Torino. 206 gallerie provenienti da 31 Paesi (il 62% quelle straniere) porteranno 2mila opere di 700 artisti nei 20mila metri quadrati dell’Oval Lingotto dal 3 al 5 novembre. Questi i primi numeri della 24ma edizione di Artissima (inaugurazione su invito giovedì 2 novembre), la prima diretta da Ilaria Bonacossa, che ha un contratto di tre anni più due per un’eventuale proroga. Sette sono anche le sezioni della fiera; quattro si devono al lavoro del comitato di selezione (composto da Isabella Bortolozzi, Paola Capata, Guido Costa, Martin McGeown, Gregor Podnar e Jocelyn Wolff) e sono le canoniche Main Section (con 95 gallerie di cui 46 estere), New Entries (13 gallerie di cui 5 italiane), Dialogue (33 gallerie di cui 26 straniere) ed Edition & Publishing (con dieci gallerie e librerie). Tre, invece, le sezioni curate: Present Future, con 20 artisti emergenti presentati da 23 gallerie (17 le straniere), Back to the Future, con 27 talenti «dimenticati» attivi negli anni Ottanta proposti da 29 gallerie (12 le italiane), e Disegni. Sei i premi in palio (per un totale di 40mila euro), tre riservati a singole sezioni: Premio Illy Present Future e Premio Sardi Back to the Future e Refresh Premio Irinox (Disegni); gli altri tre, invece, estendono il proprio sguardo all’intera fiera: Ogr Award (nuovo premio della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt finalizzato all’acquisizione di un’opera da aggiungere alla propria collezione destinata alle nuove Ogr), Campari Art Prize (migliore artista under 35) e Premio Fondazione Ettore Fico (miglior giovane artista). Ulteriori novità riguardano il progetto di allestimento, ispirato alla pianta della Torino Barocca fatta di vie parallele e grandi piazze (a cura di studio Vudafieri Saverino Partners di Milano), e l’inedita piattaforma digitale artissima.art, che sostituirà il catalogo cartaceo.La Bonacossa ha scelto di mantenere l’attenzione concentrata esclusivamente sugli spazi dell’Oval. Per arricchire la fiera ha pensato, però, a due progetti speciali, che celebrano i 50 anni dell’Arte povera rievocando la «Swinging Torino» del 1967, ovvero lo spirito in cui nacque la corrente artistica che ha fatto della città sabauda la capitale italiana del contemporaneo. Il Deposito d’Arte Italiana Presente è uno spazio con opere di artisti italiani datate dal 1994 (anno della nascita di Artissima) a oggi, prestate da musei piemontesi e gallerie presenti in fiera: è ispirato all’omonimo spazio voluto dal gallerista Gian Enzo Sperone quando nel 1967 convinse colleghi e collezionisti a collocare le proprie opere in un’ex fabbrica cittadina, un’esperienza durata solo un paio d’anni ma in grado di influenzare Harald Szeemann e la successiva predilezione delle gallerie newyorkesi per gli spazi industriali. Infine uno spazio ispirato alla storica discoteca Piper di Torino (la prima in cui le donne ballavano tutte insieme senza aspettare che fosse l’uomo a invitarle), un’estemporanea sala da ballo dove tra arredamenti e sonorità rielaborati si potrà assistere a lezioni gratuite di artisti come Seb Patane.Ilaria Bonacossa, faccia finta di non essere ancora la direttrice. Quali considera i punti forti e i punti deboli di Artissima? La fiera è molto cresciuta, si è affermata oltre gli addetti ai lavori. Facendo questo forse aveva perso un po’ della sua identità sperimentale, legata all’arte contemporanea e non moderna. Del resto la sede, l’Oval, costa molto per cui non si possono selezionare poche gallerie, ma inevitabilmente si diventa un Armory Show, una grande fiera. La misura, però, non è necessariamente il problema. L’obiettivo è avere quelle che saranno le grandi gallerie tra dieci anni, non quelle che sono le grandi gallerie adesso. Se la partita la giochiamo così, il mondo dell’arte capisce. Se la fiera è allestita bene, il team è efficiente, gli spazi sono belli e puliti, il ristorante è bello, il bar funzionante, una fiera piace. Il grande pubblico viene perché c’è un grande evento a Torino e perché vedere una fiera di arte contemporanea per chi non ne sa niente è divertente. Il team è molto forte e la macchina è ben rodata e quindi per il grande pubblico funziona.E allora qual è il problema?Artissima aveva perso un po’ questo suo essere «funkadelic», cioè una fiera in cui trovi delle cose da comprare che tra 10 anni non te le potrai più permettere.Non pensa che sia il sistema delle fiere a mostrare un po’ di stanchezza?Il sistema delle fiere non è in crisi; caso mai è all’apice della sua curva, ma è messo in discussione perché tale è il suo successo che sta mettendo in crisi le gallerie.Senza le gallerie però le fiere non esisterebbero.Chiudono gallerie importanti. Laura Bartlett, per dirne una, che è venuta ad Artissima tante volte, che aveva una rosa di artisti perfetta ed è persona competente, chiude perché per mantenere il suo livello e tenersi quegli artisti deve finanziare le loro mostre nei musei e fare le fiere.Quindi?Quindi se non si ha un finanziatore, col flusso di cassa di una galleria che fa ricerca non ce la si fa.E le gallerie giovani?Questo tipo di galleria esisterà sempre. Parliamo di persone giovani che hanno una visione, o se vuole un progetto, che aprono una galleria e per 10 anni crescono con i loro artisti, non hanno molto personale, viaggiano tutto l’anno e dormono poco… Quel modello regge ancora nel mercato perché gli artisti di quelle gallerie non devono fare le grandi mostre nei musei. Il problema è quando si tratta di fare il salto e diventare una galleria internazionale «established». Perché in questa dimensione funzionano o le gallerie multinazionali oppure quelle che hanno un finanziatore o un collezionista che compra il 30% delle opere esposte ogni anno e garantisce un flusso di cassa costante. Lo dico perché il sistema dell’arte è diventato professionale a tutti gli effetti, ha delle cifre da capogiro, ma il sistema di pagamento dei collezionisti è rimasto quello degli anni Settanta: il collezionista compra e poi magari dopo un anno e mezzo il gallerista aspetta ancora il saldo… Eppure nessuno oserebbe uscire da un negozio di Prada senza pagare. Non lo farebbe neanche Paris Hilton! Invece nel mondo dell’arte più importante sei, più fai i tuoi comodi. Quindi il sistema è in qualche modo sotto pressione. Riesce a immaginare un modello alternativo alla fiera? I gallery weekend sono un modello interessante, ma a New York, non in una città come Torino. Oppure le piccole fiere boutique, che trovo intelligenti e interessanti. Ma in una città come Torino che su Artissima muove