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Con il consenso di Traiano

Roma. «Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa» è il titolo che lega all’attualità la grande mostra sull’optimus princeps che diciannove secoli fa condusse l’impero romano alla sua massima espansione. Ideata dal sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce e curata da Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro, quest’ultima responsabile dei Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali che la ospitano, la mostra durerà per quasi un anno, fino al 16 settembre 2018 (catalogo De Luca).I Mercati sono tra le maggiori e più integre realizzazioni volute da Traiano e i restauri degli anni Novanta-primi Duemila ne hanno consentito una rilettura integrale e lo sfatamento della vecchia ma pervicace loro interpretazione in chiave commerciale. L’idea di Parisi Presicce, che ha mantenuto il coordinamento scientifico della mostra insieme a Lucrezia Ungaro e Livio Zerbini, direttore del Laboratorio di studi e ricerche sulle Antiche province danubiane dell’Università di Ferrara, è che allora come ora la capacità di governo, l’economia, il welfare, l’inclusione (allora ottenuta per via militare) di popoli diversi sotto un unico Stato e con leggi comuni, il marketing politico e la buona amministrazione fossero le carte vincenti in particolare di colui che, primo imperatore non per via dinastica ma «adottiva» e primo non italiano (la gens Ulpia era sì di origine italica ma stabilitasi nella Penisola iberica), fu un principe decisamente popolare e dai molti meriti. Primo tra tutti, anche attraverso la genialità dell’architetto siriano Apollodoro di Damasco, per via della grande eredità edilizia giunta fino a noi (che si confonde tuttavia con quella di Domiziano), sia monumentale, con le realizzazioni più note e spettacolari come il complesso del foro e dei mercati a Roma, comprensivo della basilica Ulpia, delle due biblioteche e della colonna commemorativa delle vittorie sui Daci, sia di infrastrutture, restauri e migliorie pensate soprattutto per la sicurezza e il benessere di Roma: porti, magazzini, acquedotti, fogne, terme, edifici per spettacoli eccetera. Una politica «panem et circenses» che mirava al consenso, che legittimava il suo potere attraverso il buon governo e i successi militari.La mostra celebra i 1.900 anni della morte dell’imperatore con reperti provenienti da molte collezioni sia comunali che statali di Roma, da Ostia antica, Tivoli e Arcinazzo Romano, dove l’imperatore si era fatto costruire una villa privata da cui giungono decorazioni a stucchi dorati, marmi e affreschi da poco ritrovati e restaurati, da Sessa Aurunca e Sorrento, ma anche dai Musei Vaticani, da Berlino, Nimega, che presta una testa in bronzo di una statua al vero forse di Traiano, Bucarest, Mérida e Monaco di Baviera. Sono sculture, ritratti, decorazioni architettoniche, calchi della Colonna Traiana, monete (alcune incastonate in una preziosa collana concessa dalla maison Bulgari), modelli in scala e ricostruzioni in 3D, con installazioni multimediali e interattive realizzate in collaborazione con la Duke University e il coordinamento scientifico di Maurizio Forte.Il percorso parte dalla morte di Traiano in Asia Minore, contrappone le cruente campagne in Dacia e le grandi opere realizzate durante la pace, analizza il fondamentale ruolo delle donne della famiglia imperiale nella sua politica sociale, gli spazi privati ad Arcinazzo, la fortuna della sua figura dopo l’antichità. ...

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