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Alla Fabbrica del vapore la terza edizione di Milano Scultura

Alla Fabbrica del vapore la terza edizione di Milano Scultura

Torna la fiera ad ingresso ratuto che mette la scultura al centro della scena: marmo, ceramiche e porcellane, fusioni in bronzo e altri metalli – fino alle installazioni multimediali, ai ready-made, alle evoluzioni della public art

MILANO – Ai nastri di partenza la terza edizione di MILANO SCULTURA, la prima fiera d’arte in Italia (a ingresso libero) che indaga in maniera esclusiva il linguaggio delle arti plastiche.  Nell’Ex Locale Cisterne della Fabbrica del Vapore, dal 17 al 19 novembre 2017, gli espositori, suddivisi tra gallerie, laboratori creativi, accademie e singoli artisti, questi ultimi raccolti nella sezione diffusa Proposte Milano Scultura, faranno il punto sulle arti plastiche declinate secondo linguaggi che spaziano da tecniche e materiali più tradizionali – marmo, ceramiche e porcellane, fusioni in bronzo e altri metalli – fino alle installazioni multimediali, ai ready-made, alle evoluzioni della public art.

Ilaria Centola, ideatrice e fondatrice della manifestazione, e la curatrice Valerio Dehò, già direttore di Kunst Meran/o Arte, continuano quindi il lavoro intrapreso negli scorsi anni. “Milano Scultura – afferma lo stesso Dehò – rinnova il suo appuntamento e vuole consolidarsi nel panorama nazionale per la sua peculiarità”.

Tra le novità di quest’anno, MILANO SCULTURA, che ha ricevuto il patrocinio del Comune di Milano, presenta una nuova location, lo Spazio Messina Due, che ospiterà le opere di grandi dimensioni e le installazioni della collettiva Towncode. Immaginario urbano nell’arte attuale, a cura di Valerio Dehò., che ruoterà attorno alla tematica della rappresentazione della città, intesa come reinvenzione totale.

Gli artisti presenti in mostra saranno scelti nel panorama internazionale e italiano, mettendo a confronto esperienze e linguaggi diversi e saranno selezionati da un pool di gallerie tra le più importanti del novero nazionale che già hanno dedicato al tema alcune mostre ed eventi.

MILANO SCULTURA arricchisce la propria offerta al pubblico con diversi progetti speciali che contribuiscono a dare conto delle nuove tendenze nazionali e internazionali nel campo delle arti plastiche.

Tra questi, si segnala quello di Flavio Pellegrini, dal titolo Nero, che proporrà una serie di sculture da parete nelle quali il colore nero, per le sue caratteristiche fisiche, assorbe tutta la luce visibile e restituisce una percezione priva di ogni sensazione cromatica.

Anche per il 2017, MILANO SCULTURA riproporrà la collaborazione con l’Accademia di Brera per una serie di iniziative che coinvolgerà gli allievi e i professori.

Tra queste, La materia della scultura è un evento col quale vuole evidenziare come gli studenti di Brera entrino in contatto, nel loro percorso didattico con diversi materiali, dai più classici ai meno convenzionali, e ne apprendano morfologie e tecniche. Quest’anno si è stato scelto di esporre opere in marmo, materiale tra i più tradizionali ma che tra le mani di questi giovani artisti si rinnova e si ripropone con diversi spunti interessanti.

MILANO SCULTURA celebrerà, in collaborazione con MAGMA, la figura di Liliana Nocera (1928-2014) Magma Cultural Association, a pochi mesi dalla scomparsa di Liliana Nocera, ha voluto rendere omaggio alla scultrice milanese, una delle figure femminili di rilievo della metà del Novecento. Allieva di Manzù e Messina, titolare dal 1963 della cattedra di scultura al Liceo Artistico di Brera, Liliana Nocera è ricordata anche per essere l’unica scultrice donna ad aver realizzato un’opera per del Duomo di Milano.