un indotto, se io faccio l’equivalente di una fiera come Independent (e avremmo i mezzi, la sede e le competenze per farlo) nel mondo dell’arte forse ho una crescita, ma a livello di indotto per la città scompaio. In questo momento, visto che la fiera ha ancora il marchio di Città e Regione, non si può pensare solo a dove Artissima si posiziona nel mondo dell’arte contemporanea, perché il muovere dei grandi numeri in Italia è ancora importante.Come definirebbe Artissima?La fiera non allineata. Frieze ha due sedi, Basilea tre e forse saranno quattro perché vuole acquisire anche Shanghai: stanno prendendo forma questi grandi poli mondiali. È vero che da una parte il loro vip program può contattare chiunque nel mondo, ma dall’altra si perde di specificità. È come Barnes & Noble rispetto alla libreria dell’angolo dove tu andavi e il libraio ti consigliava un libro perché ti fidavi di lui. Artissima per varie ragioni può ancora mantenere questa sua identità. E anche il fatto che abbia sede in una città che non è una capitale di nessun tipo rappresenta un valore aggiunto perché venire a Torino diventa un’esperienza culturale. Per queste ragioni ho pensato a una fiera che si legasse alla storia di Torino, alle specificità della città. Non verrà soltanto il collezionista americano, ma anche quello milanese che scopre l’Arte povera, o uno storico locale della città, come il Piper.Lei sarà il primo direttore di Artissima ad avere la possibilità di organizzare la fiera in una sede diversa rispetto al costoso Oval. A proposito, che cosa prevede il contratto?Questo è effettivamente l’ultimo anno. Comunque l’affitto costa 600mila euro più quasi 200mila per gli allestimenti.State pensando a un’altra sede?Stiamo valutando anche di negoziare delle condizioni e delle alternative.Tra queste ci sono le Ogr?Secondo me non ci staremmo, non ci sono i metri quadrati necessari e non sarebbe neanche facile allestire un padiglione temporaneo. E poi, almeno al momento, non c’è parcheggio (anche se si sta pensando a una soluzione) e c’è un solo corridoio di carico-scarico.La Regione continua a erogare il suo finaziamento alla fiera?Sì, circa 200mila euro.Al contrario del Comune… Siccome lo scorso anno Artissima ha fatto utili, come vuole lo statuto il contributo sarà ritirato. In realtà l’affitto dell’Oval lo paghiamo ampiamente con gli stand. Diciamo che i finanziamenti pubblici garantiscono il lavoro dell’ufficio Artissima. La fiera si mantiene totalmente, poi ha gli sponsor su progetti specifici.Lei ha lavorato a Torino 10 anni e si è formata alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con Francesco Bonami, con il quale ha lavorato anche chi l’ha preceduta ad Artissima, Sarah Cosulich Canarutto.Anche Lorenzo Balbi lavorava in fondazione ed è diventato direttore del Polo dei musei a Bologna.Una buona e influente scuola, si direbbe…Io alla Fondazione penso di aver imparato a lavorare. Bonami insegnava a lavorare all’americana, cioè in un modo in cui ognuno ha le sue competenze, cosa rara in una istituzione italiana. Quanto a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, non ha mai interferito con le scelte curatoriali e anche questo è un fatto raro. Quindi è stato un doppio insegnamento. Poi ho avuto il vantaggio di lavorare in una struttura privata, dove la filiera è molto veloce, però in un posto privato in cui comunque era molto presente il senso degli equilibri economici. È vero che Torino, anche sotto il profilo culturale, è un po’ col fiato corto? Le gallerie stesse stringono i denti o chiudono.Sicuramente ci sono stati anni in cui Torino era indiscutibilmente il centro dell’arte italiana. Quando io lavoravo qui era così. A Torino ci sono ottime gallerie, ci sono ancora i grandi collezionisti, ma una massa critica di gallerie si è spostata su Milano, perché va a cercare clienti nella moda, tra gli architetti, tra i professionisti mediamente benestanti, tra i piccoli compratori occasionali, quelle categorie, insomma, che danno a una galleria la linfa per sopravvivere. Ma al di là delle gallerie, io ho l’impressione che questa insistenza sulla cosiddetta cultura di massa, sulle mostre blockbuster, stia uccidendo tutto il sistema culturale italiano, non è solo Torino che ne patisce. Eppure per la cultura italiana è un buon momento, abbiamo ottimi artisti e, soprattutto quelli giovani, viaggiano ed espongono all’estero. Mi dispiace quando alla Biennale di Venezia questo non è visibile, perché nelle gallerie e nei musei europei gli artisti italiani ci sono eccome.Ha detto: «Speriamo che la gente cominci a capire che Artissima non è Paratissima». È una differenza chiara anche in Regione e in Comune?La Regione avrebbe voluto fare una navetta che unisse tutte le fiere che si svolgono parallelamente ad Artissima, che facesse tappa anche a Flashback e a The Others. Il fatto che ci siano tutte queste cose a lato di Artissima testimonia un momento di vivacità culturale e turistica e finanziaria, quindi è una cosa buona. Ma visto che il Comune e la Regione possiedono il marchio Artissima, mi sembra strano che vogliano sostenere tutti alla pari. Se Artissima va bene e, come dicevamo prima, fa un sacco di utili, il Comune risparmia i suoi 130mila euro di finanziamento e sono soldi che rientrano nella Fondazione Torino Musei, perché, ripeto, così vuole lo statuto. Se The Others o Flashback o Paratissima vanno benissimo, c’è invece un soggetto privato che a fine anno ha un assegno con i suoi utili. Questa è la differenza. Il Comune ha i conti in dissesto, ma alla fine quei 130mila euro risolvono il bilancio? Non avrebbero potuto, anziché riprenderseli, investire quella cifra in comunicazione culturale della città sul «New York Times», sull’«Herald Tribune», sul «Corriere della Sera»? Perché a livello di comunicazione, per quanto Artissima sia una fiera grande, rispetto ai colossi della moda, spende noccioline. Se si analizza la situazione, ciò che amareggia, invece, è che da un certo punto di vista abbiamo i soldi solo se le cose vanno male. Quanto a Paratissima, a San Salvario era un bellissimo progetto giovane che riqualificava la città. La mia percezione adesso è che Paratissima faccia i soldi sui giovani artisti che pagano i metri quadrati. Miart sta crescendo. Vi preoccupa?Miart è molto migliorata, ha tante gallerie a Milano con cui fare sistema, quindi ha questa forza. Torino è la più importante fiera italiana da 25 anni. A Milano hanno lavorato tanto, le parti curate dalla fiera sono belle, però la forza di comunicazione di Miart è più forte della