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I gioielli scultura di Giansone in mostra a Palazzo Madama di Torino

I gioielli scultura di Giansone in mostra a Palazzo Madama di Torino

TORINO –  Palazzo Madama dedica una esposizione a Mario Giansone, uno dei più valenti scultori italiani del ‘900, confermando la sua vocazione ad essere un museo  interessato a documentare il nesso stringente esistente tra la scultura e la pittura e le cosiddette arti decorative o applicate. Come spiegato infatti dal direttore  Guido Curto “Palazzo Madama è un museo di arti decorative fra i più interessanti. Non vuole perdere questa sua vocazione, e farlo aprendo anche al contemporaneo sta nelle sue corde. Non a caso la prossima mostra sarà dedicata agli ornamenti e ai gioielli Ferrè”.
La mostra, aperta dal 5 ottobre 2017 al 29 gennaio 2018, al secondo piano in Sala Atelier, offre l’opportunità di ammirare un vastissimo corpus di opere dello sculture torinese, realizzate tra il 1935 e il 1997, tra le quali spiccano anche i suoi “gioielli da indossare”, vere e proprie minisculture fuse in oro, esposti al pubblico per la prima volta. Giansone mette in estremo risalto la componente scultorea del gioiello, senza nulla concedere alle forme e alle mode dell’arte orafa del suo tempo.

I curatori della mostra, Marco Basso e Giuseppe Floridia, coadiuvati dalla registrar di Palazzo Madama, la storica dell’arte Stefania Capraro, hanno selezionato una quarantina di pezzi, in gran parte di proprietà dell’Associazione Archivio Storico Mario Giansone di Torino, più alcuni gioielli di proprietà di collezionisti privati. Giansone ebbe una significativa fortuna collezionistica a Torino soprattutto negli anni Sessanta. Alcune sue opere fanno oggi parte delle collezioni della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, della sede Rai di Torino e di prestigiose raccolte torinesi, tra cui quelle delle famiglie Agnelli e Pininfarina.

In occasione della mostra a Palazzo Madama, lo studio di scultura di Mario Giansone (Via Messina 38, Torinoresterà eccezionalmente aperto per visite guidate con il curatore della mostra rivolte al pubblico adulto. Le visite guidate, con prenotazione obbligatoria, si svolgeranno dal 13 ottobre 2017 al 20 gennaio 2018, tutti i venerdì e sabato, dalle ore 15.30 alle 19.30, ad esclusione dei giorni 22, 23, 29 e 30 dicembre 2017. In occasione di Artissima, Fiera internazionale d’arte contemporanea di Torino, lo studio resterà aperto dal 3 al 5 novembre 2018 con orario prolungato, dalle 10.00 alle 19.30. Info e prenotazione obbligatoria: t. 011 4436999 – email didattica@fondazionetorinomusei.it. I posti disponibili sono limitati.

Vademecum

Dal 05 Ottobre 2017 al 29 Gennaio 2018
Torino, Palazzo Madama – Sala Atelier
Info: +39 011 4433501
palazzomadama@fondazionetorinomusei.it
www.palazzomadamatorino.it/

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Al Museo della Permanente di Milano i capolavori di Utagawa Kuniyoshi

Utagawa Kuniyoshi Cortigiana Serie:Le tre dure prove delle donne moderne (Tōsei sanpukutsui) 1833 silografia policroma (nishikie) 22,0x29,0 cm Masao Takashima Collection

La mostra che si apre il 4 ottobre al Museo della Permanente di Milano presenta la produzione di questo maestro visionario attraverso una selezione di 165 silografie policrome tutte provenienti dal Giappone

MILANO – L’Italia rende, per la prima volta, omaggio a Utagawa Kuniyoshi (1797-1861), maestro indiscusso dell’ukiyoe, genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno, con la grande mostra Kunyioshi. Il visionario del mondo fluttuante, a cura di Rossella Menegazzo, aperta al pubblico dal 4 ottobre. 