Vademecum

MILANO SCULTURA
Milano, Fabbrica del Vapore |  Ex Locale Cisterne e Spazio Messina Due (Via Procaccini 4)
17-19 novembre 2017
Orari: venerdì 18-22 sabato 12-20, domenica 12-20
Ingresso libero
Informazioni: info@stepartfair.com
www.stepartfair.com

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Trieste: emergono le antiche mura

Trieste: emergono le antiche mura

Sono le antiche mura medievali della città? A questo pensa la Soprintendenza Archeologica che controlla lo scavo di una fognatura da dove è emersa la struttura muraria in pietra arenaria, spessa oltre tre metri

ROMA –  Potrebbero trattarsi di un tratto delle antiche mura cittadine, quelle ritrovate e Trieste  nel corso di occasionali interventi di scavo fognario. Una struttura muraria risalente al XIII-XIV secolo –  spiega infatti la Soprintendenza Archeologia, belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia – è emersa nella centrale Piazza Unità d’Italia, nell’angolo verso mare di Casa Stratti, al cui pianterreno è ospitato il famoso “Caffè degli Specchi”.

La struttura è in pietra arenaria e mostra uno spessore che supera i tre metri e mezzo, viluppandosi perpendicolarmente all’asse di Piazza Unità. Gli archeologi della Società ArcheoTest, con la direzione scientifica della Soprintendenza, hanno attribuito i resti alle antiche mura medievali, che attraversavano il settore centrale di Piazza Unità, partendo dalla torre della Beccheria, dirigendosi verso la porta/torre dell’Orologio attraverso la quale si accedeva al Mandracchio, il porto della città medievale. 

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La prima volta del Quirinale: in mostra l’arte contemporanea

  Gianluca e Massimiliano De Serio. Torino, 1978. Stanze, 2010, still da video. Courtesy gli artisti

Anticipazioni. “Da io a noi: la città senza confini”: riflessioni sulla metropoli odierna. Tra gli artisti Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei, per i quali si aprono le sale degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi

ROMA – Per la prima  volta i dieci prestigiosissimi saloni storici degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi, fra le sale più belle del Palazzo del Quirinale, si apriranno all’arte contemporanea per accogliere le opere di ventidue artisti italiani e stranieri residenti in Italia o spesso attivi nel nostro Paese. L’appuntamento è per l’autunno, dal 24 ottobre al 17 dicembre, con Da io a noi: la città senza confini, progetto espositivo voluto e promosso da Federica Galloni, direttore generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.

Curata da Anna Mattirolo – l’esposizione punta il riflettore sulle odierne  metropoli – senza confini e senza centro. Tra gli artisti nomi tra i più significativi del panorama contemporaneo:  Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei. Un confronto importante e ambizioso per molteplici motivi, come spiega Federica Galloni: “Restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni”. 

Pittura, scultura, fotografia, video, installazione, i diversi linguaggi dell’arte contemporanea, sono utilizzati dagli artisti (Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, , Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Luca Vitone, Tobias Zielony, gli altri in mostra) seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, tra periferie senza confini e luoghi labirintici, in una continua oscillazione tra la condizione individuale e quella collettiva. 

“La scelta delle opere, realizzata insieme agli artisti, – dice Anna Mattirolo – è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente.”

Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi, Andrea Segre, Cristina Mazzantini hanno curato anche i testi della pubblicazione che accompagnerà la mostra.

 

Vademecum

Da io a noi: la città senza confini
Promossa da: Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero  dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
A cura di: Anna Mattirolo
Palazzo del Quirinale, Piazza del Quirinale, Roma 
Dal 24 ottobre al 17 dicembre 2017
Progetto grafico: NERO
Ingresso su prenotazione: per informazioni call center, tel. 06 39.96.75.57

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La prima volta del Quirinale: in mostra l’arte contemporanea

  Gianluca e Massimiliano De Serio. Torino, 1978. Stanze, 2010, still da video. Courtesy gli artisti

Anticipazioni. “Da io a noi: la città senza confini”: riflessioni sulla metropoli odierna. Tra gli artisti Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei, per i quali si aprono le sale degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi

ROMA – Per la prima  volta i dieci prestigiosissimi saloni storici degli Appartamenti di Alessandro VII Chigi, fra le sale più belle del Palazzo del Quirinale, si apriranno all’arte contemporanea per accogliere le opere di ventidue artisti italiani e stranieri residenti in Italia o spesso attivi nel nostro Paese. L’appuntamento è per l’autunno, dal 24 ottobre al 17 dicembre, con Da io a noi: la città senza confini, progetto espositivo voluto e promosso da Federica Galloni, direttore generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.

