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Gli Uffizi celebrano con una mostra i 500 anni della Riforma di Lutero

Gli Uffizi celebrano con una mostra i 500 anni della Riforma di Lutero

Dal 31 ottobre al 7 gennaio nella Sala del Camino è visitabile la mostra “I volti della Riforma. Lutero e Cranach nelle collezioni medicee” con i ritratti delle icone della nuova  Chiesa riformata

FIRENZE – Per celebrare i cinque secoli dall’avvio della Riforma protestante di Martin Lutero che, il 31 ottobre 1517, affisse alla porta della Schlosskirche di Wittemberg le Novantacinque tesi contro la prassi della vendita delle  indulgenze e l’autorità del papa, gli Uffizi presentano, dal 31 ottobre, la mostra “I volti della Riforma. Lutero e Cranach nelle collezioni medicee”, a cura di Francesca de Luca e Giovanni Maria Fara.

L’esposizione, allestita nella Sala del Camino degli Uffizi, espone le icone della nuova Chiesa riformata: i ritratti di Martin Lutero e di Filippo Melantone, i due teologi promotori del movimento riformatore; di Lutero, già monaco agostiniano, e della moglie Caterina von Bora, monaca cistercense; dei fratelli Federico III il Saggio e Giovanni, Elettori di Sassonia e sostenitori politici della Riforma.  Ciò che accomuna tutti i dipinti è il fatto di essere usciti dalla florida bottega di Lucas Cranach il Vecchio, pittore ufficiale della nuova corrente religiosa.  A questi si affianca una copia antica di un ritratto di Lutero, il dittico di Adamo ed Eva, capolavoro di Lucas Cranach, e una Madonna col Bambino e il san Giovannino, prove della padronanza del pittore nell’interpretare temi sacri sia attinenti alla nuova spiritualità  riformata, sia a quella cattolica.

Lucas Cranach il Vecchio (Kronach 1472 – 1553 Weimar), amico personale di Lutero e pittore di corte dell’Elettore Palatino Federico III il Saggio, creò le opere da far circolare come manifesti della nuova ideologia. L’artista formulò l’iconografia ufficiale della ritrattistica dei capi del movimento, improntandola alla massima semplicità: Lutero e Melantone,  e anche della moglie del primo, Caterina von Bora, la cui effige in coppia con quella del marito attestava l’abolizione del celibato dei sacerdoti. Anche gli Elettori Palatini Federico III il Saggio e suo fratello Giovanni I il Costante furono oggetto del programma iconografico. 

Cranach nel frattempo elaborava anche incisioni di immagini, a corredo dei testi sacri riformati, che in parte pubblicò lui stesso come editore. In mostra sono esposte per la prima volta tre serie di incisioni di altissima qualità, che illustrano argomenti sacri come la Passione di Cristo, gli Apostoli, i Martirii degli Apostoli, oltre ad altre stampe singole

In mostra anche i ritratti di personalità di ambito fiorentino che furono inquisite per aver manifestato il loro interesse verso le nuove teorie religiose: Pietro Carnesecchi  di Domenico Puligo e Bartolomeo Panciatichi di Agnolo Bronzino.

Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi ricorda:  “La mostra ora alle Gallerie degli Uffizi è stata l’occasione per un’importante campagna di restauri, che ha incluso due straordinarie cornici seicentesche attribuite a Vittorio Crosten, pubblicate in catalogo. Tutte le incisioni di Cranach esposte sono state restaurate da Maurizio Boni e Luciano Mori, restauratori del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi”.

La mostra sarà visitabile fino al 7 gennaio 2018. 

Vademecum

I volti della Riforma. Lutero e Cranach nelle collezioni medicee
Dal 31 Ottobre 2017 al 07 Gennaio 2018
Firenze, Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi
www.uffizi.it

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Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. L’Italia vista dagli artisti cinesi

Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. L’Italia vista dagli artisti cinesi

Dopo il successo della mostra organizzata al Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma cinque pittori cinesi hanno voluto approfondire il tema del Grand Tour con un’ottica diversa e di straordinario interesse, alla ricerca delle origini del Rinascimento nei territori di San Francesco

FIRENZE –  “Grand Tour. Alle fonti del Rinascimento” è il titolo della mostra che, dal 27 ottobre al 14 novembre, viene ospitata nella Saletta delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. 