L’esposizione presenta la produzione di Kuniyoshi nella sua interezza. I suoi mondi bizzarri, visionari, costellati di donne bellissime, ma anche attori kabuki, gatti, carpe e animali mitici e fantastici, oltre a leggendari eroi, samurai e briganti, vengono svelati attraverso 165 silografie policrome, tutte provenienti dal Giappone.

Il percorso si divide in 5 sezioni tematiche: “Beltà”; “Paesaggi”; “Eroi e guerrieri”, con una speciale sotto sezione (“Eroi Suikoden”) dedicata ai 108 eroi Suikoden; Animali e parodie” e “Gatti”. Questa ultima sezione, Gatti, è dedicata alla passione forse più grande di Kuniyoshi,  uno dei temi che rendono la sua personalità ancora più misteriosa ed eccentrica. 

Il nome di Kuniyoshi è soprattutto associato ai giochi illusionistici, fatti di ombre e di figure composite alla maniera di Arcimboldo, ovvero figure inserite in altre figure, e parodie di storie e battaglie con protagonisti animali, oggetti, dolci, cibi. Immagini fantasiose, barocche, ricche di colori e densi di particolari minuti. 

L’abilità e la curiosità di Kuniyoshi lo portano a importanti novità anche in campo tecnico: attingendo a piene mani dalla pittura occidentale, arriva a imitare la resa dell’incisione da lastra di rame anziché da matrice in legno, distinguendosi così dai maestri del paesaggio Hiroshige e Hokusai.

Quella di Kuniyoshi è stata una figura poliedrica e intrigante, molto amata sin dall’arrivo delle riproduzioni delle sue opere in Europa e particolarmente in Francia (Monet ne aveva alcune appese nella cucina della sua famosa casa a Giverny), fino ad arrivare ai giorni nostri e alla cultura pop contemporanea.

La mostra  prodotta da MondoMostre Skira sarà visitabile fino al 28 gennaio 2018. 

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Vademecum

Kuniyoshi. Il visionario del mondo fluttuante
Milano, Museo della Permanente, via Filippo Turati 34
4 ottobre 2017 > 28 gennaio 2018
Orari: tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 19,30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Giorni e orari straordinari: 1 – 2 novembre; 8 dicembre; 25 – 26 dicembre; 1 e 6 gennaio
dalle ore 9,30 alle 19,30
Biglietti (audioguida inclusa): Intero € 13,00
Ridotto € 11,00 – Visitatori dai 6 ai 26 anni, portatori di handicap, gruppi (minimo 15 massimo 25 – dal lunedì al venerdì), insegnanti, militari, forze dell’ordine non in servizio, possessori Skira card;
Ridotto speciale € 8 – Giornalisti con tesserino ODG con bollino dell’anno in corso non accreditati dall’ufficio stampa
Ridotto speciale € 6 – Gruppi Scuole – dal martedì alla domenica (minimo 15 massimo 25 con tolleranza fino a 29), scuole di ogni ordine e grado;
Gratuito – minori di 6 anni, guide turistiche abilitate con tesserino di riconoscimento, un accompagnatore per ogni gruppo,
Infoline e prevendite: tel. 0299901905 – www.vivaticket.it
Prenotazioni visite guidate
gruppi e scuole: info@adartem.it; www.adartem.it
Informazioni online: www.lapermanente.it www.kuniyoshimilano.it www.facebook.com/KuniyoshiMilano/ #kuniyoshimilano

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Musei Reali di Torino. Miró! Sogno e colore. Foto

Musei Reali di Torino. Miró! Sogno e colore. Foto

Nelle sale di Palazzo Chiablese in mostra 130 opere, quasi tutti olii di grande formato, grazie al prestito della Fundació Pilar i Joan Miró a Maiorca, che conserva la maggior parte delle opere dell’artista catalano, create nei 30 anni della sua vita sull’isola

TORINO – La mostra “Miró! Sogno e colore”, a partire dal 4 ottobre 2017,  presenta la produzione degli ultimi trent’anni della vita di Miró: un periodo indissolubilmente legato alla “sua” isola, Maiorca, dove visse dal 1956 fino alla morte nel 1983, e dove si dedicò ai suoi temi prediletti: donne, uccelli e paesaggi monocromi. 

