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A Firenze una mostra sull’arte di cavalcare dall’antichità al Medioevo

A partire dalle prime rappresentazioni sulle pareti delle grotte preistoriche fino all'impiego della staffa nel corso del Medioevo, il cavallo rappresenta per l'uomo un amico, un segno di prestigio sociale, un simbolo di potere politico. A raccontarlo una esposizione alla Limonaia del Giardino di Boboli  FIRENZE -  "A cavallo del tempo" è la rassegna a cura di Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci che, a partire dal 26 giugno, racconta il millenario rapporto fra uomini e cavalli, grazie ad una articolata varietà di oggetti, provenienti dai principali Musei archeologici italiani ed esteri e cronologicamente compresi tra il X secolo a.C. e il XV secolo d.C. Il percorso è articolato in cinque sezioni, ognuna dedicata a un particolare momento storico: la Preistoria, il mondo greco e magno greco, il mondo etrusco e venetico, l'epoca romana e il Medioevo. In mostra numerosi reperti, tra statue, urne, rilievi, vasi, terrecotte, finimenti che permetteranno al visitatore di ripercorrere l’evoluzione della “tecnologia” legata all’impiego del cavallo che, con i secoli dell’Alto Medioevo, conobbe una vera e propria rivoluzione. Tra i reperti più rilevanti si segnala il celebre carro Populonia, grande biga etrusca in legno ferro e bronzo destinata al trasporto di re e nobili, rinvenuto verso la metà del XX secolo e databile agli inizi di V secolo a.C; due suggestivi  crani equini trovanti durante gli scavi della necropoli occidentale di Himera e oggi conservati presso il Museo Pirro Marconi del Parco Archeologico di Himera; un enorme cavallo marmoreo a grandezza naturale di epoca romana acquistato nel '500 da Ferdinando dei Medici; e poi ancora una kylix attica a figure rosse con Atena e il cavallo di Troia, oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Si tratta di un esemplare dipinto dal Pittore di Sabouroff, attivo tra il 470-460 e il 440-430 a.C., che  presenta sul tondo interno l’immagine di Atena seduta su trono, intenta ad accarezzare un cavallo di dimensioni maestose.  Spiega Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi: “l’intero concetto di questa mostra sembra contenuto in una delle opere che vi sono esposte, una splendida coppia di frontali in bronzo e avorio, del IV secolo a. C., destinati a proteggere il muso del cavallo: il perimetro della lamina sagomata e decorata a sbalzo ne segue pertanto l’anatomia allungata, ma al suo interno, invece di una fisionomia equina, racchiude le sembianze di un volto umano con un elmo sul capo. Cavallo e cavaliere diventano una cosa sola. Dal Paleolitico a tutto il Cinquecento, la rassegna di fatto indaga questo rapporto, di un’attualità spesso insospettata, e che attraversa tutta la nostra storia”. La mostra sarà visitabile fino al 14 ottobre 2018.  www.uffizi.it ...

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