fiera stessa, in virtù della partnership con «Mousse», un po’ come Frieze con l’omonima rivista… Miart ha avuto la forza di rinascere grazie a questa geniale partnership. È ovvio che in questo modo le gallerie vedono la partecipazione alla fiera anche come un mezzo per creare rapporti con una rivista che a livello internazionale è uno stakeholder importante. Però proviamo a vedere le cose al rovescio: con l’alta velocità e 40 minuti di treno Artissima ha tutta Milano da utilizzare. In ogni caso non dobbiamo viverla come una competizione tra campanili. Se un gallerista va a Miart o a Bologna e vende come un pazzo, allora sarà anche più invogliato a partecipare ad Artissima e viceversa. Il problema è che la competizione internazionale è dura, quindi tutti noi fatichiamo a esistere in una piattaforma internazionale.Perché ha pensato a un settore dedicato al disegno? Io adoro i disegni perché secondo me è lì che vedi il bluff se un artista non è bravo. Inoltre si possono avere opere a dei costi contenuti anche con dei bei nomi. Mi interessa intercettare un mondo di collezionisti di disegni, che compravano in Italia fino agli Sessanta, quando esistevano le gallerie che appunto avevano disegni e incisioni. Poi queste gallerie sono scomparse e i loro collezionisti comprano all’asta, e quindi acquistano fogli datati fino agli anni Cinquanta, perché all’asta non vanno i disegni più recenti. Le gallerie hanno risposto benissimo, abbiamo 25 stand ma avremmo potuto averne molti di più. Quali sono le gallerie del cui esordio o ritorno ad Artissima è particolarmente contenta?Non voglio far torto a nessuno. Posso però dire che Victoria Miro, che ha aperto uno spazio a Venezia, ha preso uno stand molto grande e questa è una bella cosa, è più di un ritorno in fiera, è la volontà delle gallerie di aprire spazi in Italia.Il suo inizio come direttrice di Artissima sembra molto soft…Al di là delle novità di cui abbiamo parlato e che mi sembrano piuttosto importanti, ho razionalizzato la pianta della fiera, ogni area di riposo sarà affidata a un designer e io credo che la fiera sarà molto più bella. Avremo anche uno chef donna e ne sono felice, a fronte del predominio maschile in questo settore. Certo, avrei fatto anche più cambiamenti, ma non volevo fare la figura del capo scemo che fa come vuole lui e poi gli crolla tutto addosso.
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Reggia di Caserta, per i sindacati il monumento è sotto stress soprattutto durante le domeniche gratuite
Il direttore Mauro Felicori: ”La prima domenica del mese è sempre stato un problema soprattutto da quando negli ultimi due anni il monumento vive un periodo di grande popolarità e notorietà. Ci troviamo a dover garantire contemporaneamente la tutela del monumento e l’ordine pubblico”
CASERTA – E’ di questi giorni la notizia secondo cui l’afflusso di visitatori alla Reggia di Caserta, durante le domeniche gratuite, starebbe danneggiando l’edificio. La notizia, diffusa dai sindacati, fa riferimento in particolare a questa prima domenica di ottobre, si apprende infatti che la patina d’oro che ricopre i mobili e parti delle pareti sarebbe stata asportata in più punti nella sala del trono, così come mattonelle di pregio sarebbero saltate in più parti.
In una nota la FP CGIL Caserta, scrive: “In riferimento a notizie di stampa apparse sulle cronache locali circa la vicenda degli intensi afflussi di visitatori alla Reggia di Caserta, si presenta l’occasione propizia per manifestare, ancora una volta, i gravi profili di criticità cui è sottoposta la tutela e la conservazione del nostro incommensurabile patrimonio artistico e culturale”. “Le annunciate e sbandierate aperture straordinarie – continua la nota – stanno determinando pesanti problemi e difficoltà al personale, alla sicurezza del sito ed a quella dei visitatori. Ancora una volta gli spot pubblicitari celano una realtà ben diversa da quella che si vorrebbe propinare all’opinione pubblica”. Sarebbe il caso – conclude la nota – che la dirigenza muovesse un duro monito alla politica affinché crei tutte le condizioni necessarie per permettere ad un comparto, quale quello dei Beni Culturali, di assolvere appieno al suo ruolo strategico di motore del rilancio socio economico dei nostri territori e al contempo di farsi strumento primario di salvaguardia della nostra “memoria storica”, da lasciare integra alle future generazioni”.
Il direttore della Reggia Mauro Felicori smentisce tuttavia la notizia e dichiara: ”Escludo che domenica scorsa ci siano stati danneggiamenti all’immobile e al Parco della Reggia di Caserta. É vero che lo stato di conservazione del monumento e del Parco è da molti anni carente ma, sottolineo – continua Felicori – domenica scorsa non mi risulta sia successo nulla di particolare”. Il direttore inoltre fa notare che ”La prima domenica del mese per la Reggia è sempre stato un problema soprattutto da quando negli ultimi due anni il monumento vive un periodo di grande popolarità e notorietà”. Felicori conclude: ”Ci troviamo a dover garantire contemporaneamente la tutela del monumento e l’ordine pubblico”.
Ad intervenire sulla questione anche il segretario del Pd Matteo Renzi che su Facebook scrive: “La Reggia di Caserta sta conoscendo una seconda giovinezza. Da quando abbiamo scelto il nuovo direttore, Mauro Felicori, i visitatori crescono a ritmo impressionante.
La Reggia è tornata punto di riferimento per la Campania e per il mondo intero. Anche a questo servono i grandi monumenti: a rafforzare il senso di identità di un popolo.
Appena il direttore arrivò a Caserta, – continua Renzi – alcune sigle sindacali lo attaccarono perché “lavorava troppo”. Giuro! Ricordate che allora feci pubblicamente un intervento in difesa di Felicori? Oggi c’è stato nuovo attacco di alcune sigle sindacali che dicono: la presenza di tanti turisti e cittadini, specie nelle domeniche di apertura gratuita, mette “sotto stress la Reggia”. Sotto stress?!?
Parliamoci chiaro: è giusto investire tutte le risorse necessarie per la manutenzione e garantire la sicurezza del monumento e del parco. Ma il fatto che finalmente i musei italiani facciano notizia perché ci sono tanti visitatori è un segno incredibilmente positivo!
Altro che “stress della Reggia” – conclude Renzi – se tanti cittadini entrano in un Museo o in un luogo di cultura, l’Italia è più ricca. E noi vogliamo lavorare sempre di più in questa direzione. I beni culturali vanno protetti, certo, ma vanno anche vissuti.
Solo così l’Italia può tornare a orgogliosa di essere l’Italia”.