L’esposizione a cura di Pilar Baos Rodríguez, ospita, oltre ai grandi dipinti, anche un nucleo di sculture frutto delle sperimentazioni che l’artista fece con diversi materiali, collage e “dipintioggetto”.

Al centro della rassegna c’è appunto l’isola di Maiorca, “luogo del cuore” per l’artista, dove nacque sua madre, dove vivevano i nonni materni e dove lo stesso Miró decise di trasferirsi. In questa perla delle Baleari, protetto dal silenzio, il pittore poté realizzare il desiderio di creare, in un ampio spazio, uno studio tutto suo in cui poter dar forma alle sue brillanti immagini mentali. L’esposizione riesce a restituire l’interiorità dello scultore e ceramista spagnolo, il suo modo di pensare, l’attaccamento a quelle radici fatte di mare e mulini, donne e paesaggi.

Suddivisa in cinque sezioni: Radici, Principali influenze artistiche di Miró, Maiorca. Gli ambienti in cui creava, La metamorfosi plastica (1956-1981), Vocabolario di forme, la mostra prende le mosse dall’idea che l’artista aveva della propria opera: una sorta di monologo interiore e, al tempo stesso, un dialogo con il pubblico.

Tra i capolavori figurano opere come OiseauxFemme au clair de luneFemme dans la rue, esposte a Torino per raccontare la sperimentazione ricercata da Miró all’interno delle principali correnti artsitiche del Novecento, dal Dadaismo all’Espressionismo.

Come sottolinea la direttrice dei Musei Reali di Torino Enrica Pagella: “I Musei Reali ospitano Miró, dopo Tamara de Lempicka, Matisse e Toulouse-Lautrec. Un nuovo appuntamento con l’arte moderna e con uno degli artisti che ne hanno maggiormente segnato la storia. L’esposizione approfondisce il momento più felice della ricerca dell’artista, tra il 1956 e il 1983, anno della morte, ed evidenzia opportunamente le radici storiche e visive che l’hanno alimentata. Il progetto, realizzato in collaborazione con la Fundació Pilar i Joan Miró di Maiorca e Arthemisia Group, ha trovato il sostegno della Regione Piemonte e della Città di Torino, offrendosi come momento per rinnovare un confronto attivo tra i Musei Reali e le amministrazioni del territorio.”

La mostra, che resterà aperta fino al 14 gennaio 2018, è accompagnata da un catalogo edito da Skira. 

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Vademecum

Miró! Sogno e colore
Palazzo Chiablese Piazzetta Reale, Torino
4/10/17 – 14/01/2018
Orario apertura
lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30
giovedì 9.30 – 22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti Intero € 14,00 Ridotto € 12,00
Informazioni e prenotazioni gruppi T. +39 011 024301
www.mostramirotorino.it www.arthemisia.it

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Apre alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: “È solo un inizio.1968”

Apre alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma:

L’arte, la democrazia, la vita, niente sarà più uguale dopo di allora, eppure niente sarà mai una conquista sicura. Del ’68 non ci restano la sua storia, le sue sconfitte, le sue vittorie, ma un monito che diventa elogio dell’incompiuto: “Ce n’est qu’un début”

ROMA – In occasione delle celebrazioni del 50° anniversario del 1968, apre al pubblico dal 3 ottobre, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la mostra “È solo un inizio.1968”, la prima in Italia dedicata al ’68 e ai suoi intrecci con i movimenti e i fermenti artistici che lo annunciano, gli corrono paralleli e lo prolungano.

L’esposizione a cura di Ester Coen, che riprende lo slogan dell’insurrezione del Maggio francese, al di là della citazione, è un invito a guardare ai processi, al divenire, all’apertura di quanto inizia e mai più smetterà di iniziare, sempre di nuovo, dal ’68 in poi. Del ’68 non ci restano la sua storia, le sue sconfitte, le sue vittorie, ma un monito che diventa elogio dell’incompiuto: Ce n’est qu’un début.

