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Scavi di Ostia Antica. Inaugurati gli ambienti restaurati del Decumano

Scavi di Ostia Antica. Inaugurati gli ambienti restaurati del Decumano

Franceschini: “Creare una vera e propria porta d’ingresso al sito valorizzando, anche visivamente, con il concorso di tutti gli enti coinvolti, la stazione Ostiense di Roma, come succede in tanti altri Paesi europei”

Si è svolta durante la mattinata del 2 novembre la presentazione degli edifici restaurati del Decumano di Ostia Antica, alla presenza della direttrice del Parco di Ostia Antica, Maria Rosaria Barbera e del ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini. 

Nel corso dell’inaugurazione, la direttrice ha annunciato l’intenzione di portare i turisti da Roma attraverso il Tevere. “La partenza sarà da ponte Marconi. – ha affermato Barbera – Ora il municipio deve completare le attività sulla banchina e la strada mentre noi ci stiamo occupando dell’accesso interno. Questi lavori dovrebbero chiudersi a metà del 2019″ ha detto la direttrice. 

Barbera ha aggiunto che i lavori sono iniziati “nel 2013 e il finanziamento, interno al ministero, è stato di 1,8 milioni lordi di euro lordi, per una media di 138 euro al metro quadrato, che hanno restituito alla visibilità quasi 670 metri di edifici affacciati sul decumano”. Si tratta di un percorso molto ricco caratterizzato dalla presenza da monumenti, magazzini e locali commerciali”. “In pratica – ha sottolineato la direttrice – abbiamo riportato alla luce aspetti della vita di Ostia Antica nella quale convivevano templi, monumenti repubblicani, grandi aeree pubbliche”.

Intervenendo Franceschini ha avanzato l’intenzione di voler valorizzare anche la stazione Ostiense di Roma, “come porta di accesso ad Ostia Antica dentro Roma” ha specificato il ministro.  “Il collegamento via fiume è una cosa bella e affascinante, – ha detto ancora Franceschini – ma il collegamento tramite il treno con il sito di Ostia Antica è una cosa fondamentale su cui si può investire moltissimo”. Franceschini ha poi aggiunto “una delle tracce di lavoro è il grande progetto Pompei che ha una parte di risorse per il sito archeologico e una parte per le infrastrutture. Se riuscissimo a costruire un progetto di questo tipo, potremmo puntare ad avere risorse per il sito archeologico e per le strutture intorno”. Il ministro si è anche soffermato sulla possibilità di inserire gli scavi di Ostia antica tra i siti Unesco. “Per l’Italia non è possibile avere più di due siti Unesco ogni anno. I nostri uffici stanno lavorando sulla possibilità di inserirvi anche Ostia Antica, ma il progetto andrà inserito in un percorso più ampio” – ha detto Franceschini. Infine il ministro ha aggiunto: ”Penso che, come è avvenuto per altri luoghi d’Italia, come il Colosseo o l’Arena di Verona, se una grande azienda italiana decidesse di legare il suo nome a Ostia Antica farebbe del bene a se stessa e al Paese”. Riferendosi all’art bonus ha quindi sottolineato come stia funzionando ed  ha quindi sollecitato l’intervento dei privati nella manutenzione e valorizzazione del sito archeologico. 

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Firenze. Terminato il restauro del Chiostrino dei Voti della Basilica di Santissima Annunziata

Firenze. Terminato il restauro del Chiostrino dei Voti della Basilica di Santissima Annunziata

L’intervento è stato realizzato grazie alla donazione di 467mila euro da parte della Fondazione non profit Friends of Florence

FIRENZE – E’ durato quattro anni il meticoloso restauro del Chiostrino dei Voti della basilica di Santissima Annunziata di Firenze. Il 25 ottobre è tornato a mostrarsi nel pieno della sua bellezza. 

Il Chiostrino dei Voti, il cui nome  deriva dagli ex-voto alla Vergine Annunziata che un tempo erano donati ed esposti proprio qui, è un luogo ricco di storia. Realizzato su disegno di Michelozzo a partire dal 1447, è considerato la culla della maniera fiorentina. Il ciclo pittorico, è costituito da dodici lunette affrescate realizzate da alcuni dei più importanti artisti attivi a Firenze fra Quattro e Cinquecento: in particolare, oltre ad Alessio Baldovinetti che realizzò nel 1460 l’Adorazione dei Pastori, vi lavorarono Pontormo, Rosso Fiorentino e il loro maestro Andrea del Sarto.

Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione Friends of Florence, ha sottolineato:  “Il restauro del Chiostrino dei Voti ha rappresentato un momento molto significativo per la nostra Fondazione poiché ha consentito di salvaguardare un intero luogo del complesso della Santissima Annunziata riconosciuto come fondamentale per la città e per la storia dell’arte mondiale. Nei suoi affreschi si conserva l’origine di quella maniera moderna che ha ispirato per secoli artisti e devoti. Ha insegnato a storici dell’arte e studiosi, non soltanto lo stile, ma anche concetti religiosi profondissimi con le sue iconografie dipinte”. 

Le restauratrici Gioia Germani, Cristiana Conti e Alessandra Popple, titolari della ditta SAR snc, hanno invece spiegato: “E’ stato un lavoro particolarmente lungo e meticoloso che ha assorbito la maggior parte del nostro intervento. Il restauro del Chiostrino dei Voti ha occupato in modo quasi continuativo quattro anni della nostra attività lavorativa. Riteniamo che sia stato uno degli interventi più impegnativi e nello stesso tempo gratificanti di tutta la nostra esperienza nel campo del restauro delle pitture murali.”

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Roma. Inaugurato il laboratorio di “restauro aperto” dell’ISCR

Roma. Inaugurato il laboratorio di “restauro aperto” dell’ISCR

Gli spazi della chiesa di Santa Marta al Collegio Romano e il retrostante Coro delle Monache sono stati allestiti come laboratorio di restauro e aperti alla libera visione del pubblico

ROMA – Il laboratorio di “restauro aperto” dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, presso la chiesa di Santa Marta al Collegio Romano, è stato inaugurato il 24 ottobre, alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini e del Direttore Iscr Gisella Capponi. 

L’iniziativa dell’Istituto rappresenta una grande opportunità per visitatori, studenti di tutte le scuole e turisti, che come sottolineato dal ministro Franceschini “avranno la possibilità di apprezzare una delle più importanti eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo”. 

I restauratori dell’Iscr interagiranno infatti con i visitatori spiegando in tempo reale le varie fasi del restauro degli splendidi affreschi all’interno della chiesa romana.  Franceschini ha quindi commentato: “Mi auguro che Restauro Aperto diventi un luogo simbolico e attrattivo del nostro paese, di cui dobbiamo essere consapevoli e orgogliosi”. 

Gisella Capponi, direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, ha dichiarato: “Siamo felici di aprire qui i nostri laboratori che daranno anche un nuovo uso a questa chiesa rimasta chiusa diversi anni. Il ministro ci ha proposto questo progetto che offre al pubblico un percorso di conoscenza”. Capponi ha poi spiegato: “In questa prima fase di sperimentazione ci dedichiamo al restauro dei dipinti murali con tre esempi: dipinti ancora su muro, dipinti staccati, come nel caso di Domenichino, e ricomposizione di frammenti”.

Sulla parete di fondo della chiesa è quindi possibile seguire il lavoro dei restauratori sui dipinti murali tardo cinquecenteschi appartenenti all’apparato decorativo originale dell’ex Coro delle monache. La parete della sala è decorata da tre lunette: l’Annunciazione, la Madonna del Latte e la Visitazione, realizzati probabilmente nel 1561. La Madonna del Latte è un affresco staccato, databile intorno alla metà del XIV secolo, che presenta vaste porzioni lacunose trattate in “tinta” in un precedente restauro, su di esso interverranno i restauratori, che in questo modo spiegheranno ai visitatori la tematica del trattamento delle lacune su di un affresco. 

Provengono invece dal complesso della cosiddetta Villa delle Terme degli stucchi dipinti presso Tor Vergata (databili al I secolo d.C.) i circa 7.000 frammenti di affreschi e stucchi che, dopo le operazioni di pulitura e consolidamento, verranno ricomposti mediante la ricerca degli attacchi fra le parti e il riconoscimento dei vari insiemi decorativi.

Dal Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, proviene invece l’affresco staccato di Domenico Zampieri detto Domenichino raffigurante Narciso, preso in carica dalI’ISCR in accordo con la Soprintendenza e con l’Ambasciata di Francia. Nel caso di questo affresco l’obiettivo è effettuare un’operazione di conservazione e nello stesso tempo di valorizzazione. 

In questa occasione il ministro Franceschini ha anche risposto a chi chiedeva del crollo avvenuto all’interno della chiesa di S. Croce a Firenze.  “I beni culturali in Italia sono di proprietà diverse. Per quello che riguarda la parte pubblica abbiamo aumentato le risorse, dal 2013 ad oggi, da 40 milioni a 3 miliardi di euro, una cifra che consente anche i lavori di ordinaria manutenzione. A questo si aggiungono le risorse provenienti dall’Art Bonus. – ha detto il ministro – Certo, con un patrimonio infinito come il nostro le risorse non basteranno mai, è necessaria una collaborazione tra pubblico e privato, ma la situazione in questi anni è molto cambiata”. “Un censimento dei beni a rischio – ha detto ancora  Franceschini “in Italia c’è. Ma il patrimonio è sterminato, solo le chiese danneggiate dal terremoto nell’Italia centrale sono circa tremila”. 