L’esposizione, a cura di Zhou Zhiwei, è parte del progetto ”Grand Tour, l’Italia vista dagli artisti cinesi’‘ promosso dalla Fondazione Kokocinski. Sono cinque i pittori di nazionalità cinese che espongono in Accademia. Si tratta di Liu Manwen, Din Yiling, Yin Xiong, Wang Weixin e Zhou Zhiwei, tutti maestri affermati, studiosi esperti di pittura occidentale, accademici caratterizzati da una fervente ammirazione per la cultura italiana. 

Il progetto è nato nel 2014 con l’idea di accogliere gli artisti cinesi in Italia, patrimonio mondiale dell’arte e della cultura, accompagnandoli a scoprire i suoi più importanti tesori e le stesse meraviglie che hanno affascinato generazioni di artisti e intellettuali protagonisti del Grand Tour di ottocentesca memoria, il primo programma attuato si concentrava su Roma e i suoi dintorni. 

Renato Mammucari, grande esperto di storia del Grand Tour e che ha introdotto la mostra realizzata presso il Museo Nazionale di Arte Orientale a Roma nel 2015, afferma “…troviamo oggi cinque artisti cinesi che, grazie alla loro particolare sensibilità e grande professionalità, sono riusciti a vedere in un’Italia dove, a cominciare da Roma, anche le pietre ‘parlano’, un luogo predestinato dove l’anima si smarrisce. Le opere di questi cinque artisti nascono dalle loro mani. Queste, infatti, altro non sono che lo strumento attraverso il quale riescono ad esprimere la loro ispirazione: la sola tecnica, pur precisa e puntuale, non consentirebbe di dipingere composizioni come quelle realizzate in quest’ultimo Grand Tour, che riescono a catturare i sentimenti prima ancora degli occhi tanto sono piene di passione”

Le venticinque opere dal vero realizzate con la tecnica della pittura ad olio su tela e acquarello su carta, ritraggono i paesaggi che hanno suscitato in loro più emozioni. Uno dei momenti più coinvolgenti della permanenza in Italia è stato il tempo trascorso a La Verna, in provincia di Arezzo, luogo francescano per eccellenza. Il confronto quotidiano e il rapporto con realtà cosi differenti ma legate tra loro dalla semplicità, dall’accoglienza e dalla condivisione hanno affascinato gli artisti, coinvolgendoli in un’esperienza assolutamente nuova e, forse, irripetibile.

 

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Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. L’Italia vista dagli artisti cinesi

Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. L’Italia vista dagli artisti cinesi

Dopo il successo della mostra organizzata al Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma cinque pittori cinesi hanno voluto approfondire il tema del Grand Tour con un’ottica diversa e di straordinario interesse, alla ricerca delle origini del Rinascimento nei territori di San Francesco

FIRENZE –  “Grand Tour. Alle fonti del Rinascimento” è il titolo della mostra che, dal 27 ottobre al 14 novembre, viene ospitata nella Saletta delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. 

L’esposizione, a cura di Zhou Zhiwei, è parte del progetto ”Grand Tour, l’Italia vista dagli artisti cinesi’‘ promosso dalla Fondazione Kokocinski. Sono cinque i pittori di nazionalità cinese che espongono in Accademia. Si tratta di Liu Manwen, Din Yiling, Yin Xiong, Wang Weixin e Zhou Zhiwei, tutti maestri affermati, studiosi esperti di pittura occidentale, accademici caratterizzati da una fervente ammirazione per la cultura italiana. 

Il progetto è nato nel 2014 con l’idea di accogliere gli artisti cinesi in Italia, patrimonio mondiale dell’arte e della cultura, accompagnandoli a scoprire i suoi più importanti tesori e le stesse meraviglie che hanno affascinato generazioni di artisti e intellettuali protagonisti del Grand Tour di ottocentesca memoria, il primo programma attuato si concentrava su Roma e i suoi dintorni. 