La rassegna racconta “ciò che comincia” dunque, non giudica i fini e non si esprime sull’adeguatezza dei mezzi. Lo fa attraverso le opere di tanti artisti e personalità che testimoniano il fermento creativo di quegli anni:

Vito Acconci, Carl Andre, Franco Angeli, Giovanni Anselmo, Diane Arbus, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Carla Cerati, Merce Cunningham, Gino De Dominicis, Walter De Maria, Valie Export, Luciano Fabro, Rose Finn-Kelcey, Dan Flavin, Hans Haacke, Michael Heizer, Eva Hesse, Nancy Holt, Joan Jonas, Donald Judd, Allan Kaprow, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Yayoi Kusama, Sol LeWitt, Richard Long, Toshio Matsumoto, Gordon Matta-Clark, Mario Merz, Marisa Merz, Maurizio Mochetti, Richard Moore, Bruce Nauman, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Mario Schifano, Carolee Schneemann, Gerry Schum, Robert Smithson, Bernar Venet, Lawrence Wiener, Gilberto Zorio.

E dalla collezione della Galleria Nazionale con le opere di: Gianfranco Baruchello, Daniel Buren, Mario Ceroli, Christo, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Eliseo Mattiacci, Andy Warhol.

Accompagna la mostra, che resterà aperta fino al 14 gennaio 2018,  il Giornale-Catalogo “È solo un inizio. 1968”, con il testo di Ester Coen e interventi, tra gli altri, di: Franco Berardi Bifo, Achille Bonito Oliva, Luciana Castellina, Germano Celant, Goffredo Fofi, Franco Piperno, Rossana Rossanda, Lea Vergine, a cura di Ilaria Bussoni e Nicolas Martino.

Per l’inaugurazione del 2 ottobre, alle 18.30 ‘Caterpillar’, il programma cult di Radio2 sarà in diretta dalla Galleria per una puntata speciale dedicata alla mostra e al ’68, con ospiti prestigiosi, tra cui Franco Taviani, Gino Castaldo e Paolo Ramundo

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Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia

Francesco Hayez, Rinaldo e Armida, 1813, 295 x 198 cm, Gallerie dell'Accademia di Venezia

Un appuntamento con l’arte e con la storia per celebrare il bicentenario delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e la stagione di risveglio culturale della Serenissima, iniziata nel 1815 grazie anche a questi tre importanti protagonisti

VENEZIA – Le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il terzo museo di origine napoleonica in Italia, celebrano il proprio bicentenario con la mostra dal titolo “Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia”, a cura di Paola Marini, Fernando Mazzocca e Roberto De Feo, aperta al pubblico dal 29 settembre 2017 al 2 aprile 2018. 

L’esposizione, attraverso oltre 130 opere articolate in 10 sezioni tematiche, costituisce l’occasione per onorare un momento speciale della storia artistica della città, rievocando quella stagione di rilancio culturale iniziata nel 1815, con il ritorno da Parigi dei quattro cavalli di San Marco, opera simbolo della città.

Il percorso di visita della mostra comincia a pian terreno per espandersi anche ai piani superiori. Attraverso dipinti, sculture, disegni, libri, la narrazione si sviluppa a partire proprio dal ruolo centrale svolto dai tre artisti nella “rinascita” culturale della città lagunare. 

