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Usa via da Unesco: «Nell’organizzazione pregiudizi anti israeliani». Anche Israele prepara l’uscita

New York. Gli Stati Uniti hanno ufficialmente notificato la loro uscita, entro il 31 dicembre 2018, dall’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, La Scienza e la Cultura. Subito dopo la presa di posizione degli Usa, accolte con grande amarezza dall’Unesco, anche il premier israeliano Benyamin Netanyahu, che è anche ministro degli Esteri, ha dato istruzioni per l’uscita di Israele dall’Unesco. La decisione degli Usa arriva dopo le ripetute critiche all’organismo dell’Onu per l’inclusione della Palestina come membro nel 2011: da allora gli Usa avevano smesso di finanziare l’Unesco pur mantenendo il proprio ufficio nel quartiere generale di Parigi per cercare di avere un peso politico sulle decisioni dell’organismo Il Dipartimento di Stato americano ha motivato la decisione con un comunicato. «La decisione, si legge, non è stata presa a cuor leggero e riflette le preoccupazioni degli Stati Uniti per il crescente arretramento dell’Unesco, per la necessità di una fondamentale riforma del’organizzazione e per i suoi persistenti pregiudizi anti-Israele». L’annuncio è arrivato durante una delle giornate in cui si vota (decisione attesa tra poche ore) per il nuovo direttore generale dell’Unesco, ruolo ricoperto da Irina Bokova fino a inizio 2018. La direttrice uscente ha manifestato la sua delusione: «Non si tratta solo del Patrimonio Mondiale... In un momento in cui i conflitti continuano a strappare le società in tutto il mondo, è profondamente deplorevole che gli Usa si ritirino dall’agenzia». Dispiacere e delusione espresse anche dalla Francia e dal ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovic Lavrov. Nell’ultimo scrutinio sulle votazioni del nuovo direttore generale dell’Unesco, la candidata francese Audrey Azoulay, ex ministra della cultura, era testa a testa con il rappresentante del Qatar, Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari. - ...

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