Curata da Anna Mattirolo – l’esposizione punta il riflettore sulle odierne  metropoli – senza confini e senza centro. Tra gli artisti nomi tra i più significativi del panorama contemporaneo:  Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Vedovamazzei. Un confronto importante e ambizioso per molteplici motivi, come spiega Federica Galloni: “Restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni”. 

Pittura, scultura, fotografia, video, installazione, i diversi linguaggi dell’arte contemporanea, sono utilizzati dagli artisti (Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, , Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Luca Vitone, Tobias Zielony, gli altri in mostra) seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, tra periferie senza confini e luoghi labirintici, in una continua oscillazione tra la condizione individuale e quella collettiva. 

“La scelta delle opere, realizzata insieme agli artisti, – dice Anna Mattirolo – è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente.”

Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi, Andrea Segre, Cristina Mazzantini hanno curato anche i testi della pubblicazione che accompagnerà la mostra.

 

Vademecum

Da io a noi: la città senza confini
Promossa da: Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero  dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
A cura di: Anna Mattirolo
Palazzo del Quirinale, Piazza del Quirinale, Roma 
Dal 24 ottobre al 17 dicembre 2017
Progetto grafico: NERO
Ingresso su prenotazione: per informazioni call center, tel. 06 39.96.75.57

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Il direttore degli Uffizi Schmidt lascia per andare a Vienna

Il direttore degli Uffizi Schmidt lascia per andare a Vienna

L’annuncio dato dal ministro della Cultura austriaco, Thomas Drozda, in una conferenza stampa presente lo stesso Schmidt. “Il mio mandato terminerà nell’autunno nel 2019: poi inizierò al Kunsthistorisches Museum”

FIRENZE. Il direttore degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, dal 2020 andrà a dirigere il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il suo nuovo incarico durerà almeno cinque anni, secondo quanto annunciato direttamente dal ministro della cultura austriaco, Thomas Drozda, in una conferenza stampa a cui ha partecipato lo stesso Schmidt.

L’attuale direttore degli Uffizi, arrivato alla direzione del prestigioso museo fiorentino grazie alla riforma Franceschini, che prevede poteri di autonomia finanziaria e gestionale per 20 grandi musei italiani e la possibilità di rinnovare l’incarico alla fine dei primi quattro anni di mandato, ha quindi deciso di rinunciare alla possibilà di proseguire il lavoro iniziato nel primo mandato, annunciando sin da ora il suo prossimo incarico e lasciando tutti un po’ sorpresi per il largo anticipo con cui è stata data ufficialmente la notizia. “Terminerò regolarmente il mio mandato agli Uffizi, che scade nell’autunno del 2019: a Vienna entrerò in servizio nei mesi successivi”, ha spiegato, aggiungendo: “Ho accettato la proposta per questa nuova avventura in italia proprio nel segno del nuovo spirito della riforma dei beni culturali: e cioè non restare inchiodati, fissi, in un posto, ma contribuire al cambiamento e muoversi verso altre esperienze. Sono contrario agli incarichi feudali che durano tutta la vita”.

 “La possibilità di andare a dirigere l’istituzione museale viennese – ha voluto aggiungere Schmidt – Si è aperta e sviluppata negli ultimissimi giorni; ovviamente ho informato tempestivamente i miei più stretti collaboratori e il Ministero dei beni culturali della mia decisione”, ha raccontato, spiegando comunque di avere “ancora molto lavoro da fare agli Uffizi nei prossimi due anni” e di essere intenzionato “a realizzarlo”. 