Come spiegato dal Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, durante l’apertura, la mostra “è la celebrazione non solo dell’anniversario della nascita di una delle più prestigiose istituzioni artistiche e culturali di Venezia e del Veneto, conosciuta e ammirata da milioni di visitatori di ogni parte del pianeta: è anche un evento che rende giustamente omaggio a una città, che attraverso la forza, l’autorevolezza, il genio e la dedizione di alcuni dei suoi più illustri rappresentanti, consentì di passare oltre uno dei momenti più difficili della sua storia, riconfermandosi tra le capitali mondiali della civiltà, dell’arte e della bellezza”. ”Una mostra di grande pregio –  ha sottolineato ancora Zaia – che presenta molte opere di straordinario valore, alcune delle quali ritornano in quella città dove furono concepite o a cui furono sottratte, facendo in qualche modo rivivere e riassaporare il successo dell’esperienza di cui furono protagonisti proprio Leopoldo Cicognara, Antonio Canova, Francesco Hayez, sublimata dal rimpatrio nel 1815 dei quattro cavalli bronzei di San Marco’’. ”Fu quella una stagione di risveglio culturale della Serenissima – ha concluso il Presidente del Veneto -, come dettata da un moto d’orgoglio, dal desiderio di riconsegnare a Venezia quello che le era stato tolto, ma soprattutto di restituirle il ruolo, il rango, la considerazione, che non solo sul piano culturale e artistico, si era conquistata nei secoli precedenti. Fu creato, quindi, molto di più di un pur importante museo di cui oggi celebriamo i due secoli di vita”

Il risveglio culturale di Venezia, promosso nell’Ottocento da Canova, Hayez e Cicognara, è oggi ripreso nell’importante programma di iniziative portate avanti dal museo con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività  Culturali e del Turismo e di generosi comitati privati, che prevede in particolare:

arricchimenti del patrimonio, grazie ad  acquisizioni di dipinti e di disegni; 

grandi restauri come l’avvio del restauro del primo piano del museo, quello del ciclo delle Storie di Sant’Orsola di Vittore Carpaccio finanziato da Save Venice, di cui saranno presentati i primi due teleri e uno speciale accordo con Borsa italianafinalizzato a questo scopo;

Museo come luogo di formazione grazie alla collaborazione con il Servizio Civile Nazionale e con il progetto “Generazione Cultura”; 

Museo visibile e accessibile attraverso l’implementazione della comunicazione, dell’utilizzo dei social networks e l’aggiornamento dei canali digitali; 

Museo amato, aperto e collaborativo con partners e stakeholders, anche tramite lo studio dei visitatori e l’audience development;  

rinnovo del patto fondativo tra Museo e Accademia di Belle Arti, con lo sviluppo di iniziative congiunte, quali l’organizzazione di un convegno su Leopoldo Cicognara e di una mostra sui disegni di Giacomo Quarenghi. 

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Alle Scuderie del Quirinale la potenza creativa di Picasso

«Deux femmes courant sur la plage» (1922) © Succession Picasso

La mostra dal titolo “Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915-1925” , a cura di  Olivier Berggruen, in collaborazione con Anunciata von Liechtenstein, raccoglie un centinaio di indiscussi capolavori del maestro provenienti da importanti musei e prestigiose collezioni

ROMA – La mostra che si è aperta a Roma alle Scuderie del Quirinale, dal titolo “Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915 – 1925”, è un’importante occasione per conoscere in modo più approfondito la potenza creativa del pittore spagnolo, banalmente conosciuto solo come l’inventore del Cubismo.

L’evento raccoglie un centinaio di indiscussi capolavori del maestro esposti e scelti dal curatore Olivier Berggruen, in collaborazione con Anunciata von Liechtenstein, grazie ai prestiti di musei e collezioni prestigiose quali il Musée Picasso e il Centre Pompidou di Parigi, il Tate di Londra, il Metropolitan Museum e il Guggenheim di New York, il Museum Berggruen di Berlino.

Percorrendo le sale delle Scuderie è difficile non restare meravigliati dall’estrema abilità espressiva di Pablo Picasso, dalla sua capacità sorprendente di passare dall’elemento figurato perfettamente delineato a quello scomposto in forme geometriche, volumetriche, dove si avverte chiaramente l’influenza di Cezanne.