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Roma. Inaugurato il laboratorio di “restauro aperto” dell’ISCR

Roma. Inaugurato il laboratorio di “restauro aperto” dell’ISCR

Gli spazi della chiesa di Santa Marta al Collegio Romano e il retrostante Coro delle Monache sono stati allestiti come laboratorio di restauro e aperti alla libera visione del pubblico

ROMA – Il laboratorio di “restauro aperto” dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, presso la chiesa di Santa Marta al Collegio Romano, è stato inaugurato il 24 ottobre, alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini e del Direttore Iscr Gisella Capponi. 

L’iniziativa dell’Istituto rappresenta una grande opportunità per visitatori, studenti di tutte le scuole e turisti, che come sottolineato dal ministro Franceschini “avranno la possibilità di apprezzare una delle più importanti eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo”. 

I restauratori dell’Iscr interagiranno infatti con i visitatori spiegando in tempo reale le varie fasi del restauro degli splendidi affreschi all’interno della chiesa romana.  Franceschini ha quindi commentato: “Mi auguro che Restauro Aperto diventi un luogo simbolico e attrattivo del nostro paese, di cui dobbiamo essere consapevoli e orgogliosi”. 

Gisella Capponi, direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, ha dichiarato: “Siamo felici di aprire qui i nostri laboratori che daranno anche un nuovo uso a questa chiesa rimasta chiusa diversi anni. Il ministro ci ha proposto questo progetto che offre al pubblico un percorso di conoscenza”. Capponi ha poi spiegato: “In questa prima fase di sperimentazione ci dedichiamo al restauro dei dipinti murali con tre esempi: dipinti ancora su muro, dipinti staccati, come nel caso di Domenichino, e ricomposizione di frammenti”.

Sulla parete di fondo della chiesa è quindi possibile seguire il lavoro dei restauratori sui dipinti murali tardo cinquecenteschi appartenenti all’apparato decorativo originale dell’ex Coro delle monache. La parete della sala è decorata da tre lunette: l’Annunciazione, la Madonna del Latte e la Visitazione, realizzati probabilmente nel 1561. La Madonna del Latte è un affresco staccato, databile intorno alla metà del XIV secolo, che presenta vaste porzioni lacunose trattate in “tinta” in un precedente restauro, su di esso interverranno i restauratori, che in questo modo spiegheranno ai visitatori la tematica del trattamento delle lacune su di un affresco. 

Provengono invece dal complesso della cosiddetta Villa delle Terme degli stucchi dipinti presso Tor Vergata (databili al I secolo d.C.) i circa 7.000 frammenti di affreschi e stucchi che, dopo le operazioni di pulitura e consolidamento, verranno ricomposti mediante la ricerca degli attacchi fra le parti e il riconoscimento dei vari insiemi decorativi.

Dal Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, proviene invece l’affresco staccato di Domenico Zampieri detto Domenichino raffigurante Narciso, preso in carica dalI’ISCR in accordo con la Soprintendenza e con l’Ambasciata di Francia. Nel caso di questo affresco l’obiettivo è effettuare un’operazione di conservazione e nello stesso tempo di valorizzazione. 

In questa occasione il ministro Franceschini ha anche risposto a chi chiedeva del crollo avvenuto all’interno della chiesa di S. Croce a Firenze.  “I beni culturali in Italia sono di proprietà diverse. Per quello che riguarda la parte pubblica abbiamo aumentato le risorse, dal 2013 ad oggi, da 40 milioni a 3 miliardi di euro, una cifra che consente anche i lavori di ordinaria manutenzione. A questo si aggiungono le risorse provenienti dall’Art Bonus. – ha detto il ministro – Certo, con un patrimonio infinito come il nostro le risorse non basteranno mai, è necessaria una collaborazione tra pubblico e privato, ma la situazione in questi anni è molto cambiata”. “Un censimento dei beni a rischio – ha detto ancora  Franceschini “in Italia c’è. Ma il patrimonio è sterminato, solo le chiese danneggiate dal terremoto nell’Italia centrale sono circa tremila”. 

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Roma. Inaugurato il laboratorio di “restauro aperto” dell’ISCR

Roma. Inaugurato il laboratorio di “restauro aperto” dell’ISCR

Gli spazi della chiesa di Santa Marta al Collegio Romano e il retrostante Coro delle Monache sono stati allestiti come laboratorio di restauro e aperti alla libera visione del pubblico

ROMA – Il laboratorio di “restauro aperto” dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, presso la chiesa di Santa Marta al Collegio Romano, è stato inaugurato il 24 ottobre, alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini e del Direttore Iscr Gisella Capponi. 

