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Detenuti minorenni del penitenziario di Palermo restaurano reperti punici

Con la guida di esperti del museo Salinas, sette ragazzi sia italiani che stranieri hanno restaurato alcuni reperti di 2500 anni fa ritrovati in frammenti in una necropoli punica PALERMO - "Abbiamo cercato di ricomporre reperti e pezzi di vita" - ha spiegato Francesca Spatafora, direttrice del museo archeologico Salinas, parlando di questa iniziativa che ha visto il coinvolgimento di sette ragazzi detenuti nell'istituto penitenziario minorile del Malaspina di Palermo. “È un progetto  - ha detto ancora la direttrice - di cui siamo molto orgogliosi e che dà un senso di responsabilità sociale al museo. Affidando alle mani dei ragazzi oggetti di oltre duemila anni fa abbiamo raccontato una storia antica ma al contempo attuale. Una storia fatta di arrivi, di incontri, di mediazioni, di integrazione, suscitando una partecipazione attiva e un sincero interesse, utile ad accorciare quelle distanze culturali, religiose, razziali che oggi, a volte, alimentano separazioni e intolleranze".  L’archeologia e le tecniche di restauro sono infatti entrate come attività collaterali nel carcere minorile palermitano.  I giovani, sotto la guida di alcuni esperti del museo Salinas, hanno quindi restaurato vasi e reperti di 2500 anni fa, ritrovati in frammenti nella necropoli punica di Palermo. Il progetto ha coinvolto i ragazzi per circa tre mesi in un ciclo di incontri pludisciplinari propedeutici al laboratorio di restauro.  Gli oggetti saranno in mostra fino al 25 marzo in una saletta del carcere. L’esposizione, non a caso, è stata intitolata "Mettiamo insieme i cocci”, un titolo metaforico e significativo. E’ la prima volta che questo progetto viene proposto in Italia all'interno di un Istituto penale.  ...

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