 

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Il direttore degli Uffizi Schmidt lascia per andare a Vienna

Il direttore degli Uffizi Schmidt lascia per andare a Vienna

L’annuncio dato dal ministro della Cultura austriaco, Thomas Drozda, in una conferenza stampa presente lo stesso Schmidt. “Il mio mandato terminerà nell’autunno nel 2019: poi inizierò al Kunsthistorisches Museum”

FIRENZE. Il direttore degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, dal 2020 andrà a dirigere il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il suo nuovo incarico durerà almeno cinque anni, secondo quanto annunciato direttamente dal ministro della cultura austriaco, Thomas Drozda, in una conferenza stampa a cui ha partecipato lo stesso Schmidt.

L’attuale direttore degli Uffizi, arrivato alla direzione del prestigioso museo fiorentino grazie alla riforma Franceschini, che prevede poteri di autonomia finanziaria e gestionale per 20 grandi musei italiani e la possibilità di rinnovare l’incarico alla fine dei primi quattro anni di mandato, ha quindi deciso di rinunciare alla possibilà di proseguire il lavoro iniziato nel primo mandato, annunciando sin da ora il suo prossimo incarico e lasciando tutti un po’ sorpresi per il largo anticipo con cui è stata data ufficialmente la notizia. “Terminerò regolarmente il mio mandato agli Uffizi, che scade nell’autunno del 2019: a Vienna entrerò in servizio nei mesi successivi”, ha spiegato, aggiungendo: “Ho accettato la proposta per questa nuova avventura in italia proprio nel segno del nuovo spirito della riforma dei beni culturali: e cioè non restare inchiodati, fissi, in un posto, ma contribuire al cambiamento e muoversi verso altre esperienze. Sono contrario agli incarichi feudali che durano tutta la vita”.

 “La possibilità di andare a dirigere l’istituzione museale viennese – ha voluto aggiungere Schmidt – Si è aperta e sviluppata negli ultimissimi giorni; ovviamente ho informato tempestivamente i miei più stretti collaboratori e il Ministero dei beni culturali della mia decisione”, ha raccontato, spiegando comunque di avere “ancora molto lavoro da fare agli Uffizi nei prossimi due anni” e di essere intenzionato “a realizzarlo”. 

 

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In vendita la principesca villa di Picasso in Costa Azzurra

In vendita la principesca villa di Picasso in Costa Azzurra

“Mas de Notre Dame de Vie” sarà venduta all’asta il 12 ottobre 2017. La base d’asta è di 20 milioni di euro. Il suo valore storico e collezionistico, incalcolabile

ROMA – Andrà al miglior offerente una delle case più spettacolari e famose della Costa Azzurra: “Mas de Notre Dame de Vie” a Mougins, la preziosa e irripetibile ultima dimora di Pablo Picasso che qui, in questo lembo paradisiaco della costa francese, decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita e dove trovò ispirazione per un numero impressionante di opere. 

A darne la notizia il sito LuxuryEstate che sta curando i dettagli della vendita e che informa: “Mas de Notre Dame de Vie” sarà venduta all’asta il 12 ottobre 2017. Insieme all’avvocato vi accompagneremo attraverso il processo d’asta in modo che la proprietà sarà consegnata libera e senza tasse. I giorni in cui sarà possibile visitare la casa saranno il 22 settembre e il 29 settembre 2017″.

La proprietà con vista sul giardino e vista della Baia di Cannes, sorge tra le montagne e il villaggio di Mougins. E’ composta da una struttura principale e da una destinata agli ospiti.  Complessivamente parliamo di 1709 metri quadrati di superficie calpestabile su 3 piani, 32 stanze, 15 camere, 12 bagni, una palestra, una spa, un hammam con camerini e stanze per fare massaggi, docce e lavanderia. Un restauro di oltre due anni, seguito personalmente da un noto architetto belga, ha riportato la casa al suo originario splendore dopo un periodo di abbandono. L’ultima moglie di Picasso, infatti, aveva voiluto che la casa rimanesse immobile al momento della scomparsa dell’artista. Nulla era stato spostato da quel momento: neanche gli occhiali da vista del pittore.