L’iniziativa dell’Istituto rappresenta una grande opportunità per visitatori, studenti di tutte le scuole e turisti, che come sottolineato dal ministro Franceschini “avranno la possibilità di apprezzare una delle più importanti eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo”. 

I restauratori dell’Iscr interagiranno infatti con i visitatori spiegando in tempo reale le varie fasi del restauro degli splendidi affreschi all’interno della chiesa romana.  Franceschini ha quindi commentato: “Mi auguro che Restauro Aperto diventi un luogo simbolico e attrattivo del nostro paese, di cui dobbiamo essere consapevoli e orgogliosi”. 

Gisella Capponi, direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, ha dichiarato: “Siamo felici di aprire qui i nostri laboratori che daranno anche un nuovo uso a questa chiesa rimasta chiusa diversi anni. Il ministro ci ha proposto questo progetto che offre al pubblico un percorso di conoscenza”. Capponi ha poi spiegato: “In questa prima fase di sperimentazione ci dedichiamo al restauro dei dipinti murali con tre esempi: dipinti ancora su muro, dipinti staccati, come nel caso di Domenichino, e ricomposizione di frammenti”.

Sulla parete di fondo della chiesa è quindi possibile seguire il lavoro dei restauratori sui dipinti murali tardo cinquecenteschi appartenenti all’apparato decorativo originale dell’ex Coro delle monache. La parete della sala è decorata da tre lunette: l’Annunciazione, la Madonna del Latte e la Visitazione, realizzati probabilmente nel 1561. La Madonna del Latte è un affresco staccato, databile intorno alla metà del XIV secolo, che presenta vaste porzioni lacunose trattate in “tinta” in un precedente restauro, su di esso interverranno i restauratori, che in questo modo spiegheranno ai visitatori la tematica del trattamento delle lacune su di un affresco. 

Provengono invece dal complesso della cosiddetta Villa delle Terme degli stucchi dipinti presso Tor Vergata (databili al I secolo d.C.) i circa 7.000 frammenti di affreschi e stucchi che, dopo le operazioni di pulitura e consolidamento, verranno ricomposti mediante la ricerca degli attacchi fra le parti e il riconoscimento dei vari insiemi decorativi.

Dal Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, proviene invece l’affresco staccato di Domenico Zampieri detto Domenichino raffigurante Narciso, preso in carica dalI’ISCR in accordo con la Soprintendenza e con l’Ambasciata di Francia. Nel caso di questo affresco l’obiettivo è effettuare un’operazione di conservazione e nello stesso tempo di valorizzazione. 

In questa occasione il ministro Franceschini ha anche risposto a chi chiedeva del crollo avvenuto all’interno della chiesa di S. Croce a Firenze.  “I beni culturali in Italia sono di proprietà diverse. Per quello che riguarda la parte pubblica abbiamo aumentato le risorse, dal 2013 ad oggi, da 40 milioni a 3 miliardi di euro, una cifra che consente anche i lavori di ordinaria manutenzione. A questo si aggiungono le risorse provenienti dall’Art Bonus. – ha detto il ministro – Certo, con un patrimonio infinito come il nostro le risorse non basteranno mai, è necessaria una collaborazione tra pubblico e privato, ma la situazione in questi anni è molto cambiata”. “Un censimento dei beni a rischio – ha detto ancora  Franceschini “in Italia c’è. Ma il patrimonio è sterminato, solo le chiese danneggiate dal terremoto nell’Italia centrale sono circa tremila”. 

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Terminato il restauro della Madonna col Bambino di Ambrogio Lorenzetti

Terminato il restauro della Madonna col Bambino di Ambrogio Lorenzetti

Si tratta dell’opera più antica del pittore trecentesco. Il dipinto, deteriorato nel corso dei secoli, grazie a un accurato e complesso restauro, durato circa quattro mesi, ha recuperato i suoi colori originali

FIRENZE – E’ tornata a splendere, dopo un accurato intervento di restauro conservativo, la Madonna col Bambino, opera del 1319 di Ambrogio Lorenzetti, attribuita al maestro da Carlo Gamba nel 1910. 

Il dipinto ha ritrovato la sua luce grazie all’intervento realizzato da un team di restauratori composto da Andrea e Lucia Dori, Roberto Buda e per le analisi e le indagini di diagnostiche Susanna Bracci e Barbara Salvadori dell’Istituto per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali CNR. 

