Sei qui

Florence Biennale 2017, assegnato il Premio alla carriera in memoriam a Sauro Cavallini

Florence Biennale 2017, assegnato il Premio alla carriera in memoriam a Sauro Cavallini

In eposizione alla Fortezza da Basso, dal 6 al 15 ottobre 2017, il disegno dell’Ultima cena (1979) e le tre opere minori in bronzo (ca. 1982-1987) nonché il busto di un discepolo, parte dell’opera monumentale in gesso che raffigura lo stesso soggetto (1988), la cui fusione in bronzo è incompiuta

FIRENZE – E’ stato assegnato sabato 7 ottobre il Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera in memoriam a Sauro Cavallini. Di seguito il testo della curatrice di Florence Biennale, Melanie Zefferino, redatto per l’occasione. 

La parabola artistica di Sauro Cavallini (La Spezia, 4 marzo 1927 – Fiesole, 27 luglio 2016) comincia nei primi anni Cinquanta a Firenze, dove nel 1957 apre il suo studio in via Orsammichele e sperimenta materiali diversi.  Nel 1960 si trasferisce nella villa di Fiesole che, per volontà dei figli Teo e Aine, oggi ospita il centro studi a lui dedicato. Nel 1964 si appassiona alla scultura in bronzo e realizza il famoso Gatto che gli varrà il Premio Nazionale “Il Fiorino” a Palazzo Strozzi nel 1965. Nel 1966 completa la sua prima opera pubblica, il Volo di gabbiani, destinato alla nuova sede della RAI TV a Firenze. In quello stesso anno l’alluvione della città medicea segna l’artista in modo indelebile (più di quanto faranno i soggiorni a Zurigo, Parigi, Londra e Detroit negli anni a venire), dal momento che si dedica al restauro di sculture in marmo alla Basilica di Santa Croce e al Museo del Bargello: negli anni della maturità, Sauro Cavallini si confronta dunque con l’antico, per il quale aveva una spiccata sensibilità. È così che da autodidatta perfeziona la tecnica e sublima il suo senso estetico, che si estrinseca in sculture con anatomie plastiche di estrema naturalezza, pur nella loro stilizzazione. Sculture all’apparenza mutevoli e mai statiche, se non per il tempo di un respiro. 

Del 1968 è la sua Crocifissione in bronzo, collocata presso la Basilica di San Miniato al Monte (Firenze) nel Cimitero delle Porte Sante, ove la figura del Cristo ci appare una realtà “naturale… alla pari di un albero, una casa, un essere vivente” – come ha osservato Umberto Baldini. L’intensa drammaticità di quell’opera cederà il passo all’assoluta armonia di ritmo e forma in bronzi inconfondibili, che per il loro élan vital riscuotono il plauso della critica, del collezionismo e della committenza pubblica. 

Nel 1978, anno in cui riceve la “Fronda d’oro” dal Sindaco di Genova, Cavallini realizza il Monumento alla pace per il Palazzo degli Affari a Firenze. Seguiranno opere monumentali in cui il senso aulico e l’equilibrio formale si fa sempre più marcato: il Monumento ai Caduti (1983) di Diano Marina; il Monumento alla vita (1991) destinato al Palazzo dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo e realizzato anche in scala minore quale dono per Papa Giovanni Paolo II (al secolo Karol Wojtiła); il Monumento a Colombo (1992) oggi a Genova; il Monumento alla danza (1992) commissionatogli dal Principato di Monaco così come Fraternità (2000). 

Nel 1984 è insignito del Premio d’oro “San Valentino” e nel 1996 riceve il Premio “Columbus” per le arti. Nel 1998 Sauro Cavallini pubblica una raccolta di poesie, Cantici del mare e della vita

Quando la salute precaria non gli consente più gli sforzi fisici legati all’amato medium artistico, sintetizza le linee dei suoi soggetti giocando col colore puro nelle tempere su carta, che con i bronzi espone fino al 2010. Sei anni più tardi si spegne nella sua villa di Fiesole, dove i Gatti, Cavalli, Danzatori, Acrobati e altre figure da lui immortalate in bronzo sono “presenze” frutto del “canto” con cui l’uomo e l’artista ha “reso le fatiche fertili”, come lui stesso ha scritto. 

