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Grosseto, sequestrati oltre 200 reperti archeologici di epoca romana

Grosseto, sequestrati oltre 200 reperti archeologici di epoca romana

La Guardia di Finanza ha recuperato beni di assoluto pregio ed ingentissimo valore economico, trafugati da una prestigiosa residenza romana. Indagati 11 collezionisti

GROSSETO – Sono oltre 200 i reperti archeologici risalenti all’epoca romana di inestimabile valore sequestrati dalla Guardia di Finanza di Grosseto. L’operazione denominata ’Juppiter’ si è svolta nell’ambito di un’attività di controllo economico-finanziario del territorio da parte dei finanzieri di Orbetello. L’operazione, avviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto, è scattata dopo alcuni sopralluoghi che hanno portato alla scoperta dei reperti in bella vista nel giardino di una villa. I  finanzieri hanno perquisito 22 unità immobiliari nella disponibilità di 11 collezionisti indagati, in tre diverse regioni (Toscana, Sicilia e Lazio), sequestrando oltre 200 reperti archeologici di assoluto pregio ed ingentissimo valore economico, trafugati da una prestigiosa residenza romana. Gli 11 collezionisti sono indagati per illecita detenzione ed impossessamento di beni appartenenti allo Stato ed in taluni casi anche per ricettazione. 

Si tratta di reperti di età imperiale, databili intorno  al VII secolo a.C, non dichiarati alla competente Soprintendenza. I beni sono stati quindi sequestrati in base ai decreti di perquisizione e sequestro emessi dalla Procura della Repubblica di Roma (pm titolare Tiziana Cugini) e dalla Procura della Repubblica di Grosseto (pm titolare Maria Navarro), che hanno diretto l’intera operazione. 

Alle operazioni ha partecipato anche il funzionario responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, che ha accertato l’autenticità dei beni rinvenuti. 

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Grosseto, sequestrati oltre 200 reperti archeologici di epoca romana

Grosseto, sequestrati oltre 200 reperti archeologici di epoca romana

La Guardia di Finanza ha recuperato beni di assoluto pregio ed ingentissimo valore economico, trafugati da una prestigiosa residenza romana. Indagati 11 collezionisti

GROSSETO – Sono oltre 200 i reperti archeologici risalenti all’epoca romana di inestimabile valore sequestrati dalla Guardia di Finanza di Grosseto. L’operazione denominata ’Juppiter’ si è svolta nell’ambito di un’attività di controllo economico-finanziario del territorio da parte dei finanzieri di Orbetello. L’operazione, avviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto, è scattata dopo alcuni sopralluoghi che hanno portato alla scoperta dei reperti in bella vista nel giardino di una villa. I  finanzieri hanno perquisito 22 unità immobiliari nella disponibilità di 11 collezionisti indagati, in tre diverse regioni (Toscana, Sicilia e Lazio), sequestrando oltre 200 reperti archeologici di assoluto pregio ed ingentissimo valore economico, trafugati da una prestigiosa residenza romana. Gli 11 collezionisti sono indagati per illecita detenzione ed impossessamento di beni appartenenti allo Stato ed in taluni casi anche per ricettazione. 

Si tratta di reperti di età imperiale, databili intorno  al VII secolo a.C, non dichiarati alla competente Soprintendenza. I beni sono stati quindi sequestrati in base ai decreti di perquisizione e sequestro emessi dalla Procura della Repubblica di Roma (pm titolare Tiziana Cugini) e dalla Procura della Repubblica di Grosseto (pm titolare Maria Navarro), che hanno diretto l’intera operazione. 

Alle operazioni ha partecipato anche il funzionario responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, che ha accertato l’autenticità dei beni rinvenuti. 

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Museo di Roma a Palazzo Braschi. Artisti all’Opera

Museo di Roma a Palazzo Braschi. Artisti all’Opera

Dal 17 novembre 2017 all’11 marzo 2018, una mostra celebra il rapporto del Teatro dell’Opera con i più grandi artisti del Novecento, da Picasso a Kentridge. Il percorso espositivo presenta più di 60mila costumi, 11mila bozzetti, figurini e poi ancora filmati d’archivio e proiezioni a cura dell’Istituto Luce

ROMA – I più grandi artisti del Novecento da Pablo Picasso a Renato Guttuso, da Giorgio De Chirico ad Afro, da Alberto Burri a Giacomo Manzù, da Mario Ceroli ad Arnaldo Pomodoro fino ad arrivare a William Kentridge sono protagonisti dell’esposizione dal titolo Artisti all’Opera. Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’arte da Picasso a Kentridge (1881-2017)” , a cura di Gianluca Farinelli con Antonio Bigini e Rosaria Gioia, ospitata al Museo di Roma a Palazzo Braschi. 