Roma. Domenica 1° ottobre gratis nei Musei Civici
Torna l’ingresso gratuito nei Musei Civici della città per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana con molte iniziative per bambini e adulti e una grande varietà di mostre da visitare
ROMA – Come prima domenica del mese, il percorso di visita nell’area dei Fori Imperiali sarà aperto al pubblico gratuitamente dalle ore 8.30 alle 18.30, con l’ultimo ingresso alle 17.30. L’apertura straordinaria prevede l’ingresso alla Colonna di Traiano e, dopo il percorso con passerella attraverso i Fori di Traiano e di Cesare, la prosecuzione attraverso il breve camminamento nel Foro di Nerva, che permette di accedere al Foro Romano, mediante la passerella realizzata presso la Curia dalla Soprintendenza di Stato.
LE ATTIVITÀ’
ORE 11.00
Ci vediamo alle 11.00 – Visita guidata al museo con uno storico dell’arte
Museo di Roma
Galleria d’Arte Moderna
Visite guidate al museo con uno storico dell’arte
ORE 11.00
MACRO Domenica per le famiglie
MACRO Via Nizza
Visita guidata alla mostra Cross The Streets e laboratorio didattico per famiglie con bambini da 6 a 12 anni
LE MOSTRE
Ai Musei Capitolini è in corso la mostra Pintoricchio pittore dei Borgia. Il mistero svelato di Giulia Farnese, in cui è esposta per la prima volta la Madonna del Pintoricchio, ritenuta dal Vasari il ritratto di Giulia Farnese, amante di papa Alessandro VI Borgia, accanto al più noto Bambin Gesù delle mani. Presso le Sale Terrene del Palazzo dei Conservatori, La bellezza ritrovata. Arte negata e riconquistata in mostra.
Ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali I Fori dopo i Fori illustra le vicende dell’area archeologica dei Fori Imperiali attraverso i rinvenimenti degli scavi degli ultimi 25 anni.
Al Museo di Roma in Palazzo Braschi, nelle Sale al pianoterra, CONTATTO. Sentire la pittura con le mani. Caravaggio, Raffaello, Correggio in un’esperienza tattile. Quattro capolavori pittorici sono presentati in forma di rilievi, per consentire al pubblico di scoprire un’opera bidimensionale attraverso l’esperienza tattile e non visiva.
Al Museo di Roma in Trastevere ’77 una storia di quarant’anni fa nei lavori di Tano D’Amico e Pablo Echaurren. La storia di una generazione e di un paese raccontata attraverso le immagini fotografiche di uno tra i maggiori fotografi italiani e le opere di un artista tra i più interessanti della scena contemporanea.
Alla Centrale Montemartini Freedom Manifesto, una mostra sulla migrazione di uomini e donne in fuga dalla guerra, dalla miseria e dalla sopraffazione vista con gli occhi di artisti e visual designer di fama internazionale.
Al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese Silvia Codignola. Autobiografia della madre. Sono quadri a tempera e olio, alcuni disegni e sculture in gesso tutti di piccole e medie dimensioni, realizzati nell’arco del decennio 2006/2016. L’esposizione, incentrata sul rapporto tra la madre e il figlio, è organizzata in un percorso temporale dall’ingresso nel cerchio materno all’uscita nella “realtà”, col neonato che diventa un ragazzo.
Al Museo Pietro Canonica a Villa Borghese Denis Savary. Un progetto ispirato al contesto storico e culturale del Museo, che si sviluppa attraverso alcuni dei sistemi espressivi più ricorrenti nel suo percorso creativo: plastico, grafico, installativo.
Alla Casina delle Civette a Villa Torlonia due mostre: Il meraviglioso mondo di Wal. Sculture fantastiche, animali magici e dove cercarli – mostra personale di Walter Guidobaldi in arte Wal, uno dei più originali esponenti della pattuglia dei Nuovi-nuovi organizzata nel 1980 da Renato Barilli – e Lo chat noir e i teatri d’ombre a Parigi. Influenza sull’arte illustrativa fra ’800 e ’900, una delle raccolte d’epoca del Museo Parigino a Roma, che presenta una notevole collezione di immagini consacrate alle “silhouettes” che per anni hanno animato le scene prima dell’avvento del cinema.
Alla Galleria d’Arte Moderna Stanze d’artista: non solo luoghi ideali bensì stanze reali in cui l’arte della prima metà del Novecento è raccontata da dodici dei suoi maggiori esponenti: Mario Sironi, Arturo Martini, Ferruccio Ferrazzi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Massimo Campigli, Marino Marini, Fausto Pirandello e Scipione.
Al Museo delle Mura Ti racconto la mia storia. Bambini in fuga in America Latina. La mostra raccoglie fotografie di bambini e adolescenti in alcuni paesi dell’America Latina, costretti a fuggire dalle loro case per la violenza e le persecuzioni subite.
Molte possibilità, come sempre, al MACRO di via Nizza: GEHARD DEMETZ – Introjection; Cross the Streets; Danilo Bucchi – Lunar black; Artisti in Residenza. Mostra Finale – Francesca Ferreri e Marco Gobbi; VISIONI GEOMETRICHE. Opere dalla collezione MACRO #5; Appunti di una Generazione #4 – Simone Berti / Cuoghi Corsello.
Al MACRO Testaccio SEGNALI DI FUMO; Franca Pisani – Codice archeologico. Il recupero della bellezza.
Non rientrano nelle gratuità:
Piranesi. La fabbrica dell’utopia al Museo di Roma in Palazzo Braschi, un’ampia selezione delle opere più significative del grande artista veneziano, straordinario incisore all’acquaforte e figura centrale per la cultura figurativa del Settecento europeo.
Fanno parte dei Musei in Comune: Musei Capitolini; Centrale Montemartini; Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali; Museo dell’Ara Pacis; Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco; Museo delle Mura; Museo di Casal de’ Pazzi; Villa di Massenzio; Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina; Museo di Roma; Museo Napoleonico; Casa Museo Alberto Moravia; Galleria d’Arte Moderna; MACRO – MACRO Testaccio; Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese; Museo Pietro Canonica; Museo di Roma in Trastevere; Musei di Villa Torlonia; Museo Civico di Zoologia.