A celebrazione del grande scultore recentemente scomparso sono esposti per la prima volta insieme, alla Fortezza da Basso dal 6 al 15 ottobre 2017, il disegno dell’Ultima cena (1979) e le tre opere minori in bronzo (ca. 1982-1987) nonché il busto di un discepolo facente parte dell’opera monumentale in gesso che raffigura lo stesso soggetto (1988), la cui fusione in bronzo è incompiuta. In questa mostra, realizzata in collaborazione con il Centro Studi Cavallini, si ripercorre così il processo creativo del Maestro, il suo “fare”, dalla rappresentazione bidimensionale dell’idea di un’opera in divenire alla sua esplicitazione tridimensionale passando per almeno tre varianti certe prima di addivenire alla definizione finale, da cui si ricava il calco per la fusione in bronzo. Le differenze formali e gestuali che si rilevano comparando le figure di Cristo e dei discepoli nelle diverse fasi del processo creativo dell’Ultima cena rivelano l’anelito dell’autore a catturare e restituire con esito perfetto la sua visione del sacro. Una visione di amore e fratellanza che si esplicita in una opera magna, seppure incompiuta, a cui Sauro Cavallini ha lavorato a più riprese per anni.

L’Ultima cena, opera che si colloca al culmine della ricerca artistica di Cavallini, rappresenta la vita che trionfa sulla morte e restituisce eternità al destino dell’Uomo attraverso l’Amor divino, mediatore fra spirito e materia ma anche matrice di fratellanza universale. 

La Florence Biennale conferisce a Sauro Cavallini (1927-2016) il Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera in memoriam per aver magistralmente infuso, attraverso l’arte della scultura, vita alla forma conferendo levità e ritmo al bronzo di figure originali quanto armoniose, dalle anatomie di estrema naturalezza nella loro stilizzazione. Sculture, le sue, che sono espressione di uno straordinario estro creativo. 

Il premio è stato ritirato da Aine e Teo Cavallini.

Leggi

Cremona. Genovesino, natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona

Luigi Miradori detto Genovesino  Nascita della Vergine,1642  Tela, cm 190 x 280,5  Cremona, Museo Civico Ala Ponzone

In occasione delle celebrazioni per i 450 anni dalla nascita di Monteverdi, la mostra, curata da Francesco Frangi, Valerio Guazzoni e Marco Tanzi con un prestigioso Comitato Scientifico, presenta oltre 50 opere del grande maestro indiscusso protagonista della scena artistica seicentesca cremonese

CREMONA – La Pinacoteca del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona ospita fino al 6 gennaio 2018 la splendida mostra dal titolo Genovesino. Natura e invenzione nella pittura del Seicento a CremonaL’esposizione, a cura di Francesco Frangi dell’Università degli Studi di Pavia, Valerio Guazzoni, storico dell’arte e Marco Tanzi dell’Università del Salento, rientra nelle celebrazione dell’anno monteverdiano. 

Genovesino, al secolo Luigi Miradori (c.1605 – 1656), da Genova emigra a Piacenza e poi a Cremona, diventando in breve tempo uno dei pittori più richiesti del suo tempo sia dall’aristocrazia filospagnola e locale. Il governatore e castellano don Álvaro de Quiñones è il suo principale committente oltre che amico e protettore, la nobile famiglia Ponzone gli commissiona diverse opere sia da diversi ordini e istituzioni religiose. 

Questa mostra monografica cremonese, che nasce dalla necessità di restituire lustro al pittore, presenta oltre  cinquanta opere, in alcuni casi restaurate per l’occasione, provenienti dalle chiese del territorio lombardo al pari di importanti musei italiani – tra cui Milano, Roma, Genova, Parma, Piacenza – e da prestigiose collezioni private italiane ed estere, che riflettono la varietà di committenze per cui il Genovesino lavora nel corso della sua lunga carriera artistica. Si potranno ammirare 

