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La curiosità di Giuliano Briganti, studioso eterodosso

Firenze.«Così come ai primi navigatori apparivano tenebrose e irraggiungibili le estreme frontiere dell’oceano, ai primi esploratori del profondo apparivano vertiginosi e senza fine gli abissi dell’anima. Ma allo sgomento si accompagnava una irresistibile attrazione, quell’umano istinto alla ricerca e alla scoperta … ». Giuliano Briganti così appuntava a pagina 17 nell’edizione 1989 dei suoi Pittori dell’immaginario, volume in cui tra l’onirico Heinrich Füssli e William Blake e autori meno rinomati sondava esperienze dai riflessi psicoanalitici, sociali e politici. Non suonerà troppo una forzatura se in quel passo lo studioso si può intravedere anche (non solo) un ritratto di sé: tra altre virtù lo nutrì fino in fondo la volontà di esplorare territori della cultura inaspettati, di ampliare le proprie conoscenze. E sono passati cent’anni: nasceva infatti a Roma il 2 gennaio 1918, lo storico dell’arte che ha lasciato una traccia concreta nei suoi studi e volle lasciare al Comune di Siena una biblioteca forte di circa 18mila volumi e una fototeca con 50mila fotografie. Moriva il 17 dicembre 1992, nella sua casa romana, durante la preparazione di una mostra sul Romanticismo, come ricorda Laura Laureati nel sito dedicato allo studioso. Briganti si era laureato con Piero Toesca nel 1940 sul pittore lombardo Pellegrino Tibaldi e il Manierismo; a Firenze aveva affiancato Roberto Longhi come segretario prima a Firenze dal 1941 al 1943, poi come redattore della rivista Paragone Arte dopo il 1950; Carlo Ludovico Ragghianti fu un altro dei suoi maestri; risultò decisivo cimentarsi con un vasto pubblico e per merito di Eugenio Scalfari scrivendo per l’Espresso dal 1965 al 1968, per la Repubblica dalla nascita del quotidiano nel 1976 fino agli ultimi giorni di vita. Fu centrale, l’esperienza, perché come ebbe a dire rappresentò un esercizio di chiarezza. E questa attenzione permette di tornare al Briganti esploratore di più universi: si muoveva agilmente tanto nell’arte antica, quanto nell’arte moderna e contemporanea. Poteva scrivere con toni affilati sia di cronache dei mali culturali, manifestando uno spirito civile attento e partecipe, quanto del ‘700, sia di Alberto Savinio o Giorgio de Chirico. Conferma una curiosità mai esausta quanto ricorda ancora Laura Laureati: dal 1974, dopo aver sposato la gallerista d’arte contemporanea Luisa Laureati, «comincerà a frequentare assiduamente giovani artisti quali, tra gli altri, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Giulio Paolini, Luigi Ontani e, più tardi, Nunzio». Bastano queste poche righe per comprendere come gli studi che pure hanno sancito la sua portata, da Gaspar van Wittel al Palazzo del Quirinale, dalla Maniera ai Bamboccianti, non esaurivano i suoi orizzonti e ogni nuova frontiera fosse un nuovo stimolo. Briganti ebbe la cattedra di storia dell’arte moderna prima all’università di Siena, poi a Roma.Lo ricordiamo con un racconto, Il soprintendente Capo Pagine, che lo studioso pubblicò sul nostro giornale esattamente trent'anni fa e con il ritratto che Alvar González-Palacios gli dedicò in occasione del settantesimo compleanno:Il soprintendente Capo PagineIl Sublime incostante di Alvar González-PalaciosArticoli correlati:L’arte, la politica e gli affetti di Giuliano Briganti Disincantato persino a se stesso di Alvar González-Palacios Risorse in rete: Il sito su Giuliano Briganti http://www.giulianobriganti.it/ Fondo Giuliano Briganti: Biblioteca e Fototeca http://www.comune.siena.it/La-Citta/Cultura/Cerr-Fondo-Briganti ...

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