri del vivere, ciascuno espressione di una capacità di adattamento a condizioni talvolta estreme.

Tutti i portfolio premiati nel corso del circuito di “Portfolio Italia 2017 – Gran Premio Hasselblad” saranno esposti a Bibbiena (AR), presso il CIFA – Centro Italiano della Fotografia d’Autore. La mostra sarà inaugurata sabato 25 novembre 2017. Nel corso della giornata inaugurale saranno resi noti i tre portfolio finalisti e, subito dopo, sarà proclamato il “PORTFOLIO ITALIA” edizione 2017.

Ciro Battiloro – Sanità

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Valerio Polici – Interno 

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Triennale di Milano. Nan Goldin: The Ballad of Sexual Dependency

 Nan Goldin, Trixie on the cot, New York City 1979. © Nan Goldin

Un lavoro intimo e personalissimo attraverso il quale l’artista abbraccia ogni momento della propria quotidianità e del proprio vissuto

MILANO – Dal 19 settembre al 26 novembre 2017 il Museo di Fotografia Contemporanea, presenta, presso il Palazzo della Triennale di Milano, The Ballad of Sexual Dependency della fotografa statunitense Nan Goldin. L’esposizione a cura di François Hébel propone una installazione costituita da una scenografia ad anfiteatro che accoglie il pubblico e consente la visione di un video che viene proiettato ogni ora.

L’opera consiste in un diario visivo autobiografico e universale sulla fragilità degli esseri umani, che racconta di vita, sesso, trasgressione, droga, amicizia, solitudine. Si tratta di work in progress avviato dall’artista agli inizi degli anni Ottanta e riconosciuto tra i capolavori della storia della fotografia.

Un lavoro intimo e personalissimo attraverso il quale l’artista abbraccia ogni momento della propria quotidianità e del proprio vissuto. Goldie fotografa se stessa e le travagliate vicende dei suoi compagni, nella downtown di Boston, New York, Londra, Berlino, tra gli anni ’70 e ’80.

Una fotografia istintiva quella di Goldin che, incurante della bella forma, va oltre l’apparenza, verso la profonda intensità delle situazioni, senza mediazione alcuna.
La coincidenza tra il percorso artistico e biografico ha permesso a Goldin di dare origine a un nuovo genere. Le sue immagini sono state studiate e imitate in tutto il mondo rimanendo un modello intatto fino a oggi.
L’esposizione è completata da materiali grafici e alcuni manifesti originali, utilizzati per le prime performance di Nan Goldin nei pub newyorkesi.
 
Vademecum

Nan Goldin. The Ballad of Sexual Dependency  
A cura di François Hébel
19 settembre – 26 novembre 2017
La Triennale di Milano
Martedì – Domenica | 10.30 – 20.30
 
 

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