La proprietà del dipinto è della Diocesi di Firenze e nello specifico della Propositura di San Cassiano a San Casciano. L’opera di restauro ha compreso varie fasi tra cui la disinfestazione, un minimo intervento sul tavolato che mantiene le sue caratteristiche costruttive originali, la pulitura ovvero la rimozione di colle e vernici, stese nel corso dei secoli sulla superficie pittorica tramite l’utilizzo di particolari solventi, la rimozione di tratti cromatici di colore rosso nella parte bassa, l’integrazione cromatica nei punti e nelle sezioni del dipinto in cui era possibile intervenire. Importante il supporto delle analisi condotte dall’Istituto per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali CNR attraverso una serie di analisi non invasive senza prelievi, che hanno permesso di individuare i materiali originali e la loro distribuzione come i materiali di restauro. 

Maria Pia Zaccheddu della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Firenze e delle Province di Prato e Pistoia ha spiegato:  “E’ stato realizzato un intervento estremamente complesso in breve tempo, nell’arco di circa quattro mesi, che ha ridato vigore e luminosità ad un’opera fortemente danneggiata nel tempo”. “Ci siamo preoccupati di ripristinare alcune delle principali caratteristiche dell’opera – ha aggiunto la dottoressa Zaccheddu – la veste compositiva che ha reminiscenze orientali, evoca tratti naturalistici e richiama la ieraticità di Arnolfo Di Cambio, la brillantezza cromatica alterata nel corso dei secoli. Le ridipinture ottocentesche del manto blu della Madonna sono state conservate perché nella parte sottostante il colore originale a base di azzurrite era presente in pochissimi lacerti, mentre le ridipinture rosse, risalenti all’Ottocento, che definivano l’abito della Madonna sono state rimosse perché non pertinenti al colore originale anch’esso a base di azzurrite”.

L’intervento è stato sostenuto dall’ente mostra, costituito da Santa Maria della Scala, Comune di Siena, Monte dei Paschi, Soprintendenza e Università di Siena, che cura l’evento Ambrogio Lorenzetti che aprirà i battenti venerdì 20 ottobre a Santa Maria della Scala a Siena con un’anteprima prevista alle ore 20, cui sarà presente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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Il “Ritratto di Papa Leone X de’ Medici” di Raffaello sarà restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure

Il “Ritratto di Papa Leone X de’ Medici” di Raffaello sarà restaurato dall'Opificio delle Pietre Dure

Presentati i risultati delle prime indagini scientifiche e le ipotesi di intervento su uno fra i più celebrati capolavori del Rinascimento, conservato agli Uffizi di Firenze

FIRENZE –  Il Ritratto di Papa Leone X de’ Medici, capolavoro di Raffaello Sanzio, verrà restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure. Il 17 ottobre è stato presentato infatti il progetto del restauro e i risultati delle prime indagini scientifiche sull’opera. 

Dopo l’esposizione alla mostra “Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova”, presso le Scuderie del Quirinale, del novembre 2016, l’Opificio, che aveva già all’epoca segnalato la necessità dell’opera di essere sottoposta ad approfondimenti diagnostici e di restauro, ha ufficialmente ricevuto in carico l’opera dalle Gallerie degli Uffizi.

Le indagini diagnostiche e il restauro 

Dopo un primo set di indagini diagnostiche non invasive (radiografia X, riflettografia Multi-NIR a 32 lunghezze d’onda, campagna fotografica multispettrale), è stato deciso congiuntamente, tra le due istituzioni, GDU e OPD, di procedere al restauro dell’opera.

Questo sarà effettuato da Oriana Sartiani, per la pellicola pittorica, coadiuvata da Roberto Bellucci per le indagini diagnostiche. Alla risoluzione dei problemi di tensione lignea del supporto lavorerà Andrea Santacesaria, con la collaborazione di Ciro Castelli.

Successivamente verranno effettuate indagini non invasive sui pigmenti (in particolare Fluorescenza X a punti e di area, con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze); solo se necessario, si effettueranno stratigrafie mirate all’approfondimento di specifici problemi legati agli strati preparatori, a cura del Laboratorio Scientifico dell’OPD.

Saranno inoltre effettuate la scansione digitale e l’analisi 2D e 3D per acquisire modelli e immagini scientifiche utili alla documentazione oggettiva e di alta qualità delle fasi del restauro. 

Dalle prime indagini, si legge nella scheda tecnica, diffusa da una nota degli Uffizi: “Gli strati pittorici nel loro insieme, non presentano problemi conservativi la preparazione è ben adesa al supporto e il colore alla preparazione. Sono però presenti rimarcature da sollevamenti e contrazioni lungo le giunzioni delle assi e, soprattutto, in alcune zone, si rilevano dei sollevamenti di colore la cui natura pare non dipendere dai movimenti del supporto”

Per quanto riguarda l’aspetto generale dell’opera, – continua la nota – “questo risulta offuscato dall’alterazione della vernice, risalente all’ultimo intervento di restauro. Si perdono le modulazioni fra ombre e luci e i rilievi determinati da queste, si appiattiscono. Questo risulta particolarmente evidente nelle aree di massima luce del dipinto e in corrispondenza a tutti i virtuosismi di mimesi dei materiali già descritti da Vasari, che, innegabilmente, adesso sono difficilmente percepibili se non in una declinazione disegnativa”.