La base d’asta è, ovviamente, altissima. Si parte infatti da 20 milioni di euro. Ma per i collezionisti, la proprietà della prestigiosa dimora sul mare, probabilmente non ha prezzo.

 

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In vendita la principesca villa di Picasso in Costa Azzurra

In vendita la principesca villa di Picasso in Costa Azzurra

“Mas de Notre Dame de Vie” sarà venduta all’asta il 12 ottobre 2017. La base d’asta è di 20 milioni di euro. Il suo valore storico e collezionistico, incalcolabile

ROMA – Andrà al miglior offerente una delle case più spettacolari e famose della Costa Azzurra: “Mas de Notre Dame de Vie” a Mougins, la preziosa e irripetibile ultima dimora di Pablo Picasso che qui, in questo lembo paradisiaco della costa francese, decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita e dove trovò ispirazione per un numero impressionante di opere. 

A darne la notizia il sito LuxuryEstate che sta curando i dettagli della vendita e che informa: “Mas de Notre Dame de Vie” sarà venduta all’asta il 12 ottobre 2017. Insieme all’avvocato vi accompagneremo attraverso il processo d’asta in modo che la proprietà sarà consegnata libera e senza tasse. I giorni in cui sarà possibile visitare la casa saranno il 22 settembre e il 29 settembre 2017″.

La proprietà con vista sul giardino e vista della Baia di Cannes, sorge tra le montagne e il villaggio di Mougins. E’ composta da una struttura principale e da una destinata agli ospiti.  Complessivamente parliamo di 1709 metri quadrati di superficie calpestabile su 3 piani, 32 stanze, 15 camere, 12 bagni, una palestra, una spa, un hammam con camerini e stanze per fare massaggi, docce e lavanderia. Un restauro di oltre due anni, seguito personalmente da un noto architetto belga, ha riportato la casa al suo originario splendore dopo un periodo di abbandono. L’ultima moglie di Picasso, infatti, aveva voiluto che la casa rimanesse immobile al momento della scomparsa dell’artista. Nulla era stato spostato da quel momento: neanche gli occhiali da vista del pittore.

La base d’asta è, ovviamente, altissima. Si parte infatti da 20 milioni di euro. Ma per i collezionisti, la proprietà della prestigiosa dimora sul mare, probabilmente non ha prezzo.

 

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A Prizren “Autostrada Biennale”: ora anche il Kosovo ha il suo appuntamento di arte contemporanea

La mappa di Prizren e i luoghi della rassegna

Nei Balcani una proposta nuova: il “confine” è il tema della prima edizione di questa scommessa voluta da un gruppo di giovani artisti, pedagoghi e sociologi. Il curatore è Manray Hsu

ROMA – Paese complicato, il Kosovo. Ancora solo parzialmente riconosciuto come stato indipendente, nato solo nel 2008 autoproclamandosi autonomo dalla Serbia. Complicata la sua situazione politica, in attesa di un riconoscimento internazionale univoco e la volontà di far parte dell’Unione Europea, complicata la situazione economica, con una popolazione giovanissima e vogliosa di trovare un futuro anche altrove. Ancora più interessante, quindi, il suo desiderio di ritargliarsi un ruolo importante nella proposta culturale dei Balcani proponendosi con la sua prima Biennale di arte contemporanea, Autostrada Biennale, che non poteva avere altra sede che la splendida Prizren, piccola cittadina dal passato culturale multietnico, famosa per il ponte ottomano, le chiese ortodosse e le tante moschee, oltre che per i suoi tipici tetti rossi.

Dal 19 agosto fino al 23 settembre 2017, Prizren e il Kosovo sono in prima linea come ultimo fronte dei Balcani alla ricerca di un’affermazione nel mondo culturale mediterraneo e contemporaneo. Lo fanno con una prima edizione che, già dal titolo, è un rimando al tentativo, neanche velato, di riappropriarsi del ruolo che i Balcani hanno sempre avuto tra Oriente e Occidente: quello del ponte. E proprio come un ponte, o meglio come un’autostrada che unisce più luoghi, la prima Biennale kosovara di arte contemporanea, fondata da Leutrim Fishekqiu, Vatra Abrashi, Baris Karamuco and Fitore Isufi e curata da Manray Hsu, arrivato per questo motivo da Taipei, si pone a metà strada tra Venezia e Istanbul, avamposti culturali per eccellenza di un confronto tra est ed ovest mai sentito come in questi tempi difficli e complessi. Punti di partenza e di arrivo di questa autostrada che vuole attraversare i Balcani indagando un tema attualissimo e fortemente percepito: il confine. 