Renato Mammucari, grande esperto di storia del Grand Tour e che ha introdotto la mostra realizzata presso il Museo Nazionale di Arte Orientale a Roma nel 2015, afferma “…troviamo oggi cinque artisti cinesi che, grazie alla loro particolare sensibilità e grande professionalità, sono riusciti a vedere in un’Italia dove, a cominciare da Roma, anche le pietre ‘parlano’, un luogo predestinato dove l’anima si smarrisce. Le opere di questi cinque artisti nascono dalle loro mani. Queste, infatti, altro non sono che lo strumento attraverso il quale riescono ad esprimere la loro ispirazione: la sola tecnica, pur precisa e puntuale, non consentirebbe di dipingere composizioni come quelle realizzate in quest’ultimo Grand Tour, che riescono a catturare i sentimenti prima ancora degli occhi tanto sono piene di passione”

Le venticinque opere dal vero realizzate con la tecnica della pittura ad olio su tela e acquarello su carta, ritraggono i paesaggi che hanno suscitato in loro più emozioni. Uno dei momenti più coinvolgenti della permanenza in Italia è stato il tempo trascorso a La Verna, in provincia di Arezzo, luogo francescano per eccellenza. Il confronto quotidiano e il rapporto con realtà cosi differenti ma legate tra loro dalla semplicità, dall’accoglienza e dalla condivisione hanno affascinato gli artisti, coinvolgendoli in un’esperienza assolutamente nuova e, forse, irripetibile.

 

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“Iconic The exhibition”, una collettiva celebra Madonna a Roma

Foto Flavia Lucidi

A raccontarci la nascita del progetto è la gallerista Ada Egidio (Collezionando Gallery) che, assieme a Ettore Ventura, ha curato l’esposizione romana, visitabile fino all’11 novembre presso Feltrinelli International Roma e  NVMEN Concept Space

ROMA – Da oltre trent’anni sulla cresta dell’onda, Madonna è ormai un’icona planetaria a 360 gradi, non solo perché, come disse Susan Sarandon, nella storia della musica pop “esiste un prima e un dopo Madonna”, ma perché tutto di lei è “iconico”,  assolutamente riconoscibile ed inconfondibile, dal suo look, alla sua gestualità, al suo abbigliamento, fino alle sue innumerevoli provocazioni. 

La mostra a lei dedicata non poteva che far riferimento alla sua iconicità e chiamarsi “Iconic – The Exhibition”Si tratta di una rassegna itinerante, sbarcata ora anche Roma e visitabile fino all’11 novembre, presso la Feltrinelli International Roma e presso il Concept Space Numen, a due passi dal Colosseo. 

A raccontarci la nascita del progetto è la gallerista Ada Egidio (Collezionando Gallery) che, assieme a Ettore Ventura, ha curato l’esposizione romana.

“Il progetto originale – ci spiega Egidio – nasce nel 2015 quando Madonna avvia un contest tra i suoi fan/artisti chiedendo appunto di ritrarla. Sono state tantissime le persone che hanno aderito. Madonna ha scelto i lavori di artisti di svariate nazionalità e ne ha realizzato uno straordinario video, poi proiettato nel backdrop, lo schermo che animava il palco, durante le 88 tappe del Rebel Tour, iniziato il 9 settembre 2015 a Montreal. Il video in particolare – continua la curatrice – è stato proiettato durante la performance della traccia “Rebel Heart” che dava il nome anche al tour. Quella proiezione ha consentito di dare ampia visibilità a molti giovani artisti, che poi erano principalmente suoi fan”. 

Nascono dunque da qui i presupposti per un successivo evento anche di rilievo culturale, che oltre a celebrare l’icona, Regina indiscussa del Pop, potesse promuovere anche l’arte in tutte le sue forme. 

Sono due italiani, Ettore Ventura e Gabriele Ferrarotti, ad intuire la possibilità di poter allestire una mostra collettiva. Racconta ancora Ada Egidio: “Ventura e Ferrarotti hanno contattato tutti gli artisti riconoscibili nel backdrop e hanno chiesto di inviare i vari lavori in modo tale da poterne fare una esposizione”. 

La prima mostra è stata dunque organizzata a Torino, a Palazzo Saluzzo Paesana, dal 19 al 24 novembre 2015, in occasione delle uniche date italiane del “Rebel Heart Tour” della cantante. Successivamente ci sono state altre tappe a Napoli e Palermo e un’unica tappa all’estero, a Barcellona.