In mostra, grazie alle collezioni dell’Archivio del Teatro dell’Opera,  una galleria di meraviglie sceniche, realizzate da questi grandi artisti, che comprende scene e costumi, piccoli capolavori inusuali, bozzetti, figurini, maquette. 

La mostra è anche un percorso nella storia del Teatro dell’Opera di Roma, che segue sia i grandi titoli del nostro teatro lirico, sia opere al di fuori dei consueti repertori.  L’esposizione intende inoltre dare spazio al lavoro delle maestranze, ricreato con un sapiente gioco d’allestimento, così da ribaltare la normale prospettiva. 

L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna. Si ringrazia l’Istituto Luce e la collaborazione di SIAE. La mostra è a cura di Gianluca Farinelli con Antonio Bigini e Rosaria Gioia. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Catalogo Electa

Vademecum

Artisti all’Opera. Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’arte da Picasso a Kentridge (1881-2017)
Museo di Roma a Palazzo Braschi
Piazza Navona, 2; Piazza San Pantaleo,10
Dal 17 novembre 2017 – 11 marzo 2018
Dal martedì alla domenica dalle ore 10 – 19
(la biglietteria chiude alle 18) chiuso il lunedì
Biglietti: “solo mostra”: intero € 9; ridotto € 7;
Speciale Scuola € 4 ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni);
Speciale Famiglia: € 22 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni)
Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per non residenti a Roma): intero € 15; ridotto: € 11
Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per residenti a Roma):
intero € 14; ridotto € 10
Info
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.museodiroma.it; www.museiincomune.it

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Torna in Italia dagli Usa un prezioso frammento della nave di Caligola

Mosaico del ponte della nave di Caligola

Un reperto molto importante, realizzato in marmo romano a mosaico nel II secolo d.C. Grazie all’attività del Comando Carabinieri TPC in collaborazione con le autorità statunitensi sono stati recuperati anche due vasi a figure rosse del V – IV secolo a.C. 

ROMA – Gli Stati Uniti restituiscono all’Italia alcuni reperti archeologici provenienti da scavi clandestini, tra cui un prezioso frammento del mosaico del ponte di comando della nave di Caligola. A dare l’annuncio di questa importante restituzione è stato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta al Consolato Generale d’Italia di New York alla presenza di Karen Friedman Agnifilio, Capo Assistente del Procuratore Distrettuale della Contea di New York, di Bridget M. Rhoede, facente funzione del Procuratore degli Stati Uniti per il distretto orientale di New York, di Anthony Scandiffio, facente funzione del Vice Direttore della U.S. Immigration and Customs Enforcement – Homeland Security Investigations e con la partecipazione dell’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Armando Varricchi, e del Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Fabrizio Parrulli.  

“Gli Stati Uniti d’America – ha spiegato  il ministro – hanno restituito  all’Italia diversi Beni archeologici provenienti da scavi clandestini o frutto di furti avvenuti nel nostro Paese. Grazie alla preziosa attività investigativa del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e alla fattiva collaborazione delle autorità statunitensi, presto ritorneranno in Italia il prezioso frammento della pavimentazione di una delle navi di Caligola rinvenute nel lago di Nemi, due vasi a figure rosse del V – IV secolo avanti Cristo e diversi reperti numismatici, libri antichi e manoscritti. Tutti saranno ricollocati nei luoghi di provenienza da dove l’attività criminale li aveva sottratti”.

Il frammento, realizzato in marmo romano a mosaico con serpentino e porfido nel II secolo d.C., è parte del ponte di comando di una delle due navi da cerimonia dell’Imperatore Caligola rinvenute nei fondali del lago di Nemi durante una campagna di scavo archeologico condotta tra il 1928 e il 1932. 