opere come la misteriosa Suonatrice di Liuto (Genova, Palazzo Rosso) o magnifici dipinti di argomento  religioso, tra cui spiccano la Nascita della Vergine di proprietà dello stesso Museo Civico Ala Ponzone, l’Adorazione dei Magi (Parma, Galleria Nazionale), la Sacra Famiglia (Piacenza, Istituto Gazzola), Lot e le figlie (Roma, BNL Gruppo BNP Paribas) e Ultima cena (collezione privata) quest’ultima inedita e mai esposta al pubblico come altre nove opere, tra cui il Sacrificio di Isacco (New York, collezione privata), lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, Cremona Museo Berenziano, sino al suo capolavoro: il Riposo nella fuga in Egitto (Cremona, Chiesa di Sant’Imerio).  L’itinerario espositivo è completato da un nucleo di ritratti, capeggiati dal Ritratto di Sigismondo Ponzone con il cane, di proprietà del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, tra gli esemplari più significativi della ritrattistica infantile del Seicento. Altre opere straordinarie del Genovesino possono infine essere ammirate in chiese e palazzi a Cremona, come la vasta tela con la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, eseguita nel 1647 per il presbiterio della Chiesa di San Francesco e oggi nel Salone dei quadri del Palazzo Comunale,

Come osservava Mina Gregori, questa rappresentazione ha anche un risvolto comico con i tanti dettagli di sapore picaresco che l’artista sparge nel dipinto. Lo sperimentalismo di Genovesino, sempre sospeso fra diverse possibilità – il tragico o il macabro da un lato e il comico dall’altro, le evasioni nel fantastico e gli affondi nella realtà – sembra d’altronde il tratto distintivo più singolare della sua pittura estrosa e imprevedibile.

{igallery id=1364|cid=720|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}

Vademecum

MUSEO CIVICO ALA PONZONE
Via Ugolani Dati, 4
26100 Cremona
Biglietti:
10€ intero
8€ ridotto e gruppi
3€ per chi ha diritto all’ingresso gratuito alla pinacoteca
Il biglietto d’ingresso alla mostra dà diritto a visitare anche la Pinacoteca e la collezione
“Le stanze per la Musica”.
La prima domenica del mese ingresso gratuito alla Pinacoteca con 3 euro per accesso alla mostra.
Orari di apertura:
martedì – domenica:
10.00 – 17.00 chiuso il lunedì
Visite guidate e visite didattiche
Cattedrale di Cremona
Piazza del Comune, 5
26100 Cremona CR
Ingresso libero
Orari di apertura:
giorni feriali: 8.00 – 12.00 e 15.30 – 19.00
Palazzo Comunale di Cremona
Piazza del Comune
26100 Cremona CR
Ingresso libero
Orari di apertura:
lunedì – sabato: 9.00 – 18.00 domenica e festivi: 10.00 – 17.00
www.mostragenovesino.it
www.facebook.com/genovesinocremona/
www.instagram.com/genovesinocremona/

Leggi

Bergamo. Lorenzo Lotto in mostra con nove capolavori al Palazzo del Credito Bergamasco

Lorenzo Lotto, San Cristoforo tra i Santi Rocco e Sebastiano. Loreto, Museo - Antico Tesoro della Santa Casa, circa 1532-1533, olio su tela, cm 275x240

La mostra, a cura di Simone Facchinetti,  offre l’occasione per ripercorrere la vicenda biografica dell’artista, che visse a Bergamo dal 1513 al 1525. Le opere, in esposizione fino al 2 novembre, provengono dal Museo Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto

BERGAMO – Sono nove le opere di Lorenzo Lotto, custodite nel Museo Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto, che verranno ospitate  a Bergamo, nello storico Palazzo del Credito Bergamasco, lasciando per la prima volta  tutte insieme, la prestigiosa sede marchigiana. Le opere saranno in esposizione dal 6 ottobre al 2 novembre. 

Simone Facchinetti, curatore dell’esposizione, spiega: “La mostra è un’occasione importante per vedere radunate insieme le ultime opere di Lotto. Sono quadri che aprono uno spiraglio sulla vicenda finale del pittore. In qualche modo sono state lette come delle opere ‘testamento’. In particolare la stupefacente ‘Presentazione al Tempio’ si è prestata a questa lettura interpretativa, sia sotto l’aspetto compositivo, sia per quello stilistico. Si è sempre scritto che i migliori anni della sua vita Lotto li avrebbe trascorsi a Bergamo. Credo sia interessante conoscere anche il capitolo estremo.”