In seguito all’abbandono da parte di Ferrarotti alla direzione artistica, è quindi subentrata Ada Egidio, la quale ha deciso di riproporre il progetto avviando un nuovo contest, che si è svolto dal 2 luglio al 16 agosto, giorno del compleanno della star. La Call ha permesso di avere a disposizione un notevole corpus di opere, davvero vario, da poter allestire a Roma ben due spazi con circa 40 artisti e oltre 80 opere. 

Una mostra dunque in continuo divenire, dove le opere originarie si sono perfettamente amalgamate con le ultime prodotte dai nuovi fan/artisti. 

Si tratta di “creazioni uniche, che riproducono non solo la cantante, ma anche tutti quei particolari che ne fanno una ’icona’, il suo bustino, le sue labbra, il suo neo. Opere inoltre che utilizzano le più svariate tecniche, dalla digital art, alla pittura passando per la fotografia, tra gli artisti c’è anche Aldo Diaz, il suo fotografo” – spiega ancora la curatrice.

La mostra non si fermerà a Roma e continuerà ad essere itinerante. 

Tuttavia l’idea di Ada Egidio è quella di proseguire estendendo questo progetto ad altre icone. “Un progetto molto bello questo avviato da Madonna – aggiunge Egidio – che però vorrei ampliare coinvolgendo altre icone nell’ambito di tutte le arti, cinema, letteratura, danza, qualsiasi forma d’arte e qualsiasi personaggio che oggi si possa considerare iconico”.

Artisti in mostra: Aldo Diaz, Aleix Pons, Arsen Suleymanov, Fran Sànchez, Jérôme Trudelle, Laertes De Oliveira, Artist Creations, Marco De Matteo, Michelangelo Prencipe, Michele EmmeTre, Mattia Bau Vegni, Nicolas Obery, Noah, Pablo Lobato, Renata Giorgini, Richard Holmes, Rob Jacobs, San Sigüenza, Sergio Daricello, Silvio Alino, Son Of The Moon, Timothy Aerts, Malleus, Mauro Morelli, Joey Holthaus, Branimir Mladenov, Eder Cambui, Matete Perversa, Daniele Volpicelli, Juan Bermudez, Massimo Perna, Village9991, Luciano Carvalho, Mark Lloyd, EFFE, Ted Tan, Giuseppe Sinatra, Alek- sey D’Havlcyon, Francesco Paolo Catalano.

Foto inaugurazione di Flavia Lucidi

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Alcune opere in mostra

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Vademecum

ICONIC – The Exhibition in Rome “La Mostra”.
Fino all’11 Novembre 2017
Feltrinelli International Roma, Via Vittorio Emanuele Orlando 86
NVMEN Concept Space
Via Capo d’Africa, 9 Roma Tel: 06 700 1592
Orario Visite: Dal Lunedì alla Domenica dalle 7,30 alle 2,00.
Ingresso libero.

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Al MACRO di Roma la personale di ORLAN

Al MACRO di Roma la personale di ORLAN

L’artista e performer francese torna a Roma dopo vent’anni, questa volta anche in versione tecnologica e multimediale in una mostra curata da Alessandra Mammì

ROMA –  “VideORLAN – Technobody” è la personale della nota artista e performer francese, esponente della Body Art, ORLAN, a cura di Alessandra Mammì, che sarà visitabile presso il  MACRO di Roma, nella sede di via Nizza, fino al prossimo 3 dicembre. 

Si tratta di una immersione  totale  che  riporta  nella  Capitale  l’artista  francese  a  vent’anni  dalla  mostra antologica “ORLAN a Roma 1964-1996” allestita da Studio Miscetti e Sala 1.

La mostra ripercorre l’avventura artistica di ORLAN, nella sua interezza, dalle prime sculture fotografiche, alle performance registrate su video, fino alle ultime opere che usano la realtà aumentata e il 3D. Viene inoltre sperimentato per la prima volta in Italia “Expérimentale Mise en jeu” (2015-2016), uno spettacolare video gioco con installazione interattiva.

Caratteristica della mostra è infatti il sorprendente utilizzo del digitale. Per ORLAN, da sempre attratta dal multimediale e da tutti i mezzi che la contemporaneità offre, in realtà il digitale rappresenta un modo diverso di costruire le immagini e di traghettare i temi di sempre (il corpo, la sessualità, gli stereotipi di bellezza, le imposizioni culturali, politiche, religiose, e l’ampia simbologia che va dalla metamorfosi all’ibrido) verso universi più impalpabili, ma non per questo meno potenti.