Iniziative ideate e promosse da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Vademecum
Ingresso gratuito previa esibizione di valido documento che attesti la residenza.
tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00) www.museiincomuneroma.it
INFO VISITE DIDATTICHE
060608 (tutti i giorni ore 9.00-19.00)
www.sovraintendenzaroma.it www.museiincomuneroma.it; http://www.museiincomuneroma.it/didattica/didattica_per_tutti
Biglietti vari a seconda dell’appuntamento
Zeitz Mocaa: il nuovo museo per l’arte contemporanea africana
Città del Capo (Sudafrica). Il 22 settembre si inaugura a Città del Capo lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Mocaa), le cui premesse e ambizioni potrebbero renderlo il nuovo punto di riferimento continentale per l’arte contemporanea. A patto di non ripetere gli errori compiuti da molti musei privati, diventati poco più del salotto di casa dove mettere in bella mostra le opere dei proprietari. Il primo passo sarà quindi la necessità di smarcarsi subito dal suo fondatore, il tedesco Jochen Zeitz, collezionista ed ex amministratore delegato della Puma, per segnare un punto di svolta nel panorama artistico locale e proiettare a livello globale i più interessanti nomi africani.«Per troppo tempo la narrazione dell’Africa è stata appannaggio di gente che non viveva qui, rileva Mark Coetzee, direttore e capocuratore del neonato Mocaa. Ora vogliamo provarci noi». Il focus sarà sugli artisti africani, sulla loro diaspora e su elementi quali la multimedialità, i costumi, l’arte performativa e le piattaforme digitali.L’edificio in cui sorge il Mocaa è di proprietà di V&A Waterfront, la società che possiede l’area del porto della capitale sudafricana, che ne ha affidato la trasformazione da granaio a museo all’architetto britannico Thomas Heatherwick: costo dell’operazione 32,3 milioni di euro.I 9.500 metri quadrati della struttura sono distribuiti su 9 piani, ai quali si accede da un imponente atrio che Heatherwick ha realizzato a forma di chicco di mais nei silos di cemento dove un tempo si immagazzinava il grano.I nuclei della collezione sono due: le opere di arte africana di Zeitz e quelle di proprietà del Mocaa, mentre una delle mostre inaugurali, tutte dedicate ad artisti africani, è dedicata a Edson Chagas (Angola), fotografo premiato con il Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 2013 per il miglior padiglione nazionale.
LeggiEstate Romana 2017. Gli appuntamenti fino al 21 settembre
Ancora una settimana ricca di concerti, spettacoli, eventi cinematografici, passeggiate nella storia per questa 40esima edizione
ROMA – Una finestra aperta sulla Laguna di Venezia. Fino al 20 settembre, una selezione di sale cinematografiche romane ospita la 23 ima edizione de Il Cinema attraverso i grandi festival – da Venezia a Roma: una ricca vetrina di film della 74 ima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Tra le proiezioni segnaliamo: venerdì 15 settembre alle 20.30, presso il Cinema Nuovo Sacher, il film Jusqu’à la garde di Xavier Legrand premiato con il Leone d’argento per la Miglior Regia e come Miglior Opera Prima. Lunedì 18 doppio appuntamento con gli “addetti ai lavori” al Cinema Farnese: alle 19, proiezione e incontro con le registe di Lievito Madre – Le ragazze del secolo scorso di Concita De Gregorio ed Esmeralda Calabria; alle 20.30, appuntamento con Mario Sesti che presenta il film La voce di Fantozzi. Mercoledì 20 alle 19, evento speciale di chiusura al Cinema Farnese con la proiezione gratuita (per concessione dell’ISTITUTO LUCE) de Il tentato suicidio nell’adolescenza di Ermanno Olmi; alle 20, La legge del numero uno di Alessandro D’Alatri e, a seguire, Raccontare Venezia di Wilma Labate che incontrerà il pubblico insieme alla sceneggiatrice Irene Bignardi; alle 21.30, Casa d’altri di Gianni Amelio e, a seguire, Aquagranda in crescendo alla presenza del regista Giovanni Pellegrini. Dal 21 al 24 settembre, torna, negli spazi del MACRO – Museo d’arte contemporanea Roma, Live Cinema Festival, la manifestazione internazionale incentrata sulle più innovative performance di spettacoli audio-video dal vivo. Mercoledì 20 alle 17, si terrà la conferenza sull’Audience Development in cui organizzazioni e istituzioni di Roma dialogheranno sul connubio tra spazi culturali “istituzionali” e programmazione culturale “non convenzionale”. Ogni serata sarà poi animata da live musicali; la programmazione del Festival sarà inoltre arricchita dal workshop gratuito sul Digital Storytelling che partirà il 21 settembre e durerà 4 giorni per 8 ore complessive (dalle 17 alle 19 in Sala Cinema).
L’Auditorium Parco della Musica ospita, dal 19 al 22 settembre, la XX edizione di Una striscia di terra feconda, festival franco-italiano ideato e diretto da Armand Meignan e Paolo Damiani: martedì 19, conferimento del Premio SIAE ad Alessandro Lanzoni e i concerti PURPLE WHALE Inspired by Jimi Hendrix e ONJ (Orchestre National de Jazz) direction OLIVIER BENOIT “PARIS-ROMA”; mercoledì 20, due produzioni originali: Residenza d’Artista 2016 e TABLE con Maria Pia De Vito (voce, elettronica), Michele Rabbia (percussioni, elettronica) e Benoit Delbecq (pianoforte); giovedì 21, REQUIEM con Dominique Pifarely (violino, elettronica), Daniele Roccato (contrabbasso, elettronica), Michele Rabbia (percussioni, elettronica) e con la partecipazione di Rocco Castellano e Mauro Tedesco al contrabbasso; a seguire, concerto di Paolo Fresu e Gianluca Petrella. Si conclude il 17 settembre il Festival Bouganville Celimontana che, nell’ambiente unico di Villa Celimontana, di fronte al palazzo Mattei, per due mesi ha riscaldato con le sue note jazz l’Estate Romana. Domenica 17 alle 21.30, Scoop Jazz Band, gruppo di giornalisti e musicisti uniti dalla passione del jazz, della bossa e del blues.