In mostra dunque si potrà ammirare la più antica pala con San Cristoforo tra i Santi Rocco e Sebastiano, i quadri andati invenduti alla lotteria organizzata dal pittore ad Ancona nel 1550 (Cristo e l’adulteraAdorazione del BambinoSacrificio di Melchisedech e San Michele caccia Lucifero) e quelli eseguiti appositamente per il coro della Basilica (Battesimo di CristoAdorazione dei Magi e Presentazione al Tempio). Completa l’esposizione la piccola tela – di collezione privata ma custodita nello stesso Museo Pontificio – raffigurante il Combattimento tra la Fortezza e la Fortuna infelice, testimonianza di una delle ultime incursioni del pittore veneziano nel “cielo delle divinità pagane”.

La Fondazione Credito Bergamasco – a titolo di ringraziamento per il generoso prestito da parte della Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto – si è impegnata nel restauro conservativo di un’opera lauretana, il Sacrificio di Melchisedech, condotto dai Maestri Restauratori Minerva Tramonti Maggi e Alberto Sangalli, da anni collaboratori della Fondazione Creberg. In questo importante intervento, la Fondazione è stata affiancata dal sostegno di Immobiliare Percassi

Accompagna l’esposizioneun catalogo che sarà distribuito gratuitamente ai visitatori, nel quale è contenuto un approfondimento sull’intervento di restauro condotto sul Sacrificio di Melchisedech direttamente nella Sala consiliare del Credito Bergamasco, e sul restauro dell’opera Adorazione dei Magi realizzato nei prestigiosi laboratori dei Musei Vaticani.

La mostra prevede inoltre  un’apertura straordinaria di quattro fine settimana di apertura (7/8, 14/15, 21/22 e 28/29 ottobre), ingresso libero, visite guidate gratuite (per chi lo desidera) e catalogo illustrato in distribuzione gratuita. L’apertura nei giorni feriali segue gli orari della filiale del Credito Bergamasco-Banco BPM di Largo Porta Nuova, che sarà aperte per l’ordinaria attività di banca.

Vademecum

Lorenzo Lotto. I capolavori della Santa casa di Loreto
Dal 06 Ottobre 2017 al 02 Novembre 2017
Bergamo, Palazzo Storico del Credito Bergamasco
ingresso gratuito
Da lunedì a venerdì, negli orari di apertura della filiale (8.20 – 13.20 e 14.50 – 15.50)
Sabato 7, 14, 21 e 28 ottobre (14.30 – 19.00) con visite guidate gratuite con inizio alle ore 14.30 – 15.30 – 16.30 – 17.30 – 18
Domenica 8, 15, 22 e 29 ottobre (9.30 – 19.00) con visite guidate gratuite con inizio alle ore 9.30 – 10.30 – 11.30 – 14.30 – 15.30 – 16.30 – 17.30 – 18
www.fondazionecreberg.it/

Leggi

Vicenza apre i suoi gioielli ai visitatori di Van Gogh

Palazzo Chiericati

Da sabato 7 ottobre 2017 a domenica 8 aprile 2018 previsti biglietti speciali per Teatro Olimpico, Palazzo Chiericati, Chiesa di Santa Corona e Museo del Gioiello

VICENZA – Con l’apertura della mostra “Van Gogh. Tra il grano e il cielo”, proposta da Linea d’ombra nel salone della Basilica palladiana di Vicenza,  da sabato 7 ottobre 2017 a domenica 8 aprile 2018, la città apre i suoi “gioielli”, offrendo un biglietto speciale a tutti i visitatori dell’esposizione.

Il biglietto unico speciale proposto ai possessori del biglietto della mostra su Van Gogh comprende la visita a Teatro Olimpico, Palazzo Chiericati, Chiesa di Santa Corona e Museo del Gioiello al prezzo di 12 euro. Ogni lunedì è inoltre possibile visitare solo Palazzo Chiericati, sede della preziosa pinacoteca comunale oggetto di un recente e innovativo restauro, al prezzo speciale di 5 euro.

