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Fotografia. Al MAST di Bologna luci e ombre dell’America anni ’50 nell’opera di W. Eugene Smith. Fotogallery

170 stampe vintage provenienti dalla collezione del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh raccontano la città industriale più famosa del primo Novecento BOLOGNA - “W. Eugene Smith: Pittsburgh ritratto di una città industriale” è la mostra, a cura di Urs Stahel, ospitata al MAST di Bologna, dal 16 maggio al 16 settembre 2018. L’esposizione presenta un nucleo significativo del lavoro realizzato da W. Eugene Smith su Pittsburgh, attraverso il quale il fotografo è riuscito a restituire la dinamicità, ma anche il volto più umano, di questa città al culmine del suo sviluppo economico.  Si tratta di un progetto realizzato da Smith dopo aver interrotto il suo rapporto con la rivista “Life”, per la quale aveva documentato per diversi anni i principali avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale.  Spiega Urs Stahel: “W. Eugene Smith lottava per rappresentare l’assoluto. Ben lungi dall’accontentarsi di documentare il mondo, voleva catturare,  afferrare, almeno in alcune immagini, niente di meno che l’essenza stessa della vita umana.” Il primo incarico che Smith accettò fu di realizzare in un paio di mesi un centinaio di fotografie su Pittsburgh per una pubblicazione celebrativa sul bicentenario della sua fondazione. La città era in pieno boom economico grazie alla crescita dell’industria siderurgica e in particolare delle sue acciaierie, che garantivano lavoro e attiravano operai da tutto il mondo. Questo semplice mandato si trasformò in uno dei progetti più importanti della sua vita. In circa tre anni Smith realizzò instancabilmente 20.000 negativi, 2.000 masterprint e per tutta la vita cercò, senza riuscirci mai completamente, di produrre il saggio definitivo che avrebbe rivelato l’anima della città senza lasciare fuori nulla, un’opera senza precedenti nella storia della fotografia. Solo una piccola parte di questo lavoro venne conosciuto dal grande pubblico, tramite il “Photography Annual” del 1959, l’unica rivista su cui Smith accettò di pubblicare le sue foto perché gli garantì il controllo assoluto sulle 36 pagine intitolate Labyrinthian Walk, rifiutando importanti offerte economiche da “Life”.  Come sottolinea ancora il curatore: “Dobbiamo a W. Eugene Smith, fotografo pressoché folle, uno dei ritratti di città più grandiosi e alcune delle fotografie più profondamente umane che si conoscano, nonostante egli abbia lottato invano per vent’anni della sua vita per passare dalla rappresentazione al quadrato nero (come Malevič), dall’immagine alla reliquia, dall’effimero alla verità. Nella storia della fotografia nessuno mai aveva tentato questa impresa con una tale tormentosa veemenza: Smith non voleva rappresentare  il sangue, lui cercava il sangue.” La selezione di immagini esposta nella PhotoGallery del MAST offre un quadro intenso e rappresentativo di questo progetto di cui lo stesso Smith, riconoscendo le difficoltà incontrate nel comporre in un’unica opera i contrasti di una città così complessa, affermava: “Penso che il problema principale sia che non c’è fine ad un soggetto come Pittsburgh e non ci sia modo di portarlo a compimento”. {igallery id=6443|cid=988|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0} Vademecum “W. Eugene Smith: Pittsburgh ritratto di una città industriale”MAST via Speranza 42, Bologna16 maggio – 16 settembre 2018Ingresso gratuitoOrari di aperturaMartedì - Domenica 10.00 - 19.00www.mast.org     ...

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