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Torino. L’ora del Big Bang: tornano a vivere le Officine Grandi Riparazioni

Foto Daniele Ratti

Inaugurazione con una festa lunga fino al 14 ottobre e completamente gratuita, con progetti realizzati appositamente da alcuni importanti protagonisti delle arti visive e della musica

TORINO  – Nella maestosa cattedrale industriale dove un tempo si aggiustavano i treni, nascono ora le Officine Grandi Riparazioni di Torino, che vengono inaugurate il 30 settembre con una grande festa che durerà fino al 14 ottobre. 

La trasformazione delle nuove OGR è stata realizzata dalla Fondazione CRT e accompagna la metamorfosi di Torino da città dell’industria a centro di soft power e cultura sempre più proiettata verso  una dimensione internazionale.

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni rappresentano uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento a Torino. Costruite tra il 1885 e il 1895, e adibite fino ai primi anni ‘90 alla manutenzione dei veicoli ferroviari, sono un insieme di grandiosi edifici, il più importante dei quali, a forma di H, si estende per 20.000 metri quadrati ed è alto 16 metri. Nel 2013 la società consortile OGR-CRT, detenuta per oltre il 50% dalla Fondazione CRT, ha acquistato l’area da RFI Sistemi Urbani, per riqualificarla sotto la guida della Soprintendenza e in stretta collaborazione con il Comune di Torino. Già sede di tre mostre per i 150 anni dell’Unità d’Italia, nel 2013 le OGR hanno ospitato oltre 100 eventi di “test” e circa 120.000 visitatori in 5 mesi, con un’offerta eterogenea (attività espositive, concerti, teatro). Successivamente sono state chiuse al pubblico per l’avvio delle imponenti opere di riqualificazione finanziate dalla Fondazione CRT.

Una grande festa per un nuovo inizio 

Giorgio Moroder, Ghali, Elisa, Omar Souleyman, Danny L Harle, The Chemical Brothers e il super gruppo Atomic Bomb! – per l’occasione con la partecipazione di Samuel – sono gli artisti che si alterneranno sul palco della nuova “Sala Fucine”, uno spazio di oltre 3.000 metri quadri che, nei tre sabati consecutivi del 30 settembre, 7 e 14 ottobre.

L’inaugurazione delle OGR sarà live in 150 Paesi del mondo grazie a Boiler Room, il canale di live streaming musicale più seguito del pianeta che, per la prima volta da Torino, trasmetterà lo show di Alva Noto nel Duomo delle Officine Nord.

L’Arte Contemporanea sarà protagonista con tre progetti site-specific,. A partire da sabato 30 la Corte Est, antistante l’ingresso delle OGR, farà da cornice all’installazione “Procession of Reparationists”, realizzata dall’artista sudafricano William Kentridge. All’interno delle Officine nasceranno due allestimenti pensati per dialogare con l’architettura e offrire un’esperienza degli spazi inedita e immersiva: “Track”, opera commissionata all’artista venezuelano Arturo Herrera; “Tutto Infinito”, un paesaggio futuristico rivestito di terra rossa e animato da totemiche sculture pensate e realizzate in collaborazione con i piccoli ospiti di CasaOz, da Patrick Tuttofuoco, artista italiano tra i più stimati della sua generazione, insieme al network ZonArte, che in occasione dell’apertura proporrà un intenso programma di attività per il pubblico.

Giovanni Quaglia,  Presidente della Fondazione CRT e delle OGR, afferma: “Questo 30 settembre sarà un giorno storico per Torino e non solo. Con la grande festa gratuita delle OGR, si accenderanno le luci di un nuovo, straordinario polo italiano della cultura, dell’arte, della creatività e dell’innovazione, nel cuore della città ma aperto al mondo. Un luogo capace di attrarre pubblici diversi, di essere realmente inclusivo, di porsi come un punto di incontro e confronto per i visitatori italiani e stranieri di tutte le età, a partire dai giovani, con l’obiettivo di creare una vera comunità”.