Le quattro sedi museali oggetto della promozione custodiscono e rappresentano esse stesse capolavori straordinari dell’architettura, dell’arte e della storia della città. Il Teatro Olimpico è il più antico teatro coperto del mondo e ospita ogni anno spettacoli di profilo internazionale; Palazzo Chiericati, sede della pinacoteca comunale, propone un percorso espositivo da poco e profondamente rinnovato; nella Chiesa di Santa Corona il celebre “Battesimo di Cristo” di Bellini fronteggia la Cappella del Rosario, restaurata completamente pochi mesi fa; il Museo del Gioiello, al piano terra della Basilica palladiana, presenta ogni anno un nuovo allestimento espositivo.

Il biglietto unico speciale (valido 7 giorni alla data di emissione) e il biglietto speciale ridotto Palazzo Chiericati riservati ai visitatori della mostra su Van Gogh sono acquistabili all’Infopoint appositamente allestito in Basilica palladiana oltre che alla biglietteria di piazza Matteotti 12.

Sempre in occasione della mostra su Van Gogh, a partire dal 9 ottobre 2017 e fino al 2 aprile 2018, Palazzo Chiericati è aperto in via straordinaria anche il lunedì (tranne il 25 dicembre 2017 e l’1 gennaio 2018). Inoltre nelle giornate di venerdì e sabato l’orario di apertura della pinacoteca è prolungato fino alle 19.

Vademecum

Per informazioni sui biglietti speciali:
http://www.comune.vicenza.it/cittadino/scheda.php/42724,46131
Ufficio stampa del Comune di Vicenza, corso Palladio, 98
uffstampa@comune.vicenza.it tel. 0444 221226
twitter: @CittadiVicenza
facebook: https://www.facebook.com/cittadivicenza

Leggi

Ravenna. Al via la quinta edizione della Biennale di Mosaico Contemporaneo

Museo d'Arte della Città di Ravenna - Marc Chagall/Antonio Rocchi, Senza titolo, 1951-59

La manifestazione è l’occasione per la città di aprire i suoi luoghi più suggestivi ad artisti locali e provenienti da tutto il mondo, creando un interessante confronto tra l’antica arte del mosaico e i linguaggi più contemporanei

RAVENNA – Giunge alla quinta edizione la Rassegna Biennale di Mosaico Contemporaneo, dal 7 ottobre al 26 novembre 2017, a Ravenna.  Il percorso espositivo della Rassenga si sviluppa  intorno a due mostre principali: Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini ad oggi con sede al Mar Museo d’Arte della città, curata da Alfonso Panzetta con la collaborazione di Daniele Torcellini, con 140 capolavori assoluti in esposizione, e l’evento SICIS Destinazione Micromosaico che celebra i trent’anni di attività di una delle più grandi realtà del mosaico artistico e una eccellenza del design internazionale, a Palazzo Rasponi dalle Teste

Ma oltre a questi due importanti appuntamenti, saranno tantissimi gli eventi proposti.

In particolare i suggestivi Chiostri Francescani ospiteranno Opere dal Mondo, una selezione di lavori di artisti internazionali in collaborazione con AIMC (Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei), mentre alla Manica Lunga della Biblioteca Classense si terrà la quarta edizione di GAEM Giovani Artisti e Mosaico. Sempre negli ambienti della storica biblioteca,  in collaborazione con il Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, si svolgerà una mostra personale dedicata all’artista Silvia Celeste Calcagno, curata da Davide Caroli e un suggestivo progetto dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna dal titolo Fabulaeun affascinante intreccio di storie entro il quale il visitatore può seguire i fili delle nuove esperienze creative dei più giovani artisti del mosaico.

Al Museo Nazionale del MIBACT saranno invece  allestite due importanti personali: la prima dedicata a Felice Nittolo, A Ritroso, curata da Emanuela Fiori e da Giovanni Gardini. 

Al Battistero degli Ariani,  costruito all’epoca del re ostrogoto Teodorico, a partire dalla fine del V secolo, terminato poco dopo, nella prima metà del VI secolo, verrà ospitato un allestimento site specific dell’artista Marco De Luca, a cura di Linda Kniffitz in collaborazione con Emanuela Fiori. 

