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Maestri piemontesi promossi

Riallestite nella Galleria Sabauda le scuole del territorio tra XIV e XVI secolo, con focus su Spanzotti, Macrino, Defendente e Gaudenzio. La direttrice Enrica Pagella spiega l’integrazione nel megapolo  di tutte le collezioni dei Savoia e illustra i prossimi progetti: Cappella della Sindone restaurata, Giardini Reali, accoglienza.Tra i venti «superdirettori» chiamati a raccolta dal ministro Franceschini, il 13 novembre c’era anche Enrica Pagella, dal dicembre 2015 alla guida dei Musei Reali di Torino. Anche lei, come i suoi colleghi nominati nell’ambito della «riforma Franceschini», ha illustrato gli esiti raggiunti (a partire dalla crescita dei visitatori: 380mila quelli previsti nel 2017 contro i 243mila del 2013) e ha accennato ai progetti futuri, che proprio in questo dicembre vedono una concentrazione di inaugurazioni, conclusioni e nuovi avvii, dalla nuova sezione dedicata ai maestri piemontesi nella Galleria Sabauda alla conclusione dei ventennali restauri nella Cappella della Sindone. Sono soltanto una parte di un ricco «Piano strategico», redatto da Enrica Pagella (già direttrice del Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama tra 1999 e 2015) non certo come libro dei sogni ma come strumento operativo capace di ordinare obiettivi, strumenti, ambizioni, valori e visione culturale, lungo l’arco cronologico 2017-20. «In questi primi due anni, sintetizza la direttrice, ci siamo dedicati soprattutto a definire le linee di uno sviluppo unitario dell’intero sistema, che comprende cinque musei precedentemente tra loro separati. Abbiamo inoltre approvato lo Statuto e definito lo schema dell’organizzazione futura. L’obiettivo dei prossimi anni è trasformare i Musei Reali in un grande complesso culturale omogeneo, in grado di accogliere un pubblico vasto e variegato e di ampliare l’offerta culturale della città e la sua attrattiva turistica. Attraverso quattro linee guida (che abbiamo sintetizzato con i concetti di unione, accessibilità, innovazione e apertura) punteremo a garantire servizi differenziati e più efficaci, ampliare l’offerta con nuovi allestimenti e restauri, ma soprattutto con il potenziamento dell’accoglienza e dell’accessibilità dei percorsi».Al centro i «Piemontesi»Il 16 dicembre (anticipata, il 6, dall’apertura della mostra «Piranesi. La fabbrica dell’utopia» a cura di Luigi Ficacci e Simonetta Tozzi, nelle nuove Sale Palatine della Manica Nuova di Palazzo Reale) è la data di inaugurazione di una nuova importante sezione, al piano terra della Galleria Sabauda, dedicata ai «Piemontesi». «Un’altra armonia. Maestri del Rinascimento in Piemonte» è uno snodo importante, per quanto parziale, all’interno di un museo completamente riallestito tre anni fa (cfr. n. 347, nov. ’14, p. 14) a seguito del suo trasferimento nei quattro piani della Manica Nuova.Negli spazi ristrutturati da Marco Albini, finora inutilizzati, trova ora posto un nuovo percorso che risponde a una necessità fortemente sentita da Enrica Pagella e dal suo staff, a partire dalla responsabile della Sabauda Anna Maria Bava. Quella, cioè, di dare autonomia e rilievo a un momento fondamentale della storia dell’arte di un territorio «di frontiera», oltre che di raccontare con maggior forza alcuni dei capolavori delle collezioni museali. La scelta va nella direzione di offrire un nuovo percorso di scoperta a cittadini e turisti, sempre più alla ricerca dell’identità dei musei e delle particolarità anche nelle grandi collezioni reali europee: che cosa differenzia e rende davvero indimenticabili le collezioni di Torino rispetto a quelle raccolte dalle case regnanti, ad esempio, di Dresda o di Parma?Che cos’è che le lega al territorio, con il suo specifico tessuto di monumenti, di opere d’arte, di civiltà? Al di là dei grandi nomi come Mantegna e Orazio Gentileschi, Van Eyck e Van Dyck, pur presenti, che cosa può davvero fare la differenza in termini di conoscenza e diletto dei visitatori dei Musei Reali di Torino?Nei 380 metri quadrati delle nuove, avvolgenti sale ridisegnate nei toni del malva dall’architetto Lorenzo Greppi (già autore tra l’altro dei riallestimenti del Museo di Storia naturale di Venezia nel 2011, del Museo della moda di Gorizia nel 2014 e, nel 2016, della mostra «Il Nilo a Pompei» nel Museo Egizio di Torino) e attraverso circa cinquanta opere, è illustrato in modo chiaro e organico lo sviluppo dell’arte nel Ducato sabaudo tra XIV e XVI secolo. «All’interno della sequenza cronologica declinata su gruppi di artisti o su singoli maestri, ci spiega Anna Maria Bava, affondi tematici individuano l’intreccio di influenze diverse presenti sul territorio piemontese, lo sguardo rivolto contemporaneamente alle Alpi, alla Pianura padana e a Roma, l’emergere di grandi personalità come Martino Spanzotti e Gaudenzio Ferrari, l’organizzazione della produzione artistica attraverso l’apprendimento in bottega, fino all’avvento del Manierismo, che segna la fine delle scuole regionali e l’affermazione di un nuovo linguaggio internazionale».Sulle pareti, tavole e polittici di Spanzotti, Defendente Ferrari («protagonista umbratile e