Il prestigioso reperto è stato individuato presso una collezione privata di una cittadina italiana residente negli Usa, ed è stato sequestrato dal Procuratore Distrettuale di New York sulla base delle prove fornite dalla preziosa attività investigativa del Comando Carabinieri Tpc. Oltre al frammento è stato rinvenuto anche un cratere apulo a figure rosse, risalente al 360-350 a.C., attribuito all’artista Python, frutto di scavi clandestini in Campania prima del 1985. Le indagini hanno dimostrato che il vaso era stato ricettato e illecitamente esportato da un noto trafficante internazionale italiano, per essere poi individuato presso il Metropolitan Museum di New York, dove è stato recuperato dal procuratore distrettuale di New York.  Recuperata anche un’anfora attica a figure rosse del V secolo a.C., attribuita al pittore di Charmides, provento di scavi clandestini in Puglia prima del 1983 e poi ancora monete, libri e manoscritti. 

Il frammento di mosaico, una volta tornato in Italia, verrà custodito nel museo delle Navi Romane che si trova a Nemi, a una trentina di chilometri da Roma. 

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Firenze. Cade un capitello nella Basilica di Santa Croce, muore un turista

Firenze. Cade un capitello nella Basilica di Santa Croce, muore un turista

L’elemento architettonico sarebbe caduto da 30 metri di altezza e a nulla sono valsi i tentativi del 118 di salvare l’uomo che era in visita alla chiesa 

FIRENZE –  Un grosso frammento di capitello si è staccato dalla sommità di una colonna di un transetto della Basilica di Santa Croce colpendo un turista spagnolo di 52 anni. L’uomo che stava visitando, insieme alla moglie la chiesa, è morto, inutili infatti i tentativi del 118 di salvarlo. L’elemento architettonico sarebbe caduto da 30 metri di altezza. La tragedia è avvenuta nel pomeriggio. Sul posto presenti polizia e vigili del fuoco per gli accertamenti di rito. La Basilica è stata nel frattempo chiusa ai turisti. 

La Basilica di Santa Croce, situata nell’omonima piazza, è una delle più grandi chiese francescane, luogo di sepoltura di alcuni dei più illustri personaggi italiani, come Michelangelo Buonarroti, Galileo Galilei, Niccolò Machiavelli, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Gioacchino Rossini, ed è per questo motivo nota come il Tempio dell’Itale Glorie. Pur essendo una chiesa cattolica ospita la sepoltura anche di persone non credenti, tra cui lo stesso Foscolo. 

Simbolo prestigioso del capoluogo toscano fu luogo di incontro dei più grandi artisti, teologi, religiosi, letterati, umanisti e politici, che determinarono, nella buona e cattiva sorte, l’identità della città tardo-medievale e rinascimentale. 

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Firenze. Cade un capitello nella Basilica di Santa Croce, muore un turista

Firenze. Cade un capitello nella Basilica di Santa Croce, muore un turista

L’elemento architettonico sarebbe caduto da 30 metri di altezza e a nulla sono valsi i tentativi del 118 di salvare l’uomo che era in visita alla chiesa 

FIRENZE –  Un grosso frammento di capitello si è staccato dalla sommità di una colonna di un transetto della Basilica di Santa Croce colpendo un turista spagnolo di 52 anni. L’uomo che stava visitando, insieme alla moglie la chiesa, è morto, inutili infatti i tentativi del 118 di salvarlo. L’elemento architettonico sarebbe caduto da 30 metri di altezza. La tragedia è avvenuta nel pomeriggio. Sul posto presenti polizia e vigili del fuoco per gli accertamenti di rito. La Basilica è stata nel frattempo chiusa ai turisti. 

La Basilica di Santa Croce, situata nell’omonima piazza, è una delle più grandi chiese francescane, luogo di sepoltura di alcuni dei più illustri personaggi italiani, come Michelangelo Buonarroti, Galileo Galilei, Niccolò Machiavelli, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Gioacchino Rossini, ed è per questo motivo nota come il Tempio dell’Itale Glorie. Pur essendo una chiesa cattolica ospita la sepoltura anche di persone non credenti, tra cui lo stesso Foscolo. 

Simbolo prestigioso del capoluogo toscano fu luogo di incontro dei più grandi artisti, teologi, religiosi, letterati, umanisti e politici, che determinarono, nella buona e cattiva sorte, l’identità della città tardo-medievale e rinascimentale. 