“Dopo mille giorni di cantiere siamo felici di accendere la prima scintilla del ‘Big Bang’ OGR – dichiara il Segretario generale della Fondazione CRT e Direttore Generale delle OGR Massimo Lapucci -. Abbiamo deciso di conservare lo spirito originario delle Officine, simbolo del progresso tecnologico: un secolo fa si riparavano treni; oggi generiamo e rigeneriamo idee. Crescita, accelerazione ed evoluzione sono i cardini di questo polo di cultura contemporanea, dove nulla è statico, ma viaggia veloce verso il futuro sui binari dell’ingegno e dell’innovazione”.

“Il Big Bang per noi è l’origine di un percorso e di una traiettoria che mira alle grandi istituzioni artistiche e musicali internazionali – aggiunge infine il Direttore Artistico di OGR Nicola Ricciardi -. Ma è anche il modello sul quale stiamo costruendo la nostra programmazione, un modello basato sul bilanciamento di stili e orientamenti differenti che convivono e si conciliano. Così come nella teoria del Big Bang in seguito all’espansione primordiale l’universo entra in una condizione di equilibrio, allo stesso modo noi, dopo l’apertura dei cancelli il 30 settembre, e fino al 14 ottobre, cercheremo di bilanciare particelle a prima vista eterogenee – dal pop italiano al funk sub-sahariano, dagli albori della disco-music alla scena elettronica contemporanea, dalla pratica scultorea alla tecnica del wall-painting – armonizzandole per dar vita a contenuti unici per OGR e i suoi diversi pubblici”.

Foto Daniele Ratti

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Firenze. “Da Vinci EXPERIENCE”, mostra prorogata fino al 4 novembre

Firenze.

Aperta al pubblico sabato 13 maggio l’esposizione multimediale, prodotta dal Gruppo Crossmedia, è una sorta di story telling per immagini, spettacolare e coinvolgente, già ammirata da circa 41mila persone

FIRENZE –  La mostra, aperta nel complesso della chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte a Firenze, a due passi dal Ponte Vecchio, sarà prorogata fino a sabato 4 novembre 2017. 

Il progetto espositivo, dedicato al genio di Leonardo fa  proprio il concetto di edutainment, ossia la realizzazione di un genere d’intrattenimento che si avvale di linguaggi comunicativi contemporanei, rivolti soprattutto ai più giovani e alle famiglie. 

Il cuore della mostra è il format immersivo realizzato da Art Media Studio Firenze, con multiproiezioni in video mapping su giganteschi schermi e sulle magnifiche architetture della navata di Santo Stefano al Ponte, di centinaia di immagini digitalizzate ad alta definizione, d’inserti video in full HD e colonna sonora diffusa a 360° in Dolby surround. 

Il percorso della mostra è arricchito da numerosi modelli delle macchine leonardesche riprodotte minuziosamente, tra cui l’ala per il volo umano di nove metri di apertura sospesa al centro della navata.

Nell’area didattica sono esposte le pregevoli riproduzioni anastatiche dei  codici e dei disegni del Genio, capolavori unici nel loro genere realizzati da Giunti Editore nell’ambito del “Progetto Leonardo”. 

Gli sviluppatori della società milanese Orwell sono gli autori della applicazione per la Da Vinci VR Experience, creata appositamente per la mostra, un’esperienza di realtà virtuale 3D con gli Oculus che permette di entrare dentro al carro armato ed interagire con i suoi meccanismi, di navigare con la barca a pale, di ammirare il volo sul panorama fiorentino della vite aerea e dell’ornitottero. 

Infine da non perdere la visione del cartone animato a tema Leonardo, proposto da Effeci Group nello spazio di percezione fisica e sensoriale dedicato al cinema 10D. 

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La Gioconda Nuda, gemella erotica di Monna Lisa, potrebbe essere di Leonardo

La Gioconda Nuda, gemella erotica di Monna Lisa, potrebbe essere di Leonardo

Il disegno, conservato al Musée Condé di Chantilly Domain, sarebbe di mano leonardesca secondo gli esperti che hanno svolto una serie di indagine approfondite nei laboratori del Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France, al Louvre

PARIGI – Di certezze ad oggi non ve ne sono, perché sono ancora in corso una serie di studi e di verifiche sul caso, però secondo quanto riportato nei giorni scorsi dal quotidiano francese “Le Figaro”, nel disegno “erotico” conservato dal 1862  al Musée Condé du Domaine de Chantilly (Oise), potrebbe esserci la mano di Leonardo. 