Il capolavoro di Raffaello

L’opera di Raffaello è un dipinto di rara bellezza, per i colori, per la capacità mimetica, sia dei tessuti che degli altri materiali presenti nell’opera, non ultimi gli incarnati, sulla cui resa materica Giorgio Vasari nelle sue Vite si è dilungato con meritata enfasi. Così descriveva il dipinto Vasari: “Fece in Roma un quadro di buona grandezza, nel quale ritrasse papa Leone, il cardinale Giulio de’ Medici e il cardinale de’ Rossi, nel quale si veggono non finte ma di rilievo tonde le figure: quivi è il veluto che ha il pelo, il domasco adosso a quel Papa che suona e lustra, le pelli della fodera morbide e vive, e gli ori e le sete contrafatti sì che non colori, ma oro e seta paiono; vi è un libro di cartapecora miniato, che più vivo si mostra che la vivacità, e un campanello d’argento lavorato, che non si può dire quanto è bello. Ma fra l’altre cose vi è una palla della seggiola brunita e d’oro, nella quale a guisa di specchio si ribattono, tanta è la sua chiarezza, i lumi de le finestre, le spalle del Papa et il rigirare delle stanze: e sono tutte queste cose condotte con tanta diligenza, che credasi pure e sicuramente che maestro nessuno di questo meglio non faccia né abbia a fare. La quale opera fu cagione che il Papa di premio grande lo rimunerò; e questo quadro si trova ancora in Fiorenza nella guardaroba del Duca”.  

Il commento del Direttore delle Gallerie degli Uffizi e del Soprintendente dell’Opificio 

Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, soddisfatto ha dichiarato: “Nell’ambito della collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e l’Opificio delle Pietre Dure, e sulle orme del successo universale del restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, ritornato al Museo nel marzo scorso, è ora il turno di un altro capolavoro. Per il ritratto di Leone X di Raffaello che verrà sottoposto ad una serie di analisi sofisticate e al restauro in previsione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte dell’artista nel 2020, non si può immaginare un’équipe più eccellente”. 

Una reciprocità di visione confermata dal Soprintendente dell’importante centro di eccellenza fiorentino, Marco Ciatti: “L’Opificio delle Pietre Dure è lieto di poter proseguire nella collaborazione con gli Uffizi affrontando i problemi conservativi del Leone X. Ciò consentirà di conseguire, oltre al risanamento della materia, anche un ampliamento delle conoscenze sull’opera. Il progetto potrà avvalersi infatti del confronto con i dati tecnici derivanti dai numerosi restauri e studi su questo artista compiuti dal laboratorio a partire dalle dieci opere trattate per la mostra ” Raffaello a Firenze” del 1984, seguite poi dai restauri alla Madonna del Baldacchino (1991), alla Madonna del Cardellino (2008), alla Muta (20015) e alla Madonna dell’Impannata, attualmente in mostra all’Albertina di Vienna, dopo l’intervento appena concluso.”

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Torino. Reggia di Venaria, per i dieci anni di riapertura restauro della Fontana di Ercole

Torino. Reggia di Venaria, per i dieci anni di riapertura restauro della Fontana di Ercole

La monumentale fontana, realizzata tra 1669 e il 1672, andò in disuso e fu smantellata perché passata di moda. Ora tornerà al suo splendore grazie all’intervento affidato all’architetto Gianfranco Gritella che prevede anche una rilettura in chiave contemporanea

TORINO – Per festeggiare i dieci anni di riapertura, la Reggia di Venaria, residenza sabauda alle porte di Torino e patrimonio dell’Unesco, ha presentato, oltre a un ricco calendario di appuntamenti, anche il restauro della Fontana di Ercole.  Il delicato intervento su quest’opera monumentale, realizzata dall’architetto Amedeo di Castellamonte fra il 1669 e il 1672 per il duca Carlo Emanuele di Savoia, è stato affidato all’architetto Gianfranco Gritella. Il costo complessivo dei lavori è di 2 milioni di euro ed è finanziato dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e di Compagnia Sanpaolo e Intesa Sanpaolo. 

La splendida fontana, realizzata con centinaia di statue e giochi d’acqua, venne smontata nel settecento perché passata di moda. Ora finalmente tornerà al suo splendore, prevedendo anche l’introduzione di proiezioni multimediali sui ruderi. 

