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Torino. L’ora del Big Bang: tornano a vivere le Officine Grandi Riparazioni

Foto Daniele Ratti

Inaugurazione con una festa lunga fino al 14 ottobre e completamente gratuita, con progetti realizzati appositamente da alcuni importanti protagonisti delle arti visive e della musica

TORINO  – Nella maestosa cattedrale industriale dove un tempo si aggiustavano i treni, nascono ora le Officine Grandi Riparazioni di Torino, che vengono inaugurate il 30 settembre con una grande festa che durerà fino al 14 ottobre. 

La trasformazione delle nuove OGR è stata realizzata dalla Fondazione CRT e accompagna la metamorfosi di Torino da città dell’industria a centro di soft power e cultura sempre più proiettata verso  una dimensione internazionale.

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni rappresentano uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento a Torino. Costruite tra il 1885 e il 1895, e adibite fino ai primi anni ‘90 alla manutenzione dei veicoli ferroviari, sono un insieme di grandiosi edifici, il più importante dei quali, a forma di H, si estende per 20.000 metri quadrati ed è alto 16 metri. Nel 2013 la società consortile OGR-CRT, detenuta per oltre il 50% dalla Fondazione CRT, ha acquistato l’area da RFI Sistemi Urbani, per riqualificarla sotto la guida della Soprintendenza e in stretta collaborazione con il Comune di Torino. Già sede di tre mostre per i 150 anni dell’Unità d’Italia, nel 2013 le OGR hanno ospitato oltre 100 eventi di “test” e circa 120.000 visitatori in 5 mesi, con un’offerta eterogenea (attività espositive, concerti, teatro). Successivamente sono state chiuse al pubblico per l’avvio delle imponenti opere di riqualificazione finanziate dalla Fondazione CRT.

Una grande festa per un nuovo inizio 

Giorgio Moroder, Ghali, Elisa, Omar Souleyman, Danny L Harle, The Chemical Brothers e il super gruppo Atomic Bomb! – per l’occasione con la partecipazione di Samuel – sono gli artisti che si alterneranno sul palco della nuova “Sala Fucine”, uno spazio di oltre 3.000 metri quadri che, nei tre sabati consecutivi del 30 settembre, 7 e 14 ottobre.

L’inaugurazione delle OGR sarà live in 150 Paesi del mondo grazie a Boiler Room, il canale di live streaming musicale più seguito del pianeta che, per la prima volta da Torino, trasmetterà lo show di Alva Noto nel Duomo delle Officine Nord.

L’Arte Contemporanea sarà protagonista con tre progetti site-specific,. A partire da sabato 30 la Corte Est, antistante l’ingresso delle OGR, farà da cornice all’installazione “Procession of Reparationists”, realizzata dall’artista sudafricano William Kentridge. All’interno delle Officine nasceranno due allestimenti pensati per dialogare con l’architettura e offrire un’esperienza degli spazi inedita e immersiva: “Track”, opera commissionata all’artista venezuelano Arturo Herrera; “Tutto Infinito”, un paesaggio futuristico rivestito di terra rossa e animato da totemiche sculture pensate e realizzate in collaborazione con i piccoli ospiti di CasaOz, da Patrick Tuttofuoco, artista italiano tra i più stimati della sua generazione, insieme al network ZonArte, che in occasione dell’apertura proporrà un intenso programma di attività per il pubblico.

Giovanni Quaglia,  Presidente della Fondazione CRT e delle OGR, afferma: “Questo 30 settembre sarà un giorno storico per Torino e non solo. Con la grande festa gratuita delle OGR, si accenderanno le luci di un nuovo, straordinario polo italiano della cultura, dell’arte, della creatività e dell’innovazione, nel cuore della città ma aperto al mondo. Un luogo capace di attrarre pubblici diversi, di essere realmente inclusivo, di porsi come un punto di incontro e confronto per i visitatori italiani e stranieri di tutte le età, a partire dai giovani, con l’obiettivo di creare una vera comunità”.

“Dopo mille giorni di cantiere siamo felici di accendere la prima scintilla del ‘Big Bang’ OGR – dichiara il Segretario generale della Fondazione CRT e Direttore Generale delle OGR Massimo Lapucci -. Abbiamo deciso di conservare lo spirito originario delle Officine, simbolo del progresso tecnologico: un secolo fa si riparavano treni; oggi generiamo e rigeneriamo idee. Crescita, accelerazione ed evoluzione sono i cardini di questo polo di cultura contemporanea, dove nulla è statico, ma viaggia veloce verso il futuro sui binari dell’ingegno e dell’innovazione”.