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Il caso Manet. Indagini sul Signor Arnaud a cavallo della GAM di Milano

Credits: Centro Conservazione e Restauro Venaria Reale e GAM Milano

Un evento espositivo che rappresenta un’anteprima mondiale assoluta. La mostra infatti è il risultato delle indagini scientifiche appena realizzate dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” sul dipinto del grande artista francese

CUNEO – Inaugura giovedì 26 ottobre alle ore 17.30, presso il Museo della Ceramica di Mondovì la mostra “Il caso Manet. Indagini sul Signor Arnaud a cavallo della GAM di Milano”, ultimo grande appuntamento culturale organizzato dalla Fondazione CRC per festeggiare il suo 25° anno di nascita.

Si tratta di un evento espositivo unico che segue alle indagini scientifiche appena realizzate dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”.  

Fulcro della mostra è infatti il progetto di studio attualmente in corso sull’opera, diretto da Paola Zatti (Conservatore Responsabile, Galleria d’Arte Moderna, Milano) e da Barbara Ferriani (Restauratrice, Milano), con il supporto della Fondazione CRC e della Fondazione Magnetto, presso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, dove è stata avviata un’estesa campagna diagnostica condotta dai laboratori scientifici e di imaging, con il supporto dei laboratori di restauro e dell’area storico artistica. Scopo delle indagini è provare a spiegare quando e come, dopo la morte di Manet, il dipinto sia stato modificato.

L’esposizione apre con una introduzione storica con alcune testimonianze fotografiche di fine ‘800 grazie alle quali si è appurato che alcune opere, al momento della morte dell’artista, erano incompiute e furono completate successivamente: tra queste, oltre a “Il Signor Arnaud a cavallo”, “Femme en robe de soirée”, di proprietà del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, su cui è in corso un analogo intervento di indagine scientifica.

Il percorso prosegue con il racconto delle diverse analisi condotte, per permettere al pubblico di seguire passo dopo passo il lavoro di ricerca documentaria e indagine diagnostica, sino ad arrivare all’esposizione dell’opera.

Spiega Stefano Trucco, presidente del Centro Conservazione e Restauro ‘La Venaria Reale’: “L’opportunità di studiare l’opera di uno dei grandi maestri dell’arte ci consente di mettere in campo le tecniche e le strumentazioni d’indagine più avanzate a servizio di un progetto di ricerca estremamente intrigante, guidato dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano e da una delle restauratrici più esperte in Italia nella conservazione dell’arte moderna e contemporanea”.

Giandomenico Genta, presidente della Fondazione CRC commenta: “Abbiamo voluto concludere gli eventi culturali programmati per i 25 anni della Fondazione CRC con un progetto artistico di importanza assoluta, portando in provincia di Cuneo un’opera di uno dei più grandi esponenti mondiali dell’Impressionismo. L’esposizione di un dipinto di Manet a Mondovì, inoltre, ben si inserisce nel filone delle collaborazioni che la Fondazione CRC quest’anno ha avviato con enti e soggetti di alto profilo nell’ambito della promozione culturale, com’è successo con la GAM  di Torino per la mostra sulla Pop Art italiana, con la Reggia di Venaria per la scultura ‘Light Signs’ di Patrizia Guerresi, con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea per la mostra su Enzo Cucchi e, infine, con la GAM di Milano e il Centro Conservazione e Restauro per il caso Manet. Eventi culturali a cui si aggiunge l’inedita mostra ‘Piet Mondrian Universale – Immersive interactive exhibition’, che inaugura a Cuneo venerdì 20 ottobre”. 

L’esposizione resterà aperta al pubblico fino a domenica 17 dicembre 2017.

 

Vademecum

Museo della Ceramica, Palazzo Fauzone di Germagnano
Piazza Maggiore 1, Mondovì (CN)
venerdì 27 ottobre 2017 – domenica 17 dicembre
Ingresso gratuito
 inaugurazione: giovedì 26 ottobre ore 17.30 
Orari:dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle 18, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18
Info: 0174/40389 o 0174/559365, www.fondazionecrc.it

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Musei Vaticani. Codacons: “troppo affollati”, presentato un esposto

Musei Vaticani. Codacons: “troppo affollati”, presentato un esposto

In una nota l’associazione specifica: “La maggior parte delle segnalazioni ricevute dai turisti denuncia l’accalcamento nelle gallerie e nelle scale che portano alla Cappella Sistina, assenza di aria condizionata”

ROMA – Il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ha presentato un esposto  al Tribunale della Città del Vaticano, allo scopo di fare luce su quanto riportato dai media, in relazione alle criticità che da tempo si verificherebbero ai Musei Vaticani, legate in particolare alla gestione delle numerose presenze, che a detta di molti sarebbe inadeguata. 

