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“Illustri persuasioni” l’arte pubblicitaria tra la prima e la seconda guerra mondiale al Museo Salce di Treviso

Il focus della mostra è posto sugli autori dei manifesti a cui è riconosciuto il ruolo e la virtuosità di abili “persuasori”. Quelli tra il 1920 e il 1940 sono gli anni in cui la “propaganda” assume una funzione ufficiale e in cui la grafica raggiunge livelli di straordinaria eccellenza TREVISO - Con il titolo di “Illustri persuasioni” il nuovo Museo Nazionale della Collezione Salce presenta, a partire dal 14 ottobre, un centinaio di testimonianze che raccontano l’arte pubblicitaria tra la prima e la seconda guerra mondiale, dal 1920 al 1940. Dopo la mostra sulla stagione Liberty, questa nuovo capitolo dedicato alla pubblicità, a cura di Marta Mazza, direttrice del Museo, pone la sua attenzione sugli autori dei manifesti, che sia per le innovazioni formali e grafiche, sia per la straordinaria capacità comunicativa,  vengono riconosciuti come abili “persuasori”, negli anni in cui la “propaganda” assume un ruolo ufficiale e fondamentale. Sono i decenni in cui nel vecchio Continente, ma non solo, si affinano appunto gli strumenti della “comunicazione di massa” e geni come Leonetto Cappiello e Marcello Dudovich consolidano e confermano le loro indiscusse abilità attraverso un linguaggio ancora più incisivo e “persuasivo”, con l’invenzione di personaggi indimenticabili come il folletto nella buccia d’arancia per Campari o l’elegante donna in blu per la Fiat Balilla. Sulla loro scia si muovono altri incredibili autori, tra questi il francese Achille Luciano Mauzan.  Altri autori elaborano grafiche che riconducono più chiaramente ai percorsi della pittura, tra cubismo e futurismo. Basti pensare alle  le splendide nature morte di Marcello Nizzoli per il Campari o per il Vov; alle marionette ironiche di Fortunato Depero di Enrico Prampolini e di Bruno Munari; alle figure “solidificate” di Lucio Venna, di Giuseppe Riccobaldi del Bava e del novecentista Mario Sironi, grande anche nella grafica; alle donne raffinatissime di Franz Lenhart, memori di quelle di Tamara de Lempicka. Anche il mondo più discreto e “minore” dell’illustrazione suggestiona gli autori pubblicitari, esprimendo con estrema raffinatezza le prerogative più coerenti dell’Art déco: straordinarie e inedite sono in tal senso le prove giovanili di Erberto Carboni, tra cui spiccano per felicità inventiva, quasi fiabesca, quelle per la O.P.S.O. di Parma. Qualche anno più tardi Carboni sviluppa un altro sorprendente e nuovissimo rapporto: quello tra la grafica pubblicitaria e la fotografia, che entra con vigore nei manifesti fin dagli anni ’30. Giaci Mondaini è tra coloro che ne faranno ampio uso, anche con immagini della piccola figlia Sandra; e così il geniale Xanti Schawinsky, che porterà in Italia le ricerche del Bauhaus. Atmosfere fotografiche e cinematografiche sono implicite anche nell’imponente lavoro di Gino Boccasile, quello delle “signorine grandi firme”. “Le sue donne sensuali dai sorrisi smaglianti sono – afferma Marta Mazza - cifra identificativa di un’epoca mai esuberantemente ottimista come la precedente ma capace di messaggi seduttivi formulati con forza e con una consapevolezza linguistica totalmente nuova”. ...

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