Il disegno in questione è un carboncino, su doppio foglio incollato, delle dimensioni di 72 per 54 cm, conosciuto come la Gioconda Nuda, per alcune evidenti somiglianze con la Monna Lisa del Louvre. L’opera fa parte della collezione donata nel 1897 da Henri d’Orléans, duca dAumale.

Recentemente questa Monna Lisa “svestita” è stata sottoposta, nei laboratoridel Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France, al Louvre, ad una serie di indagini approfondite, tra cui riflettografia infrarossa, luce radente, raggi x, fluorescenza a raggi X.

Dalle analisi effettuate, il disegno, considerata la qualità ragguardevole di esecuzione, in particolare per quanto concerne mani e volto, potrebbe essere, almeno in parte di Leonardo ma quasi sicuramente dalla sua bottega. Certo gli esperti si esprimono con molta cautela sul caso. Particolarmente prudente sembra essere Bruno Mottin, restauratore del Louvre, il quale sostiene che il disegno è di qualità elevatissima, ma sottolinea anche che il tratteggio vicino alla testa “è stata eseguito da una persona che usava la mano destra, mentre Leonardo disegnava con la sinistra”. 

Il curatore del Musée Condé, Mathieu Deldicque,  ritiene che il disegno possa essere stato realizzato dal Maestro in parallelo alla Gioconda e potrebbe essere uno studio preparatorio per un dipinto ad olio. Gli studi attualmente si stanno concentrando dunque sulla datazione, si sta cercando di capire se sia anteriore o posteriore alla Gioconda, dipinta dopo il 1503. Secondo quanto riportato da “Le Figaro” il disegno potrebbe essere databile tra il 1485 e il 1638. 

Stando sempre alle notizie diffuse, il disegno potrebbe essere esposto nella grande mostra che verrà realizzata su Leonardo in occasione del cinquecentenario della sua morte. 

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Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia

Francesco Hayez, Rinaldo e Armida, 1813, 295 x 198 cm, Gallerie dell'Accademia di Venezia

Un appuntamento con l’arte e con la storia per celebrare il bicentenario delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e la stagione di risveglio culturale della Serenissima, iniziata nel 1815 grazie anche a questi tre importanti protagonisti

VENEZIA – Le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il terzo museo di origine napoleonica in Italia, celebrano il proprio bicentenario con la mostra dal titolo “Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia”, a cura di Paola Marini, Fernando Mazzocca e Roberto De Feo, aperta al pubblico dal 29 settembre 2017 al 2 aprile 2018. 

L’esposizione, attraverso oltre 130 opere articolate in 10 sezioni tematiche, costituisce l’occasione per onorare un momento speciale della storia artistica della città, rievocando quella stagione di rilancio culturale iniziata nel 1815, con il ritorno da Parigi dei quattro cavalli di San Marco, opera simbolo della città.

Il percorso di visita della mostra comincia a pian terreno per espandersi anche ai piani superiori. Attraverso dipinti, sculture, disegni, libri, la narrazione si sviluppa a partire proprio dal ruolo centrale svolto dai tre artisti nella “rinascita” culturale della città lagunare. 