Il direttore della Reggia, Mario Turetta, ha sottolineato: “questo decennale è particolarmente importante perché proietta questo grande sito d’arte verso un futuro ancora più ricco grazie alla nascita, attesa da tempo, del Consorzio delle Residenze sabaude”.

Si prospetta dunque un calendario molto ricco, che è stato illustrato da Paola Zini, presidente del Consorzio. In particolare per l’inaugurazione di venerdì 13 è prevista la mostra “Il teatro della cultura. Sculture contemporanee nella Cappella di Sant’Uberto della Reggia di Venaria”, con opere di artisti contemporanei e letture a tema. Per sabato sera è in programma la Nuit Royale, festa a tema in costume del Settecento, mentre per domenica è prevista la Rassegna musicale delle bande militari italiane, con caroselli ed esecuzione di brani musicali nel borgo antico, nei giardini e nella corte d’onore della Reggia.

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Firenze. Dopo la Tac parte il restauro per il Cristo crocifisso di Giambologna

Firenze. Dopo la Tac parte il restauro per il Cristo crocifisso di Giambologna

La scultra del XVI secolo, custodita nella Chiesa di Sant’Egidio in Santa Maria Nuova, grazie al finanziamento del Rotary Club Valdisieve, verrà sottoposta a un esame radiologico e successivamente a un delicato intervento conservativo

FIRENZE – Il Cristo crocifisso di Giambologna, scultura del XVI secolo realizzata in cartapesta dipinta color bronzo verrà a breve restaurata. L’opera, delle dimensioni di 1 metro e 80, sarà rimossa mercoledì 11 ottobre dall’altare maggiore della Chiesa di Sant’Egidio in Santa Maria Nuova,  per essere sottoposta dapprima a un esame radiologico e successivamente a un delicato intervento di restauro.

I lavori saranno finanziati dal Rotary Club Valdisieve. Ad occuparsi della Tac sarà il dottor Roberto Carpi, direttore della radiologia di Santa Maria Nuova, che già in passato si era occupato dei crocifissi di Santa Maria Nuova, due dei quali, restaurati ed esposti nel percorso museale. La tomografia sarà utile per comprendere lo stato attuale dell’opera, compresi i punti di indebolimento della struttura, ma anche gli eventuali interventi di restauro a cui la scultura è stata sottoposta precedentemente. 

Per il restauro, invece, la scultura, su segnalazione del Rotary Club, sarà affidata alle cure della dottoressa Anna Fulimeni, specializzata presso l’Opificio delle Pietre Dure.

Complessivamente l’intervento dovrebbe durare 18 mesi. 

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Treviso, riapre la chiesa di San Teonisto dopo il restauro voluto da Benetton

Treviso, riapre la chiesa di San Teonisto dopo il restauro voluto da Benetton

L’edificio, danneggiato dai bombardamenti del 1944, spogliato dei suoi arredi e infine dimenticato e sconsacrato, vede oggi la sua rinascita grazie al complesso intervento di restauro partito 2014 e affidato alla cura e alla creatività dell’architetto Tobia Scarpa

TREVISO –  Dopo il restauro, fortemente voluto da Luciano Benetton, torna fruibile al pubblico la chiesa di San Teonisto a Treviso. L’edificio,eretto nel XII secolo,  deve il suo nome a san Teonisto, la cui salma, secondo tradizione, fu trasferita a Treviso dai cittadini di Altino a seguito della distruzione della loro città nel 452 d.C. a opera di Attila. Oltre alle spoglie del santo la chiesa ha ospitato nel corso dei secoli numerose opere pittoriche di artisti del XVII secolo, tra cui il celebre dipinto “Le Nozze di Cana” di Paolo Veronese e bottega, ora custodito a Palazzo Montecitorio, e il grande affresco del soffitto, a opera del Guarana nel XVIII secolo raffigurante l’Assunzione della Madonna, la cui fama riecheggiava in tutti gli ambienti culturali dell’epoca. Molte opere furono trafugate nel 1810 dopo l’arrivo di Napoleone e alcune di esse sono ora sotto la tutela del Museo di Santa Caterina di Treviso e della Pinacoteca di Brera.

L’edificio, danneggiato dai bombardamenti del 1944, spogliato dei suoi arredi e infine dimenticato e sconsacrato, vede oggi la sua rinascita grazie al complesso intervento di restauro partito 2014 e affidato alla cura e alla creatività dell’architetto Tobia Scarpa.  L’edificio è stato gestito dal Comune di Treviso fino all’acquisizione, nel 2010, da parte di Luciano Benetton, che successivamente l’ha donato alla Fondazione Benetton Studi Ricerche per farne un luogo di cultura in grado di ospitare eventi di respiro internazionale.