L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e realizzata in collaborazione con Villa Medici e con Studio Stefania Miscetti.

Vademecum

MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma
Via Nizza 138
Orario: da martedì alla domenica ore 10.30-19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima) Chiuso il lunedì
Ingresso alle sale espositive
MACRO via Nizza
Tariffa intera: non residenti 9,00 €, residenti 8,0 €. Tariffa ridotta: non residenti 7,00 €, residenti 60, 0 €.)
MACRO via Nizza + MACRO Testaccio
Tariffa intera: non residenti 11,50 €, residenti 10,50 € Tariffa ridotta: non residenti 10,50 €, residenti 9,50 €
Informazioni sugli aventi diritto alle riduzioni: www.museomacro.org
INFO: 060608
www.museomacro.org
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“Le Trame di Giorgione”, una grande mostra su Giorgione e l’arte tessile in Veneto

Giorgione, Pala di Castelfranco, particolare

Una esposizione affascinante e coinvolgente, ricchissima di capolavori, di storie e di nuove proposte interpretative, che si muove nel doppio binario della storia dell’arte e della storia del tessuto, a comporre una originale storia del costume

TREVISO – Il 27 ottobre inaugura al Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto (Tv) la grande mostra dedicata al pittore di Castelfranco, dal titolo “Le Trame di Giorgione”, a cura di  Danila Dal Pos. La mostra coinvolgerà, oltre il museo, anche i “luoghi di Giorgione”ovvero il Duomo, la Torre Civica, lo Studiolo di Vicolo dei Vetri, la Casa Costanzo, la Casa Barbarella.

L’esposizione, che trova il suo fulcro nella “Pala di Castelfranco”, capolavoro primo del pittore, rappresenta una riflessione sulla grande tradizione tessile della Serenissima di 5 secoli fa. Capolavori della ritrattistica, a firma di artisti come Giovanni Bonconsiglio, Pier Maria Pennacchi, Vincenzo Catena, Francesco Bissolo, lo stesso Giorgione, Giovanni Cariani, Tiziano Vecellio, Lorenzo Lotto, Andrea Previstali, Bartolomeo Veneto, Bernardo Licinio, Domenico Capriolo, Jacopo Bassano e Paolo Veronese, testimoniano il lusso di abiti realizzati con tessuti e complementi il cui costo era, per l’epoca, folle. Accanto ai ritratti, come in tutte le sezioni della mostra, preziosi esemplari di tessuti d’epoca. Anche nel nucleo successivo dedicato al Seicento, il lusso si pone come fattore di distinzione identitaria, quel lusso che consiste da sempre nell’impiego di materiali e di manifatture di grande pregio e di altissimo costo.

L’ultimo nucleo a raccontare la storia della manifattura tessile veneziana, in un percorso ancora una volta sviluppato tra arte e raffinato artigianato, è quello dedicato al ‘700. Qui, ancora accanto ai ritratti, viene esibita la prestigiosa collezione tessile settecentesca del Duomo di Castelfranco, insieme con abiti, corpetti, guanti e borsette dell’epoca, provenienti da Palazzo Mocenigo a Venezia. La commistione tra sacro e profano è più apparente che reale. Spesso infatti le sontuose vesti dismesse dalle grandi dame finivano con l’essere portate sull’altare sotto forma di piviali o pianete, intessute di fili di seta e oro.

Nelle altre sedi coinvolte dell’antico centro cittadino, in mostra anche esemplari di tessuti d’epoca, telai e la straordinaria produzione di Carlo Scarpa della Tessoria Asolana, oggi non più sul mercato.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 4 marzo 2018. 

Vademecum

“Le Trame di Giorgione”
Museo Casa Giorgione
Piazza San Liberale – 31033 Castelfranco Veneto (Tv)
Tel. 0423 735626 – e-mail: museo@comune.castelfranco-veneto.tv.it
www.museocasagiorgione.it
Facebook/MuseoCasaGiorgione
www.letramedigiorgione.it

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“La Rivoluzione Russa. Da Djaghilev all’Astrattismo” in arrivo a Gorizia

Kasimir Malevic, Stazione senza fermata. Kuncevo. 1913 Galleria Tret’jakov - particolare

Un affascinante percorso, fatto di continue intersezioni tra le Arti e la Storia, all’interno di Palazzo Attems Petzenstein, con il ricorso a una sofisticata multimedialità, a complemento dell’esposizione di oltre cento opere concesse da alcune delle principali istituzioni moscovite

GORIZIA – In occasione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre, evento che ha cambiato la storia del XX secolo, viene celebrata in tutta Europa anche la rivoluzione culturale e artistica innescata dalle avanguardie russe. 