“Il Big Bang per noi è l’origine di un percorso e di una traiettoria che mira alle grandi istituzioni artistiche e musicali internazionali – aggiunge infine il Direttore Artistico di OGR Nicola Ricciardi -. Ma è anche il modello sul quale stiamo costruendo la nostra programmazione, un modello basato sul bilanciamento di stili e orientamenti differenti che convivono e si conciliano. Così come nella teoria del Big Bang in seguito all’espansione primordiale l’universo entra in una condizione di equilibrio, allo stesso modo noi, dopo l’apertura dei cancelli il 30 settembre, e fino al 14 ottobre, cercheremo di bilanciare particelle a prima vista eterogenee – dal pop italiano al funk sub-sahariano, dagli albori della disco-music alla scena elettronica contemporanea, dalla pratica scultorea alla tecnica del wall-painting – armonizzandole per dar vita a contenuti unici per OGR e i suoi diversi pubblici”.

Foto Daniele Ratti

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Michelangelo Pistoletto a Pistoia

Michelangelo Pistoletto a Pistoia

Una visita attesa da 24 anni quella del grande maestro che nel 1994 scelse la città toscana per presentare il “manifesto” di Progetto Arte

PISTOIA – Sabato 30 settembre alle ore 12, nella Sala Sinodale del Palazzo dei Vescovi di Pistoia, Michelangelo Pistoletto presenterà in anteprima “Ominiteismo e Demopraxia” uno scritto che uscirà in libreria per Chiarelettere il 5 ottobre.

Questo lavoro di Pistoletto invita ciascuno di noi a mettere in pratica la democrazia e ad esercitarla in ogni piega del nostro quotidiano, mettendo al primo posto, nel nostro vocabolario intimo, la parola responsabilità. 

Il pubblico verrà inoltre accolto, nella medesima sala che ospita l’Arazzo Millefiori, opera medievale dall’ordito in seta e lana, popolata da animali selvatici e da una grande quantità di fiori, dal Terzo Paradiso, simbolo del pensiero pistolettiano.

L’Arazzo, come pure il Terzo Paradiso, racconta trame di vita, un tessuto umano e proprio come il Terzo Paradiso pistoiese è di fattura artigianale. Un’opera collettiva fatta di riuso, realizzata dalle donne della cooperativa sociale Manusa, che hanno tagliato, aggiustato e ricomposto i panni usati. 

Alle ore 17,30 il Terzo Paradiso lascerà il Palazzo del Vescovi per attraversare le vie del centro storico ed entrare nella Galleria Vannucci dove, alle 18, aprirà la mostra “Pistoia 30 settembre 2017- Michelangelo Pistoletto presente” che resterà fino al 13 novembre. 

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La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione torinese, nata a Torino nel 1995, per volontà di Patrizia Sandretto Re Rebudengo in Italia ha due sedi espositive: Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d’Alba, dal 1997, e il Centro di Torino, dal 2002

TORINO – La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda a Madrid aprendo la propria sede presso la Nave 9 del Centro de Creación Contemporánea Matadero. Con questa intesa, ora ufficializzata, la Fondazione torinese va ad inserirsi a tutti gli effetti nel sistema dell’arte e della cultura spagnola. 

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione, ha spiegato: ”Madrid è una grande capitale europea, un ponte con l’America Latina, un continente sempre più importante nel mondo dell’arte contemporanea e con la nascita della Fundaciòn Sandretto Re Rebaudengo Madrid sperimenteremo qui e faremo crescere il modello e le pratiche con cui, ogni giorno da più di vent’anni, sosteniamo i giovani artisti, promuoviamo la conoscenza dell’arte contemporanea e il suo ruolo sociale, avvicinandola a un pubblico sempre più ampio”. 

La Fundacion ospiterà di volta in volta opere della Collezione Sandretto concesse in comodato a lungo termine.

L’intesa è stata illustrata da Patrizia Sandretto, dalla sindaca di Madrid, Manuela Carmena Castrillo e da Luìs Cueto, coordinatore generale del Comune di Madrid, alla presenza di Chiara Appendino, sindaca di Torino, Carlota Álvarez Basso, direttore del Matadero, e Hans Ulrich Obrist, direttore della Serpentine Gallery di Londra.

