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Terminato il restauro della statua di Leda, che però si è rivelata in realtà di Afrodite

Martedì 11 settembre, in occasione dell'apertura straordinaria serale dedicata ai "Capolavori del Maf", il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, alle ore 19,00 verrà presentato il restauro della scultura in marmo del I secolo d.C., realizzato grazie al sostegno finanziario della Fondazione non profit Friends of Florence  FIRENZE - E’ terminato il restauro della statua in marmo del I secolo d.C., considerata come la raffigurazione mitologica di Leda. Tuttavia gli interventi sulla scultura, condotti dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, hanno permesso, oltre che di riportare l’opera al suo splendore, anche di poter accertare che l’immagine rappresentata non è di Leda ma di Afrodite.  Simonetta Brandolini d'Adda, presidente di Friends of Florence, ha affermato:  "E' con grande piacere che presentiamo il restauro dell'Afrodite 'ritrovata' .  L’intervento, che ha permesso di recuperare l'opera ed è stato l'occasione per uno studio approfondito della scultura. Il progetto di restauro  dell'opera inizialmente identificata come Leda - ha detto ancora Brandolini  - fu presentato alla prima edizione del Premio Friends of Florence al Salone dell'Arte e del Restauro nel 2012: aver trovato donatori disposti a sostenerlo ci riempie di soddisfazione.  E' proprio sulla memoria e sulla bellezza che si gioca il futuro della nostra civiltà. Ringraziamo per questo tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto, a cominciare dai donatori Michael e Sandy Collins, per merito dei quali abbiamo potuto restituire alla comunità internazionale un altro tassello della storia occidentale" - ha concluso la presidente di Friends of Florence.  Prima dell'intervento di restauro, curato da Daniela Manna con l'ausilio di vari collaboratori, sono state realizzate una completa documentazione fotografica della scultura e una serie di indagini diagnostiche.  Una volta  analizzato lo stato di conservazione, sono state selezionate diverse metodologie di intervento per affrontare selettivamente la pulitura, la rimozione parziale dei precedenti interventi di restauro, il consolidamento e il risarcimento delle lacune. L'intervento di pulitura è avvenuto tramite un'apparecchiatura laser per la rimozione graduale delle croste nere. Durante le ultime fasi di restauro è stato incollato un frammento originale con la stessa metodologia e con gli stessi materiali utilizzati in epoche antiche, ancora validi e coerenti con l'attuale esposizione in ambiente museale.  Il restauro è stato anche l’occasione per per compiere nuove indagini bibliografiche, che hanno portato all'identificazione della statua con quella acquistata nel 1882 dall'allora direttore del Museo Luigi Adriano Milani e proveniente dal palazzo Da Cepparello, situato al n. 6 di via del Corso, a Firenze. Il palazzo, abitato originariamente dalla famiglia Portinari (quella della Beatrice di Dante) e passato successivamente alla famiglia Salviati (quella di Maria moglie di Cosimo I de' Medici), appartenne in ultimo ai Da Cepparello, per poi divenire sede di banche e oggi di appartamenti in via di progettazione.  La scultura è stata riconosciuta come una copia, di buona qualità, di età romana, risalente al I secolo d.C. tratta da un originale greco di età ellenistica, datato attorno al 300 a.C. La composizione del marmo (proveniente dall'isola di Paros) in cui è realizzato il corpo è diverso da quello della testa, e ha rivelato che quest'ultima, sebbene antica, non è pertinente, così come braccia e gambe, che sono di restauro probabilmente del XVII o XVIII secolo: una pratica, quella di integrare reperti lacunosi aggiungendo sia parti antiche che parti create appositamente, che aveva lo scopo di restituire ad essi l'integrità (e la bellezza, nello spirito dell'epoca).   ...

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