Come spiegato dal Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, durante l’apertura, la mostra “è la celebrazione non solo dell’anniversario della nascita di una delle più prestigiose istituzioni artistiche e culturali di Venezia e del Veneto, conosciuta e ammirata da milioni di visitatori di ogni parte del pianeta: è anche un evento che rende giustamente omaggio a una città, che attraverso la forza, l’autorevolezza, il genio e la dedizione di alcuni dei suoi più illustri rappresentanti, consentì di passare oltre uno dei momenti più difficili della sua storia, riconfermandosi tra le capitali mondiali della civiltà, dell’arte e della bellezza”. ”Una mostra di grande pregio –  ha sottolineato ancora Zaia – che presenta molte opere di straordinario valore, alcune delle quali ritornano in quella città dove furono concepite o a cui furono sottratte, facendo in qualche modo rivivere e riassaporare il successo dell’esperienza di cui furono protagonisti proprio Leopoldo Cicognara, Antonio Canova, Francesco Hayez, sublimata dal rimpatrio nel 1815 dei quattro cavalli bronzei di San Marco’’. ”Fu quella una stagione di risveglio culturale della Serenissima – ha concluso il Presidente del Veneto -, come dettata da un moto d’orgoglio, dal desiderio di riconsegnare a Venezia quello che le era stato tolto, ma soprattutto di restituirle il ruolo, il rango, la considerazione, che non solo sul piano culturale e artistico, si era conquistata nei secoli precedenti. Fu creato, quindi, molto di più di un pur importante museo di cui oggi celebriamo i due secoli di vita”

Il risveglio culturale di Venezia, promosso nell’Ottocento da Canova, Hayez e Cicognara, è oggi ripreso nell’importante programma di iniziative portate avanti dal museo con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività  Culturali e del Turismo e di generosi comitati privati, che prevede in particolare:

arricchimenti del patrimonio, grazie ad  acquisizioni di dipinti e di disegni; 

grandi restauri come l’avvio del restauro del primo piano del museo, quello del ciclo delle Storie di Sant’Orsola di Vittore Carpaccio finanziato da Save Venice, di cui saranno presentati i primi due teleri e uno speciale accordo con Borsa italianafinalizzato a questo scopo;

Museo come luogo di formazione grazie alla collaborazione con il Servizio Civile Nazionale e con il progetto “Generazione Cultura”; 

Museo visibile e accessibile attraverso l’implementazione della comunicazione, dell’utilizzo dei social networks e l’aggiornamento dei canali digitali; 

Museo amato, aperto e collaborativo con partners e stakeholders, anche tramite lo studio dei visitatori e l’audience development;  

rinnovo del patto fondativo tra Museo e Accademia di Belle Arti, con lo sviluppo di iniziative congiunte, quali l’organizzazione di un convegno su Leopoldo Cicognara e di una mostra sui disegni di Giacomo Quarenghi. 

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Sisma centro Italia. Premio europeo per l’unità di crisi delle Marche del Mibact

Sisma centro Italia. Premio europeo per l’unità di crisi delle Marche del Mibact

A Maastricht la European Association Archaeologists ha consegnato all’Uccr marchigiana il premio European Archaeological Heritage Prize 2017 per l’eccezionale dedizione nel lavoro di protezione e conservazione del patrimonio culturale danneggiato dal sisma del 2016

ANCONA – E’ stato assegnato all’Uccr (Unità di crisi e coordinamento regionale) delle Marche del Mibact il premio European Archaeological Heritage Prize 2017 per il lavoro di salvataggio dei beni culturali sul territorio a seguito del terremoto dello scorso anno. 

La candidatura è stata avanzata dall’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, nella persona dalla prof. Anna Santucci, associato alla cattedra di archeologia classica, secondo la quale il lavoro svolto merita “la gratitudine della comunità internazionale”. 

Una nota spiega che per il terremoto, l’Uccr delle Marche ha stilato, fino alla fine di luglio, 2.400 schede rilievo, recuperato 9.000 beni mobili, 2.100 metri lineari di archivi e più di 4.000 volumi, oltre a mettere in sicurezza 647 beni monumentali. 

Da sottolineare in particolare il lavoro, a volte certosino, di separazione delle macerie fatto in loco, spesso in zone periferiche e difficilmente raggiungibili. Dopo il reperimento dei beni culturali, la  catalogazione e la conservazione degli stessi è stata gestita con tecnologie all’avanguardia. Attraverso microchip, i singoli frammenti sono stati associati a ciascun bene architettonico, per la futura ricostruzione. 