“E’ motivo di orgoglio, per noi torinesi, avere l’opportunità di esportare in terra madrilena un centro internazionale qualificato e radicato per la promozione culturale come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – ha sottolineato Appendino, mentre Carlota Alvarez Basso ha dichiarato: “Matadero Madrid è stato, fin dalla sua apertura nel 2007, un esempio unico di collaborazione tra pubblico e privato. La cooperazione fa parte del nostro DNA, e la promozione di collaborazioni tra le diverse organizzazioni che fanno parte di Matadero Madrid è la nostra forza. Con la Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid, saranno dieci le organizzazioni culturali che lavoreranno insieme al suo interno. Sono certa – ha concluso Alvarez Basso – che stabiliremo una partnership importante, perché condividiamo le stesse ambizioni: contestualizzare l’arte contemporanea a livello sociale, promuovere una riflessione condivisa sui processi di creazione culturale e diventare un punto di riferimento per cittadini e artisti”.

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La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda al Matadero di Madrid

La Fondazione torinese, nata a Torino nel 1995, per volontà di Patrizia Sandretto Re Rebudengo in Italia ha due sedi espositive: Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d’Alba, dal 1997, e il Centro di Torino, dal 2002

TORINO – La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo approda a Madrid aprendo la propria sede presso la Nave 9 del Centro de Creación Contemporánea Matadero. Con questa intesa, ora ufficializzata, la Fondazione torinese va ad inserirsi a tutti gli effetti nel sistema dell’arte e della cultura spagnola. 

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione, ha spiegato: ”Madrid è una grande capitale europea, un ponte con l’America Latina, un continente sempre più importante nel mondo dell’arte contemporanea e con la nascita della Fundaciòn Sandretto Re Rebaudengo Madrid sperimenteremo qui e faremo crescere il modello e le pratiche con cui, ogni giorno da più di vent’anni, sosteniamo i giovani artisti, promuoviamo la conoscenza dell’arte contemporanea e il suo ruolo sociale, avvicinandola a un pubblico sempre più ampio”. 

La Fundacion ospiterà di volta in volta opere della Collezione Sandretto concesse in comodato a lungo termine.

L’intesa è stata illustrata da Patrizia Sandretto, dalla sindaca di Madrid, Manuela Carmena Castrillo e da Luìs Cueto, coordinatore generale del Comune di Madrid, alla presenza di Chiara Appendino, sindaca di Torino, Carlota Álvarez Basso, direttore del Matadero, e Hans Ulrich Obrist, direttore della Serpentine Gallery di Londra.

“E’ motivo di orgoglio, per noi torinesi, avere l’opportunità di esportare in terra madrilena un centro internazionale qualificato e radicato per la promozione culturale come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – ha sottolineato Appendino, mentre Carlota Alvarez Basso ha dichiarato: “Matadero Madrid è stato, fin dalla sua apertura nel 2007, un esempio unico di collaborazione tra pubblico e privato. La cooperazione fa parte del nostro DNA, e la promozione di collaborazioni tra le diverse organizzazioni che fanno parte di Matadero Madrid è la nostra forza. Con la Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid, saranno dieci le organizzazioni culturali che lavoreranno insieme al suo interno. Sono certa – ha concluso Alvarez Basso – che stabiliremo una partnership importante, perché condividiamo le stesse ambizioni: contestualizzare l’arte contemporanea a livello sociale, promuovere una riflessione condivisa sui processi di creazione culturale e diventare un punto di riferimento per cittadini e artisti”.

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La prima volta del Quirinale: in mostra l’arte contemporanea

  Gianluca e Massimiliano De Serio. Torino, 1978. Stanze, 2010, still da video. Courtesy gli artisti

Anticipazioni. “Da io a noi: la città senza confini”: riflessioni sulla metropoli odierna. Tra gli artisti Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei, per i quali si aprono le sale degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi

ROMA – Per la prima  volta i dieci prestigiosissimi saloni storici degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi, fra le sale più belle del Palazzo del Quirinale, si apriranno all’arte contemporanea per accogliere le opere di ventidue artisti italiani e stranieri residenti in Italia o spesso attivi nel nostro Paese. L’appuntamento è per l’autunno, dal 24 ottobre al 17 dicembre, con Da io a noi: la città senza confini, progetto espositivo voluto e promosso da Federica Galloni, direttore generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.

