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Il museo che ha trasformato i musei di tutto il mondo

Bilbao (Spagna). L’artista britannico David Hockney ritorna dopo sei anni al Guggenheim Bilbao per partecipare alle celebrazioni del XX anniversario del museo che il re Juan Carlos inaugurò il 18 ottobre 1997. Nella «cattedrale» di titanio firmata dal suo buon amico Frank Gehry, Hockney presenterà una selezione di ritratti in cui si riconoscono i volti della sua cerchia di familiari e amici, tra cui anche il celebre architetto, John Baldessari o Larry Gagosian.Tra le diverse iniziative, molte di carattere festivo, spicca un programma di restauro di 14 opere particolarmente rappresentative della collezione tra cui «Installazione per Bilbao» di Jenny Holzer, il «Puppy» di Jeff Koons, oggetto di numerose polemiche, la «Scultura di nebbia» di Fujiko Nakaya, le «Fontane di fuoco» di Yves Klein e gli «Archi rossi» di Daniel Buren collocati sul ponte de La Salve. In ottobre il museo offrirà uno spettacolo audiovisivo («video mapping») sulle pareti esterne, che ripercorre la sua storia durante questi vent’anni. Secondo i responsabili dell’evento, «Reflections» non utilizzerà l’edificio come uno schermo passivo, ma ne farà il protagonista della narrazione.Lo stupore dura da vent’anniDalla sua apertura il Guggenheim di Bilbao ha programmato 69 presentazioni della collezione permanente e 88 esposizioni temporanee. Di queste, 25 mostre e 31 presentazioni della collezione hanno superato il mezzo milione di visitatori. La più visitata, in relazione alla sua durata, è stata «Cina: 5.000 anni» nel 1998, seguita dalle retrospettive di Jeff Koons e Jean-Michel Basquiat, entrambe nel 2015 e da «La struttura dell’esistenza» di Louise Bourgeois e «Ombre» di Andy Warhol nel 2016. Anche la mostra che ha registrato l’affluenza minore, dedicata a Yoko Ono, ha comunque ricevuto oltre 3.800 visitatori al giorno. In totale il Guggenheim è stato visitato da più di 19 milioni di persone, il 61,36% (11.717.075) stranieri.«Il museo è stato il catalizzatore dell’evoluzione di tutta una regione, il motore di una trasformazione che ha contribuito a creare una città più aperta e cosmopolita, dove la cultura gioca un ruolo molto importante», assicura Juan Ignacio Vidarte che lo dirige dal 1996 ed è stato tra i primi a credere nel progetto nonostante lo scetticismo che lo circondava. «Il Guggenheim è un chiaro esempio del potere trasformatore della cultura», afferma l’artista José Manuel Ballester, che per l’anniversario ha installato nell’acqua che circonda l’edificio un mappamondo formato da 2.000 ninfee. Come se si trattasse di un’offerta floreale rituale, l’installazione si integra perfettamente «in questo ambiente fiabesco dove tutto è sovradimensionato: il ragno, il cane, i tulipani...».Attualmente la collezione del museo, formata da 130 opere di 74 artisti, è valutata 729 milioni di euro, che rappresentano un incremento di sette volte l’investimento iniziale di 110 milioni di euro. Il suo impatto economico, non solo nella città di Bilbao ma in tutta la regione, è straordinario e solo l’anno scorso ha apportato 424,6 milioni di euro al Pil dei Paesi Baschi spagnoli. «Il Guggenheim Bilbao ha dimostrato che un’infrastruttura culturale può essere fondamentale nel processo di trasformazione di una società», continua Vidarte. «Mio padre lo considerava un’opera d’arte e fu uno dei grandi sostenitori del progetto fin dall’inizio», ricorda Luis Chillida, figlio di Eduardo Chillida, con Jorge Oteiza il più importante scultore basco. L’incontro di Chillida con il filosofo Martin Heidegger ha ispirato una delle mostre principali dell’anno prossimo, «L’arte e lo spazio», con opere di importanti artisti internazionali. «Con il Guggenheim, Bilbao ha inventato un concetto nuovo, coniugando carattere locale e proiezione globale, e ha dimostrato che più che imitare i modelli di altri luoghi faremmo meglio a inventarli», conclude Miguel Zugaza, che dopo 15 anni alla direzione del Prado è tornato al Museo de Bellas Artes del capoluogo basco. ...

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