Per omaggiare Dante Alighieri, il sommo poeta che passò l’ultima parte della sua vita nella città romagnola,  si terrà invece la mostra  Inferno in bottega. La Commedia di Dante alla luce del mosaico. L’esposizione permetterà di visitare gli atelier degli artisti mosaicisti ravennati che daranno vita a un’opera comune il cui fil-rouge sarà il tema dei cerchi dell’Inferno dantesco.

Infine valori sociali e valori artistici daranno forma al progetto dell’associazione DisOrdine che prevede la rivalutazione dell’area urbana antistante le Ex-Carceri di Ravenna. L’intervento si ispira al Labirinto della Basilica di San Vitale e coinvolgerà direttamente i detenuti, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna.

www.ravennamosaico.it  Hashtag: #RavennaMosaico2017  Facebook: RavennaMosaico

Leggi

Alla Omal di Brescia, la street art entra in azienda

Alla Omal di Brescia, la street art entra in azienda

L’azienda meccanica ha ospitato due writers che in una serata aperta a tutti hanno realizzato un dipinto insieme ai dipendenti. La scommessa dell’azienda è utilizzare l’arte e la cultura come strumento di comunicazione ma anche di aggregazione e crescita aziendale

BRESCIA – L’azienda meccanica Omal di Brescia punta sull’arte e sulla cultura come strumento di crescita aziendale. La società, che produce valvole interessando vari settori industriali, conta circa un centinaio di dipendenti ed è  localizzata in Franciacorta. La scommessa dell’azienda è l’utilizzo dell’arte e della cultura, con il coinvolgimento dei dipendenti, come strumento di comunicazione. 

“L’arte è divenuta un linguaggio per trattare temi manageriali. – Spiega Lucia Dal Negro, social innovation manager dell’azienda – I murales sono diventati strumento di comunicazione per tutti, dagli operai al Direttore Commerciale”.

Al momento sono circa 200 metri quadrati suddivisi in quattro ambienti, quelli interessati da alcuni interventi  firmati da Luca Zammarchi e Diego Finassi della Fo-Deco Art Maker. 

I due writer sono stati ospitati in azienda in una serata aperta a tutti, durante la quale hanno realizzato un dipinto insieme ai dipendenti. I due artisti, il primo architetto, il secondo laureato in decorazione all’Accademia di Brera, hanno realizzato infatti writing e murales di vario genere, che trovano il loro comune denominatore nella valvola, ovviamente. Tuttavia il messaggio che si vuole trasmettere è come la valvola rappresenti uno strumento di “transito”, attraverso la quale si può intercettare un fluido, permettendo di passare da una zona ad un’altra. Questo processo diventa dunque metafora del fluire delle idee e dell’innovazione, del connettere le strategie, le persone e le culture.

“La risposta dei dipendenti – spiega una nota dell’azienda – è stata molto positiva. In moltissimi hanno usufruito delle agevolazioni per seguire gli eventi culturali e ne hanno tratto giovamento con un arricchimento di cui anche il lavoro ha beneficiato: l’impatto si misura nella maggiore creatività e nella coesione del gruppo”.

Leggi

Castello di Sammezzano, una storia senza fine

Castello di Sammezzano, una storia senza fine

Ancora incerta la nuova propietà. In attesa di una decisione del Tribunale di Firenze il sindaco di Reggello auspica “che questa vicenda trovi una soluzione rapida, affinché vi si possa mettere mano per evitare ulteriori danni allo stato di conservazione, messo ormai a dura prova”

FIRENZE – La storia dello splendido Castello di Sammezzano sembra non trovare fine, almeno un lieto fine per ora. Dopo anni di incuria e abbandono, il meraviglioso edificio di Regello, realizzato per volontà del marchese Panciatichi Xiemens a metà del XIX secolo, era stato aggiudicato, in via provvisoria lo scorso maggio, a seguito di un’asta pubblica, a una società degli Emirati Arabi per 15 milioni e mezzo di euro, la Helitrope Limited. Successivamente era rientrata in gioco per l’acquisizione dello stesso la Kairos, società creditrice della ‘Sammezzano srl’, ex proprietaria del Castello. La società aveva infatti raccolto i 13 crediti della procedura esecutiva immobiliare, e aveva chiesto la compensazione tramite la soddisfazione della proprietà.

