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Lamezia Terme, il Parco Archeologico di Terina chiuso e in degrado a un anno dal restauro costato 1 milione di euro

Lamezia Terme (Cz). Esposto del Codacons alla Corte dei Conti per verificare le responsabilità dello stato di abbandono e chiusura al pubblico del Parco Archeologico dell’antica Terina, a Lamezia Terme, vicino a Catanzaro, inaugurato lo scorso novembre dopo dieci mesi di lavori costati 1 milione di euro.È l’ultimo atto del degrado di una eccellenza culturale della Calabria.Il cancello del grande Parco Archeologico, che si estende su 3.500 mq, è oggi sbarrato, ricoperto di erbacce e sterpaglia, senza nessuna possibilità di effettuare quelle visite guidate  agli scavi dell’antica città di Terina (promesse a marzo 2016 all’annuncio dell’apertura del Parco e delle indagini archeologiche) «che impegneranno gli archeologi e i tecnici all’interno del Parco aperto al pubblico». Si tratta di uno degli interventi del Programma Operativo Regione Calabria Fesr 2007/2013 finanziato con 1 milione di euro a maggio 2013. L’appalto per i lavori fu aggiudicato nel 2015 e un anno dopo gli archeologi iniziarono le indagini inserite in un circuito culturale diventato Parco Archeologico che comprendeva anche l’Abbazia Benedettina e il ben conservato Bastione di Malta del 1550.Finalmente quindi, dopo le indagini del 1997 per far riemergere l’antica Terina (fondata nel VI secolo a.C), proseguite fino al 2006 da parte della Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria che avevano portato alla scoperta di settori abitati con strade e case che provavano l’esistenza di un impianto a pianta ortogonale del IV secolo a.C., il traguardo degli scavi nella cornice del Parco sembrava cosa fatta. Invece, oggi, non c’è neppure una persona che si occupa della manutenzione del sito.La Calabria continua a mortificare le sue risorse culturali. Accade in uno dei santuari più importanti del Sud: il Tempio di Apollo Alaios a Punta Alice, nel territorio di Cirò Marina, vicino a Crotone. Restaurato tra il 2015-16 con finanziamenti europei, oltre 500mila euro, è oggi in stato di completo degrado: nell’erba alta pascolano pecore e cavalli. Un cartello arrugginito e ammaccato segnala la storia del tempio scavato nel 1923 da Paolo Orsi. La rete di protezione è stata divelta, nessuno scava, nessuno protegge il Parco Archeologico Apollo Alaios. Il magnifico acrolito di Apollo è oggi al Museo Archeologico di Reggio Calabria.Articoli correlati:Sos Calabria: appello ai cittadini per il patrimonio storico e artistico ...

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