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Senza metterci la faccia

Come si è evoluto l’autoritratto nella contemporaneità? Caduto il dogma della mimesis, che cosa si è dipinto «in assenza» del protagonista, cioè dell’autore stesso dell’autoritratto?Laura Vecere, storica dell’arte, curatrice di mostre, insegnante, autrice di libri e collaboratrice a molte riviste (tra cui «Il Giornale dell’Arte»), affronta il problema nel testo che qui si segnala, riflettendo su dieci artisti che vanno da Paolini a Fabro a Robert Morris a Cindy Sherman a Bruce Nauman ecc. e sulle molte immagini di altri artisti di cui si parla nel libro.A determinare le nuove forme dell’autoritratto gioca un ruolo fondamentale la crisi di identità del soggetto che, per molte ragioni, si sviluppa nell’età contemporanea. «Se l’identità del soggetto è in questione, è chiamata in questione anche la sua immediata riconoscibilità sul piano della rappresentazione». Di questa crisi si sono occupati particolarmente, nei loro saggi sull’arte, i filosofi francesi Foucault e Deleuze (ma già Nietzsche aveva parlato di «morte di Dio», che comporta un’incrinatura dell’io) al cui pensiero la Vecere si riferisce. A questo punto l’arte moderna diventa «teatro senza nulla di fisso, o labirinto senza filo d’Arianna», per dirla con Deleuze… La figura ritorna semmai come «risonanza», staccandosi da se stessa in uno sdoppiamento dell’immagine. L'autrice si sofferma sulle modificazioni e moltiplicazione dello sguardo da parte dell’artista e su parole-chiave come «somiglianza» e «similitudine», come «differenza nell’atto di differire». Il corpo, nell’autoritratto, può assumere inoltre le più strane modificazioni per via degli incroci con la tecnologia.Il libro è ricco di spunti anche perché offre una ricca e molto variegata documentazione.In assenza. Appunti sull'autoritratto contemporaneo, di Laura Vecere, 204 pp., Pisa University Press, Pisa 2017,  €15,00 ...

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