Titolo della biennale 2017, infatti, è The future of borders, e mai tema fu più appropriato per un paese che ha rivendicato i suoi fino allo scontro, che vive perennemente in bilico come chi non è ancora completamente accettato, e che ha fatto della riflessione sui confini, propri, altrui, ideali, culturali e artistici, una sorta di luogo identita nazionale. E si vedono così, quelli di Autostrada Biennale, come “una fabbrica e un posto di lavoro utopistico nel senso migliore del significato. La squadra di Autostrada Biennale conduce una fabbrica utopica, con la missione di trasformare contemporaneamente la città in museo e centro contemporaneo, segnando nuovi spazi di sperimentazione sulla storia secolare di Prizren. Un posto in cui le esperienze locali del tempo sovvertono l’unità di abbracciare e inventare il proprio tempo”. 

L’ambizioso programma parte in questa prima edizione con un gruppo di giovani (e non) artisti (tra qui diversi italiani) e tante location distribuite tra la città che vive e lavora (la stazione degli autobus ad esempio, simbolo estremo di partenza ed arrivo, viaggio, paese e confine) tra la città monumentale (la fortezza di Kalaja, là in alto, dove i turisti salgono per ammirare la downtown medievale che si tinge di rosa al tramonto) e la città culturalmente più attiva (con i caffè e i luoghi di ritrovo adatti alle presentazioni, agli incontri, ai dibattiti) , ma anche le antiche case private, restuarate e rinate, o gli storici Bagni turchi della moschea Emin Pasha. Prizren questa vocazione a mescolare antico e presente, ce l’ha. Non a caso ospita già il Dokufest, festival di cortometraggi e film documentari che, ogni anno, è sempre più frequentato. Dal 2017 vuole dire la sua anche nell’arte contemporanea e ci sta provando, proprio in questi giorni. 

Ventitrè artisti, prevalentemente di provenienza balcanica. Ma ci sono italiani, austriaci, cinesi, taiwanesi, danesi (Olafur Eliasson  che espone con Libia Castro, è artista danese nato da famiglia islandese, noto per aver esposto alla Tate Modern di Londra la fantastica installazioneThe Weather Project nel 2003) a dimostrare che il mondo è vario e il Kosovo sa rappresentarlo in tutte le sue sfaccettature, un po’ come il cubo specchiante della montenegrina Jelena Tomasevic, che dall’alto della fortezza moltiplica il paesaggio e i suoi protagonisti. Ci sono arti performative, installazioni, pittura, fotografia. C’è la guerra, anche, in sottofondo, e non potrebbe essere diverso in paese che deve ancora cancellare i segni di uno degli scontri etnici più cruenti che l’Europa ricordi, che si è consumato poco meno di vent’anni fa. Viene dalla controversa Mitrovica mezza albanese e mezza serba, Alban Muja e non è un caso che il suo “Borders without borders” si presenti come un progetto che comprende 26 foto di 26 edifici confinanti di 26 stati Schengen dell’UE: quell’Unione Europa desiderio proibito per ogni kosovaro. Così come appare struggente la riflessione del collettivo Irwin sul passaporto, documento quasi scontato per ogni europeo, che per un kosovaro rappresenta quasi un oggetto del desiderio con la sua simbolica potenzialità di connessione con il resto del mondo. Questo il gruppo dei pionieri: Valentina Bonizzi (Italy), CHANG Chien-Chi (Taiwan), (Libya Castro (Spain) & Olafur Olafsson (Iceland), Yannick Dauby (France), Ettore Favini (Italy), Artan Hajrullahu (Kosova), Ibro Hasanovic (Bosnia), Haveit (Kosova), HSU Chia-Wei (Taiwan), Irwin (Slovenia), Doruntina Kastrati (Kosova), Sead Kazanxhiu (Albania), LI Binyuan (China), Alban Muja (Kosova), Ella Raidel ), Oliver Ressler (Austria), Stefano Romano (Italy), Obsessive Possessive Aggression (Macedonia), Rena Radle (Germany) and Vladan Jeremic (Serbia), Jelena Tomasevic (Montenegro), Saso Sedlacek (Slovenia) YANG Shun-Fa (Taiwan), Alketa Xhafa (Kosova – England).