Curata da Anna Mattirolo – l’esposizione punta il riflettore sulle odierne  metropoli – senza confini e senza centro. Tra gli artisti nomi tra i più significativi del panorama contemporaneo:  Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei. Un confronto importante e ambizioso per molteplici motivi, come spiega Federica Galloni: “Restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni”. 

Pittura, scultura, fotografia, video, installazione, i diversi linguaggi dell’arte contemporanea, sono utilizzati dagli artisti (Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, , Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Luca Vitone, Tobias Zielony, gli altri in mostra) seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, tra periferie senza confini e luoghi labirintici, in una continua oscillazione tra la condizione individuale e quella collettiva. 

“La scelta delle opere, realizzata insieme agli artisti, – dice Anna Mattirolo – è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente.”

Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi, Andrea Segre, Cristina Mazzantini hanno curato anche i testi della pubblicazione che accompagnerà la mostra.

 

Vademecum

Da io a noi: la città senza confini
Promossa da: Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero  dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
A cura di: Anna Mattirolo
Palazzo del Quirinale, Piazza del Quirinale, Roma 
Dal 24 ottobre al 17 dicembre 2017
Progetto grafico: NERO
Ingresso su prenotazione: per informazioni call center, tel. 06 39.96.75.57

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La prima volta del Quirinale: in mostra l’arte contemporanea

  Gianluca e Massimiliano De Serio. Torino, 1978. Stanze, 2010, still da video. Courtesy gli artisti

Anticipazioni. “Da io a noi: la città senza confini”: riflessioni sulla metropoli odierna. Tra gli artisti Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei, per i quali si aprono le sale degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi

ROMA – Per la prima  volta i dieci prestigiosissimi saloni storici degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi, fra le sale più belle del Palazzo del Quirinale, si apriranno all’arte contemporanea per accogliere le opere di ventidue artisti italiani e stranieri residenti in Italia o spesso attivi nel nostro Paese. L’appuntamento è per l’autunno, dal 24 ottobre al 17 dicembre, con Da io a noi: la città senza confini, progetto espositivo voluto e promosso da Federica Galloni, direttore generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.

Curata da Anna Mattirolo – l’esposizione punta il riflettore sulle odierne  metropoli – senza confini e senza centro. Tra gli artisti nomi tra i più significativi del panorama contemporaneo:  Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei. Un confronto importante e ambizioso per molteplici motivi, come spiega Federica Galloni: “Restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni”. 

Pittura, scultura, fotografia, video, installazione, i diversi linguaggi dell’arte contemporanea, sono utilizzati dagli artisti (Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, , Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Luca Vitone, Tobias Zielony, gli altri in mostra) seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, tra periferie senza confini e luoghi labirintici, in una continua oscillazione tra la condizione individuale e quella collettiva. 

“La scelta delle opere, realizzata insieme agli artisti, – dice Anna Mattirolo – è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente.”

Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi, Andrea Segre, Cristina Mazzantini hanno curato anche i testi della pubblicazione che accompagnerà la mostra.

 

Vademecum

Da io a noi: la città senza confini
Promossa da: Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero  dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
A cura di: Anna Mattirolo
Palazzo del Quirinale, Piazza del Quirinale, Roma 
Dal 24 ottobre al 17 dicembre 2017
Progetto grafico: NERO
Ingresso su prenotazione: per informazioni call center, tel. 06 39.96.75.57

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Fotogiornalismo: Robert Capa al Museo di Bassano del Grappa

Robert Capa

I grandi conflitti del XX secolo nelle immagini del fotografo di Magnum Photos che con questa mostra celebra i 70 anni dalla sua fondazione

ROMA – Un patrimonio fotografico enorme, quello che ci ha lasciato Robert Capa, eroe del fotogiornalismo di guerra, e non solo, punta di diamante della Magnum Photos. Un patrimonio enorme dal quale, con regolarità, si selezionatno immagini per allestire esposizioni sul grande fotografo. Anche Bassano del Grappa, In occasione di “Bassano Fotografia 2017 Oltre l’immagine” (16 settembre-5 novembre 2017), ne organizza una. Ed è sempre un piacere poter ammirare gli scatti ormai iconici di un grandissimo della fotografia. Questa volta, dal 16 settembre 2017 al 22 gennaio 2018, al Museo Civico di Bassano del Grappa, Robert Capa. Retrospective, porta circa 100 immagini in bianco e nero che ripercorrono i maggiori conflitti del XX secolo, dalla guerra civile spagnola (1936-1939) alla resistenza della Cina all’invasione giapponese (1938), dalla Seconda guerra mondiale (1941-1945) al primo conflitto arabo-israeliano (1948), fino alla guerra francese in Indocina (1954). A queste fotografie si aggiunge una serie di ritratti di amici e artisti tra cui Picasso, Bergman, Hemingway, Faulkner, Matisse.