Nel frattempo la Helitrope Limited ha presentato ricorso contro l’assegnazione del Castello alla societa’ Kairos. La Sezione Civile del Tribunale di Firenze si è riservata di decidere sulla questione. Al momento non è stata ancora stabilita una scadenza ma è plausibile che la decisione possa essere presa entro la metà di ottobre e comunque al più presto, come auspicato dal sindaco di Reggello Cristiano Benucci che ha commentato: “è necessario che questa vicenda trovi una soluzione rapida, che esca dalle aule dei tribunali dando una proprietà certa al Castello, affinché vi si possa mettere mano per evitare ulteriori danni allo stato di conservazione, messo ormai a dura prova”.

Leggi

Pisa, quattro nuove vetrate per il Battistero. Saranno ricollocate entro il 30 aprile 2018

Pisa, quattro nuove vetrate per il Battistero. Saranno ricollocate entro il 30 aprile 2018

Autore delle vetrate sarà l’artista Francesco Mori che ha vinto il il concorso internazionale bandito dall’Opera primaziale pisana, sbaragliando la concorrenza di altri 50 candidati provenienti da tutto il mondo

PISA – Il Battistero di Pisa avrà quattro nuove vetrate che andranno a completare il ciclo decorativo, composto da 16 vetrate istoriate, realizzate nel corso del XIX secolo. Queste ultime quattro andranno a sostituire quelle non più recuperabili. L’intero ciclo è stato infatti, di recente, sottoposto ad un attento lavoro di restauro, reso possibile grazie al cofinanziamento dell’Opera della Primaziale pisana e della Fondazione Pisa e realizzato dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino, sotto la direzione dell’Istituto Centrale di Restauro di Roma. 

Autore delle quattro vetrate è Francesco Mori che ha vinto il il concorso internazionale bandito dall’Opera primaziale pisana. L’artista ha sbaragliato la concorrenza di altri 50 candidati provenienti da tutto il mondo. Le vetrate sono dedicate a personaggi simbolici per la Chiesa, in particolare quella pisana. 

Pierfrancesco Pacini, presidente della primaziale, ha spiegato: “Si tratta di un intervento molto importante e di caratura internazionale che ci consegna quattro opere d’arte molto legate al nostro tempo”. Sono infatti il santo patrono Ranieri, papa Paolo VI che in piazza Duomo celebrò una messa nel 1965 al termine del congresso eucaristico nazionale, il beato Giuseppe Toniolo e papa Giovanni Paolo II che visitò Pisa nel 1989, i protagonisti delle nuove vetrate, che saranno ricollocate entro il prossimo 30 aprile 2018. 

Mori, 42enne senese, è pittore, incisore, calligrafo e miniatore. Ha iniziato il suo percorso artistico come autodidatta. Nel 2006 è stato incaricato di dipingere una riproduzione della celebre vetrata, realizzata nel 1288 da Duccio di Buoninsegna, per l’oculo absidale della cattedrale di Siena. Nel luglio del 2007 Vittorio Sgarbi, per conto della commissione incaricata della ricostruzione del duomo di Noto, in provincia di Siracusa, ha scelto Mori per la realizzazione delle vetrate della cattedrale. Infine nel 2015 l’artista è stato scelto per dipingere il drappellone del palio di Siena.

Leggi

Pisa, quattro nuove vetrate per il Battistero. Saranno ricollocate entro il 30 aprile 2018

Pisa, quattro nuove vetrate per il Battistero. Saranno ricollocate entro il 30 aprile 2018

Autore delle vetrate sarà l’artista Francesco Mori che ha vinto il il concorso internazionale bandito dall’Opera primaziale pisana, sbaragliando la concorrenza di altri 50 candidati provenienti da tutto il mondo

PISA – Il Battistero di Pisa avrà quattro nuove vetrate che andranno a completare il ciclo decorativo, composto da 16 vetrate istoriate, realizzate nel corso del XIX secolo. Queste ultime quattro andranno a sostituire quelle non più recuperabili. L’intero ciclo è stato infatti, di recente, sottoposto ad un attento lavoro di restauro, reso possibile grazie al cofinanziamento dell’Opera della Primaziale pisana e della Fondazione Pisa e realizzato dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino, sotto la direzione dell’Istituto Centrale di Restauro di Roma. 