Torna per il sesto anno consecutivo Agorà – Teatro e Musica alle radici; sabato 16 settembre si parte alle ore 19 con Clowndroid a cura di Movimento Comico con la regia di Anna Rizzi mentre, alle 20.30, va in scena lo spettacolo Zit 2.0 – La vendetta di Chiara Casarico e Tiziana Scrocca. Si chiude il 17 settembre il ricco cartellone di spettacoli di Officina Estate. Presso la Piazzetta Rossa di Largo Cannella (Spinaceto) alle ore 21: venerdì 15 settembre, Tuttoteatro.com presenta Assenza, Presenza, Trasparenza; sabato 16, la Scuola di Musica Consonanze, presenta una serata in cui si esibiranno in concerto giovani band emergenti. Domenica 17, a chiudere la kermesse, The black is the new black: a termine del laboratorio teatrale tenuto con i ragazzi del Centro Staderini, spettacolo performativo con ragazzi africani a cura di Gianluca Riggi con la collaborazione di Carlo Gori. In chiusura, sempre il 17 settembre, la programmazione del 3° Festival Internazionale del Circo Sociale – Dimondinmon: dalle 10 alle 13, Le storie abitano nei libri: storie di circo e clown per grandi e piccini e Spazio Truccambimbi; dalle 10.30 alle 12.30, laboratorio Cir-clown! – Giocoleria, piccole acrobazie teatrali, equilibrismi e il laboratorio Slapsticks! giocare a farsi male… per finta!; alle 12, spettacolo di artisti di strada dal titolo CLOWNIRISTAN a cura dell’Associazione Movimento Comico. Alle 17.30, infine, la Compagnia Tau presenta lo spettacolo Tombe’… dans les bois dedicato ai bambini dai 3 anni in su. In partenza il 18 settembre, al Teatro Marconi, il Progetto Lunga Vita. Tra gli spettacoli segnaliamo: lunedì 18 alle 19.30, La figura del cantastorie nella storia dell’Occidente: conferenza/concerto a cura di Daniele Mutino; martedì 19 alle 20, Donne no di Sara Valerio e Anna Maria Talone (con il patrocinio del MagFest Italia, in replica fino al 23); alle 21, in Arena, Shakespea Re di Napoli, composto e diretto da Ruggero Cappuccio con Claudio Di Palma e Ciro Damiano (in replica mercoledì 20 alle 21); in contemporanea nel teatro, Francesco Montanari in L’importanza di leggere i classici di Italo Calvino, con l’accompagnamento dell’Orchestra Sinfonica dei Quartieri Spagnoli di Napoli e a cura di Davide Sacco.
In partenza sabato 16 settembre I Nasoni raccontano – La storia ha il naso lungo: progetto di narrazione performativa del quartiere di Centocelle, che sfrutta idealmente il punto di vista e la disposizione urbana dei “nasoni”. Un ciclo di passeggiate performative tra le fontanelle delle vie e le piazze del quartiere distribuite negli ultimi due weekend di settembre (16 e 17 settembre e 23 e 24 settembre) con orario di inizio alle 21.00 (il ritrovo per gli spettatori è previsto per le ore 20.30 a Piazza San Felice).
In chiusura il 17 settembre la quinta edizione della rassegna multidisciplinare per la cura dell’anima, Sguardi Oltre 2.0.: ultimo appuntamento alle 21 con la presentazione dell’opera Settecamini Tout Court – frammenti della periferia romana di Valerio Sabatini e Andrea Cauduro; a seguire Dancing Swing Party, dj set a cura di DJ Arpad. Si conclude il 17 settembre anche la prima edizione di Aniene Festival, rassegna sulle rive del fiume Aniene dedicata all’espressione creativa diffusa: alle 19.30, a chiusura della kermesse, Fabrizio Natalini parlerà di Ennio Flaiano e della “sua” Roma e, a seguire, ci sarà la premiazione del concorso letterario Ennio Flaiano a Roma; alle 22, Jazz a parco Nomentano con Miss Faro Swing Quartet.
Torna, infine, il Festival ArteScienza 2017 – Inventare il futuro, rassegna che punta sull’invenzione come “farmaco intelligente”: da venerdì 15 a domenica 17 settembre alle 21, al Teatro Vascello, va in scena, in prima assoluta, Corpus 2.0 a cura della compagnia di danza Excursus. La poesia e la “parola poetica urbana” come strumenti per mettere in primo piano la persona. È questo il filo conduttore del progetto Break Point Poetry / Città Poetica: l’appuntamento è previsto per sabato 16 settembre dalle 17 alle 19 presso il Giardino di Largo Alessandrina Ravizza. All’interno dell’Auditorium dell’Ara Pacis, il primo dei due incontri scientifici nell’ambito delle Public Lectures – Advances in Mathematics and Theoretical Physics. Appuntamento mercoledì 20 settembre alle 18.30, con il fisico Luciano Maiani per l’incontro dal titolo Particelle Elementari: la ricerca della semplicità.
Vademecum
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#EstateRomana2017 è l’hashtag ufficiale della rassegna.
Il programma è in continuo e costante aggiornamento.
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«Musei, c’è chi sa comunicare e chi è antiquato»
Urbino. «Nella comunicazione con il pubblico in Italia abbiamo musei antiquati e altri di grandi innovazione. C’è l’eccellenza straordinaria e la tradizione più incallita, non esiste una regola. Abbiamo anche istituti che adattano al loro contes…
LeggiUn autunno d’arte, ecco alcuni appuntamenti da non perdere
Una stagione generosa di eventi espositivi quella che appresta ad arrivare. Di seguito in ordine di apertura 20 esposizioni da nord a sud isole comprese
Si comincia il 9 settembre alla Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo nel parmense con la grande monografica dedicata a la “Pubblicità”, intelligente e divertente storia del nostro Paese attraverso manifesti, scatole e altri “strumenti” pubblicitari, dai primordi del Novecento a Carosello. Da sottolineare la presenza di molto bozzetti originali, accanto alle opere stampate e realizzate.
Dal 13 settembre, a Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, “Arrivano i Paparazzi”, popolare storia dei fotografi e del costume, 150 fotografie e più di mezzo secolo di storia dei divi dalla Dolce Vita a oggi.
A Pistoia, Capitale Italiana della Cultura 2017, dal 16 settembre, doppio appuntamento nel nome di Marino Marini. Con la maggiore retrospettiva sino ad oggi realizzata sullo sculture arricchita da confronti ad altissimo livello con coloro che lo hanno ispirato, dagli Etruschi a Donatello, e raffronti con i maggiori scultori del Novecento mondiale con cui egli dialogò o che da lui trassero stimoli. In parallelo, il Marini pittore sarà esposto in Palazzo del Tau, sede del Museo Fondazione Marini, a raffronto, molto preciso, con Mirò. Titolo di questa seconda mostra: “Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo”.
A Firenze, Palazzo Corsini, dal 23 settembre al primo ottobre, imperdibile appuntamento con l’arte e l’antiquariato di eccellenza proposto dalla “XXX Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze”, la maggiore del settore in Italia e tra quelle di riferimento assoluto a livello mondiale.
Sempre il 23 settembre, ma a Rovigo, in Palazzo Roverella, prende il via la grande mostra “Secessione. Monaco Vienna Praga Roma. L’onda della modernità”. Per la prima volta, le quattro grandi Secessioni sono messe a confronto in una mostra che riunisce opere fondamentali, entrate nella storia dell’arte europea e mondiale.
Al via il 7 ottobre a Vicenza, in Basilica Palladiana la monografica su Vincent Van Gogh, che riunisce ben più di cento opere dell’artista, tra disegni e oli tra i più celebri, lungo il fil rouge rappresentato dalle lettere del pittore.