in collaborazione con Magnum Photos, la Casa dei Tre Oci e Manfrotto, la mostra  è dedicata alle celebrazioni dei 70 anni dalla fondazione di Magnum Photos. La rassegna, curata da Chiara Casarin, direttore dei Musei Civici bassanesi, e Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci di Venezia, presenta 97 fotografie in bianco e nero, che il fotografo, fondatore di Magnum Photos nel 1947 insieme a Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David “Chim” Seymour e William Vandivert, ha scattato dal 1936 al 1954, anno della sua morte in Indocina, per una mina anti-uomo.

L’esposizione si articola in 11 sezioni: Copenaghen 1932, Francia 1936-1939, Spagna 1936-1939, Cina 1938, Seconda guerra mondiale 1939-1945, Francia 1944, Germania 1945, Unione sovietica 1947, Israele 1948-1950, Indocina 1954, Ritratti, fotografie di amici e artisti (Gary Cooper, Ernest Hemingway, Ingrid Bergman, Pablo Picasso, Henri Matisse, Truman Capote, John Huston, William Faulkner, Capa stesso insieme a John Steinbeck, e infine un ritratto del fotografo scattato da Ruth Orkin nel 1951).

All’interno del percorso il visitatore potrà ripercorrere la vita e il lavoro di Capa, sin dal suo primo incarico internazionale per l’agenzia berlinese Dephot, a Copenaghen nel 1932, per la conferenza di Trotskij. In mostra anche le fotografie delle tumultuose parate di Parigi del 1936 e della guerra civile in Spagna, nello stesso anno, cui la celebre rivista inglese Picture Post dedica un inserto di undici pagine con l’indimenticabile didascalia: “Il più grande fotografo di guerra al mondo: Robert Capa”. A queste si aggiungono i reportages della resistenza della Cina all’invasione giapponese del 1938, della Seconda guerra mondiale, che Capa seguì sui diversi fronti di battaglia con le dense immagini della conquista della Sicilia e di Napoli del 1943, per arrivare al D-Day e alla liberazione di Parigi del 1944, l’invasione in Germania con i parà americani del 1945, il viaggio in Russia del 1947, fino alla fondazione ufficiale dello stato di Israele del 1948 e suo ultimo incarico di guerra in Indocina del 1954.

Il progetto espositivo presentato a Bassano è frutto della collaborazione tra i Musei Civici – Assessorato alla Cultura di Bassano del Grappa e la Casa dei Tre Oci di Venezia, specializzata sulla fotografia dei grandi maestri : da Elliott Erwitt a Sebastião Salgado, da Gianni Berengo Gardin a Helmut Newton fino a DavidLaChapelle – (la mostra Lost+Found è visitabile fino al 10 settembre 2017) e produzioni proprie, dalla collettiva Sguardo di donna al lavoro di Ferdinando Scianna sul ghetto ebraico di Venezia.

«Più di una ragione – spiega Chiara Casarin – mi ha indotto a credere in questo progetto. Innanzitutto il protagonista, Robert Capa, che con i suoi scatti di guerra può, in questo delicato momento storico, toccare le corde e rappresentare per immagini i timori di ciascuno di noi. Un occhio sensibile e sfrontato allo stesso tempo che può insegnare a guardare il mondo in modo diverso. Una seconda ragione riguarda la città di Bassano del Grappa dove la manifestazione Bassano Fotografia, giunta alla sua quinta edizione, prosegue un’importante attività di promozione dei talenti ed è un fondamentale contesto territoriale per una retrospettiva di valore internazionale. La terza, ma non ultima ragione, è il Museo Civico di Bassano del Grappa dove le strategie di valorizzazione del patrimonio si innestano nella programmazione di mostre su temi e autori che abbiano lasciato un segno nella storia dell’ultimo secolo».

 

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