A Gorizia, dal 6 dicembre a Palazzo Attems Petzenstein, per commemorare questa straordinaria “esplosione culturale” arriva la mostra La Rivoluzione Russa. Da Djaghilev all’Astrattismo (1898-1922), a cura di  Silvia Burini e Giuseppe Barbieri del Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, affiancati da Faina Balachovskaja della Galleria Tret’jakov.

Oltre 100 capolavori (provenienti da alcune delle principali istituzioni moscovite, in gran parte dalla Galleria Tret’jakov, dal Museo delle arti decorative e applicate e il Museo di Storia contemporanea della Russia (già Museo della Rivoluzione), nonché il Fondo Alberto Sandretti presso la Fondazione Feltrinelli di Milano) che comprendono opere da Malevic a Kandinskij, passando per Benois, Bakst, Koncalovskij, Larionov, Tatlin, Goncarova, Stepanova, Ekster. L’esposizione inoltre, con lo scopo di restituire una più completa visione della scena artistica dell’epoca apre a un più ampio scenario, che comprende il teatro (Cechov, Mejerchol’d, Stanislavskij) la musica (Musorskij, Skrjabin, Stravinskij…), il balletto (Djagilev) la fotografia (Rodcenko). Il percorso espositivo, suddiviso in 6 sezioni tematiche, abbraccia un periodo che si estende dal 1898, l’anno di fondazione del gruppo Mir iskusstva (Il mondo dell’arte) e della rivista fondata e diretta da Djagilev, sino al 1922, la data di costituzione dell’Unione Sovietica. 

Raffaella Sgubin, Direttore del Servizio Museo e Archivi Storici dell’ERPAC, spiega: “Questa grande mostra presenta un’originale sequenza di opere emblematiche, ma anche assai poco viste in Italia, e vuole essere quindi l’insolita celebrazione di un evento storico che ha mutato per sempre il mondo contemporaneo. Indicandolo come l’esito di una complessiva dinamica che, poco prima e poco dopo il 1917, ha rivoluzionato radicalmente la cultura e la scena internazionale dell’arte”. 

Anticipano inoltre i curatori: “Dalle ricerche che hanno sotteso questa esposizione sono emersi anzitutto il valore e il ruolo “rivoluzionari” delle pratiche artistiche all’interno della società russa a cavallo tra XIX e XX sec., a partire dalla sotterranea e decisiva matrice letteraria della cultura russa ottocentesca, e qui basterà ricordare almeno i nomi di Blok, Achmatova, Mandel’stam, Pasternak, Majakovskij. Ma fu una rivoluzione complessiva, che si è estesa alla pittura (esiste un’arte prima dell’Astrattismo e una successiva, quella in cui ancora oggi viviamo) e poi alla grafica, alle scenografie, alla musica, per registrare infine le origini dell’esperienza del cinema, che qualche anno dopo si sarebbe concretata nel magistero di Ejzenstejn e Vertov”. 

La mostra sarà visitabile fino al 25 marzo 2018.

Vademecum

Palazzo Attems Petzenstein, via Edmondo De Amicis 2
Orario: 10-18. Chiuso il lunedì
Info: 348 13047 26

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Palazzo Tau di Pistoia rende omaggio a Kengiro Azuma

Kengiro Azuma, MU-780, 1978, bronzo, cm 21x46x22

In parallelo con la grande mostra “Marino Marini. Passioni visive”, allestita in Palazzo Fabroni dal 16 settembre, la Fondazione Marino Marini propone una esposizione dedicata allo scultore italo-nipponico che di Marini fu allievo e amico

PISTOIA – Apre a Palazzo Tau di Pistoia una rassegna, a cura di curata da Ambra Tuci e Francesco Burchielli, dedicata allo scultore Kengiro Azuma.  Azuma,  nato il 12 marzo del 1926 a Yamagata nel nord del Giappone, in una famiglia di fonditori, arriva a Milano nel 1956, dopo aver conseguito la laurea in scultura all’Università di Tokyo. A Brera diventa prima allievo e poi assistente del suo più grande mito artistico, Marino Marini. Dapprima le sculture di Azuma vengono influenzate dalle opere del maestro, successivamente lo scultore riesce invece a trovare un’identità propria, stimolato dallo stesso Marini che lo esorta a tornare alle origini, verso la cultura e l’estetica giapponese. 