A riferirlo è la stessa associazione in una nota, dove si legge:  “La maggior parte delle segnalazioni ricevute dai turisti denuncia l’eccessivo sovraffollamento dei Musei, con turisti che spesso si ritroverebbero accalcati nelle gallerie e nelle scale strettissime che portano alla Cappella Sistina, assenza di aria condizionata, scortesia del personale. A destare preoccupazione sarebbe soprattutto l’aspetto relativo alla sicurezza, considerato che la normativa italiana stabilisce come la densità massima in luoghi chiusi debba essere di 1,2 persone per mq”. Obiettivo dell’esposto è quindi, secondo quanto riferisce ancora il Codacons, quello di “verificare  la rispondenza alla realtà di quanto riportato dai media e dalla documentazione fotografica e aprire una istruttoria volta a verificare i fatti e le eventuali responsabilità onde impedire che possano verificarsi fatti e/o eventi in grado di incidere sul fronte della sicurezza, dell’incolumità della utenza e dei visitatori, nonché sul fronte della tutela dell’ordine pubblico”

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Apre a Roma MUSIA, il nuovo spazio per l’arte contemporanea di Ovidio Jacorossi

Gino Severini, L’Homme de l’avenir 1935 Tempera su carta intelata 52 x 52 Collezione Jacorossi, Roma

Concepito come uno spazio di quartiere nel centro storico romano, ma con uno sguardo rivolto all’Europa,  avvierà iniziative che mettano in relazione l’arte contemporanea con discipline affini come la moda, la musica e l’architettura

ROMA – Avrà una vocazione polifunzionale MUSIA, il nuovo spazio di circa 1000 metri quadrati, ideato dal collezionista e imprenditore Ovidio Jacorossi, che inaugurerà a Roma il prossimo 1 dicembre con una grande mostra a cura di Enrico Crispolti e una inedita video installazione di Studio Azzurro.

Lo spazio, ristrutturato su progetto dell’architetto Carlo Jacoponi, ospiterà iniziative di vario genere, dalle arti visive all’enogastronomia. 

MUSIA nasce in luogo-simbolo per la famiglia Jacorossi: Via dei Chiavari 7, dove il nonno Agostino iniziò nel 1922 l’avventura imprenditoriale con un piccolo negozio di carbone. 

Lo spazio è articolato in vari ambienti disposti su tre livelli e dotati di due ingressi su Via dei Chiavari (al civico 7 e al 9), che comprendono: la Galleria 7, dedicata all’esposizione di opere della collezione Jacorossi, con affaccio sul Cortile cinquecentesco attribuito a Baldassarre Peruzzi; la Cucina (coffee &food); la terrazza interna; il Wine bar; le Sale di Pompeo; la Galleria 9 dedicata invece alla vendita di opere d’arte, fotografia e oggetti di design. L’obiettivo è quello di diventare uno  dei luoghi di riferimento per lo sviluppo della società civile della città.

La mostra inaugurale, dal titolo “Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi” verrà allestita nella Galleria 7.  Curata da Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino, presenta circa cinquanta opere della Collezione Jacorossi che ricostruiscono in maniera rigorosa le vicende delle arti plastiche a Roma nella prima metà del Novecento, attraverso opere diversamente significative, di autori noti, da De Carolis, Balla, Martini, a Cagli, Leoncillo, Colla, Afro o piuttosto inattesi, fra cui Bargellini, Edita Broglio, Di Cocco, i Ferrazzi, Janni.

Il progetto espositivo è affiancato da un catalogo, pubblicato da De Luca Editori d’Arte, che contiene i saggi critici di Enrico Crispolti e di Giulia Tulino, le schede delle opere esposte, una conversazione di Ovidio Jacorossi con Paolo Di Paolo, un testo evocativo di atmosfere romane di Marco Lodoli e una testimonianza di Giuseppe De Rita.              