Valorizza uno dei patrimoni artistici che hanno fatto grande Ravenna, la Mostra e la Biennale Internazionale dedicati al “Mosaico” che prendono il via il 7 ottobre con epicentro al MAR, Museo d’Arte della Città. La grande mostra evidenzia come non abbia alcun valore la trita demarcazione tra arte e arti applicate, sopratutto quando – come nei capolavori qui riuniti – ad esprimersi con la tecnica del mosaico sono artisti tra i maggiori del secolo.
E’ un tuffo nella Milano e nell’Italia tra gli anni ’60 e ’70, l’ampia retrospettiva “Arte Ribelle” proposta dal 12 ottobre alle Gallerie del Credito Valtellinese. Arte e artisti che, intorno agli anni del ’68 e dei primi ’70, trasmutano l’espressione artistica in testimonianza politica, in espressione di appartenenza.
Dalla prima settimana di ottobre e per tutti i fine settimana del mese, a Lodi, il “Festival della Fotografia Etica”. Impegno sociale e grande fotografia documentaristica, in un Festival che abbina alla fotografia come arte, il ruolo della fotografia come interprete delle società più marginali, ovunque nel mondo. Con in più l’impegno che porta molti a lavorare perché gli ultimi siano meno ultimi.
La Galleria Nazionale di Roma dal 12 ottobre ospita la mostra “Konrad Mägi”. Mägi è il maggiore artista estone del Novecento, la sua è una pittura forte e magnifica e la mostra è un omaggio al Semestre di Presidenza Estone dell’Unione Europea.
Ferrara e Palazzo dei Diamanti dedicano, dal 14 ottobre, una rara mostra a “Carlo Bononi”, l’ultimo sognatore dell’Officina Ferrarese. Ammirato da Guido Reni e stato accostato dalla critica a Caravaggio e Zurbaran.
Tutta al femminile invece “Divina Creatura. La donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento” proposta, dal 15 ottobre, a Rancate (Canton Ticino), dalla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst. Ritratti affascinanti, di una pittura che sa cogliere tutte le sfumature della femminilità.
E’ stato l’allievo preferito da Marino Marini e per questo, nell’anno in cui Pistoia celebra il suo massimo scultore, non poteva mancare un omaggio a “Kengiro Azuma. Sculture”, in Palazzo del Tau dal 22 ottobre.
Grande attesa anche per la mostra “Le trame di Giorgione”, dal 27 ottobre nella Casa-Museo Giorgione e in altre sedi a Castelfranco Veneto, città natale del grande Maestro. Con Giorgione, altri grandi dell’arte veneta sino a Tiepolo, uniti dal tema del ritratto e del vestito come status symbol.
Dal 4 novembre, il MIC d Faenza propone la prima monografica di Achille Calzi, grane interprete della ceramica faentina “Tra Simbolismo e Liberty”, per avviare un percorso che, accanto ai grandi interpreti universali della ceramica, accenda l’attenzione anche sui grandi faentini.
Dall’11 novembre, Palazzo Magnani a Reggio Emilia ospita una insolita mostra su Kandinsky. Il filo conduttore dell’epsosizione sta nel rapporto tra “Spiritualità, Arte e Musica” in Kandinsky e, dopo di lui in altri grandissimi, sino a Cage.
Secondo appuntamento, dal 14 novembre, al nuovo Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso. Qui, con il titolo di “Illustri persuasioni”, sono proposti un centinaio di magnifiche testimonianze dell’arte pubblicitaria tra la prima e la seconda guerra mondiale, dal 1920 al 1940.
Dal 18 novembre, a Palazzo del Monte, a Padova ci sarà la mostra “Il cielo stellato sopra di noi. Galileo e le arti”, un originale viaggio nell’universo galileiano fatto di scienza non meno che di arte, letteratura, poesia.
A Lucca, sempre dal 18 novembre, torna Photolux Festival. Biennale Internazionale di Fotografia, per restarvi sino al 10 dicembre. Sarà dedicata ad un tema e ad un luogo simbolico: il “Mediterraneo”, qui raccontato ed indagato attraverso ben 22 notevoli mostre.
Per finire ecco che dal 18 ottobre al 29 novembre, a Cremona torna la tradizionale Festa del Torrone, che unisce gourmet, turisti e semplici golosi calamitati da tutta Italia e anche dall’estero a gustare le infinite sfumature del delizioso simbolo cremonese.
Cantieri post terremoto: salvati e sommersi
Nella notte del 24 agosto 2016 una scossa di magnitudo 6 ha scosso il Centro Italia devastando, nel reatino, il borgo di Amatrice e frazioni come Accumoli e dando inizio a una sequenza che ha avuto i suoi picchi il 26, il 30 ottobre e il 18 gennaio 2017. Quel terremoto e la lunga scia sismica hanno ferito gravemente l’area sud-est dell’Umbria, a partire da Norcia e Castelluccio, hanno ferito le Marche soprattutto quelle addossate ai Monti Sibillini, distruggendo paesi come Arquata del Tronto, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita, le scosse hanno lambito l’Abruzzo nel Teramano. Quella notte ad Amatrice morirono 299 persone. A un anno dal primo colpo della terra, qual è lo scenario? Ci si deve misurare ancora con molte macerie la cui rimozione, salvo quelle dei monumenti, spetta a Protezione Civile e Regioni. Pur se occorre ricordare che il «cratere», l’area colpita dal sisma è vastissima e comprende 140 Comuni in Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, un bilancio deve comprendere capitoli ben riusciti, come ha dimostrato di funzionare bene il deposito attrezzato di opere d’arte umbre terremotate con laboratorio di restauro al Santo Chiodo a Spoleto, e capitoli molto meno felici.La ricostruzione dei paesiAmpi reportage di più quotidiani hanno dimostrato come su questo fronte il ritardo è ancora notevole e la consegna di casette prefabbricate magari in legno non ha proceduto alla velocità promessa all’indomani del disastro. Possiamo testimoniare che il centro storico di Camerino (Macerata), «zona rossa» sorvegliata dai militari, in un giorno lavorativo di fine giugno aveva come unici cantieri attivi quelli del Ministero dei Beni e Attività culturali e del Turismo nel Duomo e nella chiesa di Santa Maria al Via, dove la magnifica cupola è crollata a febbraio sotto il peso della neve (secondo il parroco anche perché nessuna autorità aveva ascoltato i suoi appelli a intervenire prima). Negli altri angoli della cittadina dominava un silenzio spettrale. Non capiterà a Camerino, che è centro universitario. Anche i nuclei storici di borghi come Castelsantangelo sul Nera e Visso sono ancora terremotati. E molte frazioni che formano il tessuto paesaggistico e culturale dell’Appennino, magari in luoghi fuori mano, rischiano di restare abbandonate. E senza vita civile intorno anche una chiesa con un affresco perde la sua