Nasce nell’ottica di questo legame umano, spirituale e artistico l’esposizione che la Fondazione Marino Marini dedica ad Azuma. La mostra, che cade ad un anno dalla scomparsa dell’artista italo-nipponico (scomparso, novantenne, a Milano il 15 ottobre 2016), riunisce una selezione di sue opere, diverse per tipologia e natura, tra cui alcune di quelle più significative dell’artista.

Maria Teresa Tosi, direttore della Fondazione Marini spiega:  “Opere che con i loro pieni e vuoti esprimono quello che veramente c’è di importante nella vita “cioè l’anima, l’amicizia, la vera solidarietà, il modo di convivere”.  “L’idea di Azuma – continua il Direttore Tosi – è quella di rappresentare la parte invisibile dell’uomo, che però non ha una forma ben definita. I sentimenti non hanno una forma precisa, sono cose astratte”. “Ho abbandonato la rappresentazione dell’uomo, dedicandomi a quella dell’anima”, egli infatti ebbe a dire. 

La mostra resterà aperta la pubblico dal 22 Ottobre 2017 al 26 Novembre 2017. 

www.fondazionemarinomarini.it

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Palazzo Tau di Pistoia rende omaggio a Kengiro Azuma

Kengiro Azuma, MU-780, 1978, bronzo, cm 21x46x22

In parallelo con la grande mostra “Marino Marini. Passioni visive”, allestita in Palazzo Fabroni dal 16 settembre, la Fondazione Marino Marini propone una esposizione dedicata allo scultore italo-nipponico che di Marini fu allievo e amico

PISTOIA – Apre a Palazzo Tau di Pistoia una rassegna, a cura di curata da Ambra Tuci e Francesco Burchielli, dedicata allo scultore Kengiro Azuma.  Azuma,  nato il 12 marzo del 1926 a Yamagata nel nord del Giappone, in una famiglia di fonditori, arriva a Milano nel 1956, dopo aver conseguito la laurea in scultura all’Università di Tokyo. A Brera diventa prima allievo e poi assistente del suo più grande mito artistico, Marino Marini. Dapprima le sculture di Azuma vengono influenzate dalle opere del maestro, successivamente lo scultore riesce invece a trovare un’identità propria, stimolato dallo stesso Marini che lo esorta a tornare alle origini, verso la cultura e l’estetica giapponese. 

Nasce nell’ottica di questo legame umano, spirituale e artistico l’esposizione che la Fondazione Marino Marini dedica ad Azuma. La mostra, che cade ad un anno dalla scomparsa dell’artista italo-nipponico (scomparso, novantenne, a Milano il 15 ottobre 2016), riunisce una selezione di sue opere, diverse per tipologia e natura, tra cui alcune di quelle più significative dell’artista.

Maria Teresa Tosi, direttore della Fondazione Marini spiega:  “Opere che con i loro pieni e vuoti esprimono quello che veramente c’è di importante nella vita “cioè l’anima, l’amicizia, la vera solidarietà, il modo di convivere”.  “L’idea di Azuma – continua il Direttore Tosi – è quella di rappresentare la parte invisibile dell’uomo, che però non ha una forma ben definita. I sentimenti non hanno una forma precisa, sono cose astratte”. “Ho abbandonato la rappresentazione dell’uomo, dedicandomi a quella dell’anima”, egli infatti ebbe a dire. 

