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Per l’8 marzo agli Uffizi un’altra mostra dedicata a una grande artista: Maria Lai

Nell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti, fino al 3 giugno, tradizione e contemporaneità si legano attraverso il “tema del filo” FIRENZE - Dopo una mostra a lei dedicata nel 2004, Maria Lai (Ulassai, 27 settembre 1919 – Cardedu, 16 aprile 2013) torna nelle Gallerie degli Uffizi in occasione dell’8 marzo. L’opera dell’artista, che coniuga la tradizione della civiltà sarda con i linguaggi dell’arte contemporanea, si è imposta in settant’anni di attività, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. Lo dimostra la sua presenza, l’anno scorso, sia alla Biennale di Venezia, sia a Documenta di Kassel. La rassegna, a cura diElena Pontiggia, dal titolo "Il filo e l'infinito" che Firenze dedica a questa grande donna e artista, ha come tema conduttore appunto “il filo”.  SpiegaEike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi: “Al centro di questa rassegna sta il mezzo più tipico del suo lavoro cioè quel filo che “lega e collega” in maniera senz’altro viva e che infatti spesso rimane libero e non ancora cucito: tra i vari riferimenti mitologici non può che ricordare Penelope che tesse durante il giorno e nella notte scioglie i fili”. La mostra celebra la ricerca dell’artista che si è svolta per più di un settantennio, con un costante rinnovarsi del linguaggio che la porta dal realismo lirico degli anni Quaranta alle scelte informali dei tardi anni Cinquanta e dai lavori polimaterici dei primi anni Sessanta alle successive opere concettuali. Legarsi alla montagna, che si vede nei video con cui idealmente si apre questa mostra, è la prima opera relazionale compiuta in Italia e si ispira a un’antica leggenda che tutti a Ulassai conoscevano: la storia di una bambina che, durante un furioso temporale, esce dalla grotta dove si era rifugiata, attratta da un bellissimo nastro che vola nel cielo e, con quel gesto a prima vista azzardato, si salva da una frana devastante. L’insegnamento della leggenda è semplice: la bellezza e l’arte, apparentemente così inutili, ci salvano la vita. Il primo filo da considerare in questa mostra è dunque quel nastro ormai distrutto (strisce di tela lunghe in tutto ventisei chilometri) con cui Maria Lai entra nella scena dell’arte contemporanea internazionale. Nel 1967 Maria Lai realizza Oggetto-paesaggio, esposto nella prima sala della mostra. Si tratta di un telaio disfatto, ingombro di fili spezzati e senza ordine, che occupa lo spazio come un totem. Una scultura/installazione che dialoga con l’arte concettuale, in particolare con il Nouveau Réalisme di Arman e Spoerri, e più ancora con le “armi” di Pascali, dell’anno precedente. Già qui il rapporto doppio col passato e con la contemporaneità è caratteristico della ricerca di Maria Lai e porta ogni suo lavoro a essere al tempo stesso aperto ai linguaggi dell’oggi e legato alle proprie radici e alla propria storia. Seguono le Tele cucite, che da un lato continuano a evocare il mondo arcaico dell’arte tessile della Sardegna, dall’altro si inseriscono in quella ricerca espressiva che lavora non sulla tela, ma con la tela dialogando quindi con i polimaterici di Prampolini, i Sacchi di Burri, le Tele fasciate di Scarpitta, i tessuti irrigiditi dal caolino di Piero Manzoni, le tele di Castellani e Bonalumi o in quelle svuotate di Dadamaino.  Il passo successive sono le Scritture dalle quali nascono, sempre alla fine degli anni Settanta , secondo un percorso strettamente consequenziale, i Libri che spesso si compongono in fiabe visive: tra le prime, Tenendo per mano l’ombra, del 1987, incentrato sulla capacità di accettare il negativo che è in noi tutti.  Non mancano infine riferimenti a Firenze nell’opera dell’artista sarda: dalle mappe immaginarie di Leonardo da Vinci copiate a Firenze, fino all’opera Il mare ha bisogno di fichi, realizzata nel 1986 in occasione del ventesimo anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966. Vademecum Il Filo e l’infinito - Maria LaiAndito degli Angiolini di Palazzo Pitti, Firenze8 marzo - 3 giugno 2018 Chiuso lunedìOrari: martedì - domenica dalle 8.15 -18.50tel. 055 294883   ...

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