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Galleria Fumagalli, “Giulio Paolini. Teoria delle apparenze”

Con questa mostra, aperta al pubblico dal 16 gennaio al 14 aprile 2018, la galleria rende omaggio a una delle figure artistiche più rappresentative della ricerca italiana d’avanguardia MILANO - Attraverso installazione, disegno, collage, calco in gesso e fotografia, dagli anni ’60 a oggi, Giulio Paolini esplora la natura tautologica e metafisica dell’operare artistico, mettendo in discussione le sue sovrastrutture di metodo e rigenerando il lavoro in prospettive sempre nuove. In “Dipingere la pittura", intervista di Nico Orengo in “Fuoricampo” del 1973, Paolini spiegava: “Il mio modo di agire è in rapporto, staffetta continua, tra il quadro prima e quello dopo. Ogni mio quadro in definitiva è la replica del precedente (vorrei dire che nasce già come replica del precedente).”  Le opere scelte per la mostra “Giulio Paolini. Teoria delle apparenze” seguono il percorso dell’artista a partire dal 1969 con “Quam raptim ad sublimia”, uno stendardo in cotone con la scritta in latino “Quanto prima verso il sublime”. La frase, ripresa dall’artista da un’incisione in caratteri di ottone nel pavimento marmoreo del Museo del Vaticano, evoca i temi dell’ineffabilità e dell’invalicabilità della parola.  Come per il linguaggio così per la pittura, l’artista esplora con sguardo retrospettivo i meccanismi e gli elementi costitutivi del manifestarsi: dalle citazioni letterarie all’autocitazione, propone una storicizzazione del proprio lavoro. Dalla metà degli anni ’70, temi come la ripetizione, la circolarità dei rimandi e il doppio sono sempre presenti nei lavori di Paolini. Grazie anche al ricorso di calchi in gesso di statue o particolari architettonici classici, l’artista riflette sulla tradizione, esperibile solo in frammenti.  In questo senso sono rappresentative opere come “L’arte e lo spazio, quattro illustrazioni per uno scritto di Martin Heidegger” (1983) un rimando alle “quattro osservazioni” del filosofo tedesco paradigma del pensiero sull’arte in quegli anni; oppure il collage fotografico “Comédie Italienne” (1984), una documentazione del frammento scenico realizzato dall’artista con Carlo Quartucci nel 1983 al Ninfeo del Bramante, ispirato al celebre quadro di Jean-Antoine Watteau ”Embarquement pour Cyhtère”. Anche “L’Indifferent” (1992) è un riferimento al dipinto di Watteau del 1717, riprodotto in una fotografia a colori (ma mancante di alcune parti ritagliate dall’artista) e incorniciata su un cavalletto di legno. Nella mostra della galleria milanese in esposizione anche “Studio per Da lontano” (2015), disegno preparatorio dell’intervento di Giulio Paolini per il tempio Barocco del Museo Cappella Sansevero a Napoli, e “Studio per Villa dei misteri” (2013), composizione di immagini in prospettiva il cui titolo è ispirato alla domus pompeiana. Vademecum GALLERIA FUMAGALLIVia Bonaventura Cavalieri 620121 Milanogalleriafumagalli.cominfo@galleriafumagalli.com+39 02 3679928   ...

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