La mostra resterà aperta la pubblico dal 22 Ottobre 2017 al 26 Novembre 2017. 

www.fondazionemarinomarini.it

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Botero a Palazzo Forti di Verona con 50 opere. Foto

Fernando Botero Coniugi Arnolfini, 2006 Olio su tela, 205x165 cm - particolare

E’ nella prestigiosa sede espositiva veronese che l’artista ha scelto di concludere i festeggiamenti per il suo 85esimo compleanno e per il suoi 50 anni di carriera

VERONA – Fernando  Botero arrivaad AMO – Arena Museo Opera, Palazzo Forti di Verona.  Dal 21 ottobre 2017 al 25 febbraio 2018, l’istituzione veronese accoglie 50 opere di grandi dimensioni che ripercorrono tutta la sua carriera.

La mostra, curata da Rudy Chiappini, è articolata in dieci sezioni tematiche: Gli Esordi, Versioni da antichi maestri, Nature morte,Vita latino-americana, Politica, Corrida, Religione, Sante, Nudi. 

Le sezioni nel loro insieme rivelano il complesso universo che sottende all’arte di Botero, facendo comprendere come la sua pittura parta da lontano e sia tesa al conseguimento di un’immagine ricca e stratificata, che porta in se tutta la storia, tutta la memoria, il peso e il sapore della terra natale. “Si trova in tutta la mia pittura un mondo che ho conosciuto durante la giovinezza. È una specie di nostalgia e ne ho fatto il soggetto centrale del mio lavoro. Ho vissuto quindici anni a New York e molti in Europa, ma questo non ha cambiato nulla nella mia disposizione, nella mia natura e nel mio spirito di latinoamericano. Il rapporto con il mio paese è totale.” 

Botero rappresenta l’essenza stessadell’arte latino-americana, pur non configurandosi  di fatto come unartistaetnico o folcloristico. La sua è un’arte fedele alle proprie radici ma al tempo stesso alimentata dalla conoscenza, dal confronto con altre sensibilità e altri linguaggi, affascinata dall’incontro con le opere del Trecento e del Quattrocento italiani, con Giotto e Masaccio e soprattutto con gli affreschi di Piero della Francesca che rivelano a Botero “l’essenza del classicismo  per l’organizzazione  dello spazio, la serenità della forma e l’armonia dei colori, trasmettendoun grande senso di quiete”.

Per Botero dipingere è sempre stata, oltre che una necessità interiore, anche un’esplorazione continua verso il quadro ideale che non si raggiunge mai. Ciò che contraddistingue iprotagonisti dei suoi dipinti è sicuramente la “dilatazione”, che non coinvolge solo la figura umana, ma anche degli stessi oggetti, divenendo la sua cifra stilistica. Se la voluminosità delle forme è un tratto peculiare e distintivo, lo è anche la totale assenza di espressività dei personaggi, privi di stati d’animo identificabili. I protagonisti dei dipinti di Botero sembrano infatti non provare né gioia, nédolore. La dimensione morale e psicologica non viene affatto contemplata nella loro rappresentazione. Il popolo,intutta la  suavarietà,semplicementevivela  propriaquotidianità, assurgendo a protagonista di situazioni atipiche nella loro apparente ovvietà.

Eppure come sottolinea il curatore “Se un quadro di Botero può indurre al sorriso, la visione di molte opere annulla l’effetto comico: c’è un che di malinconico,  di improbabile,  di metafisico  in questa grassezza  esibita senza ostentazione,  senza rumore,  senza  dramma.  Molto  di  più,  perciò,  della  fortuita  e  fortunata  scoperta  di  una  cifra  stilistica contraddistinta  dall’opulenza  dei  personaggi,  dalle  forme  generose  delle  sue  donne,  dall’abbondanza  del mondo da lui ideato, volta a catturare l’attenzione del pubblico”. Da qui la complessità celata della sua pittura.

Tra i tanti capolavori in mostra si potranno ammirare, tra gli altri, Coniugi Arnolfini (2006), Fornarina, aprés Raffaello (2009) e Cristo crocifisso (2000).

La rassegna, promossa e voluta dalla Direzione del Museo  AMO-Palazzo  Forti, con il patrocinio del Comune di Verona, è coprodotta dal Gruppo Arthemisia  e MondoMostreSkira. 

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Vademecum

AMO Arena Museo Opera, Palazzo Forti, Verona
Date al pubblico
21 ottobre 2017
25 febbraio 2018
Orari di apertura
Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Dal martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti
Intero
€ 14,00 Audioguida inclusa
Ridotto
€ 12,00 Audioguida inclusa

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