prezioso», rivela Enrica Pagella, con due grandi polittici), Macrino d’Alba, Pietro Grammorseo («Grande eccentrico: per molti sarà una vera scoperta»), Gaudenzio Ferrari («Il Raffaello del Nord con la passione per la musica e gli strumenti musicali, come raccontano gli schermi digitali e i testi delle sale, realizzati con la collaborazione di un gruppo di studenti dell'Università di Torino coordinati da Gelsomina Spione»). Le opere di Bernardino Lanino e Gerolamo Giovenone permetteranno ai visitatori di addentrarsi nella vivace stagione artistica piemontese tra fine Trecento e Rinascimento.Il percorso, che alterna opere pittoriche a vetrine con oggetti di arti decorative, miniature e oreficerie (tra cui le medaglie di Pisanello e quelle commissionate da Carlo II), è suddiviso in nove sezioni: Eleganza gotica; Sugli altari del Piemonte: la forma del polittico; Giovanni Martino Spanzotti; La seduzione di Roma: Macrino d’Alba; Lo sguardo oltre le Alpi: Defendente Ferrari; Gli eccentrici; Una voce del Rinascimento: Gaudenzio Ferrari; L’organizzazione della bottega e, in chiusura, il Manierismo, con due grandiose pale delle botteghe di Lanino e Giovenone.Emergono spunti narrativi che vanno dalle tecniche (come i fondi oro e la doratura a pastiglia) agli aspetti devozionali delle opere, ai significati e ai simboli delle forme, fino al recupero dell’antico e al rapporto tra artista e committente.Il futuro: Sindone, Giardini Reali, accessi e serviziIl riallestimento della Sabauda fa parte di un piano più complessivo «per rendere maggiormente omogeneo e accessibile, ci dice ancora Enrica Pagella, un itinerario di storia, arte e natura che si snoda attraverso oltre 3 chilometri di passeggiata museale su 30mila metri quadrati di spazi espositivi e di deposito, 7 ettari di giardino, con 400mila opere che datano dalla Preistoria all’età contemporanea». Con una missione chiara: «Porre il museo in relazione dinamica con l’esperienza dei visitatori».Al fine di potenziare le aree destinate ai servizi di accoglienza e alle mostre temporanee, sono stati realizzati nuovi spazi espositivi lungo il percorso museale della Sabauda, come le Sale Palatine (600 metri quadrati al piano terra), lo Spazio Confronti al primo piano («Carol Rama. A spasso col drago» dal 22 febbraio), lo Spazio Scoperte al secondo (destinato specificamente a esporre a rotazione il patrimonio di disegni e stampe dei Musei Reali) e lo Spazio Passerella, all’interno del Museo di Antichità. Proprio le Orangerie ottocentesche, sede delle collezioni archeologiche lungo corso Regina Margherita, saranno oggetto di un vasto progetto di riqualificazione, affidato tramite selezione pubblica a Isolarchitetti, a cui sarà richiesta la realizzazione di nuovi servizi di accoglienza entro il 2022: vi troveranno sede caffetterie, aree espositive e per la didattica, un auditorium.Dopo la realizzazione dei nuovi uffici, inaugurati lo scorso aprile nel Torrione Frutteria (il personale e la direzione sono finalmente dentro Palazzo Reale, nel cuore degli spazi di cui si devono prendere cura), e del nuovo logo offerto dalla Consulta di Torino («Nell’ottica di rafforzare il brand e la reputazione anche attraverso l’identità del marchio», spiega la Pagella), sono ancora molti i progetti da realizzare, già studiati e in parte avviati.È da poco iniziato il piano di recupero, in tre fasi e realizzato in collaborazione con la Città di Torino, delle mura seicentesche (rimangono in piedi 1,2 chilometri) e dei bastioni (il Bastion Verde e il Bastione San Maurizio). I Giardini Reali, già parzialmente riaperti nel marzo 2016 dopo dieci anni di chiusura, saranno dotati di nuovi arredi e servizi: in ottobre si è intervenuti nel Boschetto, dove la Consulta di Torino ha finanziato la grande scultura di Giulio Paolini «Pietre Preziose»; sarà poi la volta del Giardino del duca (primavera 2018) e del Giardino di levante (primavera 2019).Parallelamente, partirà la manutenzione straordinaria di Palazzo Reale, con interventi nelle sale e nella Corte d’Onore e con la ristrutturazione della biglietteria. A disposizione dei progetti ci sono gli 8 milioni di euro concessi nel 2015 dal Piano Strategico «Grandi Progetti Beni Culturali» (Mibact) e i 15 milioni del Piano Stralcio «Cultura e Turismo» (Legge di stabilità 2015).Molto attesa, a più di vent’anni dall’incendio che l’ha colpita nell’aprile del 1997, la Cappella della Sindone entrerà a far parte integrante del percorso museale. Il cantiere verrà concluso e consegnato ai Musei Reali entro la fine del 2018. Da settembre sarà di nuovo possibile visitare il capolavoro progettato da Guarino Guarini nel 1668 per Carlo Emanuele II di Savoia. Grazie a un cantiere di restauro «complesso e delicatissimo, spiega Enrica Pagella, torneremo ad ammirare la spettacolare cupola con il suo reticolo di archi sovrapposti e sfalsati». L’esterno, finalmente liberato dai ponteggi, è di nuovo visibile nel cuore della «zona di comando» sabauda, fulcro eclatante dei Musei Reali nel centro cittadino.Altri articoliProposta: i musei diventino fondazioniApro il museo più grande d’Italia, ma il ministro sappia che... ...

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