storia.Sforzo massimo per forze insufficienti e troppa burocraziaSul patrimonio artistico, va detto chiaramente un fatto: insieme a Vigili del Fuoco e ai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale la gran parte dei tecnici e funzionari si è spesa al massimo delle forze anche a proprio rischio; il vostro cronista ha visto una storica dell’arte e una soprintendente infilarsi coraggiosamente e via aerea in una chiesa di Norcia pericolante per riacciuffare una pala d’altare. Eppure, nonostante i rinforzi di colleghi del ministero, arrivati da altre regioni, la cronica insufficienza di personale nelle soprintendenze si è palesata in tutta la sua evidenza. Molti tecnici in prima fila avrebbero dovuto avere il dono dell’ubiquità per rispondere a tutte le emergenze. Il sisma ha reso palpabile che il fronte della tutela è troppo sguarnito come ammettono, dietro le quinte, numerosi tecnici del ministero stesso. Oltre tutto le emergenze sono sempre dietro l’angolo. E a un anno di distanza si conferma che ogni passaggio burocratico per qualsiasi intervento (anche di salvataggi urgenti delle opere) è stata una autentica piaga.Il caso AmatriceUn bel libro uscito di recente, Amatrice. Storia arte cultura, a cura di Alessandro Viscogliosi (Silvana Editoriale, € 50,00) ha documentato bene con testi e foto il passato e il presente del borgo simbolo del terremoto. Architetto di lungo corso che lavora sulla pianificazione e il recupero urbano, con moglie della frazione di Sant’Angelo di Amatrice, dal suo studio Carlo Maria Sadich conosce a fondo il paese del reatino e i dintorni. La sua analisi: «Lì non c’era più un soprintendente sul territorio come fino a pochi anni fa ,per cui hanno mobilitato persone che non conoscono il territorio». E sulle chiese ad Amatrice ravvisa ritardi: «Ne scrisse già a settembre 2016 Sergio Rizzo sul "Corriere della Sera" e faccio un esempio: quindici giorni dopo il 30 ottobre a Norcia stavano puntellando la torre campanaria e la chiesa di San Benedetto, ad Amatrice hanno messo mano alla chiesa di Sant’Agostino, che dapprima aveva avuto danni relativi, sei mesi dopo agosto. La messa in sicurezza della chiesa di San Francesco è iniziata in primavera e stanno cercando adesso di recuperare il muro della navata destra crollato con pezzi di affreschi. E le chiese minori? Quella del cimitero di Sommati, la più antica in zona e costruita sopra una casa romana, si era solo lesionata, poi è quasi crollata. Rispetto all’Umbria e alle Marche, mi pare che il Lazio, non per una scelta, sia stata la regione più impreparata».Bisogna anche prevenire. Infatti per Sadlich adesso sarebbe indispensabile «aggiornare la conoscenza capillare del sottosuolo con cartografie sulla sismicità dell’intera area. Le tecnologie dell’Eni per le ricerche petrolifere sono un’eccellenza: perché non usarle?».Puntellamenti mancati dopo la prima scossa?La torre campanaria di Amatrice, simbolo dapprima rimasto parzialmente in piedi, a ottobre è venuta giù. A Norcia la chiesa di San Benedetto ha risentito soprattutto della botta del 30 ottobre. Una polemica aleggia sempre: dopo il 24 agosto, molte chiese potevano cavarsela meglio se fossero state puntellate? «No, risponde a "Il Giornale dell’Arte" una funzionaria che chiede di non citare il nome e lavora sul campo, nessuno poteva prevedere una scossa più forte della prima e così distruttiva come quella del 30 ottobre; in altri terremoti sono seguite solo scosse di assestamento. In Umbria solo tre chiese sembravano a rischio di crollo, San Pellegrino, Castelluccio e Frascaro, ed erano state messe in sicurezza, le altre erano inagibili. Il campanile di Castelluccio era stato consolidato e non è bastato».Il cantiere-pilota di San Salvatore in CampiIl cantiere-pilota a San Salvatore in Campi, presso Norcia, nella chiesa romanica dalle pareti affrescate e sbriciolata dalle scosse di ottobre, sembra un esempio felice di intervento. Qui agiscono Soprintendenza alle Belle Arti dell’Umbria diretta da Marica Mercalli e l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma per il quale parla Stefania Argenti, architetto: «Confidiamo di ricostruire una buona parte degli apparati decorativi anche se le strutture sono gravemente compromesse. Estraiamo e cataloghiamo le parti con frammenti di decorazioni setacciando anche le polveri e sperimentando accortezze e procedure per facilitarne la ricomposizione». L’Iscr lo definisce un cantiere-pilota. Su quali basi? «Con lungimiranza la soprintendente umbra e la nostra direttrice Gisella Capponi hanno messo in atto fin dall’avvio un cantiere sperimentale, risponde Stefania Argenti. Come a San Benedetto a Norcia anche qui siamo entrati contemporaneamente alla Protezione Civile e in sinergia con i Vigili del Fuoco già nella prima fase, subordinando tutto alla sicurezza delle persone beninteso, e questo ha permesso di salvare elementi dalle macerie che cataloghiamo pezzo per pezzo. Gisella Capponi oltre a programmare bene ha voluto un controllo ingegneristico con l’ingegnere Stefano Podestà, dell’Università di Genova ed è il nostro punto di forza: noi diciamo che cosa estrarre, lui dice come intervenire. È una sfida quotidiana, individuiamo le procedure giorno per giorno: anche per questo siamo un cantiere-laboratorio». La situazione resta logicamente complessa. «Sì. Abbiamo elementi enormi in cemento armato, moderni, che hanno forse causato il crollo, comprimono le strutture sottostanti, sono pesantissimi e non possiamo creare vibrazioni. Però siamo ottimisti: l’obiettivo è riassemblare e ricontestualizzare il più possibile qui nel sito stesso l’apparato decorativo che era bellissimo».Gli affreschi di fine Trecento, del Quattrocento e i brani cinquecenteschi difficilmente potranno tornare come prima. «Avranno le cicatrici del trauma, risponde l’architetto, tuttavia di fronte a tante difficoltà stiamo vedendo i risultati. Inoltre arrivano indicazioni utili per pianificare interventi nel caso di altri eventi sismici catastrofici in futuro. Voglio ricordare tra i tanti l’architetto Maria Elena Corrado e la restauratrice Giuseppina Fazi e voglio confessare di essere entusiasta di questo cantiere dove agiscono in sintonia tante professionalità diverse».Articoli correlati:Terremoto, per dieci anni tutti i fondi dell’8xmille saranno destinati al recupero dei Beni culturali danneggiati dal sisma nell’Italia Centrale
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