Sembra ricca di spunti e di riflessioni questa prima Biennale kosovara: un mese per aprire una strada e proporre un modello, nel tentativo di tornare a fare del messaggio artistico la rete di salvataggio dei Balcani. Ripartendo da dove ci si era, disgraziatamente, arenati: la multiculturalità. 

Vademecum

Autostrada Biennale
Dal 19 agosto al 23 settembre 2017
Prizen, Kosovo
http://autostradabiennale.org

 

 

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A Prizren “Autostrada Biennale”: ora anche il Kosovo ha il suo appuntamento di arte contemporanea

La mappa di Prizren e i luoghi della rassegna

Nei Balcani una proposta nuova: il “confine” è il tema della prima edizione di questa scommessa voluta da un gruppo di giovani artisti, pedagoghi e sociologi. Il curatore è Manray Hsu

ROMA – Paese complicato, il Kosovo. Ancora solo parzialmente riconosciuto come stato indipendente, nato solo nel 2008 autoproclamandosi autonomo dalla Serbia. Complicata la sua situazione politica, in attesa di un riconoscimento internazionale univoco e la volontà di far parte dell’Unione Europea, complicata la situazione economica, con una popolazione giovanissima e vogliosa di trovare un futuro anche altrove. Ancora più interessante, quindi, il suo desiderio di ritargliarsi un ruolo importante nella proposta culturale dei Balcani proponendosi con la sua prima Biennale di arte contemporanea, Autostrada Biennale, che non poteva avere altra sede che la splendida Prizren, piccola cittadina dal passato culturale multietnico, famosa per il ponte ottomano, le chiese ortodosse e le tante moschee, oltre che per i suoi tipici tetti rossi.

Dal 19 agosto fino al 23 settembre 2017, Prizren e il Kosovo sono in prima linea come ultimo fronte dei Balcani alla ricerca di un’affermazione nel mondo culturale mediterraneo e contemporaneo. Lo fanno con una prima edizione che, già dal titolo, è un rimando al tentativo, neanche velato, di riappropriarsi del ruolo che i Balcani hanno sempre avuto tra Oriente e Occidente: quello del ponte. E proprio come un ponte, o meglio come un’autostrada che unisce più luoghi, la prima Biennale kosovara di arte contemporanea, fondata da Leutrim Fishekqiu, Vatra Abrashi, Baris Karamuco and Fitore Isufi e curata da Manray Hsu, arrivato per questo motivo da Taipei, si pone a metà strada tra Venezia e Istanbul, avamposti culturali per eccellenza di un confronto tra est ed ovest mai sentito come in questi tempi difficli e complessi. Punti di partenza e di arrivo di questa autostrada che vuole attraversare i Balcani indagando un tema attualissimo e fortemente percepito: il confine. 

Titolo della biennale 2017, infatti, è The future of borders, e mai tema fu più appropriato per un paese che ha rivendicato i suoi fino allo scontro, che vive perennemente in bilico come chi non è ancora completamente accettato, e che ha fatto della riflessione sui confini, propri, altrui, ideali, culturali e artistici, una sorta di luogo identita nazionale. E si vedono così, quelli di Autostrada Biennale, come “una fabbrica e un posto di lavoro utopistico nel senso migliore del significato. La squadra di Autostrada Biennale conduce una fabbrica utopica, con la missione di trasformare contemporaneamente la città in museo e centro contemporaneo, segnando nuovi spazi di sperimentazione sulla storia secolare di Prizren. Un posto in cui le esperienze locali del tempo sovvertono l’unità di abbracciare e inventare il proprio tempo”. 