L’intervento di restauro ha avuto come obiettivo prioritario il rispetto e la tutela dello spazio architettonico preesistente, attraverso l’adozione di mirati interventi di restauro e accurati dettagli disegnati dallo stesso Tobia Scarpa. Le nuove esigenze funzionali hanno trovato soluzione nella realizzazione di due tribune reclinabili che, quando sollevate, consentono di adibire l’aula della chiesa a sala da musica e auditorium, per una capienza complessiva di 300 persone. Grazie all’inserimento di un nuovo pavimento sopraelevato e a un delicato lavoro di scavo, le tribune reclinabili possono essere completamente nascoste alla vista scomparendo al di sotto della quota del pavimento e consentendo così di ottenere uno spazio completamente libero in grado di ospitare mostre ed esposizioni temporanee.

Il nuovo soffitto, che segue l’originale andamento di quello crollato durante la seconda guerra mondiale, si regge su un’apposita struttura realizzata con travi metalliche vincolate ai muri d’ambito e resa indipendente dalla sovrastante copertura a capriate lignee. Nell’ex sacrestia, attigua all’aula, gli stucchi originali sono stati recuperati integrando le parti mancanti con un’attenta opera di restauro, mentre nell’area adiacente sono ospitati i locali tecnici.

L’intero complesso della chiesa è accessibile da un piccolo cortile che funge da foyer all’aperto e nel quale è collocata un’installazione di quattro colonne di cui tre sormontate da un antico capitello ionico e una da una scultura in vetro serigrafato raffigurante l’originale bassorilievo da cui è tratto il logo istituzionale della Fondazione Benetton Studi Ricerche.

L’intero progetto è impreziosito da tutti i dettagli architettonici di Tobia Scarpa, tra cui svettano i quattro lampadari in vetro soffiato presenti nell’aula, le sedute delle tribune e della platea, l’allestimento del cortile di ingresso e la nuova scala in ferro e legno dell’ex sacrestia.

Nei prossimi mesi è previsto il completamento dei lavori di ricostruzione del timpano di facciata della chiesa, opera del conte Giordano Riccati nel 1758 e crollato durante la seconda guerra mondiale, e la ricollocazione di diciannove delle ventidue opere pittoriche che adornavano le pareti della chiesa e che sono attualmente in fase di restauro.

“L’augurio – ha detto Benetton – è che le attività in San Teonisto partano ed abbiano una continuità anche grazie all’apporto di altri”.  Scarpa ha invece spiegato come, nei primi scavi necessari al recupero, siano stati trovati segnali dell’epoca del ferro. “Vuol dire che Treviso, che nasce romana, in realtà esisteva già duemila anni prima di Cristo”.

Infine Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton ha affermato: “Entro la fine dell’anno la programmazione si avvierà in parallelo con la conclusione degli allestimenti, a partire dal momento in cui le opere d’arte potranno ritrovare la collocazione originale. La musica sarà fin da subito protagonista negli spazi della chiesa di San Teonisto, che si presta a diventare un luogo di sperimentazione e contaminazione tra linguaggi diversi, in dialogo tra antico e moderno, ricerca e divulgazione”.

La conclusione dei lavori di restauro sarà festeggiata già domenica 8 ottobre con un concerto che sarà anche occasione per la celebrazione dei 30 anni di attività della Fondazione Benetton.

Mentre una prima apertura al pubblico attraverso la proposta di alcune visite guidate su prenotazione, è in programma da lunedì 9 a venerdì 13 ottobre alle ore 17. La storia della chiesa e le fasi di lavoro che l’hanno vista rinascere saranno raccontate da alcuni rappresentanti della cultura trevigiana o da figure in vario modo coinvolte nell’operazione: Andrea Bellieni, Fondazione Musei civici di Venezia; Fabio Fregonese, architetto, direttore dei lavori di San Teonisto; Veronica Groppo, archeologa; Emilio Lippi, direttore dei Musei civici di Treviso; Eugenio Manzato, storico dell’arte.

Gli appuntamenti su prenotazione si concluderanno sabato 14 ottobre, sempre alle ore 17, con uno speciale incontro con Tobia Scarpa, che, in prima persona, sollecitato dalla giornalista Isabella Panfido, racconterà lo studio, l’ideazione e la realizzazione dell’intervento.

Vademecum

Da lunedì 9 a venerdì 13 ottobre visite guidate su prenotazione
Sabato 14 ottobre incontro su prenotazione con Tobia Scarpa
Chiesa di San Teonisto, via San Nicolò 31, Treviso
Prenotazione obbligatoria per partecipare alle visite guidate e all’incontro con Tobia Scarpa
nella chiesa di San Teonisto: tel. 0422 5121, fbsrrdfbsr.it.
Il concerto di domenica 8 ottobre è su invito.

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