Si legge nelle motivazioni del premio: “L’idea guida del progetto è che ogni singolo monumento sito o museo è una componente elementare ma fondamentale del paesaggio storico, una testimonianza materiale della relazione culturale che le comunità stabiliscono nel tempo con i loro territori e paesaggi. La distruzione del patrimonio mina le basi della società, mentre la sua tutela significa anche la salvaguardia della collettività. Attraverso questa iniziativa che mira a preservare quello che può essere preservato, che rileva il danno e recupera questo patrimonio danneggiato, le comunità locali possono superare la difficile situazione e tornare a prosperare all’interno del loro territorio di origine”. 

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Sotheby’s New York, all’asta un’opera di Basquiat dalla collezione di Yoko Ono

Sotheby's New York, all’asta un’opera di Basquiat dalla collezione di Yoko Ono

Si tratta di “Cabra”, un dipinto su tela con tecnica mista ad acrilico e olio, realizzato nel 1981-82 dal massimo esponente del graffitismo americano

NEW YORK – Andrà all’asta il prossimo 16 novembre da Sotheby’s a New York il dipinto “Cabra” di Jean-Michel Basquiat (1960-1988), un capolavoro proveniente dalla collezione di Yoko Ono. Acquistato dall’artista a New York nel 1993 presso la Tony Shafrazi Gallery, il dipinto è stato esposto al pubblico solo due volte prima della sua presentazione ad Hong Kong in questi giorni. 

L’opera, un dipinto su tela con tecnica mista ad acrilico e olio realizzato nel 1981-82, che raffigura la testa di un toro o di un caprone, andrà all’incanto con una stima tra i 9 e i 12 milioni di dollari. 

“Cabra” fu dipinto nel periodo in cui Basquiat esplorava le sue radici haitiane e portoricane e si interessava agli atleti afroamericani. Il lavoro appartiene infatti a un gruppo di dipinti ispirati a icone della boxe, tra cui Muhammad Ali, Sugar Ray Leonard e Joe Joe Walcott e Oscar Bonavena detto ‘The Bull’.

Parte del ricavato della vendita andrà a favore della Spirit Foundations, fondata da Yoko e John Lennon negli anni Settanta. 

Yoko Ono ha spiegato:  “Ho avuto l’onore di possedere questo capolavoro per oltre vent’anni. E’ giunto il momento che l’opera trovi una nuova destinazione e sono lieta che parte dei ricavati andrà a beneficio della Spirit Foundations fondata con l’intento di diffondere pace e tolleranza nel mondo”. 

Grégoire Billault, responsabile del Dipartimento di Arte Contemporanea di Sotheby’s a New York, ha dichiarato: “A seguito della successo della vendita dell’opera di Jean-Michel Basquiat ‘Untitled’ nel maggio scorso, siamo onorati di essere stati incaricati della vendita di un’altra opera eccezionale firmata dall’artista”. 

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Roma. Museo delle arti e tradizioni popolari. La cultura abbatte i muri

Roma. Museo delle arti e tradizioni popolari. La cultura abbatte i muri

L’8 ottobre per la giornata “Famiglie al museo” visita nelle sale del museo e attività ludico didattica

ROMA – In occasione della giornata F@Mu Famiglie al Museo “La cultura abbatte i muri”, il Museo delle Civiltà, nella sede del Museo delle arti e tradizioni popolari, presenta “Giochiamo a battimuro”. Si tratta di un’attività ludico didattica per conoscerci meglio e abbattere i muri di pregiudizi e campanilismi.

L’appuntamnto prevede una breve visita nelle sale del museo alla scoperta delle preziose tradizioni italiane, successivamente i ragazzi saranno divisi in due squadre separate da un simbolico muro. Ad ogni mattone corrisponde una domanda sul percorso appena fatto. La squadra che indovina la risposta può rimuovere il mattone e così di seguito, fino ad abbattere il muro.

Vademecum

Piazza Guglielmo Marconi 8/10 – Roma EUR
L’attività, per un minimo di 4 partecipanti, è destinata a ragazzi dai 5 ai 10 anni.
Due gli appuntamenti alle ore 10:30 e alle ore 16:30.
Per prenotarsi: gabriella.manna@beniculturali.itsara.visco@beniculturali.it

 

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