L’ambizioso programma parte in questa prima edizione con un gruppo di giovani (e non) artisti (tra qui diversi italiani) e tante location distribuite tra la città che vive e lavora (la stazione degli autobus ad esempio, simbolo estremo di partenza ed arrivo, viaggio, paese e confine) tra la città monumentale (la fortezza di Kalaja, là in alto, dove i turisti salgono per ammirare la downtown medievale che si tinge di rosa al tramonto) e la città culturalmente più attiva (con i caffè e i luoghi di ritrovo adatti alle presentazioni, agli incontri, ai dibattiti) , ma anche le antiche case private, restuarate e rinate, o gli storici Bagni turchi della moschea Emin Pasha. Prizren questa vocazione a mescolare antico e presente, ce l’ha. Non a caso ospita già il Dokufest, festival di cortometraggi e film documentari che, ogni anno, è sempre più frequentato. Dal 2017 vuole dire la sua anche nell’arte contemporanea e ci sta provando, proprio in questi giorni. 

Ventitrè artisti, prevalentemente di provenienza balcanica. Ma ci sono italiani, austriaci, cinesi, taiwanesi, danesi (Olafur Eliasson  che espone con Libia Castro, è artista danese nato da famiglia islandese, noto per aver esposto alla Tate Modern di Londra la fantastica installazioneThe Weather Project nel 2003) a dimostrare che il mondo è vario e il Kosovo sa rappresentarlo in tutte le sue sfaccettature, un po’ come il cubo specchiante della montenegrina Jelena Tomasevic, che dall’alto della fortezza moltiplica il paesaggio e i suoi protagonisti. Ci sono arti performative, installazioni, pittura, fotografia. C’è la guerra, anche, in sottofondo, e non potrebbe essere diverso in paese che deve ancora cancellare i segni di uno degli scontri etnici più cruenti che l’Europa ricordi, che si è consumato poco meno di vent’anni fa. Viene dalla controversa Mitrovica mezza albanese e mezza serba, Alban Muja e non è un caso che il suo “Borders without borders” si presenti come un progetto che comprende 26 foto di 26 edifici confinanti di 26 stati Schengen dell’UE: quell’Unione Europa desiderio proibito per ogni kosovaro. Così come appare struggente la riflessione del collettivo Irwin sul passaporto, documento quasi scontato per ogni europeo, che per un kosovaro rappresenta quasi un oggetto del desiderio con la sua simbolica potenzialità di connessione con il resto del mondo. Questo il gruppo dei pionieri: Valentina Bonizzi (Italy), CHANG Chien-Chi (Taiwan), (Libya Castro (Spain) & Olafur Olafsson (Iceland), Yannick Dauby (France), Ettore Favini (Italy), Artan Hajrullahu (Kosova), Ibro Hasanovic (Bosnia), Haveit (Kosova), HSU Chia-Wei (Taiwan), Irwin (Slovenia), Doruntina Kastrati (Kosova), Sead Kazanxhiu (Albania), LI Binyuan (China), Alban Muja (Kosova), Ella Raidel ), Oliver Ressler (Austria), Stefano Romano (Italy), Obsessive Possessive Aggression (Macedonia), Rena Radle (Germany) and Vladan Jeremic (Serbia), Jelena Tomasevic (Montenegro), Saso Sedlacek (Slovenia) YANG Shun-Fa (Taiwan), Alketa Xhafa (Kosova – England).

Sembra ricca di spunti e di riflessioni questa prima Biennale kosovara: un mese per aprire una strada e proporre un modello, nel tentativo di tornare a fare del messaggio artistico la rete di salvataggio dei Balcani. Ripartendo da dove ci si era, disgraziatamente, arenati: la multiculturalità. 

Vademecum

Autostrada Biennale
Dal 19 agosto al 23 settembre 2017
Prizen, Kosovo
http://autostradabiennale.org

 

 

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