Autore delle quattro vetrate è Francesco Mori che ha vinto il il concorso internazionale bandito dall’Opera primaziale pisana. L’artista ha sbaragliato la concorrenza di altri 50 candidati provenienti da tutto il mondo. Le vetrate sono dedicate a personaggi simbolici per la Chiesa, in particolare quella pisana. 

Pierfrancesco Pacini, presidente della primaziale, ha spiegato: “Si tratta di un intervento molto importante e di caratura internazionale che ci consegna quattro opere d’arte molto legate al nostro tempo”. Sono infatti il santo patrono Ranieri, papa Paolo VI che in piazza Duomo celebrò una messa nel 1965 al termine del congresso eucaristico nazionale, il beato Giuseppe Toniolo e papa Giovanni Paolo II che visitò Pisa nel 1989, i protagonisti delle nuove vetrate, che saranno ricollocate entro il prossimo 30 aprile 2018. 

Mori, 42enne senese, è pittore, incisore, calligrafo e miniatore. Ha iniziato il suo percorso artistico come autodidatta. Nel 2006 è stato incaricato di dipingere una riproduzione della celebre vetrata, realizzata nel 1288 da Duccio di Buoninsegna, per l’oculo absidale della cattedrale di Siena. Nel luglio del 2007 Vittorio Sgarbi, per conto della commissione incaricata della ricostruzione del duomo di Noto, in provincia di Siracusa, ha scelto Mori per la realizzazione delle vetrate della cattedrale. Infine nel 2015 l’artista è stato scelto per dipingere il drappellone del palio di Siena.

Leggi

Sisma centro Italia. Premio europeo per l’unità di crisi delle Marche del Mibact

Sisma centro Italia. Premio europeo per l’unità di crisi delle Marche del Mibact

A Maastricht la European Association Archaeologists ha consegnato all’Uccr marchigiana il premio European Archaeological Heritage Prize 2017 per l’eccezionale dedizione nel lavoro di protezione e conservazione del patrimonio culturale danneggiato dal sisma del 2016

ANCONA – E’ stato assegnato all’Uccr (Unità di crisi e coordinamento regionale) delle Marche del Mibact il premio European Archaeological Heritage Prize 2017 per il lavoro di salvataggio dei beni culturali sul territorio a seguito del terremoto dello scorso anno. 

La candidatura è stata avanzata dall’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, nella persona dalla prof. Anna Santucci, associato alla cattedra di archeologia classica, secondo la quale il lavoro svolto merita “la gratitudine della comunità internazionale”. 

Una nota spiega che per il terremoto, l’Uccr delle Marche ha stilato, fino alla fine di luglio, 2.400 schede rilievo, recuperato 9.000 beni mobili, 2.100 metri lineari di archivi e più di 4.000 volumi, oltre a mettere in sicurezza 647 beni monumentali. 

Da sottolineare in particolare il lavoro, a volte certosino, di separazione delle macerie fatto in loco, spesso in zone periferiche e difficilmente raggiungibili. Dopo il reperimento dei beni culturali, la  catalogazione e la conservazione degli stessi è stata gestita con tecnologie all’avanguardia. Attraverso microchip, i singoli frammenti sono stati associati a ciascun bene architettonico, per la futura ricostruzione. 

Si legge nelle motivazioni del premio: “L’idea guida del progetto è che ogni singolo monumento sito o museo è una componente elementare ma fondamentale del paesaggio storico, una testimonianza materiale della relazione culturale che le comunità stabiliscono nel tempo con i loro territori e paesaggi. La distruzione del patrimonio mina le basi della società, mentre la sua tutela significa anche la salvaguardia della collettività. Attraverso questa iniziativa che mira a preservare quello che può essere preservato, che rileva il danno e recupera questo patrimonio danneggiato, le comunità locali possono superare la difficile situazione e tornare a prosperare all’interno del loro territorio di origine”. 

Leggi
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28