Ammirando i quadri di Picasso (1881 – 1973) si comprende benissimo non solo la sua indiscussa sensibilità artistica che, del resto, si era già manifestata in precoce età, ma anche e soprattutto la sua volontà di non restare legato, fissato ad un unico registro pittorico, come ad esempio fecero Monet, Gauguin e tanti altri, ma di andare sempre oltre, di attraversare differenti percorsi rappresentativi fino ad arrivare alla fase cubista che però fu limitata ad un decennio e che non lo riassume affatto. Il cosiddetto periodo cubista, infatti, che intraprese assieme all’amico pittore George Braque, va dal 1906 al 1917, concludendosi con il suo viaggio in Italia ed è simboleggiato dal quadro “Les demoiselles d’Avignon” dove viene teorizzata la scomposizione del soggetto raffigurato in diversi punti di vista, come accadeva nella visione prospettica e nella dinamicità di una visibilità quasi cinematografica (siamo agli albori del cinema).

Di certo il suo cubismo, come quello di altri artisti del tempo, nasce come reazione all’Impressionismo, troppo centrato sul semplice studio della luce e del colore, accentuando il valore del volume, della figura; in particolare il colore viene visto come componente solo decorativa, quasi elemento di disturbo per l’artista e lo spettatore che devono invece concentrarsi sull’elemento reale.

La mostra permette di apprezzare proprio questa particolare esperienza del cubismo di Picasso e il suo superamento per approdare ad un figurativo quasi monumentale, inserendo nei suoi quadri l’influenza del primitivismo africano e la fascinazione per l’arte antica italiana. Le Sale delle Scuderie raccolgono opere che ovviamente puntano a far concentrare lo spettatore sul momento di permanenza del pittore in Italia, dove tra l’altro incontrò e sposò la sua prima moglie Olga Kolkova, e che fanno comprendere la sua versatilità, la sua duttilità nel passare da una modalità espressiva ad un’altra, la sua inarrivabile tecnica rappresentativa.

Tra le opere del periodo è d’obbligo citare “Ritratto d’Olga in poltrona” e il “Ritratto di Paul”, il loro figlio, vestito d’arlecchino, inoltre “Il Flauto di Pan” oppure “Due donne che corrono sulla spiaggia”. Infine l’opera monumentale il “Sipario Parade”, creato per il Ballets Russes di Diaghilev che si tenevano nel 1917 e rappresenta un circo con pagliacci, ballerini ed animali, altro tema caro all’artista spagnolo.

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Agli Uffizi in mostra il Rinascimento giapponese

Agli Uffizi in mostra il Rinascimento giapponese

Prima grande esposizione di paraventi in Europa, provenienti da musei, templi e dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone che chiude le attività legate alla commemorazione del 150° anniversario dell’amicizia tra Italia e Giappone 

FIRENZE – La mostra fiorentina, dal titolo Il rinascimento giapponese: la natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo, a cura di Rossella Menegazzo,  intende evidenziare il periodo d’oro della produzione artistica giapponese, concentrata tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo (XV – XVII secolo).  In esposizione circa 40 pitture, riproducenti paesaggi o scorci naturali, di grande formato realizzate su paraventi di dimensioni importanti. 

Due le tendenze che hanno segnato l’intera produzione pittorica nipponica:da una parte la pittura monocroma ed evocativa, fatta di vuoti e linee essenziali e veloci, vicina alla tradizione cinese e legata alla filosofia zen; dall’altra la pittura autoctona, con fondi oro e campiture di colore piatte, più esplicita e di facile intendimento, adatta a decorare grandi spazi abitativi come residenze aristocratiche e borghesi e castelli. 

Da una parte quindi opere di paesaggio legate a nomi come quello di Hasegawa Tōhaku, Kaihō Yūshō, Unkoku Tōgan, caratterizzate da atmosfere rarefatte e simboliche, dall’altra nomi della tradizione Kanō e Tosa con soggetti di fiori e uccelli, delle quattro stagioni, di luoghi divenuti celebri grazie alla letteratura e alla poesia, rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello yamatoe. 

