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A Spoleto “la luce ritrovata” di DUCA. Fotogallery

A Palazzo Bufalini, dal 1 al 15 luglio, in concomitanza con il Festival dei Due Mondi, una mostra a cura di Gianluca Marziani, organizzata da AssociazioneMetaMorfosi e Fondazione Guglielmo Giordano SPOLETO (PERUGIA) - MetaMorfosi Art Gallery – Palazzo Bufalini ospita, in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, la mostra personale di DUCA dal titolo “Luce ritrovata”.  DUCA, al secolo Alvaro Breccolotti, è un artista umbro conosciuto per la sua raffinata e meticolosa pittura, che come lui stesso spiega ha un obiettivo fondamentale: "Impressionare, sedurre e convincere”. Un’arte quella di DUCA che predilige la lentezza di esecuzione, la metodica e la disciplina, che come sottolinea il curatore dell’esposizione, Gianluca Marziani, “incarna la coscienza di un tempo zen che sfida la velocità del tempo digitale”.  Il titolo della mostra “Luce ritrovata”, suggerisce come la pittura di DUCA sia intrisa di luce fisica, sorgente di energia e di verità. Una pittura che è il risultato di una selezione di inquadrature ad “alta definizione”. L’occhio si isola dai colori accecanti del giorno, aprendo un dialogo coi protagonisti - i frutti – che si dispongono sul palcoscenico del tavolo. I vegetali ricomposti hanno l’aria degli aristocratici in posa, non a caso Arcimboldo li tradusse in un collagismo antropomorfo, rivelandone l’indole biologica e narrativa. Una poesia scarna e maestosa allo stesso tempo quella di DUCA, che vede protagonisti pochi “attori muti”, soggetti isolati su un piano di posa. In realtà come spiega ancora Marziani “Vegetali a cui manca solo la parola” si potrebbe dire. “Soggetti calmi, ieratici come alberi filosofici, l’ennesima sfida che l’arte lancia alla consunzione delle cose. Le nature morte, pensandoci bene, sono sempre state il contrario della morte in natura. Il pittore le ipnotizza in un preciso istante, bloccando il processo organico tramite la pittura, isolando il frangente ideale, l’attimo mai più sfuggente, la bellezza senza invecchiamento. La parola manca ai frutti, è vero, ma la loro fermezza è una battaglia vinta contro la simbologia della morte. Solide eppure mobili al loro interno, le visioni vegetali di DUCA ritrovano la Luce e la rilasciano in silenzio, avvolgendosi nel filo rosso degli orizzonti continui”.  DUCA elabora le sue visioni con attenzione chirurgica, con eccesso di evidenza e registrazione meticolosa di dettagli, restituendo composizioni di rara compostezza e bellezza, che lasciano scorgere origini lontane nel tempo, non a caso l'artista è un grande conoscitore della storia dell'arte. E’ quindi evidente la lezione umbra di maestri come Giotto e Cimabue, di quei pittori visionari che comprimevano la luce entro pochi centimetri. DUCA gestisce l’impianto elaborativo con un’armonia quasi musicale, somigliando al direttore d’orchestra che ha fuso gli strumenti in un singolo gesto della bacchetta (nel suo caso il pennello).  Attraverso la sua arte DUCA ci regala un mirabile insegnamento, ovvero che solo la pittura può controbattere al flusso impazzito delle immagini digitali, al rito di rapida consumazione che invade gli habitat tecnologici.  I titoli delle opere, metaforici e allegorici, traggono spunto dalla sua vita privata, aiutandoci così a comprendere l’approccio dell’artista davanti al mondo.  La mostra, che inaugura domenica 1 luglio, alla presenza di Pietro Folena Presidente dell’Associazione MetaMorfosi, di Andrea Margaritelli, Presidente della Fondazione Guglielmo Giordano, del curatore della mostra Gianluca Marziani e dell’artista, è inserita nei programmi ufficiali del Festival dei Due Mondi. {igallery id=6662|cid=1053|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}   ...

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