Oltre alla mostra, nel suggestivo spazio delle Sale di Pompeo, situato sui resti dell’omonimo Teatro romano e ideato per ospitare opere site-specific, verrà presentata  la nuova grande video installazione di Studio Azzurro dal titolo IL TEATRO DI POMPEO. Si tratta di un dramma della durata di 18 minuti, dislocato per 4 stanze e 9 schermi. Nelle sale in mattone a vista si sviluppa il dramma dell’assassinio di Cesare. Il visitatore scende alcuni gradini accolto da un affresco animato, a tema mitologico. Proseguendo incontra un’ambientazione che coinvolge un grande tavolo e tutte le pareti delle sale in cui si sviluppa la narrazione. Le grandi finestre-video suggeriscono ambienti esterni, intravisti attraverso una tenda che cela e rivela le silhouette dei personaggi. Il punto di vista del visitatore che esplora le stanze è privilegiato, egli può aggirarsi nella sale e scegliere il proprio punto di visione sino a trovarsi al centro del dramma con un mutamento di tensione scenica: il corpo di Cesare, ormai inerme, cade sotto gli implacabili colpi di pugnale. Un mondo finisce e si dissolve nelle fiamme di un tempo esausto. Persino le statue – testimoni immobili e inerti delle glorie umane – sono travolte dalle fiamme. Solo la lira continua a raccontare la Storia, senza fine, travalicando ogni epoca.

MUSIA offrirà dunque al pubblico un programma annuale di eventi, laboratori, conferenze, presentazioni oltre ad una speciale esperienza enogastronomica, concepita come una naturale contaminazione della creatività dell’arte contemporanea anche attraverso performances. Emblematica, in tal senso, la presenza dello chef Ben Hirst, laureato in storia dell’arte alla Manchester University.    

Il progetto Musia nasce dall’esperienza pluridecennale di una realtà imprenditoriale – il gruppo Jacorossi – e, in particolare, dalla determinazione che da sempre anima Ovidio Jacorossi; l’obiettivo è promuovere l’arte contemporanea, strumento di creatività per la persona e l’impresa, nell’intento di renderla accessibile al maggior numero possibile di fruitori. 

     

 

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Tokyo, conferito il Praemium Imperiale 2017

Crediti fotografici:  © The Japan Art Association/The Sankei Shimbun

I cinque vincitori che hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento sono l’iraniana Shirin Neshat per la pittura, il ghanese El Anatsui per la scultura, lo spagnolo Rafael Moneo per l’architettura, il senegalese Youssou N’Dour per la musica e lo statunitense-lettone Mikhail Baryshnikov per il teatro/cinema

TOKYO – Il 18 ottobre si è svolta a Tokyo, nella splendida cornice della Sala Hohrai del Meiji Kinenkan, la cerimonia per il conferimento del Praemium Imperiale 2017, assegnato dalla Japan Art Association. I cinque vincitori di questa edizione sono l’iraniana Shirin Neshat per la pittura, il ghanese El Anatsui per la scultura, lo spagnolo Rafael Moneo per l’architettura, il senegalese Youssou N’Dour per la musica e lo statunitense-lettone Mikhail Baryshnikov per il teatro/cinema.

Il Principe Hitachi, patrono Onorario della Japan Art Association, ha consegnato a ciascuno di loro un premio di 15 milioni di yen (circa 117.000 euro), un diploma e una medaglia, quale riconoscimento per i risultati conseguiti, per l’influenza da essi esercitata sul mondo dell’arte e per il contributo dato alla comunità mondiale con la loro attività. 

La cerimonia si è svolta alla presenza dei sei Consiglieri internazionali che presiedono i Comitati di nomina delle candidature: Lamberto Dini per l’Italia, Yasuhiro Nakasone per il Giappone, William H. Luers per gli Stati Uniti, Christopher Patten per la Gran Bretagna, Jean-Pierre Raffarin per la Francia e Klaus-Dieter Lehmann per la Germania. 

“Tra i premiati di quest’anno meritano una menzione particolare, per la forza delle loro espressioni artistiche, due artisti di eccezionale interesse: Shirin Neshat e Youssou N’Dour” – ha osservato Lamberto Dini – “La prima con le sue opere ha illustrato in maniera poetica ed evocativa immagini di donne nelle società islamiche e il loro coraggio nell’affermare la propria identità; il secondo con la sua voce melodica e la sua entusiasmante musica ha ricevuto l’elogio di famosi musicisti occidentali e conquistato folle e platee nel mondo intero”. 

E’ stata inoltre assegnata a Zoukak Theatre Company and Cultural Association (Libano) la Borsa di Studio del Praemium Imperiale 2017 per Giovani Artisti, istituita nel 1997 in occasione del decimo anniversario del Praemium Imperiale e consistente in un contributo di 5 milioni di yen (circa 39.000 euro).

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Crediti fotografici:  © The Japan Art Association/The Sankei Shimbun

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