Vademecum

Dal 26 Settembre 2017 al 07 Gennaio 2018
FIRENZE, Uffizi – Aula Magliabechiana
www.uffizi.it

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Agli Uffizi in mostra il Rinascimento giapponese

Agli Uffizi in mostra il Rinascimento giapponese

Prima grande esposizione di paraventi in Europa, provenienti da musei, templi e dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone che chiude le attività legate alla commemorazione del 150° anniversario dell’amicizia tra Italia e Giappone 

FIRENZE – La mostra fiorentina, dal titolo Il rinascimento giapponese: la natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo, a cura di Rossella Menegazzo,  intende evidenziare il periodo d’oro della produzione artistica giapponese, concentrata tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo (XV – XVII secolo).  In esposizione circa 40 pitture, riproducenti paesaggi o scorci naturali, di grande formato realizzate su paraventi di dimensioni importanti. 

Due le tendenze che hanno segnato l’intera produzione pittorica nipponica:da una parte la pittura monocroma ed evocativa, fatta di vuoti e linee essenziali e veloci, vicina alla tradizione cinese e legata alla filosofia zen; dall’altra la pittura autoctona, con fondi oro e campiture di colore piatte, più esplicita e di facile intendimento, adatta a decorare grandi spazi abitativi come residenze aristocratiche e borghesi e castelli. 

Da una parte quindi opere di paesaggio legate a nomi come quello di Hasegawa Tōhaku, Kaihō Yūshō, Unkoku Tōgan, caratterizzate da atmosfere rarefatte e simboliche, dall’altra nomi della tradizione Kanō e Tosa con soggetti di fiori e uccelli, delle quattro stagioni, di luoghi divenuti celebri grazie alla letteratura e alla poesia, rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello yamatoe. 

Vademecum

Dal 26 Settembre 2017 al 07 Gennaio 2018
FIRENZE, Uffizi – Aula Magliabechiana
www.uffizi.it

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Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Riti, vita e arte di questa popolazione sono al centro della mostra che sarà ospitata al Museo delle culture dal 27 settembre 2017 all’8 luglio 2018 è presso lo Spazio Focus

MILANO – Dopo aver festeggiato il raggiungimento di  un milione di visitatori in soli due anni dall’apertura, il Mudec di Milano prosegue la sua interessante programmazione con una  particolare mostra, la prima in un museo pubblico italiano interamente dedicata ad uno dei popoli più affascinanti della Nuova Guinea, gli Asmat.

“Eravamo cacciatori di teste. Riti, vita e arte delle popolazioni Asmat”, questo il titolo della mostra che apre al pubblico il 27 settembre e racconta i profondi mutamenti sociali e culturali avvenuti in seno alla ricchissima tradizione rituale e artistica delle popolazioni Asmat nel corso del XX secolo. 

Si tratta di una esposizione nata dalla forte volontà di valorizzare una parte della collezione permanente solitamente conservata nei depositi del Mudec.

Il percorso espositivo presenta una selezione di circa 150 opere, suddivise in quattro sezioni, provenienti dalla Nuova Guinea e appartenenti alla collezione Fardella-Azzaroli, concessa in comodato al museo, e alla Collezione Leigheb-Fiore, acquisita nel 2015 dal Comune, poco prima dell’apertura del Mudec per incrementarne il patrimonio e colmare la dolorosa lacuna creatasi più di settanta anni fa a causa dei bombardamenti che colpirono il Castello Sforzesco, allora sede delle Collezioni Etnografiche. 

Sculture, armi, strumenti musicali, oggetti d’uso e rituali, permetteranno al visitatore di approfondire non solo gli aspetti legati alla vita quotidiana di queste popolazioni, ma anche i complessi rituali e le tradizioni che legano indissolubilmente la pratica scultorea alla dimensione spirituale più profonda del popolo Asmat. L’esposizione si completa con un documentario e numerose fotografie che permetteranno ai visitatori di immergersi nella cultura di una delle popolazioni più affascinanti della Nuova Guinea.

Gli Asmat, che vivono nell’area situata sulla costa sud-occidentale della Nuova Guinea, politicamente appartenente all’Indonesia, ma stilisticamente e culturalmente legata al mondo oceanico, sono conosciuti dalla metà del secolo scorso e hanno attirato l’attenzione non solo di studiosi, antropologi ed etnografi, ma anche di collezionisti d’arte e artisti. Tuttora esercitano un gran fascino, basti pensare che Sebastião Salgado ha scelto di realizzare alcuni scatti del suo recente progetto Genesi, proprio tra le popolazioni Asmat, quali testimoni viventi di un perfetto equilibrio tra uomo e natura. 

La mostra, che resterà aperta fino all’8 luglio 2018,  ha visto la collaborazione tra il personale scientifico del museo e alcuni esperti di arte Asmat e della Melanesia, tra i quali il Dottor Paolo Campione, Direttore del Museo delle Culture di Lugano.

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Vademecum

MILANO, MUDEC – Museo delle Culture di Milano 
via Tortona 56
Info. +39 0254917
 SITO UFFICIALE: http://www.mudec.it/

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Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Al Mudec di Milano arrivano gli Asmat, i cacciatori di teste della Nuova Guinea. Foto

Riti, vita e arte di questa popolazione sono al centro della mostra che sarà ospitata al Museo delle culture dal 27 settembre 2017 all’8 luglio 2018 è presso lo Spazio Focus

MILANO – Dopo aver festeggiato il raggiungimento di  un milione di visitatori in soli due anni dall’apertura, il Mudec di Milano prosegue la sua interessante programmazione con una  particolare mostra, la prima in un museo pubblico italiano interamente dedicata ad uno dei popoli più affascinanti della Nuova Guinea, gli Asmat.

“Eravamo cacciatori di teste. Riti, vita e arte delle popolazioni Asmat”, questo il titolo della mostra che apre al pubblico il 27 settembre e racconta i profondi mutamenti sociali e culturali avvenuti in seno alla ricchissima tradizione rituale e artistica delle popolazioni Asmat nel corso del XX secolo. 

Si tratta di una esposizione nata dalla forte volontà di valorizzare una parte della collezione permanente solitamente conservata nei depositi del Mudec.

Il percorso espositivo presenta una selezione di circa 150 opere, suddivise in quattro sezioni, provenienti dalla Nuova Guinea e appartenenti alla collezione Fardella-Azzaroli, concessa in comodato al museo, e alla Collezione Leigheb-Fiore, acquisita nel 2015 dal Comune, poco prima dell’apertura del Mudec per incrementarne il patrimonio e colmare la dolorosa lacuna creatasi più di settanta anni fa a causa dei bombardamenti che colpirono il Castello Sforzesco, allora sede delle Collezioni Etnografiche. 

Sculture, armi, strumenti musicali, oggetti d’uso e rituali, permetteranno al visitatore di approfondire non solo gli aspetti legati alla vita quotidiana di queste popolazioni, ma anche i complessi rituali e le tradizioni che legano indissolubilmente la pratica scultorea alla dimensione spirituale più profonda del popolo Asmat. L’esposizione si completa con un documentario e numerose fotografie che permetteranno ai visitatori di immergersi nella cultura di una delle popolazioni più affascinanti della Nuova Guinea.

Gli Asmat, che vivono nell’area situata sulla costa sud-occidentale della Nuova Guinea, politicamente appartenente all’Indonesia, ma stilisticamente e culturalmente legata al mondo oceanico, sono conosciuti dalla metà del secolo scorso e hanno attirato l’attenzione non solo di studiosi, antropologi ed etnografi, ma anche di collezionisti d’arte e artisti. Tuttora esercitano un gran fascino, basti pensare che Sebastião Salgado ha scelto di realizzare alcuni scatti del suo recente progetto Genesi, proprio tra le popolazioni Asmat, quali testimoni viventi di un perfetto equilibrio tra uomo e natura. 

La mostra, che resterà aperta fino all’8 luglio 2018,  ha visto la collaborazione tra il personale scientifico del museo e alcuni esperti di arte Asmat e della Melanesia, tra i quali il Dottor Paolo Campione, Direttore del Museo delle Culture di Lugano.

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Vademecum

MILANO, MUDEC – Museo delle Culture di Milano 
via Tortona 56
Info. +39 0254917
 SITO UFFICIALE: http://www.mudec.it/

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